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Autore: Scarlet Jaeger    26/08/2020    4 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo lo 35


Quando tornammo nel nostro camerino, Kai era seduto curvo su una panca e si stava sorreggendo la testa con le mani nei capelli. Dalla mia posizione riuscii ad intravedere solamente il ringhio sofferente che aveva sulle labbra e non mi fu difficile immaginare come dovesse sentirsi. Per essersi addirittura esposto a baciarmi di fronte a tutto lo stadio doveva essere veramente provato, o disperato… 
Volevo inoltre dirgli qualcosa, per consolarlo, o solo per capire cosa lo avesse spinto a compiere quel gesto. Ma, soprattutto, volevo capire se anche lui provava per me lo stesso sentimento che provavo io nei suoi confronti. Non potevo ancora parlare d’amore, quello era ovvio, ma ogni volta che lo osservavo o che mi rivolgeva parola sentivo le classiche farfalle nello stomaco, soprattutto dopo gli eventi del giorno prima. Io provavo ancora l’affetto che mi aveva legata a lui negli spensierati anni d’infanzia, ma volevo capire se anche per lui fosse lo stesso. Ero anche estremamente sicura che non si baciassero così gli amici, e lo avevo dimostrato baciando Rei. Nel bacio di Kai invece avevo sentito una frustrazione ed una disperazione che arrivai a credere che non si fosse nemmeno reso conto di cosa stesse facendo. Probabilmente era stato mosso da qualcosa che non era stato in grado di gestire, e per colpa di nuovo della mia vasta abnegazione mi stavo convincendo a scusarlo. In fondo un po’ lo capivo. Per lui perdere l’incontro e la sua preziosa aquila nello stesso giorno, da parte di quelle persone che in passato avevano già rovinato la sua vita, doveva essere stato troppo da sostenere. Soprattutto dopo che era successo sotto gli occhi vigili ed attenti di suo nonno. Immaginai la faccia soddisfatta di Hito Hiwatari dopo aver visto la scena di Sergey che umiliava suo nipote. Quello mi fece storcere il naso, e probabilmente era la stessa cosa a cui aveva pensato lo stesso Kai. 
Ero entrata nella stanza per ultima, quasi intimorita da quello che sarebbe potuto succedere se qualcuno avesse osato rivolgergli la parola, ma per fortuna nessuno dei presenti osò farlo. Nemmeno Takao, che era sempre stato l’unico a farlo anche quando il nostro silenzioso compagno era incredibilmente alterato, correndo così il rischio di ricevere in risposta le sue sprezzanti constatazioni stizzite. 
Inoltre mi meravigliai del fatto che si trovasse lì ad aspettarci e non fosse scappato fuori come suo solito, per riapparire chissà quando. E dopo quanto era successo fui felice di trovarlo lì. 
Ognuno di noi recuperò i suoi effetti in religioso silenzio, senza minimamente voltarsi dalla parte di Kai, se non per lanciargli qualche occhiata triste, ma lui non ci stava calcolando, quindi non ci restò altro da fare che tornare in albergo. 
I primi ad uscire furono Takao, Max ed il Prof, che ci resero noto il fatto che ci avrebbero aspettato in Pullman. Credo che ognuno di loro avesse capito le questioni che c’erano in sospeso tra me, Rei e Kai, ed in quel momento eravamo gli unici rimasti in quella stanza. 
Quando realizzai la cosa iniziai ad agitarmi ed il cuore iniziò a battermi all’impazzata, ma solo perché non sapevo cosa mi sarei dovuta aspettare dai due. 
Dopo che Kai era uscito dallo stadio mi ero ritrovata gli occhi di Rei addosso, ma non era arrabbiato e non mi disse assolutamente nulla. Forse è stato proprio questo il problema. Se avessi avuto almeno uno scontro con Rei, in modo da capire cosa avesse provato vedendomi baciare Kai, forse sarei riuscita a muovermi di conseguenza, invece rimase impassibile al suo posto, abbassando solamente gli occhi con un piccolo sorriso. Quel gesto mi aveva confuso le idee ancora di più e mi domandai come avrei reagito io se lo avessi visto baciarsi con Mao. Sicuramente, al di là di tutto, mi avrebbe dato noia. 
