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Autore: daphtrvnks_    01/09/2020    1 recensioni
La mia pelle una volta pallida, un vanto per chi viveva nel lusso, ora è scura.
L'americana continua a guardarmi, abbiamo legato in queste ultime settimane, sa che io, una stupida cinese, non posso fare molto.
Riproverò questa notte. 
Sopravviverà, ne usciremo insieme.''
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Chichi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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22 ottobre 1942


La guardia eseguì l’ordine, teneva il giovane dalle braccia conducendolo a passi cadenzati verso l’ufficio del generale.

Chichi guardava dalle sbarre i due camminare, in pena nell’osservare come i piedi del soldato si trascinassero stancamente sul pavimento.

Un nodo alla gola la soffocava, non sapeva cosa fosse successo a Bulma nel corso di quella notte e cosa, di lì a poco, sarebbe accaduto.

Sperava soltato che il generale tenesse conto delle condizioni del suo sottoposto, che un barlume di razionalità mista a bontà lo persuadesse dal lasciarlo stare, non era sua la colpa, era loro, era della cinese, della sporca comunista, la quale unico peccato era quello di voler sopravvivere, di voler tornare in patria, di poter vivere.

Li vide svanire oltre la porta, poi la stanchezza si impossessò di lei facendola crollare in un angolo della cella.



Vegeta aveva fatto rivestire l’americana, mentre sistemava la sua cintura e abbottonava i bottoni dorati della sua divisa la porta venne aperta.

Un espressione infastidita abbellì il suo volto ancora madido di sudore.

Alzò lo sguardo ritrovando una delle guardie che teneva a fatica Kakaroth.

Lo gettò a terra e in un gemito sofferente il giovane alzò gli occhi incontrando quelli stupiti del generale.

Con un gesto della mano intimò alla guardia di andare e così egli fece richiudendo la porta. 

Ghignò divertito da quella piacevole visita, le sue dita libere giocarono con i guanti che infilò avanzando verso il corpo martoriato del suo amico.

- Che bella sorpresa. –

Goku scostò il suo sguardo portando la sua attenzione sulla prigioniera, nella sua mente annebbiata il ricordo di ciò che Vegeta ebbe fatto tornò vivido come un lampo, ella si sistemava l’abito; una serie di lividi adornavano la sua pelle assieme a rossastre macchie recenti.

Non gli ci volle molto per intuire cosa fosse successo poco prima.


- Kuso yarō, anata wa butadesu... -


Urlò a pieni polmoni in un giapponese stretto, il tono cadenzato dall’accento dialettale.

Vide il ragazzo alzarsi a fatica ed a Vegeta bastò una lieve spinta perché lui cadesse nuovamente sulle ginocchia con un tonfo.

Bulma rimase in disparte, tremante come una foglia, ancora scossa dall’amplesso avuto precedentemente.

Le coscie umide, del liquido ancora colava fino alle caviglie macchiandole le scarpe.

Avrebbe dovuto sentirsi violata, abusata dalla forza e dalla potenza del vile che aveva dinanzi agli occhi e le fu strano sentire dentro di sé come quel sentimento in realtà fosse coperto e soffocato dall’attrazione che provava nei suoi confronti.

Avrebbe dovuto odiarlo, schifarlo e, forse, lo faceva anche, ma il tutto era annebbiato dalla bellezza di quel corpo.

Dai segni che gli aveva lasciato sulla pelle con le unghie sporche, sulle labbra morse e si sentì una stupida.

Mentre la sua compagna era chiusa in una cella lei si era concessa al nemico, si era lasciata possedere dal diavolo e le era persino piaciuto e lo avrebbe rifatto di nuovo e ancora, senza fermarsi.


Vegeta sorrise divertito, non aveva mai visto Kakaroth in quelle misere condizioni, così debole e fragile. 

Sarebbe stato un esempio, gli sarebbe piaciuto vederlo nuovamente alla mercè del tempo, bloccato in un punto strategico, essere ammirato dai suoi colleghi, essere da ammonimento per le prigionere, per chiunque osasse mettersi tra i piedi interrompendo il suo sadico gioco di potere. 

Se fosse svanita l’amicizia che provava nei suoi confronti? 

Non era mai esistita, era solo invidia, non era altro che gelosia, voglia di vincere, di avere tutto quello che aveva lui. 

Solo questo e nulla più. 

Cacciò la pistola. 

Le iridi cristalline di Bulma brillarono dallo sconcerto, tutto ma non quello. 

