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Autore: ElfaNike    31/08/2020    1 recensioni
Avatar Darje è scomparso da tempo, ma nessuno è mai riuscito a trovare il suo successore, la sua reincarnazione. Finalmente, dopo quindici anni, Monaco Norbu, vecchio amico di Avatar Darje, riceve la notizia del ritrovamento di un candidato... parte così un viaggio alla ricerca del nuovo Avatar e alla scoperta di quattro giovani di grandi speranze e talenti fuori dal normale.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Nuovo personaggio, Rapunzel
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Dunque, se ho capito bene...- ricapitolò Monaco Norbu -Invece di cercare ispirazione per il Dominio della Terra siete andati a guardare i Dominatori del Fuoco, invece di aiutare le guardie a catturare quello che vi sembrava un ladro avete fatto in modo di aiutarlo, e invece di mantenere il segreto sulle vostre peculiarità come abbiamo fatto per tutto il viaggio avete raccontato tutto a una perfetta sconosciuta.-
Rapunzel e Jack Frost erano davanti a lui, seduti sui talloni attorno a un basso tavolino nella stanza che la famiglia DunBroch aveva assegnato loro.
Dopo il colloquio con Merida e i suoi genitori, in cui la ragazza si era rifiutata di esporre davanti a tutti i motivi per cui asseriva di essere l'Avatar, Monaco Norbu aveva chiesto di parlare in privato con la ragazza e aveva ottenuto un incontro per il mattino dopo. I viaggiatori erano stati rifocillati e erano stati condotti al loro alloggio.
-Sì... maestro...- mormorò desolata Rapunzel.
-Passi per lo spettacolo. Era un festival, non è così strano che abbiate cercato di vedere tutto. Per quale motivo avete pensato che aiutare un ladro potesse essere una buona cosa?-
-Non lo so...- la voce della ragazza era sempre più bassa.
-Mi era stata simpatica.- rispose invece Jack Frost, alzando le spalle -Colpa mia, chiedo scusa.-
Monaco Norbu lo guardò di uno sguardo affilato: -I tuoi trascorsi nella Tribù dell'Acqua ti spingono ancora su una cattiva strada, ragazzo mio.-
-Ma non ho rubato niente!- si difese lui -Abbiamo visto una persona in difficoltà e l'abbiamo aiutata, tutto qui!-
-E l'avete fatto per simpatia, dici?-
-Sì... mi era sembrata affidabile. Ecco tutto.-
Monaco Norbu li fissò intensamente. Poi decretò: -A questa nuova candidata penserò io. Vi prego solo di fare più attenzione la prossima volta.-
-Non succederà di nuovo!- si affrettò a rassicurarlo Rapunzel.
-Già... siamo riusciti a far tenere la bocca chiusa a quelli del Popolo del Sole, riusciremo a chiudere la bocca anche a questa qui.- sbottò Jack Frost.
-Quelli del Popolo...- ripeté esasperato Monaco Norbu, mentre Rapunzel fulminava il ragazzo con gli occhi e lui si copriva la bocca con la mano -Penso di non poterne sentire altre, va bene così. Andate a dormire, per favore.-
Jack Frost si alzò stiracchiandosi e uscì dalla stanza in cerca di un bagno. Rapunzel non si mosse.
Dopo qualche istante di silenzio, il monaco le chiese: -C'è qualche problema, amica mia?-
-Maestro... potrei farle una domanda?-
-Ma certo. Spero di poterti rispondere.-
-Cosa vuol dire che siamo entrambi candidati al titolo di Avatar?-
Il monaco sorrise dolcemente: -Questa affermazione ti ha turbata?-
Lei annuì, senza alzare gli occhi: -È da quando è venuto a cercarmi che abbiamo viaggiato per trovare dei maestri per la mia formazione. Ho sempre fatto del mio meglio per essere all’altezza di tutto questo...-
Monaco Norbu le accarezzò la testa e rispose alla sua domanda: -Vuol dire che sto riflettendo sulle molte vie che il destino ci riserva, mia dolce amica. Non temere, non lo dico perché dubito di te.-
-Ma non dubita neppure di Jack Frost?-
-In effetti no.-
Fuori dalla porta, Jack Frost staccò la schiena dalla parete con una smorfia e andò davvero a cercarsi un bagno.
 
Il mattino dopo, Monaco Norbu fu accompagnato al suo incontro con Merida. Jack Frost e Rapunzel rimasero in camera ad attendere il verdetto.
Passarono un paio d'ore, poi la porta si aprì.
-Il vostro monaco è d'accordo con me.- Merida apparve sulla soglia e appoggiò la spalla allo stipite, le braccia incrociate e lo sguardo soddisfatto.
