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Autore: ross_ana    17/08/2009    1 recensioni
Questo è il seguito di "Il regalo più grande". Non pensavo che l'avrei continuata, ma da quando l'ho scritta penso sempre a come sarebbe potuta continuare, così eccomi qui... vi conviene leggere quella prima così capirete com'è iniziata!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutto per lei che è il regalo più grande'
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Questo è il seguito di "Il regalo più grande". Non pensavo che l'avrei continuata, ma da quando l'ho scritta penso sempre a come sarebbe potuta continuare, così eccomi qui... vi conviene leggere quella prima così capirete com'è iniziata!

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo delirio, così se è una m***a ci lascio stare! Grazie mille...e buona lettura!

 

 

 

Il segnale da verde diventò rosso. Segno che bisognava allacciare le cinture di sicurezza.

- Stiamo per atterrare all'aeroporto di Fiumicino. La temperatura è di 25 gradi centigradi. Vi ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia aerea e vi auguriamo una buona permanenza a Roma. Arrivederci.

Era la voce del comandante. Ma noi, io e la mia piccolina, non ci saremmo fermate e Roma. Tra pochissimo avremmo avuto l'aereo per Lamezia Terme, dove ad attenderci c'erano i miei genitori.

 

 

- Mamma ma perchè le valigie ci mettono così tanto?

- Perchè bisogna scaricarle prima tutte dall'aereo. Però vedrai che arriveranno presto... Eccole.

- Finalmente!

 

- Tesoro, tesoro. Siamo qui.

Che strana sensazione. L'ultima volta che ero stata in quell'aeroporto stavo per partire per l'America. Avevo in grembo l'amore della mia vita, e non sapevo cosa ne sarebbe stato del mio futuro. Avevo passato quel viaggio verso il mio nuovo mondo in tutta tranquillità, al contrario di adesso, che avevo appena messo piede a terra, nella bella Calabria, e avevo il cuore che batteva a velocità massima. L'ansia mi mangiava lo stomaco e la paura mi uccideva.

Sentire la voce di mia madre che contenta ed emozionata mi chiamava per raggiungerla, però, fu come un toccasana per la mia salute mentale. Ero a casa. Finalmente a casa. E non ero sola. C'era la mia bambina con me, la mia dolcissima Vanessa.

- Nonna, nonno! Eccoci, siamo arrivate finalmente!

Nessie era praticamente euforica. Appena vide i nonni saltò loro addosso e si perse nei loro abbracci affettuosi.

Mi fermai davanti allo sguardo di mio padre. - Sei bellissima tesoro mio. Mi sei mancata tanto.

- Papà anche tu mi sei mancato. Ti voglio bene.

E poi fu il turno di mamma, che al contrario di papà, uomo di poche parole, non la smetteva mai di parlare.

- Amore, ma guarda come sei dimagrita. Ma non mangi li? Secondo me lavori troppo. Allora Nessie, dillo tu alla nonna, la mamma lavora troppo? E tu? A te fa mangiare abbastanza? O la baby sitter non sa cucinare? Bè adesso ci penso io. A casa è già tutto pronto. Zia Ilaria ha anche preparato la pasta al forno...

- Mamma, calmati. Non siamo smagrite, siamo solo in forma! E se cominci da stasera a farci mangiare, al ritorno non ci faranno più salire sull'aereo.

Dopo un coro di risate generali ci mettemmo in macchina e partimmo alla volta di casa.

Vedere il paesaggio della mia bella Sila mi provocò delle sensazioni assurde. Quanti ricordi tornarono prepotenti nella mia mente, quante emozioni si susseguirono all'interno del mio cuore...mi sentivo una bambina...mi sentivo più piccola della mia Vanessa che invece vedeva quei paesaggi per la prima volta.

Mi sentivo il cuore in gola. Ma ero anche tanto stanca. In aereo non avevo chiuso occhio, e tra il fuso orario, tra l'agitazione accumulata, e tra il sonno, che immancabile, si faceva sentire, mi sentivo davvero esausta. Avevo solo voglia di una doccia e poi di un bel sonno ristoratore.

Ma dovevo immaginare che non sarebbe stata impresa facile andare a dormire subito.

Arrivati a casa, la gran famiglia al completo ad attenderci: zii, cugini, parenti... nessuno di loro aveva mai visto Nessie, ma grazie alle fotografie, sapevano che era bellissima, che era una bambina speciale, e per fortuna non fecero nessun commento sulla sua assurda somiglianza al papà, che tutti avevano conosciuto!

