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Autore: seamari    25/08/2020    3 recensioni
DARK!MERLIN and MERTHUR AU
Durante l'assedio di Camelot a causa di Cornelius Sigan Arthur scopre che Merlin è uno stregone e, sentendosi tradito, lo bandisce da Camelot. Merlin, disperato, accetta la proposta di Sigan di unirsi a lui e per qualche mese nessuno sa più niente del giovane servo finchè il regno non è di nuovo sotto attacco.
DAL TESTO:
Non può essere lui.. Non può..
La mente di Arthur rifiutava l'impossibile. I suoi occhi vedevano quel ragazzo che credeva di conoscere come le sue tasche e che aveva imparato ad amare ma la ragione non riusciva ad accettarlo.
Che fine avevano fatto i suoi occhi?
Quegli occhi azzurri, dolci e pieni di malizia che gli facevano tremare il cuore?
Se n'erano andati insieme a lui.. lasciando il posto a quella grottesca parodia.
Sentì le gambe tremare. Stavano per cedere, lo sapeva. La vista era quasi appannata e il respiro usciva spezzato.
Il ghigno freddo del suo ex servitore gli aveva letteralmente bloccato il cuore per un attimo.
Aprì la bocca, cercando di dire qualcosa ma l’unica parola che gli uscì in quel momento fu:
“Merlin..”
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione, Contesto generale/vago
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Ash and Dust

Ash and Dust

“La cattiveria nasce dai sentimenti negativi come la solitudine, la tristezza e la rabbia.

Viene da un vuoto dentro di te che sembra scavato con il coltello, un vuoto in cui rimani abbandonato quando qualcosa di molto importante ti viene strappato via."

   - Ry Murakami

 

 

 

Le tende bruciavano.

Tutto il corridoio era pieno di fumo nero, denso e intossicante.

Gli occhi di Arthur cercavano una via di fuga in quella trappola a gas ma non riusciva a scorgere niente... nè le porte delle camere, nè le armature, nè i lampadari.

Nulla.

"Maestà! "

Si girò verso le scale e con gli occhi semi chiusi intravide tre figure imponenti che venivano verso di lui.

"Per di qua maestà. Presto!"

Tossendo e barcollando Arthur corse verso Sir Lion che reggeva il mantello rosso da cavaliere davanti al viso per pararsi dal fumo.

"Avete trovato la causa di questo incendio?" Tossicchiò raggiungendoli.

"Non ne siamo certi sire." Rispose Sir Percival. "Ma prima di tutto dobbiamo portarvi via di qui"

"Il popolo...?"

"È salvo Sire. Non vi preoccupate... ci abbiamo pensato noi." Lo tranquillizzò sir Gwaine.

Scesero le scale velocemente, osservando e scansando la distruzione che quel fuoco caldo aveva creato. Arthur strinse i denti pensando al palazzo distrutto, al popolo spaventato e ai feriti che Gaius stava curando.

Voleva uccidere chiunque fosse il responsabile, affondare la spada nel suo cuore mentre vedeva i suoi occhi spegnersi lentamente. Voleva vederlo soffrire in preda al terribile oblio della morte, pagare per ciò che aveva fatto.

"Eccoci sire"

I quattro cavalieri scesero i gradini dell'ingresso, crollando al suolo e respirando a pieni polmoni l'aria pulita.

Arthur alzò lo sguardo al cielo. La notte trapunta di stelle era illuminata dalle fiamme del suo castello che si alzavano alte verso gli dei. Si alzò in piedi osservando il palazzo soccombere alla furia dell'incendio, i pugni chiusi in una morsa con le unghie che si conficcavano nella carne e un senso di vuoto al centro esatto del petto.

"Ammirate il mio capolavoro maestà? "

Il re e i cavalieri si girarono di scatto, le spade sguainate.

Di fronte a loro cinque figure incappucciate disposte a mo’ di piramide, i lunghi mantelli che sfioravano il terreno, la zona superiore del volto coperto da maschere nere ma con cinque ghigni ben visibili sulle labbra.

La figura centrale aveva la maschera nera impreziosita da morbidi e eleganti ricami e il sorriso più malvagio che Arthur avesse mai visto.

