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Autore: Saeko_san    29/08/2020    2 recensioni
Ogni scrittore, amatoriale o professionista che sia, nella sua carriera ha incontrato sempre un grande ostacolo davanti a sé, chi prima, chi dopo: quello di ideare una storia, costruirla, a volte scriverne interi capitoli, per poi perderne l'interesse, a volte lasciandola sola e abbandonata a se stessa, senza più essere in grado di concluderla.
Per quel che mi riguarda, ne ho diverse di storie di questo genere e, datosi che non sono mai riuscita a trovar loro una conclusione o uno sviluppo appropriati, ho deciso di raccoglierle tutte insieme e comunicare la mia frustrazione (data dalla mia incapacità di concluderle) al mondo.
| stories first written between 2008 and 2011 |
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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A Valentina, che nonostante tutto
continuo a ricordare come un’amica.
 
 
 


 
ESTRAGON: (restored to the horror of his situation.) I was asleep!
(Despairingly.) Why will you never let me sleep?
VLADIMIR: I felt lonely.
ESTRAGON: I had a dream.
VLADIMIR: Don’t tell me!
ESTRAGON: I dreamt that –
VLADIMIR: DONT’T TELL ME!
ESTRAGON: (gesture toward the universe.) This one is enough for you? (Silence.)
It’s not nice of you, Didi. Who am I to tell my private nightmares to if I can’t tell them to you?

VLADIMIR: Let them remain private. You know I can’t bear that.
ESTRAGON: (coldly.) There are times when I wonder if it wouldn’t be better for us to part.
VLADIMIR: You wouldn’t go far.
ESTRAGON: That would be too bad, really too bad. (Pause.) Wouldn’t it, Didi, be really too bad? (Pause.)
When you think of the beauty of the way. (Pause.) And the goodness of the wayfarers. (Pause.)

VLADIMIR: Calm yourself.
 
[Samuel Beckett, Waiting for Godot, Act I, 1954]
 
 
 

 









1. Parte 1 – Oneshot:
Anya alle prese con stupide storie d’amore


 
Anya si sdraiò sulla base marmorea che sorreggeva l’obelisco di Piazza del Popolo, all'ombra del leone di pietra che guardava verso Via del Corso; si mise le braccia dietro la testa a mo’ di cuscino e si voltò a guardare il ragazzo seduto accanto a lei.
Era arrivata presto, prima del previsto, e al loro solito posto d’incontro aveva trovato Valter, con il capo chino su un fumetto e isolato dal mondo.
 
-Anche tu in anticipo, eh?- aveva detto lei alzando la voce, mentre arrivava e si toglieva dalle orecchie le cuffiette dell'mp3 che sparavano musica a tutto volume.
 
Valter aveva dunque alzato la testa e l’aveva salutata sorridendo.
 
-Eh già. Giada non è ancora arrivata, però Andrea mi ha chiamato e mi ha detto che stanno tutti insieme sulla metro e che saranno qui un po’ più tardi del previsto- disse, mentre la ragazza si avvicinava e mollava il suo zaino ai suoi piedi.
 
-Sì, anche Misato mi ha chiamata e ha detto che fa un po’ di ritardo, perché doveva badare alle sorelle-.
 