«Rei… »
La voce di Kai mi riportò alla realtà ed il fatto che avesse richiamato lui e non me mi lasciò un po’ di amaro in bocca. 
Vidi il chiamato in causa girarsi verso di lui con un sopracciglio alzato, ma la sua espressione era rilassata, chiaro segno che Rei era in pace con sé sesso. O almeno così cercava di dare a vedere, forse per salvare le apparenze. Però sono sicura che quella situazione l’avesse scosso almeno un po’, altrimenti tutto quello che mi aveva detto in albergo sarebbero state solo bugie. O false speranze. 
«Si?», gli rispose con estrema calma, ed i suoi occhi ambrati saettarono subito nella mia direzione, come per cercare un qualche tipo di sostegno o solo per trovare complicità. 
«Posso parlarti?», insistette Kai, spostando poi lo sguardo su di me. «Da soli». Disse quella frase come se fosse stata una richiesta sofferta ed io non potei far altro che aggrottare le sopracciglia e spostare la mia attenzione dal mio vecchio amico al nuovo, che aveva uno sguardo confuso esattamente uguale al mio. Tuttavia non poté che annuire con un sorriso impacciato, quasi avesse capito di cosa Hiwatari avesse voluto parlargli. E forse lo avevo capito anche io, ma non mi intromisi. Probabilmente era una cosa che dovevano sbrigare da soli, ma il fatto che io non fossi stata contemplata mi stizzì non poco. In fondo eravamo in quella situazione anche per colpa mia, anche se non sapevo ancora quali fossero stati i sentimenti di Kai nei miei confronti. Avevo tirato un sospiro di sollievo dopo aver saputo che le cose che mi aveva detto in Germania non erano vere, ma non mi aveva detto cosa fossi per lui. Si ricordava di me, e quello mi aveva riempita di una gioia che non pensavo di poter provare, ma non sapevo altro. E il non sapere mi rendeva inquieta. 
«D’accordo, vi lascio soli», dissi con un sorriso impacciato, convincendomi a non far trapelare il mio stato d’animo ed alzando le mani in segno di resa. «Raggiungo gli altri sul pullman. Non fateci aspettare troppo», conclusi con una piccola linguaccia, cercando di nuovo di apparire amichevole e spensierata come ero sempre stata nei giorni del campionato. Da quando avevamo messo piede in Russia però, nessuno di noi era stato più lo stesso. 
Rei mi sorrise, leggermente divertito, come se anche lui si stesse sforzando di non far notare la sua agitazione, mentre Kai aveva un’aria abbattuta che non avevo mai visto sul suo volto. E quello mi strinse il cuore. 



Rimasero entrambi a fissare la porta dietro cui era sparita Saya e dopo aver sentito i suoi passi percorrere a ritroso il corridoio decisero di distogliere lo sguardo da essa. Rei riportò l’attenzione su Kai, che però non si era mosso dalla sua posizione. Decise di alzarsi dalla panca solo dopo un tempo che a Rei sembrò infinito, e lo fece con un sospiro sofferto e sotto lo sguardo attento del compagno di squadra, che in tutto quel tempo era rimasto in trepidante attesa. Ma Rei sapeva quanto Kai fosse orgoglioso e quanto dovesse pesargli il dover affrontare quel discorso, per cui decise di rompere lui stesso il ghiaccio, ben sapendo oramai di cosa avesse voluto parlargli. 
«Vuoi parlare di Saya, non è vero? Per questo non l’hai fatta rimanere… », gli disse con voce apprensiva, cercando di mostrarsi il più tranquillo possibile per non agitarlo. Kai non era mai stato così emotivo come in quel momento, chiaro segno che gli eventi appena trascorsi dovevano averlo scosso più del dovuto. 
«Sì, ti chiedo scusa per quello che è successo con lei… », soffiò in risposta, senza però guardarlo negli occhi. Si vergognava molto per ciò che aveva fatto, perché nemmeno lui stesso capiva il motivo per il quale era finito a baciare la sua vecchia amica, soprattutto di fronte a Rei, sapendo quello che c’era tra loro. 
Hiwatari si portò una mano tra i capelli con fare nervoso, spostando la frangia da davanti agli occhi, ma fu solo quando sentì il compagno sospirare amaramente che decise di concedergli di nuovo la sua attenzione. 
