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Autore: Fiore di Giada    05/09/2020    0 recensioni
[Uchuu no Kishi Tekkaman Blade]
[IIWWAU]Rimasto solo, Balzac lanciò al volto di Marlo un ultimo, fuggevole sguardo.
Alcune lacrime gocciarono dai suoi occhi e macchiarono le guance della salma.
Balzac, con un gesto della mano colmo di tenerezza, le allontanò.
– Perdonami se non posso darti una sepoltura degna di te… Se sopravviverò alla guerra, sarà la prima cosa che farò. Te lo prometto. – sussurrò.
Girò le spalle e, a passo sostenuto, si allontanò, il cuore greve di amarezza.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il gelido manto di una calma spettrale era steso sull’ospedale da campo.
Balzac, seduto su una sedia, attendeva e cercava di captare ogni rumore. Per fortuna, si era stabilita una fragile situazione di calma tra le Forze Alleate e quelle dell’Asse.
Tuttavia, non dovevano farsi alcuna illusione.
Quella situazione non sarebbe durata.
Gli italo – tedeschi non avrebbero esitato a riprendere l’attacco, pur di non perdere le loro posizioni.
Il giovane rise, amareggiato, e si passò una mano tra i lunghi capelli biondi. Pur odiando i rappresentanti del potere di quelle nazioni, non riusciva a non provare pena per i loro soldati.
Erano imbrigliati nella rete di deliri e sogni di due uomini privi di coscienza, che non si rendevano conto dell’assurdità del loro metodo di conduzione della guerra.
Quante vite si consumavano in quell’assurdo gioco?
Rommell, il capo delle armate tedesche, si rendeva conto della mancanza di mezzi dell’esercito, essendo un uomo molto intelligente, ma era costretto a subire gli ordini deliranti di Adolf Hitler.
Da quanto aveva potuto capire, si credeva un condottiero senza avere nessuna competenza.
Un tocco leggero si posò sul suo braccio e interruppe il corso dei suoi pensieri.
Il giovane soldato abbassò la testa e, disteso su un lettino, vide Marlo.
Il volto abbronzato del giovane era lucido di sudore e la sua divisa, nella zona alta del torace, era rossa di sangue.
Sospirò e gli sfiorò i capelli. Era così immerso nelle sue riflessioni da essersi dimenticato dove fosse.
E, in quel momento, risentiva la penetrante zaffata della decomposizione, mista all’odore pungente del disinfettante.
Inoltre, le urla strazianti dei morenti giungevano chiare alle sue orecchie.
E piombava su di lui il caldo del deserto di El – Alamein.
Ciao… – lo salutò, cercando di mantenere un tono normale. Non era un medico, ma si era accorto della gravità della ferita del suo compagno, causata da un proiettile italiano.
O forse era tedesco?
Ma cosa importava?
I medici gli avevano dato la possibilità di stargli accanto e questo era un segno incontrovertibile.
La ferita del suo amico era mortale.
Il soldato agonizzante sollevò le labbra in un debole sorriso. Si erano arruolati volontariamente, spinti dal comune odio per il nazismo e da una certa volontà di autoaffermazione, ma, solo nel carnaio della battaglia, si erano accorti della realtà dolorosa del conflitto.
Non c’era eroismo in quelle battaglie.
Eppure, non si erano arresi, nemmeno nelle occasioni più dure.
Il loro legame aveva permesso ad entrambi di sopportare il caldo, la fame e la morte.
Marlo accennò ad un debole sorriso. Gli faceva piacere vedere il viso del suo amico, nei suoi estremi momenti.
Edouard… Come… Come è andato l’attacco? Si sono… arresi? – domandò.
Gli occhi cerulei di Balzac si oscurarono e un sospiro sgorgò dalle sue labbra. No, non si erano arresi.
No. Gli italiani tengono la posizione, nonostante l’inferiorità. Non avrei mai pensato che fossero così ostinati… Ci vorrà ancora tempo. – rispose.