Non era pronta per vedere la morte in quel modo, non inferta da qualcuno di così intimo verso un altro essere vivente. 

Non in quella maniera tanto rude. 

Non lì, non con lei. 

Si fece indietro finendo su una delle sedie, strizzò con forza gli occhi non volendo assistere. 


La canna della pistola premette sul collo di Kakaroth, il più giovane degludì. 

Vegeta non l’avrebbe mai fatto, nonostante tutto confidava in lui, esisteva ancora un briciolo di umanità in quelle viscere temprate d’odio. 


- Ripetilo Kakaroth e questo proiettile ti uscirà dalla bocca. – 


Divertito, quel ghigno sulle labbra era un sorriso storto, inquietante, ma che Golu aveva già visto numerose volte.

Le sopracciglia corrughate e quegli occhi stretti e alberganti d’orgoglio. 

- Anata wa butadesu. -

Sussurrò Kakaroth, lo sguardo fisso nei suoi pozzi d’ossidiana, il tono duro e di sfida che anche in quella situazione nei suoi confronti non mancava


Vegeta non gliel’avrebbe data vinta, troppo facile, troppo patetica come scena e a lui piacevano i gran finali. 

Tolse la pistola afferrandolo dalle braccia ed aprendo la porta scaraventandolo nuovamente contro il pavimento pulito. 


- Guardie, prendete questo traditore e la comunista. – 


Bulma si riprese, riaprì le palpebre facendosi pervadere dalla luce che per attimi la accecò stordendola.

Si rimise in piedi avvicinandosi alla porta, alle spalle del generale ed urlando un sonoro ‘No, Lei no!'

La bocca le venne tappata e Vegeta ordinò alle guardie di far vedere alle prigioniere quali possono essere le conseguenze nel cercare di scappare da Sumatra. 


25 ottobre 1942


Il sole picchiava forte, le giornate a Sumatra si alternavano tra tempeste e afa infernale.

Chichi sembrava aver perso la concezione dello spazio e del tempo. 

Rimaneva china con lo sguardo sul terreno sottostante. 

Legata a mani e piedi a quel palo con la costante paura di cadere e di finire con il viso sfracellato sulle pietre. 

Vegeta li aveva mostrati alle prigionere come fossero dei fenomeni da baraccone, il sorriso largo, le aveva tirato i capelli e poi al suo compagno aveva sollevato il viso tenendolo con forza dalla gola. 

Quando una delle guardie aveva osato ribattere sostenendo che non era quello il comportamento consono ad un generale uno sparo aveva rimbombato su quell'isola, il corpo era caduto all'indietro senza vita, le donne avevano urlato e Chichi aveva seguito con lo sguardo i colleghi trascinare il cadavere nelle fosse. 


Passati i due giorni spesso i soldati le passavano accanto, la osservavano e poi allungavano le mani tastando i suoi seni, sfiorandole le cosce e strappandole brandelli del vestito lasciando che la sue pelle venisse oltraggiata dal caldo, bruciata.

Le labbra screpolate, senza saliva, non riusciva a dir di no. 

A malapena si muoveva sotto le loro parole, sotto i tocchi. 

Si lasciava andare e nemmeno le lacrime sembravano volerla aiutare, per dissetarla appena.

Al suo fianco Goku le teneva compagnia, per le prime ore aveva parlato, si era dimenato nonostante la stanchezza e Chichi lo aveva osservato in silenzio, non si era lasciata abbattere sputando a chiunque le si avvicinasse, come una iena ringhiava, malediva in cinese strizzando la punta del naso e urlando, ed ora quasi si pentiva di aver consumato senza nessun risultato la saliva e la voce. 


- Sei viva? - 


Sentì impercettibilmente, sembrava un eco lontano ma era più vicino di quel che pensava. 

Volse lo sguardo, la luce intensa la accecò e schiuse appena la bocca in un gemito che non volle uscire. 

Annuì soltanto, il collo scoperto dai capelli era scottato, così come le spalle. 

Muoversi le faceva male. 


- L'importante è questo. - 

Sentì dire nuovamente. 

Sospirò con lentezza sollevando appena il viso, la frangia le annebbiò lo sguardo ma potè notare dalla finestra dell'ufficio del generale qualcuno osservarla, un gesto con le mani come a rassicurarla. 

Allora, qualche speranza esisteva ancora. 

Pensò. 




** - Maledetto bastardo, sei un porco… -

** - Sei un porco. - 

  
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