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Autore: SignorinaEffe87    18/08/2009    3 recensioni
[Life on Mars (BBC)] "Capisco" asserì Sam Tyler, osservando di sottecchi l'espressione disorientata dell'ispettore capo Gene Hunt, la declinazione della sua eloquente mimica facciale che ancora mancava all'appello. Riusciva a comprenderne il disagio: quello sgangherato Wyatt Earp metropolitano era abituato a riempire di pallottole puttanieri, trafficanti e allibratori, non a sfidare in complicati giochi d'intelligenza uno sfuggente Arsenio Lupin.
"Quello che ti serve è un Pinkerton," sentenziò allora, in tono autoreferenziale, "e uno maledettamente bravo, per giunta." [Gene/Sam]
POSTATO IL QUINTO ATTO
Genere: Commedia, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Martian Chronicles'
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PICIVefp Disclaimer: I personaggi di Harry Potter citati in questo capitolo sono da me usati a scopo di ludibrio, e mi guardo bene dal volerli sottrarre alla loro legittima creatrice.



Act Four

Red rain

"Eppure, quando arriva l'ultima scena (...),
Se son degni davvero della parte eminente che hanno nel dramma,
Non spezzano i versi per piangere."
W. B. Yeats


"Incredibile."
Sam allargò le braccia ed eseguì una timida piroetta dinanzi allo specchio, rimirando l'impeccabile operato di Maugham con lo stesso sguardo emozionato e un po' vanitoso del primo giorno in cui aveva indossato una divisa da agente semplice: uniti alla sua espressione da intellettuale mancato, quella giacca di velluto a coste dalle maniche troppo corte, quei pantaloni di fustagno stropicciati ad arte e persino quegli inguardabili polacchini giallo senape gli permettevano di essere simile in tutto e per tutto ad un professorino trasandato, appena saltato fuori dal volantino pubblicitario illustrato di un college britannico.
Forse, i pince-nez tondi dalla bordatura dorata e gli affilati baffetti posticci, che lo facevano somigliare in maniera terrificante a Richard Roxburgh in Moulin Rouge, erano forzature evitabili, tuttavia bisognava convenire che quel violinista, se non avesse votato il proprio genio al crimine, ora avrebbe anche potuto essere uno dei costumisti più ricercati di Theatreland.
In attesa di essere raggiunto dai complici, l'ispettore gironzolò nell'auletta quadrata e si affacciò alla finestra a bifora per gettare un'occhiata distratta al cortile della Chetham School of Music: i larghi viali lastricati, ombreggiati da lussureggianti betulle flessuose e fiancheggiati da estese zone di verde, erano battuti da un turbinoso vento oceanico, il quale aveva portato con sè un'insolita rigidità del clima ed una muraglia impenetrabile di nuvoloni plumbei.
Nel timore di un acquazzone imminente, la maggior parte degli studenti e degli insegnanti che si trovavano a dover attraversare il giardino lo faceva a testa bassa e con andatura decisa, fermandosi soltanto per riacciuffare il cappello o gli spartiti strappati loro di mano dalle raffiche incessanti; al contrario, gli allievi più giovani ed indisciplinati dell'istituto non perdevano occasione per spintonarsi e sfidarsi in corse a perdifiato fino all'atrio, con un vociare squillante che quasi riusciva a sovrastare il possente fischio del vento.
Nessuno di loro pareva sfiorato dal sospetto che un delittuoso gioco delle parti stesse per avere inizio fra le mura dell'edificio adiacente, la severa Chetham's Library, gioco che, in quel momento, monopolizzava tutte le energie di Tyler: non gli era concessa la benchè minima distrazione, si ripeteva a mo' di mantra, soprattutto se implicava il deliberato attentato ai danni della sua incerta identità sessuale, perpetrato dall'incorreggibile despota la sera precedente. Per un positivo esito dell'intrigo, era opportuno che quei vividi, contrastanti ricordi venissero inghiottiti da un oblio temporaneo, almeno finchè di quella singolare caccia al ladro non fosse rimasto nient'altro che un rapporto dattiloscritto, destinato ad essere rosicchiato da generazioni di topi nell'archivio del CID.
Stava per l'appunto intimando ad un paio di farfalle irrequiete di piantarla con le planate nel proprio apparato digerente, quando il baciatore maleodorante fece irruzione nella stanzetta, preceduto dall'immancabile novena di imprecazioni pomeridiane: "Figlio bastardo di una troia frigida, verrà il giorno in cui Gene il Genio giocherà a bowling con le tue ossa marcescenti! Quanto a te, Sammy boy, ridi e morirai!"
"Non posso farlo comunque, boss, rischio che mi si stacchino i baffi finti" lo tranquillizzò il sottoposto, prima di posare gli occhi sul suo travestimento e reprimere a stento le risate isteriche che gli scalpitavano all'altezza della trachea: saturo di malcelati impulsi ferini, Hunt non necessitava di ulteriori sollecitazioni per darsi all'omicidio.
Infatti Maugham, con deliberata cattiveria, lo aveva insaccato in un orrido pastrano svolazzante, che sembrava essere stato candeggiato e tinto da una massaia incapace, a giudicare dalle chiazze in molteplici tonalità di grigio smorto sparse per l'intera superficie della stoffa sdrucita: tutto ciò gli conferiva l'aspetto ridicolo di un colossale spaventapasseri malvestito, oltre a permettergli la medesima elasticità di movimenti di un pupazzetto di latta, caricato a molla. Inoltre, il musicista aveva appiattito e pettinato all'indietro la sua fluente chioma bionda, intrisa di una dose generosa di brillantina, perchè i tratti del volto del poliziotto apparissero ancora più massicci e un candido colletto da reverendo svettasse attorno al suo collo, enfatizzato dalle ciocche ordinatamente riportate dietro le orecchie.