Era indubbiamente il capo di quel piccolo gruppetto ma c'era qualcosa... qualcosa in quell'ombra nera che gettava al re una profonda inquietudine.

Chi era quell'uomo?

"Vedo che siete rimasto sempre lo stesso sire. Avete la lingua lunga ma quando dovete rispondere alle domande essa si frena subito." Sussurrò con divertimento la figura.

Quella voce...

“Suvvia mio signore... Non posso credere che non avete davvero niente da dire..”

"Hai ammesso di aver dato fuoco al castello ma non vedo pire o olio incendiario con te. Deduco che tu e i tuoi accoliti siate degli stregoni." Ringhiò Arthur. "Ebbene vi pentirete amaramente di ciò che avete fatto. Non avrò pace finché non sentirò le vostre urla mentre ardete tra il vostro stesso fuoco!"

Il biondo si fece avanti alzando la spada su di se ma non riuscì a compiere due passi che questa gli volò via dalle mani con incredibile leggerezza ed atterrò parecchi metri più lontano da loro.

Le figure non si erano neanche mosse.

I cavalieri subito si avvicinarono al re sguainando loro stessi le spade e questa volta Arthur vide chiaramente un bagliore velocissimo negli occhi dell'ombra prima che le spade di Gwaine Percival e Lion raggiungessero la sua per terra.

"Siete sempre stati troppo permalosi per i miei gusti." Disse la voce con fare annoiato. "Sempre troppo pronti a difendere il vostro misero orgoglio da cavalieri."

Lo stomaco del re si contrasse dolorosamente, la sensazione di disagio sempre più schiacciante.

"Da come parli sembra quasi che ci conoscessi da molto tempo..."

La figura esplose in una risata tanto fragorosa quanto fredda, priva di divertimento... da accapponare la pelle.

Eppure conservava qualcosa di conosciuto ad Arthur.

Quella risata...

"Direi che ci avete messo poco a dimenticarvi di me sire."

Una mano dell'ombra andò lentamente ad abbassare il cappuccio dal capo rivelando capelli neri come la notte. La figura si inchinò con fare regale difronte al Re, calcando con lentezza ogni gesto.

Le viscere di Arthur si accartocciarono per il terrore di ciò che stava succedendo

Quell'irriverenza...

L'ombra si passò una mano davanti al viso lasciando che la maschera scura sfumasse come se fosse fatta d'aria mostrando quel volto familiare.

"Non salutate un vecchio amico, sire?"

 

 

Emrys guardava il viso di Arthur Pendragon precipitare dall'iniziale incredulità al terrore più puro.

Aspettava quel momento da sei lunghi mesi e finalmente erano faccia a faccia. Sorrise tra sè, eccitato dalla reazione del Re alla sua vista. Si godè quegli attimi di silenzio come solo chi aveva pazientato tanto a lungo poteva fare e assaporò il momento in cui vide gli occhi di Arthur guardare sconvolti i suoi.

Sapeva cosa avrebbe visto: due occhi dorati, luminosi e carichi di odio.

Tutto il contrario di quelli azzurri che lo contraddistinguevano ma ormai la magia aveva preso il pieno controllo di sé; poteva dire di conoscere a pieno il significato della parola potere.

Lo sentiva scorrere dentro di lui, attraverso ogni vena, ogni cellula del suo corpo, fremere nelle sue mani e ardere nei suoi occhi.

Vide Arthur disperato socchiudere la bocca e soffiare un "no" strozzato.

 

Sorrise di nuovo.

 

 

 

 

Non può essere lui... Non può...

La mente di Arthur rifiutava l'impossibile. I suoi occhi vedevano quel ragazzo che credeva di conoscere come le sue tasche e che aveva imparato ad amare ma la ragione non riusciva ad accettarlo.

Che fine avevano fatto i suoi occhi?

Quegli occhi azzurri, dolci e pieni di malizia che gli facevano tremare il cuore?

Se n'erano andati insieme a lui.. lasciando il posto a quella grottesca parodia.

Sentì le gambe tremare. Stavano per cedere, lo sapeva. La vista era quasi appannata e il respiro usciva spezzato.

Il ghigno freddo del suo ex servitore gli aveva letteralmente bloccato il cuore per un attimo.

