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Autore: eli_mination    03/09/2020    1 recensioni
A Nuova Domino regna di nuovo la pace e i nostri eroi finalmente si concedono una pausa. Crow va a trovare i vecchi amici al Satellite, ma sulla via del ritorno incontra una ragazza che faceva parte del suo passato e che credeva di aver perso per sempre… Come, prego? La trama vi ricorda qualcosa? Significa che siete veterani di questa sezione!
(REMAKE DI “My love, My life”, FANFICTION SCRITTA DA ME E PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA IL 28/06/2013)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Crow Hogan, Jack Atlas, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beline

Quella rivelazione era stata come una doccia fredda per lei. Si era sentita pietrificata, incapace di muoversi, le sue ginocchia facevano di tutto pur di non cedere. Una perdita di equilibrio la fece barcollare, dovette fare un passo indietro per reggersi.

“Io… sono la figlia di Sayer e Astrid…” pensò orribilmente. In un attimo le tornarono in mente tutte le parole dei suoi amici riguardo quell’uomo, che aveva tanto fatto penare in particolar modo Akiza… Suo padre era stato l’artefice di cotanta sofferenza… E lei avrebbe dovuto conviverci per il resto della sua vita.

Astrid cercò di incrociare lo sguardo di sua figlia, ma Beline rimase a guardare fissa il pavimento. Si mise le mani nei capelli. Voleva urlare ma la brutta sensazione le serrava la gola come la mano di un serial killer sul suo collo, pronto a strozzarla da un momento all’altro. Il suo cuore accelerò e venne colta da un attacco di panico…

Fu lì che si rivide… Da piccola… Improvvisamente ricordò tutto.

 

La piccola Beline appena diventata quattordicenne si apprestava a scendere dalla sua nuova moto, seguita da Crow. Era ancora troppo inesperta per guidarla, perciò il suo amico, nonché fratello di altro sangue, le aveva fatto fare un giro come semplice passeggera. Era così felice: Crow, nonostante tutte le sofferenze in seguito alla morte tragica di Robert Pearson, era riuscito a portare a termine un regalo speciale per lei. Si sentiva importante per qualcuno.

Crow le fece l’occhiolino mentre lei rientrava in casa. Si era fatta sera, era il momento di una piccola festicciola organizzata proprio per lei, con una deliziosa torta cucinata da Martha e tutti i suoi amici presenti. Aveva le ali sotto i piedi. 

I festeggiamenti si sarebbero tenuti sul retro dell’abitazione in cui Martha ospitava tutti gli orfani, perciò erano tutti lì ad aspettarla. Beline entrò per cambiarsi e mettersi qualcosa di più comodo rispetto alla tuta da moto. Nel momento in cui giunse in camera, si trovò davanti la figura inaspettata di una donna dalle fattezze familiari. 

“Tu… Chi sei?” domandò stranita Beline, sulla soglia. Era sola in casa, a parte lei non doveva esserci nessun altro…

“Buon compleanno, piccola mia!” le disse quella donna, avvicinandosi a lei e strizzandole le guance. Beline si scostò, confusa più che mai.

“Lasciami andare…” protestò, senza scomporsi troppo. Magari era una conoscente di Martha, pensò.

“Belinda… Cara… Posso offrirti qualcosa in più di questa vita… Non vorresti stare con tua madre?”

Quelle parole la scossero. Avrebbe potuto conoscere la sua genitrice? No… Cosa stava dicendo? I suoi genitori erano morti…

“Va’ via…” la intimò, inquietata. Fece per andarsene ma fu bloccata per il polso. Tentò di gridare, affinché qualcuno accorresse… Affinché Crow accorresse…Tuttavia, sentì un tessuto premuto contro il suo viso che non le permetteva di respirare. Tentò di divincolarsi, ma non servì a nulla. In poco tempo sprofondò nell’oblio, risvegliandosi in una sala fin troppo luminosa.

 

“Belinda… Capisco che queste informazioni possano essere troppo per te e mi dispiace…” sussurrò Astrid, tentando di avvicinarsi alla ragazza. “Credimi, mi dispiace davvero tanto…”

Beline non la ascoltò. Cosa aveva detto prima? Che era contenta che in quegli anni separati dalla madre si era fatta degli amici?

“Tu…” iniziò a dire, sollevando lo sguardo rabbiosa. “Io non avevo nulla… Quando ho iniziato ad avere speranze per il futuro… Mi hai tolto tutto ciò che avevo…”

Astrid si mostrava pentita. Certo, il pentimento arrivava solo nel momento in cui sarebbe stata consapevole del rischio che correva… A stare in stanza con una psichica.