"La mucca con la quale hai trascorso un'ardente nottata di sesso sfrenato era una feticista dei capelli, boss? O forse dovrei chiamarti padre?" lo canzonò il collega, accennando alla capigliatura appiccicosa.
"Fanculo, Tyler!" fu lo sbrigativo grugnito di risposta del superiore, indice, oltrechè di scarsa fantasia, del fatto che non intendeva rintuzzare la facile ironia dell'altro, preferendo serbare quella viscerale incazzatura per la resa dei conti con il violinista. "Cazzo, sembro uscito da un siparietto di quei fottuti Monty Python: la mia arpia da salotto pagherebbe per vedermi conciato così. E dire che pensavo di aver grattato il fondo quando mi hai fatto vestire da ratto!"
"Era uno scoiattolo, ed era per il tuo bene, boss..." rettificò Sam, serafico, suscitando l'immediata, scurrile replica dell'interlocutore: "Anche la visita annuale della prostata è per il mio bene, Sammy boy, ma ciò non significa affatto che io urli di gioia ogni volta in cui un costoso dottorino del St. James mi ficca un dito su per il culo!"
"Credo che un ostentato turpiloquio non sia del tutto in carattere con il suo personaggio, ispettore capo Hunt" interloquì Maugham con voce melliflua, un raggiante sorriso da satiro stampato sulla faccia volpina, dopo aver oltrepassato la porta e claudicato verso di loro, appoggiandosi al bastone dal pomo d'ottone. "Pronti per il vostro trionfale debutto, agenti?"
Tyler annuì, in un mugugno privo di entusiasmo, mentre il violinista gli spostava gli occhialetti a molla dalla radice alla punta del naso, per poi volgersi verso la propria opera d'arte, intenta ad accendersi una sigaretta con corrucciata noncuranza, almeno prima che il suo inclemente creatore gliela levasse di mano insieme all'accendino, precisando: "Gli uomini di Chiesa non fumano, mio buon sbirro, soprattutto quelli che si occupano di pregevoli manoscritti antichi. Per oggi dovrà accontentarsi di questo, temo..." e gli porse un rametto nodoso e ritorto, che Sam identificò con disgusto come un bastoncino di liquirizia.
In una qualsiasi altra circostanza, del pazzo che avesse osato sfidare a quel modo la collera devastante del ciccione non sarebbe rimasto altro che una lapide spoglia in qualche sperduto cimitero di campagna ed il sentito compianto dei conoscenti; invece, Gene sottostò all'iniquo baratto e si cacciò in bocca il legnetto senza reazioni di sorta, ad eccezione di uno sguardo acceso di recalcitrante ferocia, alla maniera di un cane affamato che si sia visto sottrarre un succulento osso animale, in cambio di un surrogato insapore in pelle di bue.
"Benissimo!" gongolò a quel punto Maugham, facendosi alquanto esigente: "Mi preme rammentarvi, signori miei, che siete due leziosi e beneducati accademici della capitale, perciò vedete di sopprimere quella cacofonica parlata mancunian; inoltre, sappiate che dai miei soci in affari non accetto alcuna interpretazione che non sia quantomeno da BAFTA."
"Tutte stronzate!" bofonchiò Hunt con aria di sfida, sputando ad alcuni millimetri dalla punta delle scarpe del violinista un bolo vischioso di saliva e fibre masticate di legno dolce; al suo fianco, Sam proruppe in un gemito abbattuto: "Grazie alla tua inarrivabile maestria nella sublime arte della dissimulazione, boss, al massimo possiamo ambire ai Razzies, se qualcuno ha già provveduto ad inventarli, in questa scombinata era geologica."
Molto meno incline allo scoramento dell'ispettore, il musicista zoppicò tranquillo fino alla porta socchiusa ed indicò il corridoio antistante con il puntale del bastone: "Troverete sulla vostra sinistra il passaggio voltato che conduce allo scalone monumentale d'ingresso della biblioteca; una volta saliti al secondo piano, dovrete percorrere l'intera Priests' Wing per raggiungere gli uffici della Sovrintendenza, sempre che non siate così fortunati da incappare in Benjamin Trevelyan lungo il vostro itinerario: a quel punto, sapete in che modo agire. Io, nel frattempo, vi aspetterò qui, fingendo di essere uno dei tanti spettri errabondi che infestano le stanze vuote della cara, vecchia Chets."
Quindi, accompagnò le proprie parole con una risatina chioccia, la quale scortò fuori dalla stanza i due investigatori, impazienti di porre una considerevole distanza fra loro e la contentezza serpentina del delinquente, almeno per qualche tempo.
Stavano camminando lungo lo stretto ambiente a volta, debolmente illuminato dal chiarore livido della giornata uggiosa e immerso in un placido silenzio che solo il rumore cadenzato dei loro passi e le furiose folate di vento contro i vetri delle finestre erano in grado di infrangere, quando Sam rivolse l'ennesima, mai superflua raccomandazione al superiore: "Non dimenticare che si tratta di un thè di lavoro per una transazione di capitale importanza, boss: vedi di non trasformarlo nella delirante festa di non compleanno del Cappellaio Matto!"