«Kai… non c’è l’ho con te per quello che hai fatto, né con lei per averti assecondato. Non biasimo te, perché probabilmente avrei reagito alla stessa maniera, e non biasimo lei…», si apprestò a rispondere. «Eri preso dalla disperazione per aver perso sia l’incontro che il Bit Power ed hai cercato conforto in lei, così come ho sempre fatto io…», abbassò lo sguardo per un istante, ma fu solo un attimo perché riportò subito gli occhi in quelli del compagno. Quest’ultimo in un primo momento non rispose. Digrignò i denti in un ringhio sofferto, chiaro segno che la perdita della sua fedele amica era stata un duro colpo. 
«O come hai sempre fatto tu in passato», continuò Rei, spezzando di nuovo il silenzio, e quella frase costrinse il Russo ad aggrottare leggermente le sopracciglia in un’espressione confusa. 
«Saya mi ha raccontato qualche aneddoto nei suoi momenti di disperazione, o quando semplicemente mi raccontava della sua vita. Deve aver sofferto molto la tua mancanza e ti posso assicurare che la mancanza di qualcuno a cui si vuole bene ci fa stare molto male…», confessò tristemente e nemmeno lui seppe dire perché usò quel tono, ma quelle parole sembrarono andare a segno. Kai abbassò di nuovo lo sguardo, anche se aveva un’espressione pressoché indecifrabile. 
Seguitarono altri secondi di silenzio, dove nessuno dei due seppe cosa dire. Si erano già detti tutto, sia nello scontro avuto al parco la sera prima, sia in quel momento. Ma c’era una cosa che Rei voleva chiedergli, fin da quando l’amico gli aveva chiesto qualcosa di simile il giorno prima, e lo fece cercando di usare più tatto possibile. Non sapeva ancora come avrebbe reagito Kai. 
«Posso farti una domanda?», tastò il territorio e solo quando Kai annuì, seppure lo avesse fatto con espressione confusa, decise di continuare. 
«Cosa provi per Saya?», iniziò, ma cercò di ammorbidire il discorso. «So che non sono affari miei, ma…», alzò le mani in segno di resa, sperando che l’altro capisse il suo punto di vista.
Kai dal canto suo sospirò e già quello sembrò una buona cosa. Non gli aveva risposto in modo sprezzante come suo solito, come quando qualcuno di troppo curioso voleva impicciarsi dei fatti suoi. 
Tuttavia rimase di nuovo in silenzio, probabilmente per cercare dentro di sé le parole giuste, e Rei fu estremamente sicuro che quella fosse la prima volta in cui il suo compagno pensava seriamente ad una possibile risposta a quella domanda. Sarebbe stato tipico di lui. 
«Non lo so», ammise infatti Hiwatari. «Ho passato tutto il mondiale a cercare di allontanarla da me ed inoltre ho da poco riacquistato i ricordi che avevo perduto, anche se non ancora del tutto. Mi ricordo di lei e dell’affetto provato per la Saya bambina, ma non so nulla della Saya adolescente e questo mi confonde. Il fatto di averla baciata mi ha lasciato interdetto, ma forse è come dici tu e l’ho fatto per cercare il suo conforto… o per il fatto che fossi disperato ed arrabbiato…», concluse con sincerità e quello bastò all’altro come risposta. Almeno per quel momento. 
Quella conversazione probabilmente avrebbe aiutato Rei nelle sue decisioni. Anche lui era combattuto, proprio per i sentimenti che provava per Saya e per quelli provati invece per Mao. Se avesse saputo cosa avesse provato il suo compagno di squadra per la nipote del presidente, probabilmente sarebbe stato tutto più semplice. Ma per il momento gli bastava così. Non voleva infastidire Kai più del dovuto, non dopo quello che aveva vissuto in quella giornata. Era già tanto che Hiwatari non lo avesse cacciato dopo quella domanda fin troppo personale. 
«Capisco…», gli sorrise infine il ragazzo Cinese, cercando di metterlo così a suo agio. Era sicuro che Kai si fosse pentito di avergli chiesto di rimanere a parlare con lui. Era probabilmente una cosa a cui non era abituato, ma già il fatto che lo avesse fatto dette modo a Rei di capire quanto Kai stesse in tutti i modi cercando di rimediare ai suoi errori. 