“Sono stata un’egoista, hai perfettamente ragione.” disse ferma, senza lasciarsi andare a nessuna forma di vittimismo. “Io ci tenevo davvero a te e Anthony… Per questo ho fatto in modo che voi poteste essere con me…”

Ebbe un sussulto nel momento in cui Beline tese il braccio verso di lei, con la mano aperta che tremava. I capelli viola erano davanti al suo viso, alcuni si erano appiccicati alla sua fronte sudata, e tra le ciocche spuntavano i suoi occhi. Quegli occhi che trasmettevano sempre dolcezza e serenità adesso erano carichi d’odio. Sua madre era spaventata, si nascose subito dietro un carrellino con sopra degli attrezzi medici.

Beline la raggiunse e tirò un calcio alla sua misera difesa, facendola cadere a terra e lasciando scoperta Astrid, che adesso si copriva la testa ed emetteva versi di terrore.

Un altro ricordo si manifestò nella testa di Beline.

 

“Sayer, smettila subito!” urlava Astrid, quasi sull’orlo del pianto.

“Se mi fermo adesso, il suo nuovo potere non verrà mai manifestato e il tuo lavoro sarà stato inutile!” rispose l’uomo dai capelli rossi, ancora vicino alla macchina che trasmetteva scariche elettriche alla bolla in cui era rinchiusa Beline, che era stremata dal dolore. Non era il primo esperimento a cui veniva sottoposta e sapeva che, quando era il momento di farsi torturare, lei si rassegnava con tristezza. 

“È tua figlia!” gli urlò contro Astrid in lacrima, spingendo via l’uomo dai comandi della macchina. “Come puoi dormire la notte sapendo che tua figlia è sottoposta a sforzi che potrebbero ucciderla?! Per giunta, sei tu che insisti!”

Beline non stava capendo più nulla. Ancora tremava per le scosse ad alto voltaggio ricevute e tutto ballava intorno a lei. Riusciva solo a sentire le voci di quei due, ovattate e confuse, e il sapore ferroso del sangue nella sua bocca.

 

Mantenne la mano aperta nella sua direzione, senza staccare lo sguardo truce da quella donna. Eppure, per quanta rabbia provava, nulla le faceva scatenare i suoi poteri contro di lei. A che cosa sarebbe servito? Perché avrebbe dovuto farle del male? Perché le aveva causato tutto quel dolore, no?

“Anche se dovessi colpirla… I miei ricordi non si ripristineranno…” 

Gli occhi guardarono dunque un punto imprecisato della stanza, un angolo vuoto. Proprio nel momento in cui un ultimo ricordo si fece vivo dentro di lei.

 

L’unico oggetto che le permetteva di avere notizie sul mondo esterno era proprio il monitor di quella macchina a cui era attaccata la bolla in cui era prigioniera. Grazie all’orario minuscolo e la data altrettanto piccola che riusciva a leggere sullo schermo, era capace di stabilire se fosse notte o giorno e quanto tempo era passato. Infatti, in quel momento erano le 11.34 PM. Avrebbe dovuto dormire… Se non avesse passato le precedenti due ore a piangere. Anche la data era particolare… Dal momento del rapimento era passato un anno. Un anno senza la sua vita normale. Quello stesso giorno aveva compiuto quindici anni e non riusciva a pensare ad altro che al suo triste destino. 

In quell’istante, assorta com’era dai suoi pensieri, scattò sentendo la porta aprirsi. Non era ora di fare esperimenti, perché qualcuno l’aveva disturbata quando sarebbe dovuta rimanere in pace?

Si tranquillizzò constatando che la figura giunta in quella sala scura altri non era che Astrid. Nonostante le facesse molta paura e si rifiutasse di credere che fosse sua madre, la trovava una persona decisamente più confortante di suo padre. 

“Belinda, spero che tu stia bene dopo gli esperimenti di oggi…” le disse, richiudendosi la porta alle spalle. Lei non doveva trovarsi lì. Ogni notte, veniva visitata di nascosto da Astrid poiché Sayer le impediva qualsiasi contatto con la ragazza.

“Mh…” disse debolmente, mettendosi a sedere e asciugandosi le lacrime dagli occhi. Quel giorno aveva fatto da cavia ad un altro psichico, il quale era stato costretto a colpirla contro la sua stessa volontà. Povero Hugo… 

“Ti ho portato una cosa…”

Belinda aprì gli occhi stranita quando si vide consegnare un misterioso pacchetto avvolto in un fazzoletto, che prese una volta che Astrid aprì una minuscola porticina nella bolla. Dopo aver sciolto il nodo, si sorprese nel vedere che quello fosse del cibo vero. Una scatola da bento piena di vario cibo. Non ci pensò due volte: prese le bacchette che vi erano al suo interno e si sfamò seduta stante. Era da molto tempo che non metteva del cibo nel suo stomaco, finora si era sempre nutrita dell’energia che scaturiva quella bolla. Al massimo beveva dell’acqua, ma nulla di esaltante. 

