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Autore: Airlys    17/08/2009    5 recensioni
Una Remus/Nymphadora. Tonks pone a Remus una domanda della quale lei si è già risposta inconsciamente. Una domanda strana, non comune, come lei. . Aspettava che lui tornasse e attraversasse il fiume per abbracciarla, per dirle che era tutto un incubo, uno scherzo e che la riportasse a casa.
Aspettò invano, lui non arrivò.
Guardò l’orologio: mezzanotte e un minuto.
Era comparso per sessanta secondi, dopo la mezzanotte, la notte di plenilunio.
La storia è a lieto fine!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Avvertenze:

Lievi spoiler Harry Potter DH.

In questa one-shot  non si tiene conto della fine dell’ultimo libro di Harry Potter, e Teddy Lupin non è ancora nato…
Buona lettura.

 

 

Secondo te, la Luna si sente sola, lassù?

Una ragazza giovane  dai capelli grigi e l’aria stanca camminava lungo la riva di un fiume.
Lacrime trasparenti le rigavano il volto mentre camminava, distrattamente, verso una meta non stabilita.
Non si curava nemmeno di asciugare quei cristalli liquidi, lasciava che cadessero confusamente sul terreno, dopo aver percorso la loro strada, nascendo dagli occhi scuri e tristi, correndo sulle guance per poi morire soffocate tra le labbra o terminando il loro tragitto sul suolo sottostante.
La ragazza sollevò il viso perlaceo e lo voltò verso la luna, piena quella sera.
Ricordava la battaglia finale di Hogwarts mentre si sedeva su di un masso, vicino all’acqua argentea per la luce riflessa dalla luna, alta nel cielo, a 10 minuti alla mezzanotte.
Ricordava che il suo ragazzo, suo marito, Remus, un Lupo Mannaro, era stato ucciso da un Mangiamorte, Dolohov, quella sera.
Nella sua mente ripercorreva col pensiero tutte quelle immagini dolorose:
lei stava combattendo contro Bellatrix, la cara
zietta Bellatrix Lestrange, quando, con la coda dell’occhio, riuscì a vedere che Remus stava lottando contro Dolohov, il quale gli scagliò contro un Anatema Che Uccide, la maledizione senza perdono Avada Kedavra, mettendo fine alla sua vita.
Ricordava di essersi svegliata in un ospedale, al San Mungo. Rivedeva i volti degli amici, cercava il suo viso, senza successo. La verità si fece brutalmente strada dentro di lei: non l’avrebbe più avuto accanto.
Sentiva la nausea salire, l’imminente attacco di panico.
L’ennesimo, dopo l’evento.
SI accasciò al suolo, respirando affannosamente, cercando di calmarsi.
Ma ormai non le importava più neanche quello.
Che senso avrebbe avuto la sua vita senza di lui?
Semplicemente non l’avrebbe avuto.
Nymphadora...Nymphadora...
Sentì una voce chiamarla.
Non chiamarmi Nymphadora!
Biascicò, mentre chiudeva gli occhi al contatto con il terreno freddo.
Poi li aprì di scatto. Quella voce...era la sua voce!
L’aveva salvata dall’oblio. Ancora.
Si alzò velocemente, causandosi dei capogiri.
Barcollò lievemente, prima di riuscire ad alzarsi.
Il cuore le batteva a mille.
Lo cercò con lo sguardo. Era certa che fosse lì. Lui l’aveva chiamata!
Solo lui usava quel nome!
Voltò il viso in diverse direzioni, prima di scorgere un’ombra.
Al di là del fiume.
Sull’altra sponda del corso d’acqua, ora silenzioso, vi era Remus John Lupin.
Le sorrise e lei fece per raggiungerlo.
Lui si allontanò e Tonks si bloccò di colpo. Non voleva che lo raggiungesse.
Guardò la luna alta nel cielo, poi spostò lo sguardo sull’uomo.
Non era un lupo.
E sorrideva. Si perse in quel sorriso. Il suo dolce sorriso, quello che l’aveva fatta innamorare.
Era felice ora, ed implorava che anche lei lo fosse.
Con una promessa d’amore eterno, si allontanò.
Gridò e gridò il suo nome, sperando di fermarlo, ma non riuscì nel suo intento.
La ragazza si accasciò al suolo, lo sguardo fisso sul punto in cui lui era sparito, come se attendesse il suo ritorno in un tempo vicino. Aspettava che lui tornasse e attraversasse il fiume per abbracciarla, per dirle che era tutto un incubo, uno scherzo e che la riportasse a casa.
Aspettò invano, lui non arrivò.
Guardò l’orologio: mezzanotte e un minuto.
Era comparso per sessanta secondi, dopo la mezzanotte, la notte di plenilunio.
Volse lo sguardo al cielo stellato, contemplando la luna e si chiese se si sentisse sola lassù, ma poi pensò che così non poteva essere. Lei aveva le stelle, che erano sue amiche, come lei aveva i suoi amici che l’avrebbero aiutata.
Girò un’ altra volta il capo nel punto in cui Remus era sparito, e le parve di cogliere un’ombra sorridente, in quel posto.
Chiuse gli occhi e li riaprì.
Probabilmente si era immaginata tutto. Lui non c’era.

