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Autore: seamari    02/09/2020    4 recensioni
DARK!MERLIN and MERTHUR AU
Durante l'assedio di Camelot a causa di Cornelius Sigan Arthur scopre che Merlin è uno stregone e, sentendosi tradito, lo bandisce da Camelot. Merlin, disperato, accetta la proposta di Sigan di unirsi a lui e per qualche mese nessuno sa più niente del giovane servo finchè il regno non è di nuovo sotto attacco.
DAL TESTO:
Non può essere lui.. Non può..
La mente di Arthur rifiutava l'impossibile. I suoi occhi vedevano quel ragazzo che credeva di conoscere come le sue tasche e che aveva imparato ad amare ma la ragione non riusciva ad accettarlo.
Che fine avevano fatto i suoi occhi?
Quegli occhi azzurri, dolci e pieni di malizia che gli facevano tremare il cuore?
Se n'erano andati insieme a lui.. lasciando il posto a quella grottesca parodia.
Sentì le gambe tremare. Stavano per cedere, lo sapeva. La vista era quasi appannata e il respiro usciva spezzato.
Il ghigno freddo del suo ex servitore gli aveva letteralmente bloccato il cuore per un attimo.
Aprì la bocca, cercando di dire qualcosa ma l’unica parola che gli uscì in quel momento fu:
“Merlin..”
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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"Maestà."

Arthur non si girò al richiamo dei suoi cavalieri.

Rimase immobile, fissando il punto dove il suo ex servitore era appena comparso. Si passò la lingua sulle labbra, sentendole bruciare nel punto in cui l'aveva sfiorato.

Non riusciva neanche a pensare. Sentiva l'orrore invaderlo a ondate e offuscargli la mente. L'unica cosa che vedeva erano quegli occhi dorati, innaturali, che lo avevano gurdato con disprezzo, odio e disgusto.

Cosa sei diventato...

Sentì la nausea minacciarlo e fece due respiri profondi per cercare di calmarsi. Era quasi riuscito a riprendere piena coscienza di sè quando, all'improvviso, un grido di terrore puro squarciò in due la notte accapponando la pelle del biondo. Si girò di scatto verso il palazzo in fiamme, con la paura di nuovo pulsante nel corpo, in tempo per vedere una della finestre del lato est esplodere con forza generando una scintillante pioggia di vetri.

“GWEN!”

Non ci pensò due volte: Arthur scattò verso il castello, afferrando la spada che giaceva più in là, il cuore in gola e ignorando ancora una volta i richiami dei suoi cavalieri.

Sperava, sperava con tutto il cuore che Gwen fosse riuscita a difendersi, a scappare...

Quello che non sapeva però, era che il burattinaio aveva appena iniziato a muovere i suoi fili.

***

Avanzava con passo sicuro in mezzo a quella distruzione con totale noncuranza verso quella che una volta era stata la sua casa.

Il fumo nero e denso non lo disturbava, al contrario, sembrava diradarsi al suo passaggio creando un corridoio libero, coperto solo da polvere e cenere.

Osservò la finestra distrutta davanti a sè: era bastato un guizzo delle iridi per farla infrangere e un incanto mormorato a mezza bocca per simulare il grido di Guenevire. Sapeva che questo avrebbe attirato Arthur in quel corridoio: l'orgoglio da cavaliere e l'affetto per la serva erano sentimenti fin troppo facili da manipolare.

Ma ora Arthur stava arrivando, lo sentiva. Così come sentiva quella forza dentro di lui che lo attirava inesorabilmente verso il Re di Camelot.

Una spinta, una pulsione al centro esatto del cuore che lo guidava verso il centro dei suoi pensieri. Era sempre stato così da che ne aveva memoria... da quando aveva abbracciato il suo Destino ma, soprattutto, da quando lui e Arthur si erano spinti ber oltre il limite consentito.

L’immagine dei loro corpi, nel letto caldo e invitante del Re, che si muovevano con decisione e con passione entrarono prepotentemente nella sua mente.

Si dovette sorreggere al muro con una mano al ricordo.

Al ricordo dei loro baci, dei loro sguardi e dei loro tocchi roventi; il dolore era troppo forte, tanto da fargli spezzare il respiro.

Strinse i denti, odiandosi per quelle debolezze e serrò le palpebre.

Cercò di calmarsi, concentrandosi sulla magia che fluiva dentro di lui ma, più provava a scacciare quei ricordi dalla testa più quelli si insinuavano prepotenti nella sua memoria.

Spalancò gli occhi: le pupille si raffreddarono, tornando di quell'azzurro ghiaccio che per mesi erano stati solo un ricordo e ridonando a quel viso la sua antica bonarietà e familiarità.

Ma fu un istante.

Strinse le palpebre, cercando di riacquistare lucidità e dopo aver preso un lungo respiro sentì il corpo sciogliersi dalla tensione.

Un breve sorriso soddisfatto.

L'attimo dopo riaprì gli occhi, oro fuso scintillante.

Sempre sorridendo si raddrizzò, guadagnando il centro del corridoio, sentendo ormai vicina la sua preda.

***

 Arthur arrivò in cima alle scale est, la spada sguainata.

Quell’ala del castello era stranamente priva di fiamme. C’era solo qualche fiammella che consumava i resti di tendaggi e arazzi ma nulla a che vedere con la distruzione di prima.

Si bloccò appena prima di svoltare nel corridoio, poggiando le spalle al muro.

Fece un respiro profondo, la spada in alto di fronte a sè. Sapeva che girato l’angolo doveva essere pronto a qualsiasi scena si sarebbe prospettata davanti ai suoi occhi. Cercò di non pensare alla possibilità di trovare Gwen a terra, in fin di vita.

