Ecco la Itachi-Madara chiesta da Mishka (che dopo averla chiesta non si è più fatta ne sentire ne vedere ) per la vecchia raccolta “Strange Travel” cancellata tempo addietro per mancanza di recensioni, ma in coincidenza molte richieste -.-
The Successor (Madara-Itachi)
La
sua immagine si rifletteva alla perfezione in quel rosso liquido
profumato.
Come
una fonte della verità rossa dei suoi peccati
più gravi.
Un
vino dall’annata eccezionale. E lo bevve lentamente per
giunta,
come solo un vero degustatore saprebbe fare.
Ma
dopotutto lui poteva permettersi di tutto, anche bere un vino
costosissimo, o in alternativa, piacere
ancora più grande, mettere
fine alla vita di una persona.
Era senza scrupoli Madara Uchiha. Ed era fiero di condurre ormai da trenta anni “l’azienda di famiglia”. Preferiva di gran lunga quel nome che il termine più volgarizzato di yakuza. La mafia giapponese.
Alle sue spalle, oltre le grandi vetrate del suo nero ufficio, una Tokio notturna conduceva la sua vita mondana ignara dell’occhio del suo padrone.
“Madara...”
la
voce di un improvviso interlocutore però, lo distrasse da
quel puro
momento di meditazione. Conosceva alla perfezione chi aveva davanti.
Itachi
Uchiha era il suo nipotino
preferito. Tanto scaltro quanto spietato. un sicario così
silenzioso
che neppure lui si era accorto della sua venuta. Un successore
perfetto si potrebbe dire…
Se
non fosse per quella sua bramosia di potere che lo rendeva, a tutti
gli effetti, più un competitore che un erede.
E sapete una cosa? Lui ne andava fiero.
Andava fiero di quel nipote che, fattosi ormai uomo, non attendeva altro che detronizzare quel bastardo di suo zio.
“Itachi. Che sorpresa! Devi dirmi qualcosa di importante caro?!”
L’ambiguità
strafottente del capo famiglia era spesso una questione odiosa. Una
questione che il giovane Uchiha non sopportava più.
L’abisso
tra Madara e Itachi era nell’applicare le proprie idee.
Il
giovane, senza ombra di dubbio, era ancora più spietato del
vecchio
zio al comando. E quest’ultimo lo sapeva alla perfezione.
Sapeva
perfettamente che il nipote, stava seriamente pensando di
detronizzarlo. E sapeva perfettamente che le sue ottime doti di
oratore avevano abbindolato molti della famiglia Uchiha. Le sue spie
lo avevano informato di per tempo, ma lui inspiegabilmente non aveva
voluto contrattaccare.
Sapeva tutto di Itachi. Perché in un certo senso, era una creatura sua. Forgiata da lui stesso ma perfettamente autonoma.
“È finita Madara”
Di corpo e di pensiero...
Sorrise ancora più maggiormente Madara, nel sentire quelle parole dettate lentamente e fermamente. Sorrise perché ora la sua creatura era davvero perfetta! Perché in questo momento, questo fantastico momento, il boss stava per essere detronizzato. E lui lo aveva cresciuto apposta per questo. Perché un vero purosangue potesse depositarlo in maniera degna.
“Ti ho cresciuto bene... Nipotino mio”
Ma
non aggiunse altro, perché poi il suo perfido sorriso gli
morì in
volto. Lasciando largo ad una espressione sorpresa e ad occhi sempre
più spalancati e vitrei.
La
morte per Madara Uchiha era arrivata silenziosa e fulminea. Arrivata
nientemeno che dalla pistola di suo nipote. Il silenziatore messo
sulla canna ebbe l’effetto di attutire il colpo.
Un’arma letale
posta con somma eleganza all’interno del nero taglieur.
E
il corpo dello zio cadde con grazia sulla moquette anch’essa
nera.
Seguito prima dal vetro del calice di vino che si rompeva con
altrettanta eleganza su quella superficie costosa. Tutto nero come
ogni cosa in quell’ufficio malinconico. Persino le rose
scarlatte
poste in un vaso della scrivania parevano sporche dei peccati di
Madara.
E
ora… erano anche sporche di quelli di Itachi.
“Hai fatto il tuo tempo Madara. Tutti in famiglia sono con me adesso”
E
ora toccava a lui guidare “l’azienda di
famiglia”. Nota più
volgarmente con il nome di mafia giapponese. Una volgarità
che lui
non era affatto disposto ad accettare. Perché loro erano
semplicemente i padroni della città.
Quella
città che ora se ne stava a divertirsi ignara al di fuori
delle
grandi vetrate oscurate del suo nuovo palazzo di potere.
E
mentre il giovane capo prendeva posto sulla maestosa poltrona nera
posta oltre la scrivania di marmo, il suo unico pensiero si
indirizzò
dove ora giaceva il corpo esanime del fu “zio
Madara”.
Un
pensiero semplice, ma che per lui era di un’esigenza estrema.
“E ora come farò a togliere le macchie di sangue dalla moquette?!”
Complimenti Madara Uchiha.
Sei ancora una volta riuscito a creare un perfetto mostro. Sii fiero di ciò in eterno.