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Autore: Dama delle Comete    28/08/2020    1 recensioni
"Tu temi di deludere tuo padre e gli altri, vero?"
Non suonò come una domanda vera e propria. Hiccup annuì di controvoglia senza aggiungere nulla. Da due anni era sopraffatto dalle aspettative altrui.
"Andiamo, non è detto che venga scelto tu! Il calice non guarda mica chi ha compiuto più imprese degli altri, è tutto casuale!" lo consolò Astrid.
"È proprio della casualità che non mi fido."

Un tentativo di riportare il Torneo Tremaghi in auge, tra vecchi amici, nuove conoscenze e difficoltà. Ma qualcuno trama per sabotare la gara.
Genere: Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parte 20: Congratulazioni, eccetera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nelle ore a seguire, l’infermeria di Hogwarts fu sempre piena di persone. Tra quelli che si erano feriti, travolti dalla folla in fuga, quelli che erano stati scottati dal fuoco dei draghi (il professor Nord era tra questi) e le famiglie dei campioni del Torneo, Rapunzel non ebbe un momento per stare in silenzio a riflettere.

Mentre vegliava su Jack, ancora privo di coscienza, Eugene le stava seduto accanto e le teneva la mano. Non parlava molto, ma la sua presenza bastava a confortare Rapunzel. La mamma e la sorella di Jack si fermarono per un paio d’ore e, quando le condizioni del ragazzo cominciarono a migliorare, lasciarono la scuola.

Merida, che invece non aveva un graffio, rimase con loro. Secondo l’infermiera doveva riprendersi dallo shock. Nemmeno lei era di molte parole e a sua madre raccontò poco o niente, prima che tornasse al Ministero.

Astrid, dopo aver mandato giù diverse dosi di Pozione Pepata e aver rassicurato i genitori della sua ripresa, poté lasciare l’infermeria completamente in forze. Da quello che Rapunzel sentì dire, era spesso sulla nave di Durmstrang, dove presumibilmente si era rifugiato Hiccup, che rifiutava di farsi visitare e avere qualsiasi contatto umano. Rapunzel non lo vide per un bel po’ di tempo.

Già nel giro di qualche giorno, Jack aveva ripreso conoscenza e sembrava impaziente di farsi dimettere, perciò accettò qualsiasi medicina e trattamento che gli veniva imposto senza fiatare. Forse per via delle numerose pozioni che doveva prendere, o forse come conseguenza del colpo infertogli dall’Obscurus di Black, i suoi capelli persero colore molto velocemente, tanto che il quarto giorno erano completamente bianchi.

Jack ci scherzava e rideva alle battute dei ragazzi di Durmstrang, ma Rapunzel lo vide tormentarsi i capelli più volte, quando credeva che nessuno lo guardasse. 

“Credo che mi taglierò i capelli, finita la scuola. Voglio un nuovo look per quando cercherò lavoro” disse un giorno per rallegrarlo. “Forse cambierò anche colore, che ne dici, Eugene?”

Lui colse al volo le sue intenzioni e sorrise. “Ti vedrei bene bruna.”

La mattina del terzo giorno di ricovero, una ragazza di Tassorosso che Rapunzel conosceva solo di vista si presentò davanti al letto di Jack con un biglietto di pronta guarigione, accompagnata da un capannello di amiche tutte risatine. Arrossendo fino all’attaccatura dei capelli, ficcò la cartolina nelle mani di Jack e corse via, inseguita dalle sue compagne. Il biglietto era coperto di piume e stregato perché cantasse gli auguri. Merida lo trovò spassosissimo, invece Jack le borbottò di farsi gli affari suoi, le guance appena rosate, e lo conservò sul tavolino.

Il Preside venne ad assicurarsi che i ragazzi stessero bene appena uscì dal San Mungo, dove era stato infine ricoverato per la bruciatura, che si era rivelata più seria del previsto. Diede loro buone notizie: la Confederazione Internazionale dei Maghi aveva decretato l’incarceramento di Black e Gothel, e le indagini sui loro seguaci stavano proseguendo con buoni risultati. Bludvist, a quanto pareva, non era sopravvissuto alla caduta.

La visita del professor Nord sembrò tirare su il morale di Jack, che da quel momento sorrise come prima.

Il capo dell’Ufficio Auror, al contrario, non si fece mai vivo, dato che aveva assistito in prima persona alla battaglia, e Uncino si recò in infermeria solo per dare a Eugene un sacchetto tintinnante, la Coppa Tremaghi e una sonora pacca sulla schiena.