"Come tu desideri, così sarà, mia dolce Alice" lo sbeffeggiò di rimando Hunt con un ringhio al vetriolo, prima che la loro conversazione venisse troncata da un urlo lancinante, che riecheggiò tra le pareti scabre del corridoio: "Oh, per l'amor di Dio!"
Anticipato da alcuni tomi gualciti, i quali si sparpagliarono alla rinfusa fino agli ultimi gradini, un viluppo informe di abiti e membra umane caracollò con gran fracasso giù per l'imponente scalinata, andando a concludere il proprio indecoroso ruzzolone dinanzi ai due poliziotti, comprensibilmente perplessi.
L'ispettore capo scrutò il maldestro individuo dall'alto in basso, assumendo un atteggiamento da sostenuto gentiluomo londinese che lo rendeva irresistibilmente esilarante: "Hanno uno strano modo di camminare, questi cotonai: noi lo facciamo con le braccia lungo i fianchi, le gambe diritte e salde e i piedi ben piantati sul terreno, giusto, collega?"
"Coglione" tossì il sottoposto, troppo alterato per mettere insieme una critica più articolata, quindi si chinò per aiutare il trentenne ammaccato a rialzarsi, non senza riconoscerlo all'istante, sebbene lo avesse incontrato una sola volta, vent'anni dopo e perdipiù cadavere: "Professor Trevelyan?"
Sentendo pronunciare il proprio cognome, il giovane scostò un ciuffo spiovente color amaranto dagli occhi cisposi e li piantò con viva curiosità sui nuovi venuti: "Ci conosciamo, signori?"
Sam si soffermò a valutarlo, mentre costui si addossava al corrimano in pietra per riassettarsi l'appariscente cravattino arancione e lisciarsi il gilet ciclamino sul fisico canonico da topo di biblioteca, più gracile che snello: non molto diverso dal maturo professore che sarebbe diventato, il vice sovrintendente era uno di quegli individui eletti che la mezza età non avrebbe imbolsito, bensì reso assai più affascinanti con qualche ruga piazzata nei punti giusti del suo allora insignificante viso ovale dallo sguardo vitreo, peculiarmente anglosassone.
Poi, accortosi che l'interlocutore attendeva ancora una risposta, gli strinse con discrezione la mano sudaticcia e si presentò: "Non ancora, ma possiamo rimediare: professor Potter, Harry Potter, paleografo, e lui è il mio superiore, il reverendo Severus Snape, sovrintendente della British Library, Fondo Manoscritti  Rinascimentali."
Impressionato dalle loro distintive generalità, il professore smise di ammonticchiare i libri che aveva disseminato nel corso della propria disastrosa caduta per prestare maggior attenzione alle parole dei visitatori, senza dar segno di aver subodorato l'inganno. Nonostante ciò, controbattè con un residuo di cautela: "Oh, e cosa ha mai spinto due auguste personalità della comunità scientifica londinese ad abbandonare gli agi raffinati della capitale per avventurarsi in questo malfamato covo di incolti cotonai?"
"Una questione di vita o di morte, collega" lo fulminò Gene, con il tono di chi vuol lasciar intendere ad un interlocutore troppo spigliato che la morte della frase idiomatica potrebbe finire per riguardarlo molto da vicino, se non la piantava sedutastante di abusare della loro limitata capacità di sopportazione.
"Sappiamo che qui, alla Chetham's Library, custodite una copia a stampa del Mysteriorum Liber Primus Mortlaci, di John Dee, con annotazioni a margine di Elias Ashmole" riprese Tyler, con aria professorale, desideroso di aggirare un improvvido rigurgito di schiettezza del superiore, il quale mostrava già chiari segni d'insofferenza a portare a termine una frase senza inserirvi indebiti riferimenti ad organi genitali maschili e ad altre oscenità correlate.
"Beh, non è un mistero, signori" sbuffò Trevelyan, annoiato, come se stesse per esporre loro un concetto ovvio quanto l'alternanza di alba e tramonto. "Qualsiasi moccioso di Manchester che ami le storie di fantasmi si è sentito raccontare, almeno ad Halloween, la lugubre vicenda delle carte maledette del negromante Dee, temute da tutti i sorveglianti della biblioteca perchè, nottetempo, emetterebbero le strida agghiaccianti dei defunti strappati all'aldilà dal loro autore, nonchè la brutta fine in cui incorse il ladruncolo che ebbe la malaugurata idea di rubarle..."
"Un cumulo di superstizioni idiote, nient'altro che residui del paganesimo mai debellato" biascicò l'ispettore capo, con ammirevole sobrietà di linguaggio, subito appoggiato dal vice sovrintendente: "Ovviamente, reverendo Snape, benchè sappiano rivelarsi molto comode per evitare che gli studentelli in subbuglio ormonale scambino le nostre sale per un'alcova gratuita, una volta calata la sera... Ma immagino che voi, pragmatici ingegni metropolitani, non siate qui per dare la caccia a qualche spiritello dispettoso."
Ignorando il larvato disprezzo che spirava nelle asserzioni cerimoniose del bibliotecario, Sam glissò al riguardo per mezzo di un laconico: "Infatti: ci mostri il libro, professor Trevelyan, e le spiegheremo il motivo della nostra visita."
Quand'ebbe finito di parlare, notò un brillio circospetto animare gli occhietti da rospo dell'altro: evidentemente, il loro nient'affatto innocente ospite sospettava che quell'eccesso di reticenza potesse sottintendere qualche movente disonesto, ma, per esserne sicuro, non aveva altra scelta che soddisfare le loro richieste.