-D'accordo con te su cosa?- chiese Rapunzel.
-Sul fatto che sono l'Avatar e che voi siete degli impostori.-
-Bugiarda.- si limitò a commentare Jack Frost.
Rapunzel invece non si rassegnò: -Non ci crederò finché non lo sentirò direttamente da Monaco Norbu!-
-In questo momento sta parlando con i miei genitori. Se accetta, sarà lui ad allenarmi nel Dominio dell'Aria, e poi i miei scriveranno alla Tribù dell'Acqua del Nord per richiedere che un Maestro venga qui.-
Jack Frost le rivolse un sorriso sghembo: -Te l'ha detto il maestro, questo?-
-Ovviamente.-
-Allora sei proprio bugiarda.- le voltò le spalle e si sedette per terra a gambe e braccia incrociate.
Merida smise di sorridere e finalmente entrò nella stanza di un passo: -Ti sto riportando le parole del tuo adorato maestro. Come osi non credermi?-
-Ci hai raccontato un sacco di storie da quando ci siamo incontrati. Non ho motivo per credere a quello che dici.-
-Se sei uno ingenuo non posso farci niente. Non ho mai detto di essere una ladra, l’hai deciso tu. Hai fatto tutto da solo e la cosa ti brucia, ma non puoi sicuramente prendertela con me!-
Jack Frost non rispose. Rapunzel non le staccava gli occhi di dosso.
Merida aspettò qualche istante, poi decise di andarsene. Mentre richiudeva la porta, Rapunzel mormorò: -Ti abbiamo detto il nostro segreto perché ci hai assicurato che potevamo fidarci di te.-
-Avete fatto male, biondina.- e la porta si richiuse dietro di lei.
 
Monaco Norbu tornò poco dopo, con aria grave. I due discepoli si alzarono in piedi al suo ingresso.
-Maestro, allora?- chiese Rapunzel.
-È davvero quello che dice di essere?- rincarò Jack Frost.
Monaco Norbu li calmò con un gesto: -Effettivamente ci sono elementi che mi portano a crederlo.-
-No! Davvero?-
-Spero che questo tuo rifiuto non sia dovuto a pregiudizi, amica mia.- la rimproverò il monaco -Tuttavia devo confessarvi che c'è qualcosa che mi sfugge. Come ho detto ai suoi genitori, ho bisogno di tempo per meditare su tutto quello che stiamo scoprendo. Ho l'impressione che mi stia sfuggendo qualcosa.-
-Non è l'unico che ha questa impressione, maestro.- commentò amaro Jack Frost.
-E ci dica! Come mai è così sicura di essere l'Avatar?-
-Vorrei potervelo dire. Purtroppo i DunBroch mi hanno pregato di tenere per me quello che ho scoperto.-
I due discepoli si mostrarono delusi, ma il maestro li rimise in riga mandandoli in giardino ad allenarsi nel loro dominio per quel poco tempo che restava loro prima di mangiare. 
 
A pranzo, i viaggiatori furono ammessi alla tavola dei DunBroch. Conobbero così anche i fratellini di Merida, tre gemellini iperattivi e incapaci di stare seduti, e un giovane dall'aria da bellimbusto, che dama Elinor presentò come il promesso di Merida: il giovane MacIntosh, che quel giorno si sarebbe unito a loro.
Jack Frost guardò il giovane con ironia, compatendolo, e Rapunzel pensò mestamente che sembravano fatti l'uno per l'altra.
L'espressione di Merida, dal canto suo, era una maschera di pietra. Per l’occasione l’avevano agghindata a festa, era truccata e i suoi capelli erano raccolti sopra la testa attorno a un accessorio largo e piatto tenuto all’attaccatura dai dei vistosi fiori bianchi. La conversazione languì per tutto il pasto e furono tutti contenti di alzarsi.
Nel pomeriggio, Monaco Norbu si dedicò al suo discepolo e mandò al laghetto del giardino Rapunzel perché continuasse gli esercizi iniziati a fine mattinata. Lei vagò per le aiuole e i sentieri, finché non trovò il suddetto laghetto su cui nuotavano placidamente anatre tartaruga.
Sorridendo, la ragazza decise di sedersi a gambe incrociate sotto un albero per meditare prima di iniziare l’allenamento, dietro a dei cespugli che la nascondessero un po’ per non essere disturbata. Fu rimanendo lì immobile che sentì dei passi avvicinarsi: erano Merida, sempre strizzata nel suo corsetto e nella sua pettinatura, e MacIntosh, tutto baldanzoso. Rimase ad ascoltare i tentativi di seduzione del ragazzo: -Madamigella, vi trovo meravigliosa.-
Merida non rispose.
