Per alcuni istanti, Balzac fissò il corpo dell’amico. Finalmente, aveva cessato di soffrire… Sospirò. Aveva creduto che avrebbe pianto, eppure, in quel momento, si sentiva invaso da una terrificante sensazione di irrealtà. Tutto giungeva ovattato ai suoi orecchi. In quel momento, un cecchino tedesco avrebbe potuto ucciderlo e lui non si sarebbe accorto di nulla. Eppure, aveva veduto molti suoi compagni cadere in quell’inferno rovente d’Africa. Il suo cuore, fino a quel momento gelido, piangeva lacrime di sangue. Provò a parlare, ma dalle sue labbra uscirono solo mugolii privi di significato. Lo scalpiccio di alcuni passi interruppe il corso dei suoi pensieri e il soldato francese si girò. Vide avanzare, a passo deciso, un medico alto e corpulento, con corti capelli castani e occhi del medesimo colore. La sua bocca era sormontata da folti baffi e le sue grandi mani erano inzaccherate di sangue. Esaminò il corpo di Marlo, poi scosse la testa in segno di dispiacere. – Questo posto non gli serve più. E’ un peccato. La sua abilità come chimico ci sarebbe stata utile. – mormorò il dottore, calmo. – E’ stato lei a visitarlo? – chiese. – Sì. E’ stato molto coraggioso. Non avevamo anestetico sufficiente e abbiamo tentato di operarlo mentre lui era cosciente. Non ha lanciato un urlo. Ma, purtroppo, le sue ferite erano troppo gravi. – spiegò. – La ringrazio, dottor… – disse Balzac. – Mc. James McRoy. Mi dispiace solo di non potere fare di più per soldati come lui. – si scusò. – L’importante è provarci. Cerchi di sopravvivere a questa guerra. – replicò Balzac. Rispettava quell’uomo, che, malgrado l’apparenza corpulenta, portava su di sé i segni della fatica di quel lavoro, ma, in quel momento, desiderava allontanarsi dall’area ospedale. Sentiva che, presto, sarebbe crollato. Voleva ricordare Christopher Marlo vivo e sorridente. – La ringrazio. Ora, ho altro da fare. Speriamo di sentirci alla fine di tutto questo. – affermò e si allontanò.
Rimasto solo, Balzac lanciò al volto di Marlo un ultimo, fuggevole sguardo. Alcune lacrime gocciarono dai suoi occhi e macchiarono le guance della salma. Balzac, con un gesto della mano colmo di tenerezza, le allontanò. – Perdonami se non posso darti una sepoltura degna di te… Se sopravviverò alla guerra, sarà la prima cosa che farò. Te lo prometto. – sussurrò. Girò le spalle e, a passo sostenuto, si allontanò, il cuore greve di amarezza.
P.S.: benissimo, torno a scrivere su Uchuu no Kishi Tekkaman Blade. Questa volta, però, è ambientata nella II Guerra Mondiale, precisamente ai tempi della seconda battaglia di El Alamein, combattuta tra il 23 ottobre e il 5 novembre 1942 tra le forze italo tedesche guidate da Rommell e quelle alleate, guidate da Bernard Law Montgomery. I protagonisti sono Marlo e Balzac, ma ho dato loro dei nomi adeguati al contesto non canonico. Marlo si chiama Christopher (ho pensato ad un inglese), mentre Balzac si chiama Edouard (ho pensato ad un francese). James Mc Roy è il nome dato a Mac/Honda, il meccanico corpulento della serie. C’era anche Francia Libera, l’organizzazione creata da Charles de Gaulle per contrastare il governo collaborazionista di Vichy, sorto a seguito dell’armistizio franco – tedesco del 10 giugno 1940. Balzac parla dei paracadutisti della Folgore, che tennero la posizione per tredici giorni, resistendo alle soverchianti forze britanniche. E si sorprende della loro resistenza, definendoli “ostinati”, con un certo disprezzo, motivato dalla “pugnalata alle spalle” inferta ai francesi (gli italiani dichiarano guerra ad una Francia già debilitata il 10 giugno 1940).