"Lasciate che vi faccia strada, colleghi" acconsentì di buon grado il giovane, scaricando fra le loro braccia i tomi dispersi, prima di precederli agilmente su per lo scalone, finchè non raggiunsero il secondo piano dell'edificio, costituito da un ampio vestibolo e da due corridoi laterali paralleli, i quali erano occupati dalla biblioteca vera e propria.
Entrambi presentavano, sulla parete portante esterna, i ritratti dei prestigiosi personaggi succedutisi alla direzione dell'istituto, separati da lampade a goccia che emanavano una luminescenza esitante, mentre, dalla parte opposta, gli scaffali stipati all'inverosimile e i tavoli da consultazione in legno massiccio erano resi inaccessibili da robuste cancellate d'acciaio. Gli ambienti culminavano in un alto soffitto a forma di nave rovesciata, con copertura a capriata, nella quale si aprivano grandi vetrate, perchè la luce del sole accarezzasse morbidamente le eleganti cesellature delle mensole ed incrementasse i bagliori fiochi delle lampadine elettriche.
Notando le occhiate interrogative dei due ospiti, Trevelyan si premurò di raccontare, mentre sganciava dalla cintura un folto mazzo di chiavi e trafficava con la serratura di una delle barriere metalliche: "Nel testamento del ricco mercante Humphrey Chetham, benemerito mecenate e fondatore dell'istituzione, era scritto che gli esemplari più rari qui depositati dovessero essere incatenati al loro supporto, per cautelarsi dai furti. Tuttavia, siccome alla lunga la ruggine aveva cominciato ad intaccare la pergamena, a metà del XVIII secolo, l'allora bibliotecario capo decise di far installare i cancelli che vedete, per salvaguardare la sicurezza dei volumi senza danneggiarli. I pochi che vengono ancora tenuti in catene sono costantemente monitorati dai miei collaboratori e si trovano nella sala di lettura, in cui ci sposteremo tra poco..."
Dopo aver fatto cenno di deporre il loro fardello sul banco al centro della campata, il vice sovrintendente tolse da uno dei ripiani un libretto alquanto anonimo, soprattutto se rapportato al florilegio di leggende che, nel tempo, erano nate attorno al contenuto ed al suo scrittore, quindi indicò una porticina ad arco ribassato, presso il muro di fondo del corridoio: "Laggiù potremo parlare in tutta calma: gli esami semestrali si sono appena conclusi, pertanto non ci saranno universitari, chini su libri e appunti, da disturbare con le nostre chiacchiere accademiche."
"Era ora, per la puttana" si lamentò Gene, digrignando i denti, prima di scoppiare in un sonoro starnuto, che rimbombò nella quiete dell'edificio semideserto con la medesima violenza disturbante di un colpo d'arma da fuoco. Al suo fianco, un sorrisetto malefico aleggiante a fior di labbra, il collega si domandò se l'immondo panzone fosse allergico al pulviscolo dei secoli, o piuttosto a quella cospicua dose di cultura.
La sala di lettura era identica alla restante parte della biblioteca, solo più circoscritta ed opprimente, sebbene alcuni finestroni ogivali fossero stati ritagliati su tre delle sue quattro mura; dirimpetto al camino, affiancato da una magnifica pendola di epoca vittoriana e sormontato dai simboli araldici della famiglia Chetham, vi era una mezza dozzina di tavoli rotondi, attorno a uno dei quali si accomodarono i tre.
Prima di sedersi, Trevelyan sistemò il volume su un leggio intarsiato, aprendolo sulla pagina dell'antiporta e dichiarando: "Di solito, è il mio superiore, la professoressa Kenyon, che si occupa della gestione di queste situazioni. Tuttavia, da quel poco che mi hanno rivelato le vostre elusive parole, mi sembra di aver capito che non potete attendere il suo ritorno dall'Italia... A proposito, reverendo Snape, non avrebbe dovuto partecipare anche lei al Convegno Internazionale dei Filologi Romanzi, a Santa Margherita Ligure? Mi risulta che tutti i sovrintendenti del Regno Unito si trovino lì, ora."
"Che il Signore me ne scampi e liberi!" ringhiò in maniera malaccorta l'ispettore capo, cedendo alla propria innata repellenza per tutto ciò che riguardava gli eruditi; poi, benchè per nulla toccato dalla sciabolata di disapprovazione che il sottoposto gli sferrò di sottecchi, si corresse: "Noi preferiamo mandarci un collaboratore giovane, perchè... come si dice... si tempri."
"E' stata una fortuna che si trovasse ancora con noi, a Londra, quando è successo: io non avrei proprio saputo che pesci pigliare!" rincarò la dose Tyler, per mostrarsi più sprovveduto di quanto non fosse allo sguardo scrutatore del bibliotecario. "Ah, questi assistenti freschi di studi, sono come il gentil sesso: non si può vivere nè con loro, nè senza di loro."
Questa volta, Gene si limitò a contribuire alla conversazione con un brontolio saputo, ruminando in disparte il proprio dolcetto legnoso, mentre il vice sovrintendente concordava: "Già, indispensabili, ma problematici... Mi dica, Potter, uno dei suoi pupilli ha combinato qualche pasticcio irreparabile?"
"La verità è di gran lunga peggiore: quell'oxfordiano troppo zelante, e con una pernicioso fissazione per l'occultismo, si è macchiato di un crimine quasi paragonabile all'incendio della Biblioteca di Alessandria d'Egitto!" si lagnò l'ispettore, con un'aria melodrammatica da operetta di modeste pretese che non mancò di far storcere in una smorfia di palese ribrezzo il volto del collega.