“Questi sono tuoi, Fitzherbert” disse burbero. “Mi dispiace, ma capirai che non ci sarà nessuna cerimonia per la consegna del premio.”

“Aspetti, sta dicendo che ho vinto?” chiese Eugene, guardando alternativamente Uncino e le due ricompense con gli occhi sgranati.

“Eri tu il più vicino alla coppa, prima che l’isolotto saltasse in aria. Congratulazioni, eccetera” rispose l’uomo agitando l’uncino.

Quando se ne fu andato, Merida si sedette sul letto di Jack.

“Cosa farai con tutti questi soldi, Eugene?” chiese rimirando la coppa tra le mani. Lui attese per parecchi minuti, prima di rispondere.

“Li darò al mio vecchio orfanotrofio, ne hanno più bisogno di me. Sono il campione di Beauxbatons, in fondo. Mi inventerò qualcosa per il futuro.”

Rapunzel non si trattenne e gli stampò un bacio sulla guancia, mentre Jack e Merida fingevano disgusto.

Pur essendo occupato a risolvere il caos scatenato dall’attacco a Hogwarts, e assillato dai genitori degli studenti che pretendevano risposte, il Ministero riuscì a spedire via gufo i risultati degli esami. Quel mattino la Sala Grande fu inondata di lettere per gli alunni del settimo anno.

I voti di Rapunzel erano migliori di quanto sperasse, e anche Merida guadagnò diversi M.A.G.O., così Jack fece loro molti complimenti. L’infermiera gli aveva concesso di tornare alla normale vita scolastica, a patto di non fare sforzi eccessivi. 

Ormai era uno degli studenti più popolari di Hogwarts, e un gruppetto del primo anno in particolare stravedeva per lui. Anche Rapunzel e Merida ricevevano ammirazione, quando incrociavano gli altri studenti nei corridoi, ma non come l’amico, nonostante fosse arrivato ultimo al Torneo Tremaghi.

Tuttavia, Rapunzel non si sentiva completamente felice. Continuava a pensare al direttore di Durmstrang, il padre di Hiccup, che era stato ucciso. Il ragazzo era sempre sulla nave, per quanto ne sapeva, e non veniva al castello neanche per i pasti. Astrid disse che gli portava sempre qualcosa da mangiare, ma doveva buttarne via la maggior parte.

Visto che la settimana prima della fine dell’anno scolastico stava per concludersi e Hiccup continuava a non farsi vedere, Rapunzel decise di andare a trovarlo, ma Astrid la fermò, chiedendole di lasciarlo solo ancora per un poco.

“Deve accettare quello che è successo” spiegò triste. “Al momento lascia avvicinarsi solo me, sua madre e Skaracchio. Dategli tempo.”

La Tassorosso annuì, e si ripromise di tentare appena possibile.

 

 

 


 

 


Gli scricchiolii cupi della nave erano diventati il sottofondo dei suoi incubi.

Si raggomitolava su un fianco, scesa la sera, e chiudeva gli occhi sperando che almeno il sonno lo distogliesse dal vuoto assoluto, ma le rare volte in cui si addormentava veniva svegliato da Moccicoso, che condivideva la cabina con lui. Gli scrollava la spalla e sussurrava che stava bene, che era tutto finito, che non doveva urlare, allora Hiccup lo mandava via in malo modo e tornava in posizione fetale.

Oltre a Skaracchio, che dopo cena veniva a raccontargli delle piccole cose quotidiane che succedevano al castello, come i pettegolezzi che correvano di ritratto in ritratto o le chiacchiere degli insegnanti, l’unica altra presenza tollerabile era quelle di Astrid e di sua madre.

La ragazza non cercava di consolarlo, di dire le solite sciocchezze sulla perdita. Tre volte al giorno, colazione, pranzo e cena, si portava dietro quello che riusciva dalla Sala Grande e mangiavano in silenzio per qualche minuto, poi la ragazza si spazzava gli abiti dalle briciole, gli dava un bacio sulla guancia e usciva.

Valka stava con lui un’oretta o due al massimo, raccontandogli storie sulla sua giovinezza e di quando Hiccup era piccolo, poi tornava al castello. Lui non le chiedeva mai cosa dovesse fare.

Avrebbe voluto che con lui ci fosse stato Sdentato, che non lo avrebbe certamente assillato con domande e frasi di circostanza, ma gli avrebbe permesso di dormire vicini e avrebbe ringhiato a chiunque avesse cercato di avvicinarsi. 