Astrid rimase a fissare sua figlia con il sorriso sulle labbra mentre divorava avidamente il contenuto del portapranzo. 

“Tu sei qui anche per colpa mia… Questo è il minimo che io possa fare per te…” sussurrò, rattristandosi. 

Beline ignorò quelle parole e si rimise subito a dormire, questa volta con più tranquillità e leggerezza. Era incredibile come un piccolo gesto, un pasto consumato dopo tanto tempo, potesse alleviare temporaneamente l’anima.

 

Beline tentennò. Non poteva farle del male, non dopo quello che le aveva fatto. Per quanto le sue azioni le erano costate la perdita di una parte importante di vita, lei doveva dimostrarsi meglio di lei. Abbassò la mano e tese l’altra per aiutare Astrid ad alzarsi in piedi. La donna accettò tremante, gettandosi su Beline per abbracciarla. La ragazza non ricambiò quel gesto, piuttosto l’allontanò freddamente.

“Tu mi hai aiutata lì dentro e ho capito che non volevi tutto quel dolore per me… Resta il fatto che sia comunque colpa tua… Per un tuo egoismo personale…”

Beline abbassò lo sguardo mentre pronunciava quelle parole.

“Tuttavia…”

Strinse un pugno. Non poteva credere che stesse per dirlo.

“… Nel bene e nel male, ti sei comportata da madre.”

Astrid fece un mezzo sorriso, iniziando a piangere.

“Scusami, Belinda…”

Beline annuì, senza dare una risposta a quella richiesta di perdono.

“Ho delle richieste da farti, prima che io ti possa effettivamente perdonare…”

“Ti ascolto.” disse Astrid, pronta a soddisfarle.

“Prima di tutto, se c’è un modo per annullare il processo su Sheila prima che i poteri inizino a manifestarsi, voglio che tu lo esegua. Secondo, voglio che tu faccia venire qui le persone che mi hanno accompagnato. Terzo, voglio che tu ti costituisca in commissariato. Quarto…”

Beline alzò lo sguardo.

“… devi delle spiegazioni a tutti noi. Ci sono ancora delle cose che non mi sono chiare…”

 

Angolo autrice

Ragazzi, sono tornata! Come state? ^^

L’estate è finita, quindi niente più pause-vacanza! XD

Tuttavia, vi comunico che probabilmente, a seconda di come mi sento e di quanto tempo avrò a disposizione, dovrò rallentare la pubblicazione. Le motivazioni sono prettamente di carattere personale, in questo periodo non vi nego che mi sento poco motivata nel fare qualsiasi cosa (per farvi capire, ho terminato il capitolo proprio oggi, pochi istanti prima di pubblicarlo, perchè nei giorni precedenti mi mancava la voglia). Anche il tempo, temo, giocherà il suo ruolo nel possibile ritardo di pubblicazione. Tra settembre e ottobre inizierò l’università e non sapendo quali saranno effettivamente i tempi e quanto ne avrò a disposizione tra lezioni, studio e altro faccio prima ad avvertirvi che potrei non pubblicare regolarmente. In più questa situazione del covid neanche aiuta perché ad oggi ancora non so se dovrò fare lezioni online oppure potrò andare in sede. Insomma, capite che la situazione è abbastanza incasinata e ho mille pensieri per la testa ^^’

Probabilmente questa cosa riguarderà soprattutto “Riots” essendo che, se avete letto il primo capitolo, è lungo il doppio di un capitolo di “My Love, My Life”. In ogni caso, può darsi che io riesca a trovsre il tempo e in generale riuscirò ad essere più a posto con la testa per pubblicare.

Devo aver detto tutto, ringrazio molto CyberNeoAvatar (anche per il supporto ^^), jigokuko e Colpani392 per le recensioni, Marlena_Libby che segue la storia in silenzio, di nuovo Colpani392 e jigokuko a cui si aggiunge Black_RoseWitch per aver inserito la storia tra le seguite (e anche tra le ricordate ^^). Siete una forza, ragazzi! :’)

È sottinteso che voi diate un’occhiata a quello che hanno scritto perchè i loro testi meritano ;)

Non mi dilungo ulteriormente, ci vediamo con il prossimo capitolo! ^^

  
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