Guardò ancora l’amico e gli sfiorò la fronte, bagnata di sudore.
A stento, frenò un singhiozzo e le lacrime tremarono nei suoi occhi. Christopher Marlo era il suo migliore amico.
La diversità dei loro caratteri li aveva uniti in un legame speciale, malgrado le loro differenti origini.
Mi hanno permesso di starti accanto… Hai bisogno di qualcosa? – cominciò.
Marlo, sentendo le parole dell’amico, accennò ad un debole sorriso.
Chissà cosa avrai inventato per venire qui… Ti conosco, Edouard. Tu non ti arrendi mai… – mormorò.
Balzac gli prese una mano tra le sue e la strinse. Sì, non era sua abitudine cedere, quando aveva un obiettivo.
Eppure, in quel momento, doveva arrendersi alla realtà.
Il suo migliore amico sarebbe morto.
Sarebbe stata un’altra vittima in quell’inferno africano.
Per fortuna, gli era stata concessa la possibilità di trascorrere un po’ di tempo con lui.
Marlo, con la sua abilità di chimico, si era guadagnato il rispetto del suo reparto e gli era stata concessa la possibilità di morire accanto a lui.
Tanti soldati, in quell’inferno, morivano soli, invocando le persone a loro care.
Stavolta non ho inventato nulla… I tuoi meriti di chimico ti hanno dato questo privilegio, se così si può chiamare… Chissà perché il mio reparto ha acconsentito a mandarmi qui, dati i precedenti tra le nostre nazioni...– replicò.
Edouard… Tu ti sei fatto valere come spia… – ridacchiò Marlo, divertito.
Ad un tratto, il suo sguardo cupo si fece serio e si rifletté in quello dell’amico.
Edouard… Prima di morire, ho bisogno che tu mi faccia un favore… Poi, potrò spegnermi in pace… – cominciò.
Si interruppe e inspirò profondamente. I respiri diventavano sempre più difficoltosi, ma aveva bisogno di parlare al suo amico
Balzac prese la mano destra di Marlo tra le sue e la strinse.
Che cosa desideri? – domandò.
Quando questa guerra sarà finita… Voglio che tu esaudisca i tuoi sogni… Desideri diventare un famoso scrittore… Esaudisci i tuoi sogni… Promettimi… – mormorò, il tono percorso da un fremito d’angoscia. Non temeva l’annullamento della sua esistenza.
Ma non poteva morire senza parlare un’ultima volta con il suo fraterno amico.
Un singhiozzo doloroso si spezzò nel petto di Balzac e le lacrime bagnarono le sue guance. In quel momento, il suo autocontrollo rischiava di infrangersi…
Ma non poteva piangere ancora davanti a Marlo.
Non voleva farlo morire con una angoscia tanto opprimente.
Allontanò le lacrime con un gesto del braccio e inspirò profondamente, cercando di calmarsi.
Sì… Te lo prometto, amico mio. Raggiungerò il successo. E lo farò per te. – promise, il tono deciso e fermo. Sì, lo avrebbe fatto.
Gli straziava il cuore un simile evento, ma non poteva non sottrarsi a quella promessa.
Se fosse sopravvissuto a quel conflitto, avrebbe speso ogni sua energia per costruire il futuro da loro sognato.
Le iridi ambrate dell’altro brillarono di sollievo e il suo volto si sciolse in un’espressione felice. Poteva fidarsi di Edouard.
Certo, era furbo e cinico, ma la parola data ad un amico era sacra.
Sarebbe morto senza rimpianti, malgrado la sua giovane età.
E questo era importante per lui.
Grazie… Ricordati… Ricordati di essere felice… Il mondo nuovo ha bisogno anche del tuo genio, Edouard… – mormorò.
Qualche istante dopo, il suo respiro si affievolì e il suo corpo si rilassò nella morte.

Per alcuni istanti, Balzac fissò il corpo dell’amico. Finalmente, aveva cessato di soffrire…
Sospirò. Aveva creduto che avrebbe pianto, eppure, in quel momento, si sentiva invaso da una terrificante sensazione di irrealtà.