Una delle cose a cui Hiccup si aggrappava, per non impazzire del tutto, era il ricordo delle ultime conversazioni sincere che aveva avuto con suo padre. Pensava a quando gli aveva detto di essere sollevato che lui non fosse stato scelto come campione, o che non gli importava se era un mago. Quei pensieri erano tutto ciò che gli era rimasto, perché non avrebbe mai più sentito la sua voce, suo padre non lo avrebbe visto crescere e diventare adulto, e non gli avrebbe detto un’altra volta di essere fiero di lui.

Del primissimo giorno dopo la battaglia Hiccup ricordava poco, solo i suoi amici che facevano a turno per sorvegliarlo, forse temendo che facesse qualcosa di stupido, e la sensazione di dolore che pensava lo avrebbe consumato fino alla morte. 

Nel corso della settimana a seguire, il sentimento bruciante di disperazione venne sostituito da qualcosa di addirittura peggiore. Il vuoto.

Non gli importava più chi venisse a trovarlo, lui restava immobile e lo ignorava. Aveva ripreso a mangiare di più, ma il cibo non sapeva di nulla. Non piangeva nemmeno di notte. 

I sogni, invece, rimasero gli stessi.

Gli dissero che il funerale sarebbe stato appena tornati a casa. Lui fece cenno di aver capito e tirò su le coperte.

Quasi preferiva il dolore, al nulla assoluto.

 


L’ultima sera prima della partenza, qualcuno bussò alla porta. Hiccup non si disturbò a rispondere.

Rimase sorpreso nel vedere la testa di Dagur affacciarsi di soppiatto, visto che non lo vedeva dal giorno dell’attacco, quando gli aveva chiesto di aiutare a guidare gli studenti terrorizzati verso il castello.

“Posso?”

Hiccup esitò, ma annuì. Dagur si chiuse la porta alle spalle e si sedette tranquillamente sul letto, affianco a lui. Si mise le mani sulle ginocchia e si guardò intorno indisturbato, soffermandosi sullo scudo abbandonato in un angolo.

“Ti va di venire al Banchetto d’Addio? Ho sentito che si mangerà benissimo” disse infine.

“No, ma grazie per il pensiero, Dagur.”

Lui si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più. “Sicuro? Gli altri mi chiedono sempre se so come stai, soprattutto quelli di Hogwarts…”

“Sei venuto per farti gli affari miei?” sbottò Hiccup balzando in piedi. Sentiva una rabbia immotivata montargli dentro, una sensazione così diversa, rispetto al solito vuoto, da risultare destabilizzante. “Vuoi dirmi anche tu come mi devo sentire? Tu non sai niente!”

Dagur rimase seduto, ma la sua espressione si indurì, contrasse appena la mascella, e per un secondo nei suoi occhi balenò l’ira come un lampo che a Hiccup ricordò moltissimo quella del ragazzo di pochi mesi prima, quello facile alla collera, costantemente a nervi scoperti, pronto a danneggiare cose e persone se preso per il verso sbagliato.

“Non puoi fingere per sempre di essere l’unico ad aver perso qualcuno” disse piano tornando calmo. Hiccup si rese conto con vergogna di essere stato insensibile.

“Scusa, Dagur, io—”

“Non importa, capisco di averti dato fastidio" replicò lui, mentre Hiccup si mise di nuovo a sedere con un tonfo soffice. "Ho… passato un brutto periodo, dopo la morte di mio padre. Una cosa che non ho detto a nessuno è che mi pentivo di non essere mai andato d'accordo con lui. Spero che sapesse che in fondo gli volevo bene." 

Hiccup tacque. Dagur tirò un angolo della bocca in un sorriso amaro. 

"Sembrerà indelicato, ma sei fortunato ad aver avuto un bel rapporto col tuo vecchio, davvero. Dovresti esserne felice." 

Lo stomaco di Hiccup si contrasse dolorosamente. Strinse i pugni sulla coperta. "Lo so, credimi, ma non ci riesco. Dagur, io… io… non sento più niente. È come se non mi importasse di nulla… non è normale." 

La voce gli si spezzò sull'ultima parola. Per la prima volta da giorni ebbe voglia di piangere. 

"Invece lo è" lo rassicurò Dagur nel tono più morbido che gli avesse mai sentito usare. "Stai così male da non rendertene nemmeno conto, vedrai che passerà con il tempo."

"E il senso di colpa, allora? È stato per proteggere me che è morto!" esclamò Hiccup tormentando il lenzuolo. 

"Nessuno pensa che sia colpa tua, fratello, nessuno. Sei la persona più altruista che conosco. Se non mi avessi aiutato sarei ancora come prima." Dagur gli appoggiò una mano sulla schiena. 

