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Autore: devil_may_cry_wrath_92m    30/08/2020    1 recensioni
[hitman]
una musica che rimarrà per sempre nel cuore dello spietato agente 47
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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“Obbiettivo eliminato” disse 47 alla persona in ascolto al suo auricolare. Quella persona, era l’unica che il sicario potesse considerare un’amica : Diana Burnwood, la sua consulente all’interno dell’ Agenzia, l’organizzazione per cui lavoravano, lei gli passava le informazioni sul suo obbiettivo e lui ricambiava con la perfezione nell’ucciderlo. Erano una bella squadra perché lei non gli aveva mai messo il guinzaglio al collo: completa libertà di agire, di pianificare e a volte di improvvisare e sempre con un completo successo da parte di 47. Certo, tra i due c’era uno strano legame, fatto di trascorsi oscuri e intrisi di sangue, ma che comunque mai aveva rovinato il loro operato. Anche perché nel loro mondo la parola fallimento non veniva accolta molto bene. Forse c’era un motivo per cui nell’Agenzia la parola “pensionamento anticipato” faceva lugubremente pensare che quello sarebbe stato il tuo epitaffio . “Splendido 47, I soldi sono già stati accreditati sul tuo conto. Certo che è strano” “Cosa?” “Il cliente. Non sono riuscita a trovare niente su di lui” “Forse apprezza la privacy, puoi dargli torto?” “No. Forse hai ragione tu. Ti contatterò quando avremo un’altra missione per te” Niente aveva mai rovinato la loro collaborazione, ma forse questa menzogna lo avrebbe fatto. 47 sapeva bene chi era il cliente: lui stesso. Aveva usato il suo denaro per assoldare se stesso per compiere un’ omicidio. Era quasi da ridere se non fosse che c’era una ragione precisa per cui lo aveva fatto. Marco Colonna era un tipo spregiudicato. Un ’uomo che non capiva la differenza tra una cosa e una persona; se lui vedeva qualcosa che gli piaceva se la prendeva, incurante dei danni che avrebbe arrecato ad altri. Gli esempi erano innumerevoli ma due, in particolare, erano significativi: il proprietario dell’ Alchemax, una nota azienda tessile ì, si era rifiutato di vendere il suo pacchetto azionario a Colonna che avrebbe garantito, a quest’ultimo, il controllo completo dell’azienda. Quattro giorni dopo Giovanni Delvecchio , proprietario dell’Alchemax, era stato ritrovato morto con un coltello nel cuore in un vicolo di Roma. All’inizio si pensò a un furto ma il fatto che il suo portafogli contenesse ancora il denaro e le carte di credito, e che la sua azienda era stata subito rilevata da quella di Colonnna , indirizzò la polizia verso di lui. Ovviamente grazie a degli ottimi avvocati, e a un alibi che dimostrava che lui era rimasto in ufficio tutta la notte a parlare in video conferenza con alcuni potenziali clienti in Cina, Colonna era stato scagionato. Il secondo, era quello per cui 47 aveva fatto uno strappo alla sua regola più ferrea: mai farsi coinvolgere emotivamente. Gli era accaduto una sola volta e aveva rischiato di rimetterci la vita, ma anche se non riusciva a capire il perché ci era cascato di nuovo. Il nuovo interesse di Colonna si chiamava Nicole Cassel una promessa nella musica lirica, una bravissima soprana e purtroppo, per lei, vittima di atti di stalking che la polizia imputava ad un misterioso maniaco, anche se lei aveva più volte detto che il colpevole era Marco Colonna,il quale, come sempre, aveva un’ alibi inattaccabile per tutti gli “ incidenti” che le erano capitati. La sua macchina incendiata dopo che aveva rifiutato l’invito a cena di Colonna? Lui era in compagnia dei suoi amici che avevano giurato che lui non fosse andato da nessuna parte. Stesso discorso per l’aggressione in strada di due mesi fa; la soprano non aveva visto chi fosse ma era sicura che centrasse Colonna, ma come sempre non c’erano prove. Ormai, Nicole, viveva nella paura. Aveva cominciato