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Autore: elev    03/09/2020    2 recensioni
Liam e Daniel sono amici fin dalle elementari.
Riflessivo e leale il primo, festaiolo e scansafatiche il secondo, seppur caratterialmente opposti si conoscono come le proprie tasche e sono legati da una stretta amicizia in cui condividono tutto: passioni, speranze, drammi, le corse spericolate in moto e il loro sogno più grande: correre fianco-fianco in un vero campionato.
Quando però la vita si mette di traverso rivoluzionandone i piani, coinvolgendo sentimenti imprevisti e mettendo in discussione anche un forte legame come il loro, improvvisamente rincorrere il sogno diventerà più complicato. Starà ai due ragazzi saper riconoscere il cammino giusto per sé senza dover rinunciare ad un’amicizia per la vita.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 8

*** Daniel ***

Sono riuscito a trovare il tempo per qualche settimana di vacanza prima dei test invernali. Ho convinto tutti a lasciarmi tornare a casa da solo malgrado il volo di 10 ore che mi ha lasciato parecchio stordito.
La mattina dopo sorprendentemente mi sveglio presto. Forse è perché ho passato troppo tempo lontano e non sono più abituato a dormire nel mio letto. L’aria mi sembra diversa.

Negli ultimi tempi sono tornato solo poche volte a casa mia per andare a trovare mia madre, anche perché la maggior parte del tempo era lei che raggiungeva me. Questa volta sento che è differente.
Forse per l’emozione di aver vinto la mia prima gara o il fatto di avere con me il trofeo a cui voglio “far respirare” l’aria di casa, da dove tutto è partito.

Decido di uscire a fare un giro con la mia vecchia moto parcheggiata in garage. Mi emoziono quasi mentre ripercorro le stesse curve che avevo fatto milioni di volte e di cui conosco ancora ogni centimetro: mi hanno portato a tutto questo e io ne sono ancora incredulo.

Quando svolto l’angolo e imbocco la via per ritornare verso casa, in lontananza, scorgo qualcuno che scarica zaini e borse da un’automobile ferma accanto al marciapiede. Mi accorgo che porta una divisa ho un tuffo al cuore.
D’impulso decido di estrarre il mio trofeo e di percorrere la via in un’unica impennata che mi porta dritto di fronte al marciapiede in cui è ferma l’auto.
Sto ancora sorridendo sotto il casco quando la persona accanto al bagagliaio aperto decide di attraversare la strada e di rivolgersi a me.


*** Liam 
*** 


Mi fermo accanto al marciapiede ancora con il motore acceso e prima di aprire lo sportello, osservo la mia immagine nello specchietto retrovisore. Da quando ho deciso di tornare ho trascurato anche le rigide regole dell’accademia, facendo crescere un po’ i capelli e lasciando che un velo di barba incolta mi incornici il viso. Mi vedo più cresciuto e magari lo sono anche, non solo per l’età.
Ancora con entrambe le mani sul volante guardo l’ingresso di casa, anche il piccolo giardino non è cambiato di una virgola. Quasi non ho il coraggio di scendere.
Quando si torna a casa dopo tanto tempo è come se per rientrare nella realtà precedente alla partenza ci volesse un attimo, un ultimo attimo in un pezzo di vita che stiamo per lasciarci alle spalle, che ci sia piaciuta o meno.
È come se non volessi entrarci subito perché ciò comporterebbe l’effettivo cambiamento della realtà delle cose.

Quando finalmente decido di scendere e comincio a scaricare il mio bagaglio, una moto si avvicina percorrendo a gran velocità impennando lungo tutto il viale e si ferma esattamente accanto al marciapiede opposto al mio. Questa scena provoca in me una sensazione famigliare.
Mi fermo a guardare incuriosito e quando noto che il tipo alla guida alza un oggetto verso il cielo come se stesse festeggiando, la stessa sensazione si fa ancora più forte diventando praticamente una certezza.

Il mio amico si toglie il casco confermando le mie ipotesi. Ha un’aria diversa. La maglia che indossa sotto la giacca in pelle ora semiaperta lascia intendere un fisico più asciutto e allenato. I folti ricci color del grano che cadevano ribelli sulla fronte hanno lasciato spazio ad un’ alternativa più corta, e pettinata da un lato che mai avrei immaginato su di lui. A metà orecchio un piccolo anello d’argento brilla alla luce del sole. Ma il sorriso furbo e gli occhi con quella scintilla particolare sono gli stessi del mio compagno di banco delle elementari.

“Non ci credo! Sei davvero tu?” Esclamiamo all’unisono.
“Ce l’ho fatta, ho vinto, ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!” Ripete il mio amico mostrandomi la piccola scultura a forma di circuito montata su una base in pietra. Lo guardo con ammirazione e ci abbracciamo stretti.

“Perché non mi hai avvisato che tornavi?” Chiedo.
“Sorpresa!” Esclama “Tu invece?”
“Solo mia madre, nessun altro…” Lascio intendere il resto.
Nel preciso istante in cui lo dico, nella tasca dei miei pantaloni il cellulare si illumina segnalando l’arrivo di una chiamata. Quando lo recupero e sullo schermo vedo apparire “Nina”, nel mio cuore una nuova speranza si fa spazio senza che ci siano parole da aggiungere.

Daniel mi fissa ammutolito con la bocca aperta, poi, senza dire una parola, mi strizza un occhio dedicandomi un grande sorriso.
Quel genere di sorriso che si fa quando si è stati lontano per troppo tempo e finalmente si è tornati a casa.




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Buonsalve! Tornata dalle ferie che si sono volatilizzate in un nanosecondo rieccomi puntuale con una breve incursione nel capitolo 8.... per motivi di contenuti deve essere breve... non me ne volete! (Forse è anche meglio così non dovete subire troppi sproloqui di questa "robaccia"..... prima dell'epilogo!)
Vado a darmi all'ippica!

Elev
 
  
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