Al contrario, Trevelyan si dimostrò assai colpito dal suo avvilimento, giungendo addirittura a coprirsi la bocca con una mano per sopprimere un urletto sconvolto, nel momento in cui il poliziotto gli confessò, funereo, la mancanza dell'inesistente allievo: "Convinto che il manoscritto autografo del Liber Primusdi Dee, in possesso della nostra biblioteca, fosse un palinsesto e che celasse chissà quali segreti esoterici, lo ha spennellato per intero con acido triidrossibenzoico."
"La... la noce di galla? Barbaro incosciente!" tuonò il vice sovrintendente, indignato, prima di gettarsi a capofitto in un'infuocata filippica: "Ma quei tonti palloni gonfiati, che si vantano di effigiare sul loro blasone un libro aperto perchè sempre dediti allo studio, non hanno imparato che l'ultravioletto non serve solo per le lampade abbronzanti?
L'acido gallico avrebbe dovuto sparire dalla dotazione di un paleografo assennato già da mezzo secolo, quando quel papista ignorante del cardinal Maj ha distrutto l'unico testimone manoscritto del De Republica di Cicerone giunto fino a noi!
Quella robaccia corrode la pergamena, altera la composizione chimica degli inchiostri, annerisce le pagine: entro una decina d'anni, il vostro pregiato codice sarà un ammasso inservibile di cartaccia bruciacchiata."
La porzione mefistofelica dell'anima bipolare di Sam esultò di gioia ineffabile, alla vista del professor Benjamin Trevelyan che s'invischiava nella loro precaria ragnatela; per contro, Hunt seguì l'intera tirata del bibliotecario con la medesima espressione irritata che avrebbe avuto se l'altro avesse impiegato gli ultimi minuti a dir messa in latino. Infine, esasperato, provò a calmarlo con inedita affabilità, poichè non gli era permesso farlo con un montante ben assestato: "Non si preoccupi, abbiamo già provveduto a fornire all'incompetente un assaggio della sua futura dannazione eterna."
"Una giusta punizione che, comunque, non ci ripagherà della perdita incalcolabile da noi subita" rimarcò ancora il sottoposto, mentre il vice sovrintendente si profondeva in una dotta divagazione letteraria non richiesta, sfogliando le pagine ingiallite e fragranti del volume: "Come voi di certo saprete, cari colleghi, in questo testo è descritto il dialogo fra l'occultista John Dee e l'arcangelo Uriel, presumibilmente un'entità ultraterrena che aveva invasato il suo collaboratore, il medium Edward Kelly, durante una seduta spiritica. Nel corso della conversazione, la voce soprannaturale fornisce al proprio interlocutore le istruzioni per realizzare la Sigillum Emeth, forse la più potente Mano di Gloria mai creata: è questo che attira gli appassionati di paranormale come mosche sul miele."
Accortosi che Gene si era astratto da quella diatriba incomprensibile, Tyler fece appello a tutto ciò che aveva appreso sull'argomento dalla lettura di The Invisibles, augurandosi che il loro fulminato disegnatore scozzese, assillato da improbabili teorie di complotti governativi, non avesse romanzato in maniera eccessiva la realtà: "Certo, il talismano che consente di oltrepassare i confini fra le varie dimensioni del nostro universo; in breve, nient'altro che la mano mummificata di un uomo giustiziato senza colpe, nella quale viene infissa una candela plasmata con il grasso di un fanciullo morto in fasce, con un capello di vergine come stoppino."
"Davvero un gingillo grazioso, da tenere fra le porcellane del soggiorno per sbalordire gli ospiti, Potter" polemizzò in tono acido Hunt, di nuovo partecipe della tediosa schermaglia, quando Trevelyan obiettò, contrariato: "E' un manufatto molto raro, reverendo Snape, al punto che ne viene custodito un esemplare, identificato come quello fabbricato da Dee, in una teca del British Museum."
Sam assentì con veemenza, sebbene, la sola volta in cui aveva visitato il museo, avesse trascorso più tempo nella sala delle antichità egizie e degli Elgin Marbles, invece di cercare, in quel caos organizzato, un arto umano avvizzito di epoca elisabettiana.
"Signori, tutto ciò è estremamente interessante, ma mi pare che stiamo perdendo di vista il bandolo della matassa" insistette l'ispettore capo, tagliando corto per puntare alla scena cruciale della loro recita. "Abbiamo fatto delle ricerche, professore, e ci risulta che la sola copia fededegna dell'archetipo distrutto sia quella che abbiamo in questo momento davanti agli occhi."
Maugham aveva compiuto un'impresa miracolosa, constatò il collega all'udire la voce roca di Gene pronunciare senza intoppi la complessa dichiarazione, se era riuscito a cacciargli in quella testaccia bacata la frase fatidica nel breve lasso di tempo che lui aveva trascorso in cucina con Hart.
"Questo... questo significa che..." balbettò allora il bibliotecario, attonito, prima che Tyler terminasse al suo posto: "Sì, il volume in vostro possesso ora ha un valore inestimabile."
Per quanto fugace, a nessuno dei due poliziotti sfuggì l'ombra d'incontenibile bramosia che balenò sul volto abulico del vice sovrintendente, non molto differente da quella di un leone dallo stomaco gorgogliante che si veda trotterellare dinanzi un'antilope grassoccia: Trevelyan aveva abboccato, il suo animo di ladro era impercettibilmente affiorato, ora aveva inizio la fase più ardua del progetto, ovvero fregare lui e Bonnie & Clyde prima che uno qualsiasi degli avversari facesse altrettanto con loro.
