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Autore: hisgee    04/09/2020    1 recensioni
[Partecipa all'iniziativa "Hurt/Comfort Time" indetta dal forum Torre di Carta]
"La mia gola è secca. La voce è roca; non sto parlando per davvero, ma nella mia testa sento graffiare le corde vocali. Un fastidio che non va via con un bicchiere d’acqua o con latte e miele. Mal di testa; le meningi implorano pietà, come pressate dalle dita sulle tempie che massaggiano. Massaggiano ormai da svariati minuti. Anche ore. Ma guardando le lancette muoversi con un leggero schiocco noto che non sono nemmeno passati trenta secondi; è solo colpa del mio orologio mentale scosso dallo sbalzo improvviso d’umore."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una qualsiasi casa

Partecipa all'iniziativa "Hurt/Comfort Time" indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: A è seduta sul letto con la testa tra le mani, B arriva - fuori sta piovendo;


Cade la pioggia sul tetto di una casa. Una qualsiasi casa, dispersa su una collina, nel nulla, insieme ad una schiera di villette agglomerate l’una sull’altra. Talvolta si sentono tremare le sue deboli pareti al passare dei camion sulla statale. E altrettanto spesso dalle finestre non si vedono dei campi sterminati e una metropoli barocca in lontananza, ma anche delle distese bianche e cieli grigi. Quelli sono i più comuni: si confondono con la nebbia densissima che dalla pianura si disperde verso i monti alle spalle di queste abitazioni di campagna. 

La mia gola è secca. La voce è roca; non sto parlando per davvero, ma nella mia testa sento graffiare le corde vocali. Un fastidio che non va via con un bicchiere d’acqua o con latte e miele. Mal di testa; le meningi implorano pietà, come pressate dalle dita sulle tempie che massaggiano. Massaggiano ormai da svariati minuti. Anche ore. Ma guardando le lancette muoversi con un leggero schiocco noto che non sono nemmeno passati trenta secondi; è solo colpa del mio orologio mentale scosso dallo sbalzo improvviso d’umore.

Il battito del cuore supera la forza dei tuoni. Martellano le orecchie, il collo, il petto. Ho il corpo intorpidito da quegli spasmi sottili; lo sento abbandonarsi, come me al mio momentaneo dolore. L’ennesima discussione, una di quelle inutili che di solito facciamo. Momenti rovinati dall’ansia sociale. Dal disagio. Da me e basta. 

Chiudo gli occhi. 

Avevo promesso di non sentirmi a disagio. Ma credo ancora a questo proposito? Fa parte di me. Non mi piacciono le folle. Non mi piace il silenzio imbarazzante; lo colmo compulsivamente, senza pensare. Ci stavamo divertendo, stavolta. E ho rovinato tutto. Di nuovo.

Ho perso il conto di quante delusioni gli abbia procurato.

Le cosce sono stanche; sento i gomiti perforarle. Non so con quale forza ancora riesca a rimanere seduta. Mi viene da vomitare. Ho bisogno di vomitare. Ma quella sensazione rimane lì: non trova sollievo nemmeno con un tozzo di pane. 

Un vuoto d’aria nei polmoni, sento le orbite cedere lasciando scivolare gli occhi fuori dalle palpebre. Ma i globi sono ancora lì solidi al nervo ottico e nascosti dalle palpebre ormai umide. Il singhiozzo mi strozza.

Dei passi dietro di me: i suoi. Mi mordo le labbra: mi vergogno del mio stesso pianto. La mia schiena è immobile. Posso immaginare la mia figura dal suo punto di vista. Sembrerò come una semplice persona con la testa fra le mani e china verso il pavimento. Ma il singhiozzo mi tradisce. Inalo con difficoltà e rumorosamente. 

Non sento esitazione dietro di me. Un ritmo lento di passi, il cigolio del materasso; si è curvato un po’ sotto il suo peso. Due braccia intorno alla mia vita.

«Non farlo più».

«Ti ho già chiesto scusa, basta» mormoro debolmente. «Non rincarare la dose. Faccio già da me».

Sento la barba stuzzicare lievemente la pelle del mio collo. Il suo viso è poggiato nell’incavo, mi sfiora i capelli.

«Non voglio aggredirti in quel modo. Ma sai che ci tengo».

Non rispondo. Sono troppo incapace.

«Non farlo più».

Schiudo le palpebre e fisso il pavimento sotto di me. Mi stringe ed io chino la testa verso di lui.

«Sono inutile».

«Non lo sei. Semplicemente non ragioni troppo sulle cose».

Sono troppo stanca per pensare ancora. Alzo la testa verso il soffitto.

«Basta...».

«Sì. Basta...».

 
NdA. Si tratta di un testo scritto completamente di getto che potrebbe subire modifiche di forma e quant'altro in futuro. Se doveste trovare errori, non esitate a farmeli notare: in questo modo potrò editare più facilmente. Spero che nonostante tutto possa piacere. A presto!
   
 
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