Oddio.. avevo dimenticato quanto fossimo rumorosi tutti quanti insieme. In tutto 65 persone, ed eravamo solo gli intimi. Non capivo più chi stavo abbracciando, chi mi stava stringendo, chi mi chiedeva come stavo. Solo un abbraccio si distinse dagli altri. Quello di mia sorella. Ilaria. Le sue braccia forti mi strinsero per il più breve degli attimi. Lei non mostrava mai le sue emozioni in pubblico. E avremmo avuto tanto tempo per parlare. Mi sorrise. Semplicemente. E mi lasciò andare tra le braccia delle persone che reclamavano la mia presenza. In fondo la festa era in mio onore. Anche di Nessie, certo. Ma secondo loro lei era ancora troppo piccola per capire.

La stanchezza passò subito in secondo piano. Era bellissimo stare lì con tutti loro. Mi erano mancati davvero tanto.

- Mamma, ma perchè lo zio Rick e la zia Cate non ci sono?

- Perchè domani vi rapiscono - disse mia madre- e per stasera ci hanno lasciato l'opportunità di tenervi tutte per noi. In famiglia.

 

Non mangiavo così tanto da... dall'ultimo Natale passato a casa. WOW. Avevo la pancia stracolma. Nessie barcollava verso il divano.

- Mam..ma - la parola interrotta da uno sbadiglio. -Sono davvero stanca. I want sleep.

- Certo tesoro. Adesso mettiamo il pigiamino e andiamo a dormire.

 

La mattina dopo, a svegliarci fu un delizioso profumino di caffè... e che caffè!! Non quello schifo di acquetta colorata americana. No. Questo era vero caffè. Denso. Forte. Buono. Caffè.

- Dormigliona è ora di alzarsi.

- Mamma ti prego. Smettila di farmi il solletico...hahaha...ti prego...

- Sono 5 anni che me lo chiedi tutte le mattine. Lo sai che non smetterò mai...

- Dai dai dai...hahaha...ti voglio bene mammina.

- Anch'io tesoro. Andiamo a fare colazione.

 

 

Le cose più semplici assumevano un colore nuovo. Avere la mia famiglia attorno mi infondeva così tanta forza che non mi sentivo così carica da una vita intera. Era una sensazione fantastica.

Riccardo e Caterina ci avevano davvero rapite. Dopo i gridolini e gli abbracci per salutarci, ci avevano obbligato a salire in macchina e ci avevano fatto promettere di non lamentarci mai, per nessun motivo al mondo.

Passammo la giornata all'acqua park, tra piscine, scivoli e ciambelloni. Nessie era al settimo cielo. Saltellava da una parte all'altra, ma la stanchezza del viaggio si faceva ancora sentire, e inevitabilmente, dopo pranzo, sotto l'ombra del parchetto vicino la piscina dei bambini, stesa sull'asciugamano era scivolata in un bellissimo sonnellino rilassante...anche per me...

- Allora, ClàClà.. come va? Contenta di essere tornata a casa?

- Bè, ancora non ho realizzato tanto. Ma penso che entrerò in contatto con la realtà molto presto.

- Molto prima di quanto immagini.

- Cioè?

- Ehm...

- Riccardo. Quello sguardo lo conosco. E non mi piace per niente. Sputa il rospo.

- Bè, non ti arrabbiare ok? Non è colpa mia. Anzi, a dir la verità non è colpa di nessuno. Però credo che ci saranno delle conseguenze, e mi pare più giusto avvertirti, così sarai preparata.

- Oh bè, adesso è davvero tutto più chiaro. Mi dici di che cavolo stai parlando?

- Bè, si. Ok. Tanto prima o poi devo dirtelo. Quindi meglio toglierci il peso della confessione...

......

- Wow. Bella confessione.

- Dai Clà, non fare così. Riccardo sta cercando le parole giuste per dirtelo.

- Caterì, tu sai di cosa sta parlando vero?

- Certo che lo so. L'ho convinto io a dirti tutto prima che lo uccidessi.

- Ok. Ora mi sto preoccupando. Parlate.

- Diglielo tu. Io non ce la faccio.

I miei due migliori amici si guardarono intensamente negli occhi. L'ansia era palpabile. Caterina annuì, fece un gran sospiro, e si girò verso di me.

- Clà, da quando sei partita, abbiamo sempre evitato di parlare di Andrea. Ma penso che ora dobbiamo affrontare il discorso...

