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Autore: daphtrvnks_    04/09/2020    1 recensioni
La mia pelle una volta pallida, un vanto per chi viveva nel lusso, ora è scura.
L'americana continua a guardarmi, abbiamo legato in queste ultime settimane, sa che io, una stupida cinese, non posso fare molto.
Riproverò questa notte. 
Sopravviverà, ne usciremo insieme.''
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Chichi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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24 Ottobre 1942


Il generale non faceva altro che rimanere al telefono, il suo tono era calmo e freddo, sembrava stesse ubbidendo a degli ordini.

Il suo sguardo di ghiaccio rimaneva puntato sulla scrivania, gli anfibi picchiettavano sul pavimento sporco di terra e nella mano sinistra teneva un nuovo bicchiere di vetro, lo muoveva piano lasciando che il contenuto andasse avanti e indietro, onde ambrate dal forte odore dolciastro e pungente.

Bulma lo osservava, poi spostava il suo sguardo verso il campo dove la sua campagna ed il soldato erano legati su pali di legno.

Mosse le mani in un segno di incoraggiamento incrociando le dita per rincuorarla che tutto sarebbe tornato alla normalità, che entrambe sarebbero state bene, prima o poi.

La speranza non sarebbe svanita, non finché sarebbero rimaste unite.

Poi, in un tonfo, Vegeta aveva lasciato la cornetta sbattendola con fin troppa forza.

Rimase in silenzio per qualche attimo poi si alzò recuperando la sua giacca blu, la infilò non degnando la turchina di nessuna attenzione.

Uscì dall’ufficio chiudendo a chiave e la turchina sospirò, il suo stomaco brontolò dalla fame.

Non mangiava da due giorni e il suo corpo aveva iniziato a patirne le conseguenze, spossata, si sentiva debole eppure, pensò, era fortunata.

Chichi era nelle sue stesse condizioni, ma oltre a ciò era assetata, sotto il sole cocente nessuno si era disturbato a portarle dell’acqua.

Doveva fare qualcosa, doveva aiutarla. 

Dalla finestra intravide il generale recarsi verso i due, le mani dietro la schiena.


Vegeta aveva avute notizie da un superiore, il tenente Imamura aveva bisogno di nuovi ufficiali dopo la prematura dipartita dei comandanti Tsukahara e Hyakutake, e chi meglio dei suoi allievi prediletti?

La Guerra a Guadalcanal era al centro della resistenza contro gli alleati, gli americani avevano intenzione di prendere il controllo dello spazio aereo presente sull’isola e ciò avrebbe potuto comportare una grave sconfitta per i giapponesi.

Dovevano raggiungerli al più presto, avevano bisogno di loro e a malincuore dovevano lasciare Sumatra per andare in pasto alla morte. Prima però dovevano tornare a Nagasaki, confrontarsi con i superiori per nuove strategie e, solo infine, partire.

- Kakaroth, sei fortunato, sai? –

Il ragazzo aprì piano le palpebre ed a fatica alzò il capo, la vista sfocata non gli permetteva di vedere bene il volto di Vegeta ma la sua voce risuonò nei suoi timpani cristallina.

Lo sentì chiamare dei soldati e di colpo si ritrovò tra le braccia di uno di questi.

Fece un profondo respiro, lo sterno doleva ma ebbe la forza di parlare.

- Portate anche lei, vi prego. - 

Quel rantolo che uscì dalle sue labbra secche servì a convincere il tenente, erano rimasti lì abbastanza, avevano dato spettacolo e andava bene così.

Liberarono anche la cinese e Bulma, che nel frattempo teneva d’occhio la situazione, ne fu sollevata.

Vegeta li fece portare nell’infermeria del campo, quando Kakaroth si sarebbe ripreso gli avrebbe spiegato la situazione.


Ci vollero tre giorni perché entrambi si riprendessero, il giusto per poter tornare a camminare e rimanere lucidi.

Bulma aveva passato quei tre giorni a far visita alla sua compagna, il tutto permesso solo dopo essersi concessa nuovamente al generale.

La cosa non le dispiaceva, tutt’altro.

Per quanto si sentisse sporca tendeva a lasciar da parte quel disgusto, i peccati della carne superavano la sua morale e ne era a conoscenza, accettava tutto ciò.