-E trovo anche la vostra grazia e la vostra discrezione incantevoli.-
Ricevette di nuovo silenzio in risposta, ma non si arrese, probabilmente credendo si trattasse di nobilissima discrezione, qualità essenziale in una moglie: -Quando saremo sposati, e quando erediterò dei possedimenti DunBroch e MacIntosh, vi farò vivere nel lusso e nella ricchezza. Vedrete che non vi farò mancare nulla.- cercò di prenderle una mano.
Lei la ritrasse subito: -Dimenticate forse che sono i miei fratelli i legittimi eredi della ricchezza DunBroch?-
-Assolutamente.- rispose lui -Ma vi ricordo che buona parte di quella stessa ricchezza forma la vostra dote. Mi permetterete di credervi erede della famiglia DunBroch allo stesso titolo dei vostri fratelli.- poi si accorse che il discorso andava troppo sull’aspetto economico, così aggiunse: -Ovviamente va tutto a vantaggio della vostra importanza nella famiglia, damigella.-
-Ovviamente.- Merida sospirò.
Allora MacIntosh decise di cambiare completamente rotta: -Certo che gli ospiti di oggi erano quantomai... bizzarri. Due nomadi e uno della Tribù dell’Acqua, sembra una barzelletta. Mi chiedo cosa siano venuti a fare nella vostra dimora... i vostri genitori stanno rinnovando la servitù?-
Dietro i cespugli, il sopracciglio di Rapunzel disegnò un perfetto arco colmo di perplessità.
-Eppure non so come possano fidarsi così di gente di altri popoli. Voglio dire, se fossero dei ladri? O degli impostori?-
Rapunzel tese le orecchie, curiosa di sentire la risposta di Merida a questo proposito, ma lei non ebbe il tempo di replicare, perché lui riprese: -O se dovessero rivelarsi un pericolo? Non temete, mia damigella: ci sarò sempre io, pronto a difendervi col mio possente dominio!-
A quelle parole, MacIntosh si piazzò di spalle al laghetto, le gambe larghe e i pugni sollevati che facevano levitare due massi. Fece per fare qualche mossa di dimostrazione, ma una frusta d’acqua sorse dal laghetto e lo prese alla schiena durante un movimento, facendolo sbilanciare indietro, e  lui cadde in acqua. Si rialzò subito e si guardò intorno: -Chi è là?!- strillò.
Poi vide Rapunzel: -Il tuo amico della Tribù dell’Acqua crede forse di fare il furbo col suo dominio, nomade?-
-Il mio amico è col maestro in questo momento. Tuttavia, non so di cosa stiate parlando: se non siete in grado di tenere la posizione, dare la colpa agli altri non va a vostro onore.-
Lui la guardò in cagnesco, e lei continuò: -A meno che non crediate che sia stata io... ne sareste capace?-
Lui fece per rispondere, poi si ricordò che Merida lo stava osservando: -Ma no, ma no. Non è possibile nascere con un dominio diverso da quello del proprio popolo, no? Non sono così sciocco... Madamigella, permettetemi di lasciarvi. Vado a rendermi presentabile.- e si allontanò a grandi passi.
Le due ragazze lo guardarono andare via, poi Rapunzel sospirò: -Mi stava ubriacando di parole.-
Merida non cambiò espressione: -Non mi sembrava di averti chiesto di aiutarmi.-
Rapunzel sbuffò rialzandosi: -Prego, non c’è di che.-
Allora Merida rilassò le spalle e sospirò: -Va bene, tregua. Ti ringrazio, stava ubriacando di parole anche me.-
Rapunzel sorrise e le due ragazze presero a camminare per il giardino, Rapunzel guardandosi intorno e Merida aggiustandosi in continuazione la gonna e la capigliatura. Poi da lontano videro dama Elinor passare: Merida la guardò attentamente e drizzò la schiena per imitare la sua andatura.