Così si erano ritrovati sotto l’obelisco ad aspettare e a chiacchierare.
Anya ripensava ogni tanto a come si erano conosciuti qualche mese prima e le veniva un po' da ridere a quel ricordo: tutto era avvenuto perché quell'estate la sua migliore si era trovata a partecipare ad un piccolo contest di fotografia online su un forum, dove era necessario scambiarsi i contatti di facebook tra i partecipanti e, senza nemmeno sapere lei il motivo, la sua amica Misato si era ritrovata appaiata nel suo progetto con Valter, un ragazzo allampanato e alto, iscritto ad un liceo artistico al centro.
Lo scopo del lavoro era ritrarre dei soggetti che significassero qualcosa di importante per i due e lavorare poi alla fotografia da presentare, non c’era perciò mai stato bisogno di incontrarsi dal vivo; Misato aveva fatto vedere le foto di lui ad Anya e quest'ultima alla fine si era ritrovata a pensare a quel ragazzo, infatuandosi per qualche motivo del viso, che pure non aveva caratteristiche così fuori dal comune (se vogliamo escludere gli occhi estremamente chiari e cangianti e i capelli tinti di un blu elettrico quasi disturbante per lo sguardo). 
Così aveva passato l’intera estate precedente a parlarne con Misato, la sua migliore amica appunto, finché un sabato, il primo dopo l’inizio della scuola, lei e Anya avevano deciso di andare - come loro solito - a Piazza del Popolo per poi far le vasche[1] per i negozi del Corso; per uno strano scherzo del destino, avevano intravisto e riconosciuto Valter in compagnia della sua comitiva.
An (così la chiamavano gli amici) era felice di aver almeno appurato che il ragazzo a cui pensava da mesi - dopo averlo visto solamente in fotografia e averne parlato tante volte al telefono con Misato - esistesse davvero e le sarebbe bastato così. Invece la sua amica, per farle una sorpresa, si era avvicinata con noncuranza a quel gruppo di ragazzi, trascinandosi dietro un’imbarazzatissima Anya, e aveva chiesto se qualcuno di loro avesse una sigaretta, visto che le sue le aveva finite (Anya non sapeva che le aveva dimenticate appositamente a casa); uno di loro, un certo Mario, un amico di Valter che tutti in quel momento stavano prendendo in giro per un motivo alle due ragazze sconosciuto, gliene aveva offerta una. Mentre Misato accendeva la sigaretta, aveva alzato lo sguardo su Valter e aveva detto:
 
-Aspetta, ma io ti conosco!-.
 
-Davvero?- aveva fatto lui, sorpreso.
 
-Sì, ti ho tra gli amici di Facebook… aspetta.. tu sei … Valter Centi, vero? Abbiamo partecipato a quel contest di fotografia qualche mese fa!-.
 
-Sì, sono io-.
 
-Io sono Misato Chiari-.
 
Dopo essersi riconosciuti, con la sfrontatezza tipica dei quattordicenni, lei aveva presentato Anya a quella comitiva.
Da quel momento avevano iniziato a vedersi quasi tutti i sabato seguenti, mettendosi d’accordo via facebook; così loro due, che venivano da appena fuori il Grande Raccordo Anulare, avevano fatto amicizia con dei ragazzi di Roma centro.
Ora Anya e Valter si ritrovavano come se fosse la cosa più naturale del mondo a parlare loro due, soli per la prima volta, dopo quattro mesi che si conoscevano, sotto il cielo azzurro e per una volta senza nuvole, nonostante fosse ormai inverno inoltrato, facesse freddo e fossero in attesa dei loro compari.
 


 

[1] L’espressione “fare le vasche” significa passeggiare avanti e indietro per uno stesso luogo, solitamente un viale; poiché Via del Corso a Roma è la cosiddetta “via dei negozi”, “far le vasche” è un modo per dire che si cammina per negozi, solitamente senza entrarvi dentro.
































Note di Saeko:
è la prima volta che mi accingo a pubblicare in questa sezione e soprattutto è la prima volta che provo a creare una raccolta così disomogenea e, per certi versi, credo atipica. Le storie che troverete in questa raccolta (a volte si tratta di one-shot o flashfic, altre volte di vere e proprie long) sono storie che ho ideato negli anni e rimaste al loro stato embrionale, di cui ho molto spesso perso l'interesse, ma non ho mai avuto coraggio di cancellarle. Ho provato negli anni a concluderle, ma arrivata al momento di continuare, non sono mai riuscita a svilupparle, è come se la frase successiva non fosse mai stata capace di venir fuori e fosse quindi rimasta intrappolata nello spazio bianco.
Per alcune di loro c'è un inizio, per tutte manca un finale.
Saranno ovviamente ricorrette e adattate ma non farò più di questo.
Perciò ecco, per quanto possa sembrare strambo, spero di non essere l'unica ad aver provato questa sensazione frustrante e insoddisfacente e beh, spero in qualche modo di avervi attirato.
Grazie a chiunque sia arrivato sin qui a leggere.
A presto.

Saeko's out


 
  
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