A quel punto, l'interlocutore riassunse l'espressione da gioviale padrone di casa, mentre proponeva: "Immagino che ora vogliate esaminare il libro per cui avete fatto così tanta strada, miei esimi colleghi: prendetevi pure tutto il tempo che vi occorre, io sarò onorato di assistervi durante la vostra permanenza alla Chetham's... Desiderate per caso una tazza di thè?"
"Facciamo due: quel treno da pezzenti e questo dannato temporale mi hanno ridotta in uno stato pietoso!" s'intromise una flautata voce femminile, la quale causò una vibrante extrasistole all'ispettore, nel momento in cui il suo sguardo interdetto si fermò sulla biondina, fradicia ed intirizzita in un attillato trench color cachi, che aveva appena varcato la soglia della stanza.
Nientemeno che Hadrian Hart in carne, ossa ed insolenti mossette maliziose.
Gene, parimenti basito, sembrava pronto ad archiviare quella compostezza sofferta per parcheggiare le proprie grinfie animalesche sullo spudorato uccellino e sul suo infido amante, che non avevano rispettato gli accordi: niente da eccepire, l'inatteso colpo di mano del violinista li aveva colti ben più che di sorpresa.
Li aveva messi nella merda, eufemisticamente parlando.
Dal canto proprio, Trevelyan non si era accorto affatto della sconcertata confusione in cui erano piombati i propri ospiti, impegnato com'era a spogliare la nuova arrivata con insistenti occhiate sbavanti, da purosangue accaldato dopo una galoppata impetuosa sotto il sole, esalando un adorante: "Chi... chi è quella creatura spettacolare?"
Dunque, quel rovescio delle sorti aveva pur avuto una conseguenza apprezzabile, il bibliotecario era stato avvinto al primo sguardo dal fascino provocante di una delle svariate incarnazioni femminili dell'attorino. Pertanto, Sam decise di corroborare l'efficacia dell'apparizione semidivina, rivelando con naturalezza disarmante: "Quella è la mia laureanda di fiducia, Hermione Granger... che non avrebbe dovuto raggiungerci prima di domattina."




*-*



Dopo aver percorso il corridoio di raccordo con passo marziale, scomodando a mezza bocca tutti i santi dei primi tre mesi del calendario, Hunt spalancò la porta dell'aula in un madornale boato e latrò: "Non erano questi i piani!"
A quella vista, Maugham emise un sospiro atono, mentre allontanava l'archetto dalle corde del violino, grazie al quale aveva ingannato il tempo nel corso della lunga attesa, e li posava entrambi sulla superficie impolverata della cattedra, accanto a sè.
Seguì una greve pausa di silenzio, in cui le note finali del brano eseguito a memoria andarono lentamente sfumando per cedere il posto al pesante ansare del poliziotto, al respiro controllato del musicista, al ticchettio ipnotico di una fitta pioggia sui vetri della bifora, finchè il violinista prese la parola, sentenziando in tono disteso: "A giudicare dal modo in cui snuda e fa schioccare le sue fauci, deduco che l'Autunno del Prete Rosso non eserciti su di lei alcun benefico influsso calmante..."
"Detesto i baciapile, i comunisti e quella fottuta stagione nè carne, nè pesce, quando sembra che tutte le foglie secche di questa cazzo di città debbano per forza andare ad ammucchiarsi sul vialetto d'ingresso del mio garage!" protestò l'ispettore capo, dando libero sfogo alla propria genuina ignoranza, che gli permise di guadagnarsi uno scostante sogghigno di superiorità da parte dell'interlocutore. Poi, tutt'altro che propenso ad offrire il fianco scoperto per un secondo affondo intellettuale, si affrettò a chiarire, intimidatorio: "Non provarci neppure, io non sono un sorcetto qualsiasi che puoi inculare a tuo piacimento con quella parlantina sciolta da fottuto pifferaio di Hamelin!"
"D'accordo, ho capito l'antifona, cercherò di essere elementare" replicò Maugham, senza smettere di fissarlo con compiaciuta alterigia, che non mancava di rendere l'altro, allo stesso tempo, furente e inquieto. "Vuole sapere perchè ho mandato in scena il mio adorabile Hadrian con un giorno di anticipo? Bene, la risposta è tanto scontata che persino un deplorevole buzzurro dall'intelligenza approssimativa come lei avrebbe potuto prevederla: non abbiamo a disposizione tutto il tempo prospettato dal suo sagace Sammy boy.
Mi dica, mio buon sbirro, quanto pensa che impiegherà Trevelyan per scoprire che alla British Library non è successo nulla di ciò che gli avete fatto credere, sempre che la sua magistrale interpretazione dello sbracato reverendo Severus Snape non abbia già provveduto a metterlo sull'avviso?"
Knock out, Geney.
Quello strisciante sodomita dalla linguaccia biforcuta aveva fottutamente ragione su tutta la linea, ma avrebbe consegnato la Ford Cortina al miglior sfasciacarrozze di Manchester, si sarebbe inflitto una settimana d'astinenza da fumo ed alcolici ed avrebbe aderito con fervente passione al comitato femminista rionale, prima di concedergli la soddisfazione di approvare a voce alta le sue affermazioni.
"Ciò non toglie che, per merito di questa balorda alzata d'ingegno, ora il mio collega si sta giocando le palle: Trevelyan è un trafficante abile, e paranoico... sono parole tue, Maugham" puntualizzò l'ispettore capo, accigliato, prima di essere interrotto dall'indecifrabile conclusione del musicista: "Il mio piacente efebo si occuperà di questo ed altro."