E di quello gliene fu silenziosamente grato. 
«Ma forse sarebbe il caso di chiarire anche con lei, non credi?», riprese parola, puntando di nuovo in suoi occhi in quelli ametista del compagno, che subito serrò la mascella sotto quella constatazione. Ma sapeva che era la verità. 
«Già…», ammise infine, leggermente spazientito. La conversazione era durata anche troppo, ed alla fine nessuno dei due voleva far aspettare gli altri più del dovuto. Quindi, dopo un sospiro che trasportò tutte le parole non dette, decisero di lasciare il camerino e dirigersi verso il pullman messo a disposizione dalla loro società. 
«Promettimi una cosa Rei», gli disse però Kai, quando furono fuori dal portone d’entrata del Beyblade Stadio, facendo girare il chiamato in causa con un sopracciglio alzato. Era sicuro che oramai la conversazione fosse conclusa, ma a quanto pareva si era sbagliato. 
Gli sorrise dopo un momento di perplessità e quello convinse Hiwatari a continuare. 
«Battili», sentenziò, «domani devi vincere a tutti i costi!». 
Parlò con un’autorevolezza che convinse l’altro ad aprirsi ancora di più in un sorriso. In quel momento il suo compagno di squadra era tornato ad essere sé stesso, il ragazzo posato e fiero che aveva conosciuto, ed un po’ gli faceva piacere essergli stato d’aiuto. 
«Ce la metterò tutta, lascia fare a me!», gli rispose e quelle parole fecero sì che potesse finalmente vedere un sorriso sentito da parte del suo compagno di squadra.





Erano già passati più di dieci minuti da quando ero salita sul pullman e di Kai e Rei non c’era nemmeno l’ombra. Non che mi aspettassi che risolvessero così in fretta la questione, ma nemmeno che facessero aspettare tutti così tanto. Però sembrava che fossi l’unica a lamentarsi di ciò, anche se lo stavo facendo silenziosamente. Nessuno dei presenti aveva chiesto dove fossero i due e quello mi fece storcere un po’ il labbro. 
Quando salii sul mezzo trovai mio nonno che chiacchierava allegramente con il padre ed il nonno di Takao, coinvolgendo di tanto in tanto anche il conducente.
Takao e Max invece erano seduti l’uno accanto all’altro, circa a metà del pullman, ed erano in ginocchio sui loro sedili ad osservare il Prof Kappa che, seduto tranquillo in quello dietro Takao, stava scrivendo qualcosa nel suo personal PC. I due ragazzi lo stavano osservando con le sopracciglia aggrottate ed ogni tanto si lanciavano un’occhiata confusa, e succedeva quando il piccoletto sentenziava qualcosa riguardo ai prossimi match. Era chiaro che il nostro tecnico stava elaborando delle possibili strategie, e Takao e Max lo stavano guardando in silenzio per non disturbarlo. Conoscendoli però, credo che si stessero sforzando molto per non aprire bocca. Quella scena mi strappò un sorrisetto ed in altre circostanze mi sarei seduta con loro per essere d’aiuto alla squadra o per partecipe ai discorsi di Kappa, ma in quel momento sentivo solo il bisogno di starmene da sola.
Mi sedetti nell’ultima fila, nel posto accanto al finestrino, e presi a guardare fuori con aria trasognata. 
Ripensai a tutto quello che era successo in quei giorni, dal primo giorno a Mosca fino al bacio ricevuto da Kai, e quello mi fece arrossire involontariamente, tanto che finii per imbronciarmi. Non che non mi fosse piaciuto quel bacio, anzi, era proprio il fatto che mi fosse piaciuto che non mi andò propriamente giù. Dopo quello ricevuto da Rei ero sicura che il mio cuore sarebbe stato rapito per sempre da lui, nonostante le tante questioni irrisolte di allora con Kai, invece mi ero dovuta ricredere. Le emozioni intense che avevo sentito in quello stadio non le avevo sentite neanche per l’altro mio compagno di squadra. 
Ripensandoci a mente fredda cercai di immaginare il motivo per il quale Hiwatari si fosse esposto così tanto, al di là della disperazione che avevo visto dipinta sul suo volto. Mi chiesi se fosse solamente quello il motivo, o se ce ne fossero altri. In ogni caso mi sarei dovuta mettere l’anima in pace, perché difficilmente avrei avuto una risposta a quella domanda. Figurarsi se mi avrebbe risposto in maniera sincera. 
