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Autore: KiaraMad    31/08/2020    2 recensioni
Sollevare i sassi e gettarli in acqua, lontano da sé, non sarebbe stato sfiancante neanche per Jun Misugi.
Forse solo la vecchiaia avrebbe portato delle noie.
La fatica, però, Yayoi cominciò a sentirla prima del previsto.
E non fu una piccola fatica la sua: non fu affatto una piccola fatica.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III. Ossa esposte in un campo

Circa diciotto anni e sette mesi*

 

Alla fine aveva ricominciato a cucinare. Aveva ricominciato a mangiare un po'. Aveva venduto quella casa in poco tempo e ne aveva comprata un'altra, più piccola, un po' più vicino a scuola. Si era trovata un lavoro part-time sotto casa sua, al ristorante di ramen. Faceva la cameriera. La paga non era alta, ma i soldi della casa le sarebbero bastati per almeno sei mesi. 

La sua nuova casa non era che una stanza. Una stanza tutta per sé. Il bagno era grande quanto un ripostiglio. Gli scatoloni del trasloco erano ancora lì, a circondare il letto. Ogni volta che pensava di aprirli e sistemare la roba le veniva voglia di buttare via tutto: tutto quello che apparteneva alla vecchia casa. Si riteneva attaccata agli oggetti, siccome ci trovava qualcosa di straordinariamente umano. Il ricordo: ci trovava il ricordo di quando non le mancava niente. 

Stava cucinando il pranzo per il giorno dopo. Ne stava preparando anche un po' per Jun, perché l'indomani avrebbe giocato la sua prima partita di campionato dopo anni di panchina. 

Stava meglio in quella nuova casa, più a suo agio in una cucina che sua zia non aveva conosciuto. 

Controllò l'orologio. A breve il suo turno di lavoro sarebbe cominciato. Non le piaceva molto fare la cameriera, ma non se ne lamentava troppo: lavorare ed essere ripagata per l'impegno le piaceva. 

Con i genitori non aveva più parlato. Aveva ricominciato a parlare con Jun, ma solo perché lui le aveva promesso che nonl'avrebbe aiutata, che l'avrebbe soltanto affiancata

Chiuse l'acqua del rubinetto e poi si preparò per la serata. 

Il suo datore di lavoro voleva che le cameriere indossassero calze trasparenti sotto la gonna. Diceva che più chiare erano più nella sera gli uomini sarebbero accorsi al ristorante, in cerca di un'accoglienza luminosa. Insomma: una teoria tutta sua, che non aveva alcun fondamento empirico e che, secondo Yayoi, somigliava più a una scusa per una sbirciata di troppo.

«Buonasera, Aoba-san. Sei in anticipo.»

«Buonasera, Bosaru-sensei.»

Yayoi si inchinò, con un sorriso. 

Quel ragazzo aveva più o meno la sua età. Si occupava del ramen al banco, ma non raramente Yayoi aveva dovuto correre in suo aiuto per salvarlo dal licenziamento. Bosaru-sensei era infatti un cuoco tanto eccezionale quanto terribilmente disordinato... poi, certo, era anche simpatico, bisognava ammetterlo, perché era divertente lavorare con lui – soprattutto quando il suo impaccio le faceva dimenticare per un po' la mestizia. 

«Oggi abbiamo un ospite speciale, sai?»

Si allacciò il grembiule.

«Davvero? Chi?»

«Jun Misugi!»

Strinse gli occhi.

«Ah... e quando verrebbe?»

«Non lo so. Prima è passato e ha chiesto di te... se il capo lo venisse a sapere, ti darebbe un aumento. Non tutti conoscono certe celebrità di persona!»

Yayoi pensò che l'aumento, in quelle circostanze, non le sarebbe servito a niente se non a farla sentire ancora più in colpa. 

Notò che fuori un gruppo di studenti stava aspettando di entrare.

«Cominciamo a lavorare, Bosaru-sensei?»

Così iniziò ad accogliere i clienti con il sorriso, proprio come voleva il capo.

 

Ossa esposte in un campo –

nella mia carne il morso

del vento.

[Matsuo Basho]

 

Tsubasa gli aveva confessato che avrebbe chiesto a Sanae di sposarlo e Jun... si era sentito un bambino in confronto a lui. 

