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Autore: Demy77    27/08/2020    2 recensioni
Ad un anno di distanza dalla messa in onda delle ultime puntate della quinta stagione di Poldark sono stata ispirata proprio da questa parte della storia.
La vita dei Romelza si intreccia con le trame dei rivoluzionari francesi e ne è messa a dura prova…ma ho immaginato un possibile sviluppo alternativo ed un finale diverso da quello visto in tv.
Bugie, inganni, colpi di scena rischieranno di allontanare per sempre i nostri eroi, ma il vero amore, si sa, trionfa sempre!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina tranquilla alla Wheal Grace, una come tante. Ross stava controllando i registri contabili, con il picconare incessante dei minatori che gli faceva da sottofondo. Era particolarmente concentrato: non poteva permettersi la minima disattenzione. Era essenziale far quadrare i conti, soprattutto ora che parte del materiale estratto dalla miniera di sua proprietà veniva fatto sparire per sostenere sotto banco le spie francesi; altrettanto importante era che nessuno, alla miniera o a casa, si accorgesse di quanto stava accadendo.

Erano trascorse circa dieci settimane da quando Ross era stato scoperto dai francesi a curiosare nella miniera abbandonata che Jacka Hoblyn e Tess Tregidden utilizzavano come nascondiglio per il metallo trafugato.

Aveva rischiato grosso: il capo della gendarmeria di Roscoff, che si ricordava di lui fin dall’epoca in cui aveva organizzato il salvataggio di Dwight dalla prigione, era stato sul punto di tagliargli la gola, ma la sua eloquenza lo aveva salvato per l’ennesima volta: aveva fatto credere al francese che, in quanto persona non gradita alla Corona inglese dopo l’esecuzione dell’amico Ned, avesse tutti i motivi per sostenere la causa della Rivoluzione e si era quindi offerto di collaborare con gli stranieri, in cambio della vita.
L’uomo aveva creduto a quella versione e dopo un primo periodo di naturale diffidenza sembrava addirittura averlo preso in simpatia, come se fossero stati da sempre grandi amici.

Trascorrevano ore insieme a pianificare lo sbarco che i francesi si proponevano di effettuare di lì a poco sulle coste inglesi. La profonda conoscenza da parte di Ross degli approdi (oltre alla proprietà di Hendrawna Beach, uno dei migliori punti per chi volesse tentare un’invasione della Cornovaglia dal mare) erano un valore aggiunto che forniva ai francesi un insperato supporto.
Per fortuna l’impegno di Ross in quelle ore era totale, altrimenti sarebbe stato difficile arginare le continue avances di Tess. Quando la ragazza aveva appreso la notizia che il capitano Poldark era dalla loro parte e non solo non li avrebbe denunciati, ma li avrebbe aiutati, era diventata più sfrontata del solito. Ross l’aveva sempre attratta, e la situazione di segretezza e di rischio in cui si trovavano ad agire rendeva il tutto più eccitante. Tess  gli ronzava intorno in ogni occasione, tanto che gli stranieri spesso in loro presenza si davano di gomito e pronunciavano battutine piccanti. Ross era costretto a fingere che Tess gli interessasse, pur senza concederle mai nulla più di qualche carezza o qualche abbraccio, e sempre in presenza di altri. Sapeva che, a fronte di un aperto rifiuto, quella giovane, ossessionata da lui, si sarebbe vendicata. Gli aveva già dato un primo avvertimento in tal senso, procurandogli un graffio sul collo quando l’aveva allontanata con il pretesto di dover sistemare delle armi.  

Ross da mesi stava conducendo una doppia vita, e a volte faticava a comprendere da che parte fosse davvero giusto stare. Condivideva i valori di uguaglianza , libertà e fraternità della Rivoluzione, inoltre la miseria del suo popolo era il chiaro segno che la politica del governo inglese era fallimentare. Al tempo stesso non dimenticava di essere un soldato, tenuto a doveri di lealtà e fedeltà nei confronti della propria Patria; infine, temeva che per la misera gente della Cornovaglia l’invasione dei francesi non avrebbe comportato un vero cambiamento, ma avrebbe significato semplicemente che ad un dominatore se ne sostituiva un altro.
Talvolta, mentre nel buio di quei cunicoli con fare spregiudicato tramava contro l’Inghilterra, si ritrovava a pensare cosa gli avrebbe consigliato di fare Demelza se fosse stata al corrente di tutto: probabilmente avrebbe preteso che cessasse immediatamente ogni attività di spionaggio e denunciasse Jacka e gli altri, facendoli arrestare. Ma non era così semplice… Chi rubava alla Wheal Grace scambiava i proventi del furto con cibarie e liquori di contrabbando, e poi quel metallo veniva fuso per realizzare armi destinate ai ribelli. La pena per tali reati era la morte, e Ross non se la sentiva di far pagare a chi aveva rubato un prezzo così alto, perché riteneva avessero agito per povertà e disperazione, più che per disonestà o acrimonia nei suoi confronti. Forse l’unica soluzione era sperare nella firma di un trattato di pace tra le due Nazioni, cui il generale Bonaparte sembrava particolarmente propenso…