Per fortuna i miei pensieri vennero interrotti dall’arrivo di coloro che erano stati la fonte del mio continuo tormentarmi e spostai la mia attenzione dal paesaggio per portarla su di loro. 
Entrò prima Kai, seguito a ruota da Rei, ed al loro passaggio solamente gli adulti rivolsero loro parola, chi per un motivo chi per un altro. Takao, Max ed il Prof invece gli rivolsero solo un’occhiata impensierita, ma probabilmente decisero che era meglio non fiatare. Soprattutto con Hiwatari, che mi stava guardando in un modo che non riuscii a definire. 
Dal canto mio invece spostai lo sguardo sul nostro compagno dietro di lui, che invece rispose alla mia occhiata con un sorriso complice, come se volesse dirmi qualcosa. Invece non disse nulla. La cosa che mi stupì fu che, invece di raggiungere me come aveva sempre fatto negli ultimi tempi, Rei si sedette vicino a Kappa e lo fece penetrandomi con un’ultima occhiata, come a volermi intimare qualcosa che però in quel momento non ero in grado di capire.
Io storsi il labbro, quasi risentita per quella decisione, nonostante la sua espressione fosse rimasta tranquilla, ed abbassai lo sguardo abbattuta. Cercai di capire se magari avesse voluto allontanarsi da me dopo quello che era successo tra me e Kai, oppure se la colpa fosse quello che si erano detti in quel camerino. 
Di nuovo sola non mi rimase altro da fare che riportare nuovamente l’attenzione fuori dal finestrino e lo feci con un sospiro. In altre circostanze mi sarei alzata e sarei andata a parlare con Rei, ma in quel momento sentii il bisogno di lasciarlo stare. Sentivo che oramai il meraviglioso rapporto che avevo costruito con lui si stava pian piano sgretolando, ed in parte era colpa mia. Avevo ritrovato il mio migliore amico, quello era vero, ma il non sapere cosa provassi per lui mi fece capire che era il principale motivo per il quale stavo perdendo Rei. Ed in ogni caso, nel cuore di quest’ultimo, c’era anche un’altra persona, come nel mio…
«Saya?»
Mi voltai quando mi sentii chiamare e lo feci con espressione meravigliata, perché tutto mi sarei aspettata tranne che essere richiamata proprio da lui.
«Kai…», proferii in risposta, spostando leggermente la testa di lato con fare confuso, ma il suo sguardo aveva un non so che di supplichevole che mi costrinse ad alzare un sopracciglio. Stavo anche per chiedergli se andasse tutto bene, ma lui fu più veloce di me.
«Posso sedermi?», mi chiese, indicando il posto vuoto accanto a me e quello mi lasciò benevolmente interdetta. Non aveva mai avuto l’ardire di sedersi accanto a qualcuno, né così gentile da chiederlo. Se lo faceva era perché veniva costretto da qualcuno o qualcosa, oppure dalle circostanze, e lo faceva con aria estremamente stizzita o contrariata. Invece in quel momento mi sembrò solamente supplichevole e capii che probabilmente era giunta l’ora di parlare anche per noi. Inoltre non capii perché avesse voluto farlo prima con Rei invece che con me, ma ancora non riuscivo a capire gli intricati e complessi marchingegni della sua mente. Kai non era più un libro aperto per me. Era passato troppo tempo dai giorni spensierati in cui riuscivo a capirlo. 
«Siediti pure», gli dissi, cercando di apparire sorridente e cercando di sedere composta. Purtroppo sentivo ancora il suo sapore sulle labbra e guardandolo mi tornarono in mente quei momenti, che mi confusero ancora di più le idee e mi fecero avvampare.
Lui dal canto suo non se lo fece ripetere due volte e, di nuovo meravigliandomi, prese posto nel sedile accanto al mio, nonostante non mi stesse guardando. La sua espressione sofferente era catturata dalla testiera del sedile di fronte al suo. 
Era caduto di nuovo il silenzio tra noi ed immaginai che fosse per il fatto che stesse cercando le parole giuste per iniziare il discorso, ma io volevo assolutamente rompere il ghiaccio, perché non avrei retto ancora a lungo quel silenzio. 