"Vorrei essere come lui" disse Hiccup pianissimo, dopo un momento di silenzio. Suo padre era sempre parso inarrivabile, un ideale irraggiungibile. Non c'era nessuno più forte, coraggioso e generoso, secondo Hiccup. 

Dagur inarcò le sopracciglia con stupore. "E io che ho sempre pensato che vi somigliate un sacco! Cioè, siete entrambi capaci, compassionevoli e testardi – voglio dire – decisi. Se ti farai crescere la barba crederò che il fantasma del professor Haddock sia tornato a perseguitarmi!" 

A Hiccup scappò uno sbuffo che mutò in una risata finché non ebbe fiato. Non gli sembrava vero di riuscire ancora a farlo. 

"Grazie… bróðir" mormorò. 

Con suo grande stupore, Dagur lo tirò verso di sé in un abbraccio, ma la cosa più inaspettata fu il modo estremamente delicato in cui lo strinse. Di solito si permetteva di essere un po' brusco con lui, ma stavolta fu straordinariamente gentile, come non lo era mai stato. 

Ignorando gli angoli degli occhi che bruciavano, Hiccup raddrizzò la schiena, separandosi da lui. "Ehm, grazie ancora." 

"Adesso hai voglia di andare a cena?" chiese Dagur speranzoso. 

I pensieri di Hiccup corsero ai suoi amici. Rapunzel doveva essere preoccupata da matti, Merida gli avrebbe tirato un orecchio e Jack… non sapeva nemmeno se si era ripreso. 

Prese un respiro profondo.

Poteva farcela, si ripeté mentre seguiva Dagur lungo il sentiero dal lago al castello. Doveva farcela. Era un piccolo passo, ma meglio di niente. 

 


La Sala Grande era stata addobbata con colori scuri ed era particolarmente affollata. Doveva essere ancora presto, perché diversi studenti erano in piedi, alcuni vicini ai tavoli degli amici di altre Case, come Rapunzel, che appena vide Hiccup nascosto dietro a Dagur venne loro incontro gioiosa. 

"Ciao, Hiccup!" disse sprizzando entusiasmo da tutti i pori. Merida le succedette: si alzò dal tavolo di Grifondoro e allungò un braccio per arruffargli i capelli. 

"Bene, devi convincere Jack a dirci cosa sta combinando. È tutta la settimana che scrive e riceve lettere, ma non vuole raccontare perché." 

Hiccup si sporse oltre alle ragazze, e quasi non lo riconobbe. Sgranando gli occhi, spostò rapidamente lo sguardo verso Rapunzel e Merida, che scossero energicamente la testa. Anche Eugene, poco distante, sillabò un 'no' deciso. 

"Ehi, Jack, che combini?" azzardò allora, ignorando accuratamente di nominare i nuovi capelli candidi dell'amico. Lui si destò dai suoi pensieri e sorrise. 

"Hic! Che bello vederti!" esclamò lasciando il suo posto e avvicinandosi. Stava evitando di rispondere, notò Hiccup con sospetto. 

Aveva parlato a voce abbastanza alta da sovrastare il chiacchiericcio e farsi sentire dagli altri ragazzi di Durmstrang, che si affrettarono a farsi avanti esultando. Astrid diede un bacio sulla guancia a Hiccup e lasciò che gli altri gli facessero le feste. 

Testaditufo ostentò le sue presunte doti di Chiaroveggente annunciando che Hiccup sarebbe diventato il prossimo direttore di Durmstrang. Testabruta, mano nella mano con Gambedipesce, gli diede un pugno sul petto, e quest'ultimo implorò Hiccup di raccontargli dei draghi che aveva visto. Dagur osservava la scena con aria parecchio soddisfatta, gonfiando il petto. 

L'unico imbronciato era Moccicoso, che se ne stava leggermente in disparte a braccia incrociate. Hiccup si sentì in colpa, ricordando come lo aveva trattato quando aveva tentato di confortarlo dopo gli incubi, quindi si profuse in lodi sul comportamento nobile e coraggioso di Moccicoso. Doveva aver funzionato, perché passò il resto della serata a pavoneggiarsi. 

Presto arrivò il momento di mangiare, perciò salutarono Rapunzel e si sederono intanto che i piatti dorati venivano riempiti per magia. Parlarono di cose poco importanti, senza fare riferimento al padre di Hiccup, che assecondò quella strategia con gratitudine. 

Quando Nord si alzò in piedi, sulla Sala Grande calò il silenzio assoluto. 

Stette qualche momento in silenzio, forse riflettendo su cosa dire, poi iniziò: "Questa sera è per proclamazione di vincitore di Coppa di Case, normalmente, ma oggi facciamo eccezione." 