Sarebbe stata colpa sua, solo colpa sua...

“Faccio così paura?”

Arthur si irrigidì di colpo.

Il tono perverso e divertito di Merlin gli arrivò con la forza di una frusta sul viso.

Aveva percepito la sua presenza, lo stava aspettando...

Bene, pensò Arthur, bene, questa volta sono pronto anche io.

Un ultimo respiro profondo e il biondo superò la colonna su cui era poggiato e si ritrovò nel corridoio.

Merlin era lì, da solo.

Dentro quel castello che li aveva visti servo e principe, amici, amanti.

E infine, nemici.

“Non ho paura di te”

Lo vide ridacchiare in risposta. Sembrava sinceramente divertito dalla risposta del biondo ma allo stesso tempo per nulla sorpreso.

“Il tuo orgoglio finirà per ucciderti, Arthur” ironizzò Merlin scuotendo lentamente la testa.

“Ci hanno provato in tanti, ma come vedi sono ancora qui.” Fu la risposta a tono del principe. Con una cupa soddisfazione vide gli occhi dello stregone stringersi per la rabbia.

“E a chi credi sia dovuto questo, mh?” Sibilò il moro avvicinandosi di un passo verso Arthur. “Chi credi di dover ringraziare per il fatto che Camelot abbia ancora un Principe reggente?”

Arthur non rispose. Si limitò a fissarlo, ingoiando a vuoto e la mente che lavorava velocemente.

“Dov’è Gwen?” sibilò dopo un attimo di silenzio. Un rapido movimento degli occhi gli confermò che la ragazza non era lì. Non vedeva tracce di sangue nè altro che gli facesse intendere che la serva era ferita, o peggio.

“Sei davvero prevedibile, Arthur.” Lo canzonò Merlin, avvicinandosi ancora. “Non mi interessa nulla di Gwen, o del popolo, o dei tuoi amati cavalieri.” Sembrava sinceramente annoiato, quasi insultato. “L’unico che voglio veder soffrire... sei tu.”
 

“L’unico che voglio veder felice sei tu”

Gli occhi azzurri di Merlin brillavano mentre guardavano i suoi. Erano abbracciati, semi sdraiati sul baldacchino nelle stanze di Arthur, precauzionalmente chiuse a chiave da qualche ora. 

“È così, Arthur. Non voglio altro.”

Il biondo l’aveva guardato intensamente per poi baciarlo di getto. Gli aveva preso il viso tra le mani per sentirlo più vicino, poi con uno slancio lo aveva portato sopra di sè, le labbra talmente vicine da mescolare i respiri.

“Sempre”
 

 

Arthur sbattè le palpebre, tornando bruscamente alla realtà. Il ricordo di quella notte passata a fare l’amore con Merlin più e più volte era esploso davanti ai suoi occhi, insieme a dolore, nostalgia e senso di colpa.

Scoccò un’occhiata al moro e lo vide sorridere, compiaciuto.

Fu quel sorrisino a farlo infuriare. Serrò la stretta sulla lama, il volto deformato dalla rabbia. Era sul punto di alzarla e sferrare un attacco quando, per la seconda volta, sentì la spada volargli via dalle mani.

Atterrò parecchio lontana da lui, troppo anche per poter solo pensare di raggiungerla. Trattenne un’imprecazione e tornò a guardare Merlin che non sembrava essersi mosso di un centimetro.

“È la vendetta quella che vuoi? È questo che cerchi?” Gridò allora Arthur. “ Sono qui, forza. Sono pronto!” Allargò le braccia, mostrandosi totalmente disarmato. Non poteva nulla contro quel livello di magia, lo sapeva. Qualsiasi mossa avesse fatto sarebbe stata inutile e potenzialmente controproducente per il suo popolo e l’intero regno.

E non l’avrebbe mai permesso.

“Sono pronto.”
 

Merlin inclinò la testa, guardando con curiosità il biondo.

Sapeva che Arthur avrebbe combattuto fino all’ultimo. Avrebbe resistito oltre il limite umano. Per il popolo, per Camelot e per sè stesso.

Sarebbe morto per proteggere il suo Regno.

Morto da eroe, da cavaliere.

Ma non era la morte di Arthur quello che lui voleva.

Era il suo dolore, che cercava.

Quella notte Arthur avrebbe provato la sua sofferenza. Quella che si era portato dietro per mesi, che lo aveva dilaniato dentro, che lo aveva trasformato, permettendo alla magia di prendere il sopravvento.

Questa era la sua vendetta.

Si avvicinò di più al principe fermandosi a qualche passo di distanza da lui. Alzò lentamente il braccio destro, la mano artigliata all’altezza del suo viso.

“Balla per me, Arthur.”

Un sussurro appena percettibile.

La sua mano tesa si serrò all’improvviso e un urlo disumano si propagò in tutto il Castello.

Arthur cadde a terra, agonizzante. Il dolore sconvolgente, il corpo in fiamme.

Urlò, urlò e urlò con tutto il fiato che aveva, finché non divenne troppo.
 

E tutto si fece buio.

 

 

Angolo Autrice:

Ciao a tutti! Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. Questa storia è contemplata per essere di tre capitoli quindi siamo già relativamente alla fine.

Voglio ringraziare di cuore chi ha messo questa storia tra le preferite e le seguite e soprattutto per chi ha speso due minuti per lasciare una recensione! Grazie, grazie, grazie.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, ci tengo tantissimo. Spero di far arrivare presto l'ultima parte ma temo che, causa esami, ci metterò un pò di più. Due settimane al massimo, ecco!

Un bacio a tutti e a presto!

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