- So già cosa stai per dire. - La interruppi. - Per tutti questi anni ho evitato di venire in Italia per evitare che venisse a sapere di Nessie. Se si incontrassero sarebbe inevitabile dover dare spiegazioni. Gli somiglia talmente tanto che sarebbe come guardarsi allo specchio, lo so. Per questo ho deciso che non si incontreranno. Io e Andrea non abbiamo motivo di vederci, e starò attenta. Tranquilli. So che lui sta per sposarsi, e non voglio certo entrare nella sua vita adesso. Ho promesso di lasciarlo in pace, e ho intenzione di mantenere la promessa. Problema risolto.

Di nuovo, Riccardo e Caterina si guardarono negli occhi, con uno sguardo strano. Lo so che non credevano a quello che avevo detto. Per lo meno al fatto che non li avrei mai fatti incontrare, perchè c'era un'alta possibilità che me lo trovassi davanti in qualsiasi momento, ma io ero sicura che non sarebbe successo. E poi stava per sposarsi. Sarebbe andato in viaggio di nozze. E tutto sarebbe andato per il meglio anche per noi.

Probabilmente avevano capito cosa stavo pensando, perchè Caterina mi poggiò una mano sul ginocchio, e con una voce appena udibile, mi disse le parole che mai avrei voluto sentire nella vita.

- Andrea sa di Nessie.

Il silenzio che seguì quelle parole fu talmente assordante che mi sentii male. Mi fischiavano le orecchie e mi girava la testa. Probabilmente era dovuto al fatto che avevo smesso di respirare.

Quando ripresi piena coscienza delle mie facoltà mentali, mi trattenni dall'urlare solo perchè Vanessa dormiva e non volevo svegliarla. Dovevo trovare una soluzione prima di affrontare mia figlia. La MIA bambina. Il mio piccolo fiore.

- Come? Quando? Perchè?

Caterina guardò Riccardo. - Adesso tocca a te spiegare.

Riccardo, con uno sguardo da cane bastonato, mi fissò per un momento, e sfregandosi le mani sul costume capii che era arrivato il tempo della "confessione".

- Quando ci hai detto che saresti venuta e che avresti passato l'estate qui, mi sono sentito il padrino più euforico del mondo. Finalmente avremmo passato un pò di tempo insieme con la piccola Nes, e mi sono messo a urlare dalla gioia. Era una notizia troppo bella per tenermela dentro, dovevo condividere la mia felicità con qualcuno. Mi sono messo in macchina per andare da Caterina, ma ci siamo incontrati per strada, perchè lei stava venendo da me. Abbiamo accostato, e ci siamo messi a saltare in mezzo alla strada. Era una notizia degna di festeggiamenti. Però sembravamo due pagliacci, e le persone che passavano ci guardavano come se fossimo matti. Stava passando Mary da lì, e ci ha chiesto che fosse successo. Lei sa di te e della piccola, quindi le ho detto la verità: la mia migliore amica stava tornando a casa insieme alla mia figlioccia. Mary si è aggiunta ai festeggiamenti, e mi ha chiesto se avevo una foto della bimba a portata di mano perchè era un pò che non la vedeva. Ovviamente avevo una foto di Nessie nel portafogli, e gliel'ho mostrata. Purtroppo avevamo creato un centro attrattivo in mezzo alla strada, e tutti quelli che ci conoscevano si erano fermati. Tra quelle persone c'era anche Andrea. Mentre passavo la foto a Mary le è scivolata, e l'ha raccolta Andrea...

Non so se Riccardo stava continuando a parlare o si era interrotto. Ma non riuscivo più a capire niente. Era fin troppo facile immaginare la reazione di Andrea alla vista della foto. Una piccola di 5 anni identica a lui, solo con gli occhi azzurri e i capelli biondi della mamma.

Potevo facilmente immaginare la sua faccia sconvolta. La sua perplessità. Oddio. E ora che sarebbe successo?

Alzai lo sguardo e trovai entrambi i miei migliori amici che mi fissavano.

- So cosa state pensando. Pensate che adesso ho la scusa per dire ad Andrea di Nessie, e che tramite la bambina posso legarlo a me. Bè, non lo farò. Lui sta per sposarsi e io non ho intenzione di interferire nella sua vita. Mi comporterò come se non fosse successo. Fine della storia.

- No Clà. Non puoi. Andrea ha annullato le nozze. Quando ha visto la foto è impazzito. Si è messo a urlare. Diceva che voleva partire, che doveva venire da te, in America. L'abbiamo convinto a fermarsi solo quando gli abbiamo detto che saresti tornata. Lui vuole parlarti. Vuole conoscere la bambina.

- No. Mai.

- Non puoi negarglielo. E' il padre.

- No. Lui non è niente. Lui mi ha abbandonata. Per lui è stato solo un terribile errore. Lei è la mia bambina. E io non voglio che si avvicini a lei, che si avvicini a noi.

   
 
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