Hiccup fece scorrere lo sguardo lungo il tavolo degli insegnanti, notando l'assenza di Madama DunBroch, Uncino e il capo degli Auror. Sua madre occupava il posto di suo padre, accanto a Skaracchio. Rispetto all'inizio dell'anno, le presenze erano state decimate, se si contavano anche Gothel e Black. 

"Questo anno sono successe tante cose" proseguì Nord in tono grave, "e non tutte sono state buone. Oggi possiamo festeggiare nostra amicizia con colleghi stranieri, ma dobbiamo anche dire addio a persone care.

"Incidenti di questi mesi dovrebbero farci riflettere su valore di nostre vite, e su nostri pregiudizi. Nostro tempo qui è troppo corto per indugiare in consuetudini ora superate, in insicurezze, in diffidenza, in segreti dannosi."

Il Preside fece una pausa, prendendo fiato. 

"Abbiamo sopportato difficoltà, durante anno, ma alcuni di noi più di tutti" riprese, e sollevò il suo calice davanti a sé, facendolo brillare alla luce delle candele sul soffitto. "Quattro ragazzi hanno rischiato loro vita per salvare Hogwarts, anche se contro volontà di professori. Brindiamo per Merida DunBroch, Rapunzel Corona, Jackson Overland e Hiccup Haddock, che hanno fatto più di chiunque altro presente." 

Per l'imbarazzo dei quattro ragazzi, gli studenti si alzarono con un sonoro grattare di panche e sedie, e brindarono in coro. Nord riprese con il discorso. "È grazie a questi ragazzi che abbiamo avuto unica vittima."

Hiccup si irrigidì sulla sedia. Sapeva dove il Preside sarebbe andato a parare. 

"Direttore di Durmstrang, professor Stoick Haddock, ci ha lasciato per fare cosa più naturale per padre: proteggere suo figlio fino alla morte. Lo ha fatto da padre, da marito, da insegnante, e da amico." 

A quelle parole, Skaracchio si asciugò discretamente gli occhi con il tovagliolo con la stessa espressione nostalgica di Nord. 

"Nessuna predica può esprimere che persona meravigliosa era. Possiamo solo onorare sua memoria restando uniti, restando vicini. Ho visto moltissimi di voi stringere legami con studenti di Beauxbatons e Durmstrang, e non posso essere più felice di questo. Spero che questi rapporti durino per sempre" concluse Nord. La Sala si sciolse in un applauso. 

Mentre Hiccup tornava con i suoi compagni alla nave illuminata dalla luna, dopo cena, si ritrovò a pensare al fatto che quella sarebbe stata l'ultima notte a Hogwarts. Affiancò Skaracchio e sua madre, quando presero il sentiero per il lago, riflettendo su quanto lei avesse sofferto; nel giro di qualche mese aveva ritrovato e perso suo marito, e Hiccup non aveva mai provato a dirle che gli dispiaceva, sia per la perdita che per il suo comportamento egoista. 

Lei gli sorrise, per nulla risentita, così Hiccup si abbandonò alla sensazione di malinconia che lo stava già assalendo, e doveva ancora fare le valigie! 

Nonostante tutto, era certo che in futuro avrebbe ripensato a quel periodo con nostalgia, e avrebbe raccontato a figli e nipoti di quando era stato a Hogwarts. 

Prima di intristirsi definitivamente, Hiccup si consolò pensando a quello che lo aspettava al ritorno. 

Almeno c'era Sdentato ad aspettarlo, a casa. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Non ho mai dovuto affrontare un lutto importante, quindi non posso nemmeno immaginare come potrebbe sentirsi Hiccup, ma spero con tutto il cuore di essere riuscita a esprimere il suo dolore con il dovuto rispetto. Non si è ripreso del tutto, ma ha già fatto il primo passo per superare la fase di depressione. Il momento con Dagur è stato difficile ma anche bello da scrivere. 

La ragazza che ha dato il biglietto a Jack è Dentolina, che non ho inserito prima perché non riuscivo a decidere se renderla un'insegnante o una studentessa, ma alla fine ho optato per la seconda. Le sue amiche dovrebbero essere le sue assistenti del film. 

Eugene invece ha vinto il Torneo, chi l'avrebbe mai detto, eh? Ha avuto una crescita anche lui!

Mi dispiace dover dire che domani pubblicherò l'ultimo capitolo della fic, ma è arrivato il momento. Ci sono ancora alcuni punti da chiudere. 

Grazie per aver letto fino a qui!

 

  
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