Grazie a questo era riuscita a permettersi libertà che le altre prigioniere potevano solo sognare; una doccia, un cambio di vestiti, addirittura del cibo e una branda dove riposare.

Era così, dunque, che vivevano le donne nel club delle lenzuola?

Sentiva addosso, però, gli sguardi di altri soldati, indesiderati al contrario di quelli di Vegeta.

Si chiedeva se ora fosse di sua proprietà, se fosse diventata, anche solo col corpo, sua. 

Erano pensieri stupidi, la coscienza le ripeteva che concedersi andava bene ma non con la mente, non sarebbe sottostata ai suoi ordini a patto che non avesse ricevuto qualcosa in cambio


Al fianco della mora, distesa nel letto, le fasciava le ultime ferite sulle braccia, la ragazza sussultava e digrignava i denti ma la sua forza d’animo le faceva onore, nemmeno una lacrima era sfuggita dai suoi occhi. 

- Tu.. sai cosa ha in mente il generale?-

Chiese Chichi col suo inglese stentato, fortemente influenzato dalla sua lingua madre. 

Bulma scosse il capo ed inumidì le labbra. 

Vegeta e il soldato parlavano nella stanza affianco, le due udivano diverse parole in giapponese che per loro non avevano nessun significato. 

Inoltre, il fatto che volessero fortemente la loro presenza le faceva dubitare. 

La porta della stanza si aprì, Kakaroth entrò, ancora malandato riusciva a camminare trascinando il piede destro, nulla di grave, una semplice storta che sarebbe passata nel giro di due settimane. 

Lo videro aprire uno degli armadietti e prendere da questo una divisa pulita. 

Infilò la camicia abbottonandola con attenzione, poi fu il turno dei pantaloni dopo aver tolto quelli logori, le calze ed infine gli anfibi. 

Si avvicinò al letto sedendosi e lasciando che il materasso si inclinasse a causa del suo peso. 

- Devi venire con me a Nagasaki. – 

Chichi lo osservò confusa e Bulma si fece di lato per poi alzarsi e lasciarli da soli a parlare. 

Nagasaki? 

- Perché? - 

Chiese lei, cosa c’era lì? Un nuovo campo di prigionia? L’avrebbe lasciata là a morire assieme ad altre sue connazionali o semplicemente l’avrebbe lasciata libera? 

- Vuoi sopravvivere, vero? Allora seguimi, te ne prego, non sarai sola, Vegeta sembra aver instaurato un certo legame con la tua amica, porterà anche lei.- 

- E tu? - 

Quel botta e risposta lasciò Kakaroth in silenzio, le sorrise appena avvicinando la sua mano alla guancia della ragazza, la accarezzò con dolcezza per poi alzarsi. 

- Vestiti, partiremo tra due ore. – 

La lasciò sola tra i dubbi, perché non le aveva risposto? Che diamine aveva in mente e che rapporto c’era tra Bulma e il generale?



Chichi aveva fatto in tempo a riprendere il suo diario, ancora fermo al 19 ottobre vi erano nuovi fatti da dover aggiungere. 

Il tragitto da Sumatra e Nagasaki era lungo, circa due giorni di viaggio in mare. 

Le veniva quasi da ridere al pensiero che era proprio così che era incominciata la sua sventura e quella delle sue compagne, una nave che sembrava la loro ancora di salvezza dai bombardamenti si era rivelata come un mezzo per l’arrivo all’inferno. 

Ricordava bene i minuti e le ore di terrore, il rumore nauseante degli aerei sopra le loro teste e in lontananza il fragore delle bombe e le grida dei superstiti che si gettavano in mare in cerca di una via di fuga dal fuoco. 

Singapore era una terra libera dicevano gli inglesi, lei ci era cascata dopo essere fuggita da Wuhan.

Credeva che in quella maniera avrebbe trovato una vita migliore lontano dalla guerra ed ora ci era finita dentro con tutte le scarpe. 

Tutto il mondo era in lotta, non vi era un solo paese immune al terrore. 

Sospirò recuperando dalla sottoveste il ciondolo e il biglietto da dover recapitare al marito della tedesca, chissà magari era ancora vivo…






  
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