Gli pesava ogni giorno di più la situazione in cui si era andato a ficcare, fisicamente e psicologicamente; per colpa di quello scellerato patto con i francesi stava rischiando grosso. Se gli inglesi avessero scoperto il complotto, rischiava di essere incriminato per alto tradimento come complice dei rivoluzionari. Se poi i francesi avessero intuito che Ross faceva il doppio gioco, lo avrebbero giustiziato ed il risultato sarebbe stato lo stesso. In bilico tra due fuochi, l’unico aspetto della vicenda che lo consolava era che nessuno dei suoi cari era coinvolto in quell’azzardatissimo piano, pur patendone indirettamente le conseguenze.

Demelza aveva intuito che le nascondeva qualcosa ed avevano litigato. Un bel giorno la moglie aveva fatto le valigie e si era trasferita a Killewarren,  a casa degli amici più fidati, portando con sè i bambini e la serva Prudie. Solo a Dwight Ross   aveva raccontato la verità: gli aveva consegnato addirittura un memoriale in cui – nel caso gli fosse successo qualcosa  di grave- riferiva al governo inglese il nascondiglio delle armi ed i piani dei francesi, almeno quelli che aveva potuto apprendere direttamente in quei mesi. Si era fatto giurare dall’amico di non riferire quella confidenza a nessuno, neppure a Caroline: gli conveniva, in quel frangente, che i suoi cari fossero lontani da Nampara, perché così avevano meno probabilità di venire coinvolti dai suoi maneggi con i Francesi.

Durante la separazione Ross si era recato di rado a Killewarren, e vi mancava da parecchio. Dwight era dovuto partire per prendere parte ad un convegno -ormai girava l’intera Inghilterra per illustrare ai colleghi i suoi brillanti studi sulle malattie mentali –e la prospettiva di affrontare da solo una banda di donne inferocite di certo non lo allettava. La mancanza di Demelza e dei bambini tuttavia cominciava a farsi sentire con prepotenza e Ross avrebbe pagato chissà cosa per trascorrere una tranquilla serata in loro compagnia, dopo una dura giornata in miniera.

Immerso nelle carte e nei suoi pensieri, l’uomo quasi non si avvide che qualcuno era entrato nel suo ufficio. Fu solo a seguito di un colpetto di tosse del visitatore che alzò lo sguardo dalle carte.
Era un bambino bruno, di circa dieci anni, mai visto prima.
“Siete voi Ross Poldark?” – gli domandò.
“Sì, sono io. Tu invece chi sei?”.
“Mi chiamo Micheal. Sono il figlio del giardiniere di Killewarren. Mi manda Prudie, con un messaggio per voi. Mi ha detto che in cambio mi darete uno scellino”.
Tipico di Prudie, pensò Ross! Tirò fuori dalla tasca la moneta e la fece roteare fra le dita. Il bambino stese la mano per prenderla, ma Ross la strinse nel pugno. “Allora, questo  messaggio , dov’è?” – gli chiese.
“E’ qui” – rispose il ragazzo , toccandosi la fronte.
Doveva immaginarlo! Prudie non sapeva scrivere!
“Sentiamo, allora” – lo incoraggiò.
Il ragazzo si schiarì la voce e snocciolò, come se fosse il contenuto di una poesia : “La signora si arrabbierà con me perché non vuole che lo sappiate, ma trovo giusto dirvelo. Questa mattina alle 12 ci imbarcheremo per l’America. Se volete salutare per l’ultima volta i vostri bambini, fatevi trovare al molo di Sawle per quell’ora”.
“In America… alle 12 al molo di Sawle” – ripetè meccanicamente Ross, incredulo. Lanciò in aria la monetina, che il bambino acchiappò al volo, dileguandosi dopo aver abbozzato un rapido e goffo inchino.
Rimasto solo, Ross aggrottò le sopracciglia ed i suoi profondi occhi scuri divennero ancora più tenebrosi del solito. Cosa era saltato in mente a Demelza? Trasferirsi con i figli al di là dell’oceano, per di più senza consultarlo… nulla poteva giustificare quel comportamento! Ross decise che non sarebbe rimasto immobile a guardare. Quella follia andava impedita a tutti i costi. Il gentiluomo  non perse un attimo: diede qualche rapida indicazione al capitano della miniera, sellò il cavallo e partì al galoppo alla volta di Sawle.
  
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