Aprì la bocca, cercando di dire qualcosa ma l’unica parola che gli uscì in quel momento fu:

“Merlin...”

 

 

 

Il fuoco del castello gettava ombre spettrali su di loro.. illuminava e oscurava i loro visi rendendo ancora più inquietante la situazione. Lontano, il rombo di un tuono riempì il silenzio che si era creato e le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere insistenti su di loro.

"Merlin?" Sussurrò Arthur facendo un passo avanti.

"Non sono più Merlin. Non per te." Sibilò il ragazzo. "Il mio nome è Emrys."

Arthur si fermò, come se si fosse scontrato contro una parete invisibile.

"Perché?" Fu la sola cosa che riuscì a chiedere.

Il mago sorrise lievemente.  " Non dirmi che non te l'aspettavi. Non dopo avermi cacciato come se fossi un mostro pericoloso."

"Pensavo fossi tornato a Ealdor da tua madre..."

"E invece ho seguito Sigan" Lo interruppe Emrys per lui sempre sorridendo. "Ti ricordi di Cornelius Sigan vero?"

Arthur non rispose subito. Si limitò a fissarlo con gli occhi serrati per un attimo. "Il tuo maestro non è con te adesso? Ti ha mandato qui e lui è rimasto nascosto come un vigliacco eh?" Gli ringhiò contro con furia gelida.

"Oh no. No no no. Sono venuto qui per mia volontà." Rispose lo stregone come se la frase del Re l'avesse offeso nel profondo. "Mi conosci così poco, Arthur?"

Un altro ringhio da parte del biondo. "E allora dov'è lui, eh?"

L'ex servitore lo fissò per un lungo momento, il viso illuminato da una gioia perversa e gli occhi dorati che bruciavano di eccitazione.

"L'ho ucciso."

 

 

"Tu... cosa?"

Sorriso di carta.

"L'ho ucciso." Ripetè lentamente. "Avevo appreso da lui tutto ciò che poteva offrirmi. Non aveva più nessuna utilità."

Il cuore di Arthur battè più velocemente, la nausea che minacciava di sopraffarlo e una frase martellante nella testa.

'Non è vero... non è vero... non è vero...'

"Perchè." Chiese allora guardando fisso quegli occhi così sconosciuti. "Perchè fai questo?" Cercò di tenere il più possibile ferma la voce ma non potè evitare il magone in gola che gli spezzò a metà l'ultima parola.

"Perchè?" Sussurrò Emrys di rimando. "Ricordi quella notte, Arthur? La notte in cui hai scoperto che sono uno stregone. La notte in cui Sigan si risvegliò. La ricordi?"

Certo che lo ricordava, pensò il biondo.

 La notte più brutta della sua vita era impressa nella sua mente, incisa come graffito sulla pietra. La notte in cui il suo più fidato amico e la persona che... amava?... lo aveva tradito.

Dimenticare era impossibile.

"Ricordi come non mi hai nemmeno concesso di spiegare? Come hai deciso che io fossi un mostro... che avessi sempre tramato contro di te. Mi hai cacciato via minacciandomi di morte se avessi più rimesso piede nel tuo regno." Calcò le ultime parole con disgusto, il volto deformato dalla rabbia. "E fu allora Sigan che mi ha offerto di andare con lui. Mi ha promesso un posto dove non dovevo più temere chi fossi, dove potessi essere accettato... dove potessi avere la mia vendetta."

Si interruppe solo per vedere il Re inghiottire a vuoto e potè giurare di aver visto gli occhi del biondo scintillare.

"Accettando questa parte di me la magia ha preso il sopravvento. Ho passato sei mesi ad allenarmi nelle foreste del regno di Cendred, combattendo contro i miei pari e distruggendoli, diventando sempre più forte. Ed ora eccomi qua."

Faccia a faccia,  finalmente.

 

 

Lampi, tuoni, flash accecanti, urla del popolo spaventato, gente che correva spingendosi a vicenda e quasi travolgendosi per cercare di sfuggire dalla furia dei gargoyle... Camelot in tumulto.

E poi c'erano loro due; l'uno sconvolto, l'altro terrorizzato.

"Sei uno stregone.."