In quel medesimo istante, quasi che si trattasse di un effetto scenico calcolato, un repentino rombo di tuono squassò l'atmosfera di calma febbrile della stanza e, come preannunciato da un flebile sfrigolio delle plafoniere, tutte le luci si spensero di colpo, avvolgendo i due contendenti in un'oscurità innaturale.
"E' opera tua?" fu l'interrogativo nervoso di Hunt, al quale l'altro oppose una divertita smorfietta lupina, mentre si schermiva: "Lei sopravvaluta enormemente le mie capacità."
Quindi, il violinista volse un enigmatico sguardo guizzante sulla spaventosa intemperia che stava imperversando appena oltre la finestra della camera, per poi constatare, in tono svagato: "Si prepara un'autentica notte di tregenda, di quelle in cui i sordidi impulsi dell'animo umano si scatenano per indurre anche gli individui più innocui a compiere atroci delitti, e i fantasmi dei nostri peccati riemergono dalle nebbie del passato per tormentarci, senza tregua... Non è d'accordo con me, mio buon sbirro?"
"Bah, tutte puttanate, buone per metter paura a qualche marmocchietto scassacazzi o ad una donnicciola dai nervi deboli" si disse l'ispettore capo, scettico: era solo un umido, fottuto giorno di pioggia, che gli avrebbe conciato da schifo il parabrezza dell'auto.
Ne sei davvero sicuro, Geney?
Era il giorno del suo quinto compleanno, e lui era rannicchiato sul pavimento, sotto il tavolo della cucina a pianterreno, a singhiozzare sommessamente pregando di non svegliarlo, mentre si domandava se anche il papà di Terence gonfiava suo figlio di botte, quando tornava a casa con le lacrime agli occhi per un ginocchio sbucciato.
E fuori pioveva.
Era una gelida mattina d'inverno, e lui era in piedi nella squallida stanzetta di un albergo a ore, una topaia lercia in cui persino gli scarafaggi si rifiutavano di zampettare, ad eccezione di Stu: aveva riconosciuto a prima vista il suo volto esanime e sfigurato da quella merda chimica, sebbene fossero trascorsi dieci, interminabili anni dal loro ultimo scontro, grazie all'identico neo che avevano sull'angolo destro del labbro superiore.
E fuori pioveva.
Era forse un pomeriggio di sei mesi prima, e lui era riverso accanto a quei fottuti binari, con una pallottola piantata nella gamba e alla mercè di uno stronzo dall'ottima mira; si era sentito gelare il sangue nelle vene, perchè sapeva che sarebbe morto, che, se si fosse girato, non ci sarebbe stata quell'indispensabile pustola ambulante di Sammy boy a parargli il culo, non quella volta.
Anche allora, fuori pioveva?
Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a ricordarselo.
Le giornate di pioggia non ti portano una gran fortuna, eh, Geney?
"Non credevo che l'avrei mai detto di un bieco miserabile della sua risma, ma è stato capace di sorprendermi, mio buon sbirro" riprese il musicista, come se non si fosse affatto accorto del tacito turbamento che aveva distorto le fattezze rudi dell'interlocutore. "Sin dal primo momento in cui le nostre strade si sono incrociate, ho avvertito nei suoi confronti la medesima, istintiva avversione che un giardiniere scrupoloso prova verso la tenace gramigna, una mala erbaccia degna solo di essere estirpata, fintantochè le sue fameliche radici non hanno ancora corrotto e soffocato quanto di meraviglioso può sbocciare in questo nostro mondo. Poi, faccio alcune ricerche e scopro, non senza un pizzico di stupore, che, in fondo, ci assomigliamo."
"Non dire cazzate!" lo schernì Hunt, brutale, "Io sono uno stallone e tu una checca, io sono sano e tu storpio, e, soprattutto, io sono un poliziotto e tu una canaglia!"
"Oh, questo suo eccelso sfoggio di tolleranza nei confronti della diversità d'inclinazioni e delle menomazioni corporee è la sacrosanta verità" approvò di rimando Maugham, prima di sussurrare, insinuante: "Però, entrambi abbiamo subito la straziante perdita di una persona cara."
Oh, ho, e adesso lasciatelo dire fuori dai denti, Geney: sono cazzi amari.
"Ma, di nuovo, un'abissale differenza ci divide in maniera inesorabile" proseguì il violinista, senza dargli tempo di controbattere o di seppellirlo sotto una gragnuola di pugni, "perchè io non ho potuto fare altro che restare a guardare quegli sciacalli esaltati che immolavano il mio coraggioso Francis sull'altare dei loro ideali deviati, mentre lei non ha mosso un dito per salvare il suo sventurato fratello dal baratro in cui l'aveva colpevolmente fatto precipitare."
"Taci, lurido invertito!" ululò il poliziotto, schiumante di rabbia: cosa non avrebbe dato per smontare pezzo a pezzo i suoi connotati da rettile, per levargli una volta per tutte quel fottuto ghigno di beffarda malignità dal muso aguzzo!
E, invece, quasi non era in grado di muoversi, assediato da una frustrante impotenza, torturato da quelle reminescenze indelebili, come se la sola risata crudele dell'altro avesse avuto il diabolico potere di far scorrere il tempo a ritroso, di ritrasformarlo nel bimbetto indifeso che si nascondeva a piangere in qualche anfratto buio, dopo averle prese di santa follia dal padre ubriaco.
Dove sono finite la tua oscena baldanza e la tua impagabile faccia di bronzo, adesso, Geney?