Dopo qualche secondo, Rapunzel chiese: -Proprio non ci vuoi raccontare perché dici di essere l’Avatar?-
Merida scosse la testa: -Non posso.-
-Perché?-
-Perché ne andrebbe dell’onore della mia famiglia.-
-Ma essere l’Avatar è un grandissimo onore! Non è per questo che hai chiamato Monaco Norbu?-
Merida non rispose: si stava grattando con forza dietro la testa. Rapunzel la guardò fare, poi chiese: -Se ieri eri incappucciata alla fiera è perché stavi scappando dalle guardie della tua famiglia, giusto?- Merida la lasciò ragionare, cercando di capire dove volesse andare a parare -Li ho visti, in giro per la villa: hanno le stesse uniformi di quelli che ti inseguivano. Vuol dire che stavi cercando di scappare? Vuol dire che vuoi scappare, e questa dell’Avatar è la scusa perfetta?-
Merida scosse la testa ridendo: -Oh, no! Non ho nessuna intenzione di scappare! Sono fiera di essere una DunBroch! Però diciamo che... se per accertarsi che sono l’Avatar dovessi andare via fino a dopo la data del matrimonio... non mi darebbe fastidio.-
Rapunzel la guardò sconcertata: -Ti sei inventata una frottola solo per scongiurare un matrimonio?! Hai idea di cosa voglia dire essere un candidato al ruolo di Avatar?!-
-Non è una frottola. Quando ho chiamato il vostro monaco ero seria. Però no, non so cosa voglia dire essere un candidato al ruolo di Avatar e non me ne importa granché. A me interessa essere libera. Hai idea di cosa voglia dire essere moglie di uno che ti sposa solo per i soldi, e poi una volta ricco e nobile si scorda della tua esistenza?-
Rapunzel rimase interdetta: -Va bene, il matrimonio è un obbrobrio e non vuoi sposarti. Ma se davvero sei convinta di quello che dici, perché non svelare a tutti le tue prove?-
L’altra ragazza scosse la testa, poi la guardò negli occhi e disse: -Va bene, ti racconto una cosa. Tanto la sanno tutti, al villaggio te la racconterebbe chiunque. Quando mia madre era incinta di me, Avatar Darje venne a visitare il villaggio col suo seguito. Ovviamente i miei genitori gli offrirono ospitalità, e nel congedarsi posò la mano sul ventre di mia madre e la tenne lì per qualche momento.-
-Mi stai dicendo che questa è la tua prova?-
-No, ma se le mie prove dovessero rivelare che sono davvero io l’Avatar, questo vorrebbe dire che sono stata scelta da Avatar Darje in persona.-
Rapunzel non disse niente. Si congedò dalla ragazza perché il giovane MacIntosh si stava avvicinando e tornò al suo allenamento. Meditò su quella conversazione per tutto il pomeriggio.
Arrivata la sera, agli ospiti fu chiesto di cenare nei loro alloggi, poiché era necessario che i DunBroch si intrattenessero con il loro ospite. Rapunzel ripensò al pomeriggio e al fatto che adesso non trovasse più tanto che Merida e MacIntosh fossero fatti l’uno per l’altra.
Dopo mangiato, la ragazza raccontò la storia di Avatar Darje a Jack Frost, che la ascoltò con un sopracciglio inarcato dall’inizio alla fine.
-E tu credi a questa storia?- chiese alla fine.
Rapunzel annuì.
-È un’altra delle sue bugie, Rapunzel. Non stare a pensarci.-
-Ha detto che lo sanno tutti, al villaggio. Vuol dire che non è una bugia.-
-Dire che lo sanno tutti non vuol dire che lo sanno tutti.- poi aggiunse -E se anche fosse vera non vorrebbe dire niente.-
-Se Avatar Darje ha scelto in chi reincarnarsi vuol dire per forza qualcosa!-
Allora Jack Frost realizzò: -Hai paura che per questo tu non sia più considerata una candidata?-
Rapunzel giocherellò con una ciocca della treccia: -Sì.- ammise infine -Sto lavorando tanto per questo e Monaco Norbu conta su di me. Se Avatar Darje avesse deciso in chi reincarnarsi scavalcando il ciclo delle reincarnazioni, e se davvero fosse lei l’Avatar, allora tutti i miei sforzi sarebbero... inutili.-
Jack Frost annuì ma non disse niente. Non era per niente convinto ed era deciso ad andare a fondo della situazione. Tutti gli insegnamenti sul ciclo delle reincarnazioni di Monaco Norbu gli frullavano in testa e non si rassegnava al fatto che Merida potesse intromettersi in quell’equilibrio secolare in qualche modo. Doveva assolutamente capire come quella ragazza facesse ad essere così sicura di quello che diceva.
Con la scusa del bagno uscì dalla stanza, ma la sua compagna di viaggio lo guardò sospettosa e si alzò pochi minuti dopo che fu uscito.
In effetti, Jack Frost non era andato in bagno. Era saltato suoi bassi tetti della villa e correva in direzione delle stanze dei padroni di casa. Se nessuno voleva dargli delle risposte, se le sarebbe andate a cercare.