“Dora...amore, sveglia...” Una voce, roca e profonda al tempo stesso, la chiamò, distogliendola dal suo sogno amaro.
Una ragazza dai capelli rosa scuro, con qualche striatura di grigio, stropicciò gli occhi, prima di aprirli.
Un’ abbagliante luce bianca l’accecava.
Chiuse gli occhi e li riaprì debolmente e lentamente, sperando di abituarli al bagliore intenso.
Sbatté più volte le palpebre, confusa, prima di capire dove si trovasse.
Era in una stanza dalle pareti azzurrine.
Una comune stanza del San Mungo.
Poi alzò il viso, mentre i fatti le ritornavano in mente confusi.
Trovò delle iridi ambrate vicino al suo volto. La scrutavano preoccupate.
Si alzò di colpo, rendendosi poi conto che quella non fu una buona idea, perché una ferita si era riaperta col suo gesto improvviso.
In quel momento non se ne curò: le importava solamente che Remus era lì con lei e stava bene. Più o meno.
Si accorse che lui aveva un bracciò ingessato e qualche cicatrice per il corpo, la parte che si intravedeva.
Le sorrideva, ma lei sapeva bene che quello non era il suo solito sorriso.
No.
Era preoccupato, nonostante cercasse di nasconderlo.
La sua mano si avvicinò al viso della ragazza, portandosi poi all’altezza degli occhi, per asciugare le lacrime che le scorrevano sul volto.
“Era solo un sogno, Dora...va tutto bene...” disse pacato l’uomo.
La ragazza annuì, ancora scossa dai singhiozzi.
Ricordò del vero esito della finale: Voldemort era morto, come la maggior parte dei suoi Mangiamorte, la parte restante era ad Azkaban. Solo pochissime persone dalla loro parte avevano perso la vita e si sentì triste per loro, ma sollevata per il fatto che loro fossero ancora tutti lì. Si diede mentalmente dell’egoista per quei pensieri, ma al contempo si disse che per il momento era giusto che fosse così.
Poi si ricordò del sogno e un’altra lacrima sfuggì al suo controllo.
Remus asciugò anche quella, soffocandola con un lieve bacio, attento a non toccare le ferite che aveva in volto.
Lo ringraziò, poi lo stupì con una domanda.
Doveva chiederlo, voleva sapere se anche lui l’avrebbe pensata come lei si era data risposta nel sogno. O meglio: incubo.
“Remus?”
“Uhm?”
“Secondo te la luna si sente sola, lassù?”
Lui attese qualche secondo, pensando alla risposta che avrebbe potuto darle.
“No, Dora...la Luna ha le Stelle con sé...sono sue amiche. Un po’ come noi qui, sulla Terra. Noi abbiamo i nostri amici, che ci illuminano i periodi bui come la notte. Sono punti luminosi che, pur essendo piccoli, hanno questa capacità. Nulla in confronto al mondo, ma molto per noi” Le sorrise.
“Hai ragione, lo penso anche io” Rispose soddisfatta lei per la risposta.
Decise di tenere il sogno segreto per il momento, forse, più avanti, gliene avrebbe parlato.
Preferiva riposarsi, era stanca e ferita.
Sentì vagamente Remus che chiamava un’infermiera, prima di abbandonarsi ad un sonno senza sogni.

 

Ecco la mia prima fanfiction sul fantastico mondo di Harry Potter e sulla mia coppia preferita.
Ovviamente non rispecchia la fine di Harry Potter DH, cosa che , purtroppo non ho apprezzato.
Remus e Dora non dovevano finire così, per me, naturalmente.
Spero vivamente che vi sia piaciuta e che mi facciate sapere cosa ne pensate.
Critiche e complimenti, sempre che ce ne siano, sono ben accetti.
Aspetto di sapere la vostra impressione.

                                                                                                                 Vale

   
 
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