«Come ti senti?», gli chiesi, dando voce alla prima cosa che mi venne in mente. In fondo volevo davvero avere una risposta a quella domanda, anche se mi era sembrato leggermente più tranquillo rispetto all’ultima volta che lo avevo osservato. Per lo meno non c’era più l’espressione disperata che avevo scorto sul suo viso dopo l’incontro perso con Sergey. 
«Come vuoi che mi senta?», mi rispose però, stizzito come se fosse tornato il Kai di sempre. Quella sua reazione mi fece sorridere, differentemente da tutte le altre volte. Non c’era traccia di cattiveria nella sua voce e quello bastò per tranquillizzarmi. 
Tuttavia capì di essere stato troppo brusco nei miei confronti, quindi si limitò a sospirare ed a cambiare discorso. 
«Non sono qui per parlare di ciò che è successo nel match», iniziò, guardandomi con la coda dell’occhio, ed il mio cuore iniziò a battere più velocemente.  «Ma su quanto successo dopo»
«Immaginavo…», gli risposi, continuando a sorridergli. Volevo metterlo a suo agio e mettere a mio agio me stessa. Ancora non riuscivo ad essere tranquilla se lui era di fronte a me, e lui era incredibilmente vicino, così tanto che il mio cuore aveva iniziato di nuovo a battere a tutta forza. Sentii anche il disperato bisogno di ripoggiare le mie labbra sulle sue, perché anche se cercavo di non ammetterlo a me stessa, era una cosa che avevo sempre desiderato, ma mi trattenni. Non credetti che Kai fosse disposto a lasciarsi andare di nuovo, e se aveva messo da parte l’orgoglio per chiarire con me l’equivoco difficilmente avrebbe riceduto. 
Strinsi l’orlo della maglietta tra i pugni con fare nervoso ed aspettai che riprendesse a parlare . 
«Innanzi tutto ti richiedo scusa per quanto successo, ed ho fatto le mie scuse anche a Rei. So che tra voi c’è qualcosa e non voglio intromettermi…» , iniziò e non seppi dire il motivo, ma il fatto che lui sapesse di me e Rei mi lasciò stranamente turbata, come se non volessi che Kai sapesse quello che provavo per il nostro compagno. Come se ci fosse una piccola, lieve, speranza di essere per lui quello che invece ero per l’altro. Tuttavia non mi dette il tempo di controbattere. «Non so cosa mi abbia spinto a fare quello che ho fatto, forse la scia degli eventi che sono stato costretto a vivere. Perdere tutto in così breve tempo… », indurì la mascella, nonostante ancora continuasse a non guardarmi. Avrei voluto perdermi in quel mare violaceo, ma forse era meglio così. Non so se avrei retto a lungo il suo sguardo. «Forse è stata colpa della disperazione del momento», sospirò infine, facendo di nuovo calare il silenzio tra noi.
Mi persi ad osservare il suo profilo, la linea perfetta del suo naso e la linea dolce della sua mascella, spostandomi poi ad osservare i segni blu che aveva sul volto, che lo rendevano unico ai miei occhi.
«Non c’è nulla di cui tu ti debba far perdonare, o per lo meno non per quel bacio. Tra tutto quello che è successo tra noi, penso che il maggior problema non sia quello…», ridacchiai nervosamente, ma tornai subito seria. «Davvero Kai, non tormentarti più e non pensiamoci ancora, ok?», dissi con un filo di voce, nonostante l’amarezza che mi aveva messo quel discorso. Possibile che si fosse pentito a tal punto? A me era piaciuto più di quanto ci tenessi ad ammettere, perché volente o nolente le sue labbra erano state un mio più nascosto desiderio. Ma sembrava che per lui non fosse stata la stessa cosa, e quella consapevolezza mi costrinse a serrare la mascella ed ad abbassare sconfitta lo sguardo.
«D’accordo… », sospirò in risposta, ma io non alzai gli occhi da terra, troppo avvilita per la piega che aveva preso quel discorso. «Perché non voglio rovinare il nostro rapporto. Ho da poco riacquistato la memoria ed ho capito quanto sei stata importante per me. In un certo periodo della mia vita ti ho voluto bene, e forse è tuttora così, ma ho vissuto fino a poco tempo fa con dei ricordi falsi per colpa di mio nonno», continuò, e solo allora si decise a guardarmi. Lo vidi col pelo dell’occhio, ma io mi costrinsi ancora a non voltarmi. Sorrisi tristemente, anche se cercai di non darlo a vedere.
