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Autore: K ANTHOS    02/09/2020    0 recensioni
Come poteva Sara essere a conoscenza addirittura di due omicidi?
Un fremito di terrore lo colse: ora sarebbe toccato a lui?
Rimase esangue al solo pensiero, era quasi in stato di choc, i suoni della campagna gli giungevano ora ovattati e lontani.
Perché non lo aveva ancora denunciato? Cosa la tratteneva?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

 

L’amarezza, unita al risentimento che lo dominava, gli avevano impedito di parlarle.

Riccardo era in difficoltà, si era innamorato di una persona che con tutta probabilità era coinvolta in un caso di omicidio e sulla quale stava per giunta indagando: il destino gli aveva tirato un brutto scherzo.

Si sentiva preso in giro, ferito, proprio lui che per la prima volta nella sua vita aveva dato ascolto ai suggerimenti del suo cuore e proprio da lei che si era convinto essere completamente innocente nonostante i suoi forti dubbi.

Ora sarebbe cominciata la parte più difficile: doveva convocarla in commissariato e già fremeva dal desiderio di sapere come stavano realmente le cose.

Arrivò ad ipotizzare che forse lei conosceva già la sua vera identità e che lo aveva raggirato abilmente senza che se ne rendesse conto: valutò tutto questo con un forte senso di rabbia.

Eppure, ripensando alla notte del suo incubo, considerò che Sara non poteva aver recitato anche in quell’occasione, non credeva possibile che ne fosse stata capace.   

Nonostante tutto continuava infatti a provare gli stessi sentimenti e questo lo rendeva ancora più furente con se stesso.

Era proprio questa sua incapacità di gestire il dato emozionale, di riuscire a calmierare le sue insicurezze, che più di ogni altra cosa lo sconfortava.

Ora però doveva ritrovare la giusta distanza da lei, doveva a tutti i costi riuscire a mortificare l’impulsività del suo cuore, l’indagine sarebbe venuta prima di tutto.

Il viaggio, anche se tormentato, fu oltremodo utile a Riccardo per valutare in modo dettagliato e meticoloso la situazione in cui era venuto a cacciarsi.

Con questi sentimenti contrastanti giunse a Viterbo.

 

Sara arrivò in città con l’autobus dell’Acotral nel primo pomeriggio, ad aspettarla c’era il padre.

-Ciao papà…-

-Ciao Sara, tutto bene? Cos’è questa faccia triste? E’ successo qualcosa con Nicola?- le chiese mentre le prendeva il borsone dalla spalla.

-No papà, sono solo un po’ stanca…- si sforzò di sorridere.

Durante il viaggio non aveva fatto altro che pensare a Riccardo ed era arrivata a destinazione più abbattuta che mai.

Dopo tanti ragionamenti era giunta a darsi tutte le colpe di quello strano comportamento, considerando che forse Nicola aveva ragione, che avrebbe dovuto accantonare tutte le sue paure ed aprire senza riserve il suo cuore a quel ragazzo che le piaceva e la faceva sentire protetta e al sicuro.    

Ragionò che forse, se lo avesse anche solo un po’ incoraggiato, tutto sarebbe potuto andare diversamente. 

-Andiamo a casa, ti riposi e poi ti preparo una bella cena!- la rincuorò a modo suo Agostino.

 

Ascoltava oramai da quasi due ore Armando fare lo sbruffone e parlare a ruota libera del suo lavoro e di chi lavorava con lui. Tesseva le lodi di qualcuno e si lamentava di qualcun altro, il vino gli scioglieva velocemente la lingua.

-Si stava bene quando c’era Sara a gironzolare per l’azienda… una bella figliola veramente…- diceva con occhi spenti.

Era ancora arrabbiato con se stesso per non essere riuscito a combinare nulla con Sara.

-Domani rientra… mia moglie non ne è felice come me. Si era ingelosita sai Ernesto? Capisci… mia  moglie è gelosa di me… lo sa che sono uno sciupafemmine!- ridacchiò scomposto al suo compagno di bevute.

Non avrebbe potuto origliare notizia più gradita, si avvicinò al suo tavolo e si sedette.

-Ciao Armando…ti posso fare compagnia?-

-Certo Fulvio… siediti- gli indicò con mano incerta la sedia accanto a lui.

-Stavi dicendo qualcosa poco fa riguardo un rientro in azienda?- indagò lui.

-Cosa? Ah, si certo… Sara rientra domani… ma solo il mattino…-

-Ne sei sicuro?-

-Sicuro…-

Gli mise altro vino nel bicchiere.

Erano settimane che aspettava questa seconda opportunità.

-Farà sempre consegne?-

-Nooo… questa volta starà in ufficio… al telefono…-

La sua testa era già da tutt’altra parte, completamente assorbita nella progettazione di un piano, ed il suo viso di rimando cambiò espressione: la bocca gli si modificò in un sorriso sbieco di profonda soddisfazione.

Armando, grazie al vino, si sentì in quel momento così tanto in confidenza con i suoi compaesani da rivelare una notizia che avrebbe dovuto tenere per sé:

-Non lo dite a nessuno che…- Armando si guardò intorno come per tutelarsi da orecchie indiscrete.

-… che le telecamere dell’azienda sono guaste, dobbiamo stare attenti ai ladri… mi raccomando… a nessuno…- fece lui brillo e inutilmente guardingo.

Mettere a conoscenza estranei del danneggiamento del sistema di videosorveglianza dell’azienda fu un grosso passo falso per Armando ma un inaspettato colpo di fortuna per quell’uomo.

-Un fulmine ieri… ha bruciato tutto… ma domani le aggiustano però eh…- concluse lui soddisfatto.

Neppure Armando era però a conoscenza di un dato fondamentale: una videocamera provvisoria era stata fatta installare con urgenza lo stesso giorno del guasto a copertura della zona dell’ufficio.

L’occasione che gli si presentava era irripetibile e non l’avrebbe di certo buttata via: aveva poco tempo per rapire Sara e farla sparire per sempre.

 

Quella notte Sara ritrovò le sue consuetudini per cercare di dormire il più serenamente possibile: la luce rimase accesa per tutta la notte ed anche la serranda della finestra restò avvolta per consentire al primo raggio di sole del mattino di inondare la sua camera.

Da sempre guardava con ansia il momento di andare a dormire, solitamente provava a resistere al sonno ma finiva irrimediabilmente per crollare esausta.

Solo la luce, naturale o artificiale che fosse, le dava conforto, l’unica cosa che riusciva psicologicamente a contrastare il buio da cui affioravano le sue visioni.

   
 
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