Tsubasa stava vivendo i suoi sogni, si stava realizzando ed era anche innamorato. Jun non conosceva molto bene Sanae, ma Yayoi anni prima gli aveva confidato che secondo lei si sarebbero fidanzati presto. Quando Jun glielo aveva chiesto, Tsubasa aveva risposto che ancora lui e Sanae non stavano insieme perché troppo distanti. “So che prima di sposarla dovrei chiederle di fidanzarci, ma... sento che il tempo mi scivola di mano, capisci?”, gli aveva detto Tsubasa. Eccome se lo capiva. Nessuno meglio di Jun poteva comprendere quella sensazione di... di finito. Si erano salutati poco dopo. “Verrò al matrimonio allora!”; “prima lei dovrebbe dire di sì però!”. Aveva riso. 

Tsubasa sembrava proprio diverso: più grande, più adulto. E Jun come appariva, invece?

Spalancò la porta d'ingresso ed entrò.

«Benvenuto, signore.»

L'aveva accolto una ragazza che sembrava poco più grande di lui. 

Non l'aveva mai vista.

«Prego, si accomodi. La serviremo subito.»

Jun si sedette al tavolo che la donna gli aveva indicato. 

Il bancone era pieno quella sera. 

Aveva detto ai suoi genitori che sarebbe andato con la squadra al ristorante e loro non gli avevano fatto domande.

«Signore, come potrei...»

Jun abbassò il menù, per rivolgere la più completa attenzione alla cameriera con il taccuino in mano. E quella cameriera, invece, lui la conosceva benissimo.

«Che ci fai qui?»

Non si scompose, fece finta di niente.

«Credo che prenderò la zuppa di miso della casa e una Asahi*1

Yayoi lo squadrò.

«Una birra?»

«Una birra.»

Non senza qualche esitazione, Yayoi appuntò l'ordine.

«Altro?»

«No, grazie.»

Le sorrise, un po' come si fa con gli sconosciuti: per gentile circostanza.

Ma Jun percepì bene il suo disappunto.

«Bene, signore. Arriva subito.»

Abbassò la testa sul tavolo, ma il sorriso non svanì affatto. 

Tsubasa si sarebbe sposato presto?

«Aoba-san, ma quello è lui

Una voce gli giunse alle spalle, ma non udì la risposta di lei. 

Poco dopo Yayoi posò sul tavolo la birra e la zuppa.

«Quando finisci di lavorare?»

«Non è permesso intrattenersi con le cameriere, signore

Gli era parsa allusivamente aspra, e lui lottò con se stesso per non arrossire.

«Allora vorrà dire che ti aspetterò qui fuori.»

«Non è permesso neanche questo. E poi ci faresti notte, qui finisco tardi...»

Poi qualcuno la chiamò.

Si scusò con Jun e infine sparì dalla sua vista.

 

nella mia carne il morso

del vento?

 

«Ottimo lavoro, Aoba-san. Ci vediamo tra due giorni.»

«Grazie. A presto.»

Uscì dal locale e lo trovò davvero lì, ad aspettarla.

«Non ho voglia di camminare.»

Cominciò a procedere verso casa. 

Lui le si era affiancato.

«Mi ha chiamato Tsubasa.»

«Davvero? Spero stia bene.»

«Mh, mi ha detto che vorrebbe sposarsi con Nakazawa-san.»

Yayoi si arrestò davanti al portone del palazzo.

«Adesso?»

Annuì, nascondendo le mani in tasca.

«Già.»

Yayoi trovò le chiavi.

«Non è un po' presto per pensare al matrimonio?»

Non appena riuscì ad aprire, si voltò verso di lui.

«Ti saluto. Ci vediamo domani a scuola.»

Rabbrividì.

«Credo di non sentirmi bene stasera.»

Quasi cedette la mano che stava tenendo la porta aperta.

«Cosa? Che ti senti? Il cuore?»

Il suo cuore stava battendo troppo velocemente.

«Forse ho solo bisogno di qualcosa di caldo... non preoccuparti.»

Allora Yayoi non ci pensò molto: gli fece spazio.

«Sali. Ti preparo qualcosa. Devo ancora sistemare le cose, ma...»

Non terminò la frase, perché erano già arrivati davanti alla porta di casa. Gli aprì la porta e lo invitò ad accomodarsi. Subito si diresse verso l'angolo cottura. Aveva comprato un po' di sencha*2 per la colazione: non ne era rimasto molto ma poteva bastare per una tazza.

«Scusa, non è ancora un granché... non ho ancora trovato il tempo di disfare gli scatoloni.»

Quando si girò con la tazza in mano, lo trovò in piedi, a un passo da sé.