«Ti capisco Kai, non devi assolutamente scusarti. Sono felice che tu ti sia ricordato di me e che non pensi le cose che mi hai detto al castello degli Jurgens. Mi sei mancato davvero molto in questi anni, e spero possiamo ritrovare un minimo di quel rapporto di amicizia che avevamo…in fondo mi basterebbe solo questo», dissi, costringendomi a voltare di nuovo la mia attenzione su di lui, e come preventivato mi persi nell’intensità del suo sguardo, ma serrai la mascella e resistetti alla tentazione di spezzare quello scambio di sguardi che mi stava altamente confondendo.
Iniziavo a capire che la domanda che mi aveva fatto Rei sul treno stava trovando una risposta positiva, ma sotto quello sguardo mi costrinsi a non pensarci. Io non potevo innamorarmi di Kai, perché lui non avrebbe mai corrisposto i miei sentimenti. Né potevo innamorarmi a mia volta di Rei, perché avrebbe avuto lo stesso esito. Dovevo pensare a me stessa ed al futuro, perché il mondiale era inesorabilmente arrivato al capolinea.
Calò di nuovo il silenzio, in cui probabilmente nessuno dei due seppe cos’altro dire. Compresi che per lui quel discorso era stato abbastanza sofferto, perché solitamene non amava parlare di sé, o parlare in generale. Fin da quando lo avevo rivisto ben poche volte avevo sentito la sua voce, e per la maggior parte di quelle apriva bocca solo per sputare sentenze risentite.
Tuttavia mi costrinsi per l’ennesima volta a dire qualcosa pur di interrompere quel gelo, e quella volta lo feci guardandolo.
«Kai…»,iniziai, e quando ebbi la sua attenzione, che mostrò con un sopracciglio alzato, ripresi a parlare. «Mi dispiace per tutto quello che sei stato costretto a vivere, e per quello che ti ho detto nei miei momenti di rabbia», rimarcai la questione, anche se era una cosa che gli avevo già detto, ma lui sembrò abbastanza tranquillo.
«Non potevi saperlo», fece spallucce, come se fosse una cosa di poco conto, e gliene fui grata. Anche per il piccolo sorriso che mi regalò, nonostante non stesse guardando nella mia direzione. 
«Ci tenevo a dirtelo e… mi dispiace ancora di più per l’Acquila Rossa», ammisi, portandomi le cosce al petto con fare triste, come se avessi voluto proteggermi. Lui dal canto suo strinse la mascella, ed in un primo momento non fiatò. Guardò di fronte a sé con un’espressione indecifrabile.
«Preferirei non parlare di questo», mi rispose stizzito e la conversazione crollò di nuovo. Non volevo infastidirlo e sapevo quanto fosse risentito per quella grave perdita. Lo sarei stata anche io se fossi stata al suo posto e già il fatto che non avesse reagito un modo esagerato, come  intimandoci di stargli alla larga e lasciarlo in pace, era per me un buon inizio. Quello mi aveva dato tutta l’audacia che usai in quella conversazione.
«Ok, scusa!», mi scusai, poggiando la testa allo schienale del sedile e guardando in alto senza un particolare motivo. Lui soffiò in risposta qualcosa di incomprensibile e quei repentini cambi di umore continuavano a confondermi. Ma lui, dopo essersi reso conto di aver reagito di nuovo in modo brusco, decise di addolcire il tono. 
«È vero che negli anni passati, quando uno di noi due perdeva un incontro o aveva un problema, trovava sempre conforto nell’altro?»
Quella domanda mi spiazzò, soprattutto perché me la fece a brucia pelo e senza neanche guardarmi. Mi sarei aspettata di sentire di tutto dalla sua voce, tranne qualcosa che provenisse dalla nostra infanzia. Probabilmente stava cercando di riordinare tutti i pezzi della sua incasinata vita. Il fatto che non ricordasse proprio tutto doveva indispettirlo parecchio. Mi chiesi come facesse a sapere di quell’aneddoto, ma non chiesi.