Fu così che, sbirciando in un giardino dopo l’altro, trovò infine quello delle stanze di Merida.
Rapunzel, invece, seguendolo dal basso arrivò ad una porta. Prese fiato e la socchiuse, dando un’occhiata all’interno. La stanza aveva le porte spalancate sul giardino e Merida era seduta alla fontana, giocando con il pupazzetto di Avatar Darje. Quando la vide, dalla fessura della porta, Rapunzel capì che il monaco l'aveva sottoposta alla prova dei cimeli, e che lei l’aveva passata. Sentì un tuffo al cuore.
Poi Merida fece una cosa strana, che né Jack Frost né Rapunzel poterono vedere bene. Si girò verso la fontana, dando le spalle alla sua stanza, e cominciò a maneggiare qualcosa oltre al pupazzetto. Non si capiva bene cosa fosse, ma a momenti si accendeva una debole luce traballante che scompariva quasi subito.
Il ragazzo tese il collo per carpire ogni suo movimento, poi notò a sua volta il pupazzetto di Avatar Darje. Saltò fuori dal suo nascondiglio sul tetto, esclamando: -Ehi! Quello appartiene a Rapunzel!-
Quando lo vide muoversi, anche Rapunzel corse attraverso la camera fino al giardino, per tirare Jack Frost via di lì.
Merida fu presa alla sprovvista tanto da quell’esclamazione quanto dalla folata di vento che il ragazzo aveva usato per atterrare e che la spinse in avanti. Sentendosi presa alle spalle, la ragazza rilasciò attorno a lei una fiammata enorme e incontrollata. Jack Frost ebbe il riflesso di saltare sul tetto, ma Rapunzel non poté chiamare a sé l'acqua della fontana, che era dietro a Merida e quindi troppo lontana, e si coprì con le braccia, finendo spinta indietro con un urlo.
Seguì un attimo di silenzio, mentre Merida si guardava intorno disorientata. Poi i suoi occhi corsero alle scottature sulle braccia di Rapunzel: -Oh no...-  mormorò -Oh no... sono rovinata!-
Rapunzel si tirò su faticosamente e arrancò verso la fontana, ripiegata sulle braccia, trattenendo le lacrime di dolore: -Va tutto bene.- disse con voce strozzata -Passa subito.- immerse le braccia nell'acqua: chinandosi profondamente in avanti, anche la sua treccia cadde nell’acqua e quando lei prese a curarsi i capelli brillarono della luce riflessa dal dominio nell’atto di guarigione.
-No che non va tutto bene.- Jack Frost con un balzo atterrò di nuovo sull'erba: -Hai rovinato il pupazzetto di Rapunzel, e le hai fatto molto male.- disse con tono grave.
Merida abbassò gli occhi al pupazzetto che teneva ancora in mano. Alcune parti erano carbonizzate.
-Tienilo tu, allora!- urlò, lanciandolo in faccia a Jack Frost -Chi vi ha detto di venire qui, nelle mie stanze private! Andatevene subito!-
-Sì. Forse è il caso che torniate in camera vostra.- Monaco Norbu era apparso nella stanza. Non vedendo tornare i suoi discepoli dal ‘bagno’, aveva avuto un brutto presentimento ed era venuto a cercarli.
I due abbassarono lo sguardo, mentre lui continuava: -I DunBroch ci hanno offerto ospitalità, il minimo che possiate fare è portare loro rispetto. Scusatevi per l'intrusione e andate subito in camera.-
Jack Frost si morse la lingua e obbedì, stringendo il pupazzetto rovinato: fece un mezzo inchino e biascicò un "Tutte le mie scuse." poi saltò sul tetto con agilità e scappò verso i suoi alloggi.
Monaco Norbu si avvicinò a Rapunzel e le sfiorò la spalla: -Anche tu.-
Rapunzel alzò la testa: -Scusaci. Non pensavo saremmo arrivati a tanto.-
-Adesso vai a fare un bagno. Ti aiuterà e potrai curarti senza fretta.- le ordinò il monaco.
Rapunzel obbedì e corse via. Le braccia le facevano già molto meno male.
Monaco Norbu si rivolse quindi a Merida, che non si era più mossa e non aveva perso il suo sguardo disperato: -Ti prego di accettare le mie scuse. Non accadrà più. Se può aiutarti...- aggiunse -...sappi che di loro puoi fidarti.-
-Mi hanno rivelato il loro segreto. Come faccio a essere sicura che non dicano in giro il mio?-
-Mi sa che non ti resta altro da fare.- Monaco Norbu si congedò.
Merida rimase da sola nel giardino. Si guardò le mani e scoppiò a piangere.
  
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