a saltare le prove di alcuni importanti concerti e non usciva quasi mai di casa. Quando vide la sua foto nel telegiornale della sera, mentre stava bevendo un caffè in una tavola calda, 47 la riconobbe quasi subito, come la bambina che aveva incontrato molti anni fa quando lui era solamente il piccolo progetto di suo padre, il dottor Ort-Meyer. Aveva ricordi confusi del suo passato, anzi non ricordava quasi niente se non una profonda solitudine e un’angoscia infinita, ma quel giorno di tanti anni fa, quando, mentre si allenava, aveva sentito qualcuno cantare L’ave Maria di Schubert così bene, aveva provato una sensazione nuova che non aveva mai conosciuto: pace. Deciso a scoprire chi gli aveva permesso di avere serenità, seppur per un breve momento, si era diretto verso la fonte di quella voce e aveva trovato una bambina più piccola di lui. Mentre le parlava chiedendo chi era lui, 47 era rimasto fermo chiedendo che cosa fare di lei. Ort-Meyer gli avrebbe sicuramente detto di ucciderla, l’aveva visto in faccia nessuno doveva sapere della sua esistenza, ma qualcosa nel profondo di lui lo aveva trattenuto per la prima volta nella sua vita nel compiere un gesto che lui conosceva fin troppo bene. Aveva avuto nove anni la prima volta che aveva ucciso, certo si trattava di un serpente che lo avrebbe morso se lui non lo avesse afferrato per il collo e non lo avesse schiantato contro il tronco di un albero accanto a lui, ma nonostante questo non poteva dimenticare il fatto che era stato lui a colpire per primo. Suo padre, il dottor Ort-Meyer , si era complimentato con lui e per dimostrare la fiducia che aveva nel frutto del suo lavoro, gli aveva dato una pistola. Gli disse di usarla e 47 per un attimo fu tentato di puntargliela contro. Era stanco di lui e delle sue prove per vedere se era il mostro di cui aveva bisogno, ma poi capì che ciò che veramente odiava era solo se stesso. Alzò la pistola, armò il cane del percussore e se la puntò alla testa, al diavolo Ort-Meyer e i suoi progetti, se 47 non fosse stato il suo successo lo sarebbe stato 48 o 50 o qualunque altro numero avrebbe messo come nome a quelli che sarebbero venuti dopo di lui. Ma poi ci ripensò, era troppo facile morire, sarebbe vissuto e gliela avrebbe fatta pagare, anche se non sapeva come. “Mi odi?” gli chiese Ort-Meyer “sì” replicò deciso 47 e lo scienziato gli disse che ciò era un bene e che era pronto per l’addestramento vero e proprio. Da allora 47 si era addestrato nell’uso di qualunque tipo di arma dalle pistole fino all’uso sapiente del veleno per colpire il proprio bersaglio in ogni modo possibile , ma solo all’età di dodici anni era potuto uscire dall’istituto autonomamente e soprattutto da solo. Aveva deciso di fare una lunga corsa, ed era arrivato fin nel profondo della foresta che circondava l’istituto quando sentì qualcuno che stava cantando L’ave Maria di Schubert e mosso dalla curiosità e da quella strana e nuova sensazione di pace aveva deciso di scoprire chi stesse cantando. Dopo che ebbe portato al sicuro Nicole, 47 tornò indietro e quando Ort-Meyer gli domandò come mai ci aveva messo così tanto, lui aveva fatto una cosa che non aveva mai fatto prima: aveva mentito, gli aveva detto che a causa di un branco di lupi aveva dovuto cercare un posto dove nascondersi e aspettare c he passassero. Gli costò una settimana di isolamento perché per suo padre ciò che aveva fatto era stato un’ atto di codardia. Ma 47 aveva resistito, non soltanto grazie al suo addestramento, ma anche grazie a quella musica che gli aveva dato pace e serenità e quando uscì lo giurò: avrebbe ripagato il debito che aveva con quella bambina, un giorno o l’altro e quando la riconobbe al telegiornale e sentì che la promettente soprano Nicole Cassel era quasi scomparsa dalle scene a causa di un misterioso stalker aveva capito che quel giorno era arrivato.
   
 
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