«Si è vero», ammisi con un piccolo sorriso per quello che il ricordo suscitò in me e lo vidi fare un’espressione confusa. Forse era uno dei tanti ricordi che aveva perduto e probabilmente era stato Rei a dirglielo.
«Mi sa che ho ancora molto da recuperare…»
Lo sentii sorridere e quello mi dette la forza per spostare di nuovo su di lui il mio sguardo, seppur leggermente di traverso. Però per la prima volta lo vidi sereno e quello bastò a tranquillizzarmi.
«Vinceremo il campionato Saya, è una promessa. Tutti noi aiuteremo tuo nonno a salvare il mondo, nonostante quello che è successo oggi»
Quelle parole, dette dopo alcuni secondi di silenzio, mi fecero sussultare, perché di nuovo disse qualcosa che non mi sarei mai aspetta di sentire da lui. Solitamente erano discorsi degni di Takao, e li aveva sempre affrontati col suo più gioviale sorriso, per tenere alta la tenacia che lo aveva sempre caratterizzato.
«Rei vincerà», disse poi, vedendo che io non mi apprestavo a rispondere. Ero rimasta così interdetta da quella presa di parole che non sapevo minimamente cosa dire. «Lo ha promesso», spostò la sua attenzione in direzione del chiamato in causa con un’espressione contrita.
«Certo che vincerà!», mi decisi a controbattere, vestendomi del mio sorriso migliore. «Rei è forte e darà una bella lezione a quei tizi!  Recupereremo l’Acquila Rossa e la Tartaruga Kai, te lo prometto!», continuai, con un’audacia che in quel momento non credevo nemmeno di possedere. Avevo riportato le gambe a terra e mi ero voltata verso di lui, poggiandogli una mano su una spalla in un gesto che doveva essere consolatorio, finendo invece per farlo sussultare e voltare di nuovo verso di me. Le sue iridi raggiunsero le mie ed il mio cuore prese di nuovo a battere all’impazzata, così come il mio volto arrossì sotto il suo sguardo. Sperai che non se ne accorgesse, ma non volevo spezzare quell’intenso scambio di sguardi. Credetti che mi avrebbe baciata di nuovo, ma fui solo una stupida a pensarlo. Lui mi sorrise solamente, senza fare altro o spostare la mia mano e fui io a capire di aver osato troppo. La spostai con un gesto repentino e tornai imbarazzata al mio posto, iniziando a torturare una ciocca di capelli con fare nervoso.
«Adesso ti alzerai e cercherai un posto solitario, vero?», gli chiesi, cercando di sembrare spensierata. Quel pensiero però mi turbò, perché se lui se ne fosse andato avrebbe voluto dire che ricercava la mia compagnia solo per chiarire alcune cose o quando era costretto dagli eventi, e non perché gli faceva piacere stare con me. Era vero che Kai non era mai stato uno che amava rapportarsi con gli altri, e solitamente nei nostri spostamenti con i mezzi sceglieva il posto più lontano possibile da tutti noi, che facevamo sempre un baccano enorme, ma quella volta sperai invece che rimanesse seduto al suo posto. Volevo bearmi della sua presenza fin quanto avessi potuto.
«No…», mi meravigliò invece e quello fece perdere un colpo al mio povero cuore, già fin troppo provato dagli ultimi eventi vissuti. «Continuerò ad infastiditi con la mia presenza», ridacchiò leggermente e quello mi convinse a rilassarmi ed a mostrargli un sorrisetto divertito in risposta.
Capii di aver ritrovato la complicità che avevo sempre ricercato con lui, e di quello ne fui estremamente felice.
Forse non gli ero poi del tutto indifferente…
Fine capitolo 35

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Colei che scrive:
Ma salve e ben trovati alla fine di questo 35esimo capitolo ehehehehehe 
Finalmente il tanto atteso scontro tra Rei e Kai e tra Kai e Saya dopo il bacio di Kai è arrivato eheh spero di non aver deluso le aspettative T.T per lo scontro SayaSaya/Rei attenderemo almeno il prossimo capitolo, ma me vedremo delle belle! Non anticipo nullanulla! 
Siccome sono di fretta (come mio solito xD), passo a ringraziare i meravigliosi recensori e chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti i lettori silenziosi giunti fin qua! 
Alla prossima!! 

  
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