Il blackout.  La mente non rispondeva più ai comandi. Aveva cercato il suo servo in lungo e in largo, preoccupato per quell'idiota che riusciva sempre a cacciarsi nei guai, e l'aveva trovato nella piazza vicinissimo ad un mostro di pietra.

Stava già correndo verso di lui quando l'impensabile era accaduto.

Lo aveva visto tendere la mano semi aperta verso il gargoyle con decisione e un attimo dopo questo era esploso in mille piccole parti che erano ricadute con lentezza, in estremo contrasto con la violenza che aveva distrutto quella pietra.

Merlin aveva abbassato la mano guardandosi intorno alla ricerca di altri pericoli e in quel momento i suoi occhi incontrarono quelli spalancati di Arthur.

"Sei uno stregone"

Un sussurro, niente di più.

Aveva socchiuso la bocca cercando di dire qualsiasi cosa ma si era paralizzato alla vista dei quei vividi occhi dorati.

"Arthur"

La sua voce...

"Arthur ti posso spiegare..."

Si stava avvicinando. Lo vedeva fare dei passi incerti verso di lui e Arthur, per istinto, si era allontanato.

Merlin si era bloccato a quel gesto e lo guardava con occhi disperati.

"Arthur?"

"Stai lontano da me."

Un colpo al cuore.

"Mi hai mentito per tutto questo tempo."

Una coltellata al petto.

"No... no Arthur ti prego. TI PREGO!"

Era terrorizzato, si vedeva, ma lui non riusciva a ragionare.  Era sprofondato in un incubo: Merlin gli aveva mentito, Merlin lo aveva tradito.. Merlin era uno stregone.

"Non ti avvicinare" Gli aveva puntato contro la spada afferrandola con fermezza per non far vedere che il suo braccio stava tremando.

"Sei un mostro."

Aveva trattenuto il respiro Merlin, il dolore che gli aveva stretto la gola in una morsa e il panico che aveva reso i suoi occhi lucidi e disperati.

"Non sono un mostro" aveva mormorato. "Sono sempre io. E tutto quello che sono, tutto quello che ho fatto... l'ho fatto per voi. Per te."

Arthur aveva scosso la testa, come per scacciare una visione terribile dalla mente.

"Non ti credo..."

"Arthur..."

"... mi ero fidato di te..."

"... puoi ancora farlo..."

"... devi andare via da Camelot..."

"... no Arthur!"

"... e non tornare mai più. "

Vi prego... non fatelo.

"Io non voglio che torni più"

 

 

 

Arthur sentì i suoi cavalieri mormorare dietro di lui.

Poteva immaginare cosa stessero sussurrando, cosa le loro menti stavano concependo.

La sua, d'altro canto, era arrivata ad una sola conclusione: la persona che aveva di fronte non era il suo Merlin. Quella creatura nera dagli occhi dorati aveva distrutto il suo servitore, lo aveva annientato nel profondo.

Fece un respiro profondo sentendo la paura e l'incredulità scivolare via lasciando il posto alla rabbia.

"Che cosa vuoi stregone?" Sibilò facendo un passo avanti. "Non ti lascerò distruggere Camelot!"

"Ma io non voglio distruggere Camelot". Emrys cominciò a camminare verso il Re, con la calma degli invincibili e il mantello nero che scivolava suo terreno.

Arrivò ad un passo da lui, i visi ad un centimetro di distanza.

Un brivido antico nel cuore di entrambi.

"Voglio distruggere te." Gli sussurrò dolcemente. "Voglio vederti soffrire come ho sofferto io."

Si avvicinò ancora di più lasciando un bacio lieve e allo stesso tempo rovente sulle labbra del biondo.

"Comincia a tremare, Arthur".

 

Guardami adesso.

Non sono più un servo.

Non sono più un ragazzo.

Non sono il tuo patetico giocattolo che butti via quando ti sei stancato.

Sono il burattinaio che tira tutti i fili.

Sono io che decido se continui a ballare o se i tuoi fili sono spezzati.

 

Con lentezza, si tirò sul capo il cappuccio scuro girandosi senza un parola verso le restanti quattro figure.

Un lieve spostamento d’aria... l’attimo dopo erano spariti.

  
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