Tutto giungeva ovattato ai suoi orecchi.
In quel momento, un cecchino tedesco avrebbe potuto ucciderlo e lui non si sarebbe accorto di nulla.
Eppure, aveva veduto molti suoi compagni cadere in quell’inferno rovente d’Africa.
Il suo cuore, fino a quel momento gelido, piangeva lacrime di sangue.
Provò a parlare, ma dalle sue labbra uscirono solo mugolii privi di significato.
Lo scalpiccio di alcuni passi interruppe il corso dei suoi pensieri e il soldato francese si girò.
Vide avanzare, a passo deciso, un medico alto e corpulento, con corti capelli castani e occhi del medesimo colore.
La sua bocca era sormontata da folti baffi e le sue grandi mani erano inzaccherate di sangue.
Esaminò il corpo di Marlo, poi scosse la testa in segno di dispiacere.
Questo posto non gli serve più. E’ un peccato. La sua abilità come chimico ci sarebbe stata utile. – mormorò il dottore, calmo.
E’ stato lei a visitarlo? – chiese.
Sì. E’ stato molto coraggioso. Non avevamo anestetico sufficiente e abbiamo tentato di operarlo mentre lui era cosciente. Non ha lanciato un urlo. Ma, purtroppo, le sue ferite erano troppo gravi. – spiegò.
La ringrazio, dottor… – disse Balzac.
Mc. James McRoy. Mi dispiace solo di non potere fare di più per soldati come lui. – si scusò.
L’importante è provarci. Cerchi di sopravvivere a questa guerra. – replicò Balzac. Rispettava quell’uomo, che, malgrado l’apparenza corpulenta, portava su di sé i segni della fatica di quel lavoro, ma, in quel momento, desiderava allontanarsi dall’area ospedale.
Sentiva che, presto, sarebbe crollato.
Voleva ricordare Christopher Marlo vivo e sorridente.
La ringrazio. Ora, ho altro da fare. Speriamo di sentirci alla fine di tutto questo. – affermò e si allontanò.

Rimasto solo, Balzac lanciò al volto di Marlo un ultimo, fuggevole sguardo.
Alcune lacrime gocciarono dai suoi occhi e macchiarono le guance della salma.
Balzac, con un gesto della mano colmo di tenerezza, le allontanò.
Perdonami se non posso darti una sepoltura degna di te… Se sopravviverò alla guerra, sarà la prima cosa che farò. Te lo prometto. – sussurrò.
Girò le spalle e, a passo sostenuto, si allontanò, il cuore greve di amarezza.


P.S.: benissimo, torno a scrivere su Uchuu no Kishi Tekkaman Blade.
Questa volta, però, è ambientata nella II Guerra Mondiale, precisamente ai tempi della seconda battaglia di El Alamein, combattuta tra il 23 ottobre e il 5 novembre 1942 tra le forze italo tedesche guidate da Rommell e quelle alleate, guidate da Bernard Law Montgomery.
I protagonisti sono Marlo e Balzac, ma ho dato loro dei nomi adeguati al contesto non canonico. Marlo si chiama Christopher (ho pensato ad un inglese), mentre Balzac si chiama Edouard (ho pensato ad un francese). James Mc Roy è il nome dato a Mac/Honda, il meccanico corpulento della serie.
C’era anche Francia Libera, l’organizzazione creata da Charles de Gaulle per contrastare il governo collaborazionista di Vichy, sorto a seguito dell’armistizio franco – tedesco del 10 giugno 1940.
Balzac parla dei paracadutisti della Folgore, che tennero la posizione per tredici giorni, resistendo alle soverchianti forze britanniche. E si sorprende della loro resistenza, definendoli “ostinati”, con un certo disprezzo, motivato dalla “pugnalata alle spalle” inferta ai francesi (gli italiani dichiarano guerra ad una Francia già debilitata il 10 giugno 1940).
   
 
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