Jun la ringraziò, poggiando le labbra sul bordo della ceramica. Yayoi si scoprì a osservare quanto quelle labbra sembrassero morbide rispetto alla compattezza della tazza: distolse lo sguardo e si allontanò di qualche passo.

«Comunque, non credo sia presto.»

Alzò lo sguardo per incontrare quello di lui. 

Non aveva capito.

«Non credo che sia presto per Tsubasa.»

Riabbassò gli occhi, ma sorrise al ricordo di Tsubasa bambino, pieno di sogni da realizzare.

«Lui è sempre stato un po' impulsivo. Un po' come te...»

E tornò a fissarlo. 

Jun stava sorseggiando il tè. 

Le parve sorpreso.

«Mi hanno sempre detto il contrario.»

«Se si tratta di calcio, allora non hanno tutti i torti... ma se si tratta di altro, non credo abbiano ragione.»

Le consegnò la tazza e lei gentilmente la ripose nel piccolo lavello. 

Cominciò a insaponarla.

«Stai meglio?»

«Mh?»

«Hai detto che non ti sentivi bene.»

Chiuse il rubinetto e asciugò il coccio con lo straccio, e lo ripose al suo posto.

«Se non mi dici la verità, non ti parlo più.»

Jun ridacchiò.

«Avrei potuto ricattarti anch'io così...»

«Se ti senti meglio, puoi farti venire a prendere dall'autista.»

Fece un passo verso Yayoi, la quale indietreggiò altrettanto.

«Non sto meglio.»

«Non mi sembra...»

«Yayoi, secondo te, Tsubasa si sposerà davvero?»

Aggrottò la fronte. 

«Prima o poi si sposerà anche lui...»

«Sai perché vuole sposarti così presto?»

Yayoi scosse la testa, un po' a disagio. 

Si allontanò da lui e si avvicinò agli scatoloni.

«Dice che sente di avere poco tempo.»

Lei si sedette, e toccò i cartoni con mani e braccia.

«Lui ha tutto il tempo del mondo. Digli di non correre troppo.»

Lo sentì avvicinarsi, e Yayoi non si mosse più.

«Io un po' lo capisco, in realtà... è una sensazione comprensibile, no?»

La sensazione di non avere abbastanza tempo... senza neanche rendersene conto, Yayoi cominciò a spacchettare la scatola che aveva dinnanzi.

«Vuoi sposarti anche tu, Jun?»

Risero.

«Capisco la sensazione, ma non so se lo farei al posto suo.»

Intanto, Yayoi pescò una serie di libri che aveva deciso di tenere.

«Se fossi Sanae-chan, io gli direi di no.»

«Magari lei non vede l'ora.»

«Sanae-chan è una ragazza davvero straordinaria. Credo che lo ami molto... di sicuro accetterà, anche soltanto per stargli vicina.»

Forse, tuttavia, Tsubasa voleva chiederle di sposarlo così presto perché neanche lui ce la faceva più ad aspettare tutti quei mesi per rivederla.

«No... forse ho cambiato idea... se fossi davvero Sanae-chan, accetterei.»

Ma Yayoi non era Sanae e il suo grande amore non era affatto lontano. 

Anzi, era troppo vicino.

«Questa sei tu?»

Si voltò verso il suo ospite. Jun teneva in mano una fotografia un po' rovinata, la quale ritraeva una piccola Yayoi insieme agli zii. 

«Ah, sì. Il mio primo compleanno con loro, prima di trasferirci... in città.»

Jun ripose l'immagine nella scatola, ma Yayoi la ritirò fuori: la posò a terra, insieme a tutta la roba che per giorni era stata nascosta.

Sospirò.

«Credo che sia giunta l'ora di svuotare queste stupide scatole

 

Note d'autrice

*Questa storia non segue esattamente le vicende e la cronologia del manga (ciò vale anche per i capitoli a seguire) e forse i personaggi non si confanno molto alle caratterizzazioni originali. Per questo si è preferito inserire l'avviso di OOC.

*1La Asahi Super Dry è una birra giapponese molto famosa anche a livello internazionale.

*2Il sencha è forse il tè verde più popolare in Giappone. È tra i più amari, ma ha proprietà depurative, è drenante ed è anche un ottimo sostituto del caffè.

 

La poesia qui presente è tratta da Haiku. Il fiore della poesia giapponese da Basho all'Ottocento, a cura di Elena Dal Pra ed edito da Mondadori.

  
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