"Piccolo, fragile Stu" salmodiò ancora il musicista, in quella sinistra inflessione innocente che hanno le cantilene per bambini, godendo della paralizzante irresolutezza dell'avversario. "Scommetto che lei era il suo fratellone, il suo grande eroe, quello che gli aggiustava i giocattoli, gli insegnava ad arrampicarsi sugli alberi e lo difendeva dai teppistelli del quartiere. Misera creaturina ingenua, non poteva prevedere che l'avrebbe tradito con tale, disinvolta bestialità."
Questo sguaiato pederasta sta mentendo, Geney.
"E' impossibile salvare chi non vuole essere salvato!" soffiò a propria discolpa l'ispettore capo, dopo essersi in parte riscosso da quella stordente malia, con ogni singolo senso all'erta per cogliere l'attimo decisivo e ridurre in coriandoli il cobra a due gambe.
Quest'ultimo, arroccato nel proprio odioso, deliziato sarcasmo, insistette, impietoso: "Oh, e questa inespugnabile convinzione le alleggerisce la coscienza, mio buon sbirro? Le permette di guardarsi allo specchio, giorno dopo giorno, senza provare repulsione per la sua condotta imperdonabile, anzi, omicida?"
"Ora mi hai davvero rotto il cazzo, zietta!" sbottò il poliziotto, irato, slanciandosi in direzione dell'avversario con irruenza belluina.
La sequenza degli eventi successivi fu alquanto nebulosa, e concitata: si udì un tonfo sordo, uno sfolgorio metallico squarciò la spessa tenebra che ammantava la scena, Maugham balzò all'indietro con inaspettata prontezza di riflessi ed altrettanto fece Hunt, costui solo perchè un subitaneo dolore bruciante gl'invase il viso, all'altezza dello zigomo.
Dinanzi ai suoi occhi sbarrati, un fiotto di un denso liquido scuro dall'odore pungente prese a sgorgare dal taglio sulla sua guancia, gocciolando sui palmi aperti e macchiando la punta del fioretto che riluceva nella penombra, brandito da Maugham al posto del bastone.
Non vorrei angosciarti, Geney, ma credo che quella roba sia sangue.
"Sorpreso, mio buon sbirro?" ganulò con allegra perfidia il violinista, mentre gettava lontano la custodia cava in cui aveva tenuto celata l'arma. "In che modo credeva che uno storpio, come lei stesso mi ha poco lusinghieramente definito, fosse in grado di lottare faccia a faccia con i più spietati gerarchi nazisti latitanti e ritornare incolume in patria per raccontarlo? Grazie ad una bacchetta magica?"
Ciò premesso, frappose la lama fra sè e l'ispettore capo, per impedirgli di avanzare oltre, prima di sferzarlo con un colpo di piatto sulla spalla ed una seconda, malvagia accusa: "Si guardi le mani, sono sporche dell'unico sangue che avrebbe dovuto essere versato: lei non è altro che un abietto, vile assassino, capace solo di distruggere tutto ciò che tocca, di annientare tutti coloro che ama... Così è stato per Stu, e così sarà per Sammy boy."
Già, perchè tu lo ami, Geney, anche se è una detestabile termite, un'emicrania petulante ed un irriducibile avvocato del diavolo.
E allora, perchè te ne stai lì impalato, a fiato mozzo, con gli occhi ridotti a due fessure, e permetti che quella viscida vipera rida di te e ti sventoli il fioretto sotto il naso, come fosse un matador vittorioso, prossimo a giustiziare il proprio contendente animale, ferito e stremato, al quale non sarà neppure concesso di appellarsi alla clemenza dell'arena, in questo duello impari?
Desideri che tutto ricominci da capo?
Desideri che tutto ritorni di nuovo?
Desideri che tutto ti ricordi dieci anni fa?
No?
E allora reagisci, Geney, per la puttana!
Dimostra a quella checca impudente cosa significa davvero avere le palle!
Perchè ci puoi scommettere che Sammy boy, al tuo posto, non esiterebbe un istante a farlo.
"Non tema, il mio seducente amasio pare essersi preso un'infatuazione adolescenziale per lui, gli offrirà il beneficio di una fine rapida ed indolore..." decretò Maugham, in una risata carica di velenosa bonomia, che si strozzò, sostituita da un sussulto impaurito, non appena l'algido ruggito dell'interlocutore gli ricacciò in gola il resto della frase: "Prima che ciò avvenga, dovrò essere morto, e sepolto, ed esorcizzato dal pinguino più fottutamente in gamba di tutto il Commonwealth, perchè sta' pur certo, d'Artagnan dei miei stivali nuovi di zecca, che tornerò dall'oltretomba per appenderti al collo a mo' di capestro quei tuoi inservibili coglioni flosci, quant'è vero che sono Hunt il mastino!"
Allora, si abbassò per impugnare la pistola, che portava allacciata attorno alla caviglia, fra le pieghe dell'abito talare, ma, ancora una volta, il musicista lo precedette in uno scatto fulmineo ed imprevedibile: dapprima, lo costrinse a mollare la presa attorno al calcio dell'arma, percuotendogli il dorso della mano con l'elsa del fioretto, poi, secondo l'umiliante copione della loro colluttazione alla Midland Bank, gli rifilò una spietata gomitata fra le scapole, così da inchiodarlo supino sul pavimento, inerme e con la lama minacciosamente puntata al petto.
"Come recita quel popolare adagio, mio buon sbirro?" gli chiese infine il violinista, traboccante di perversa gaiezza. "E' inutile insegnare nuovi trucchi ai vecchi cani, perchè non sono in grado di impararli. E, aggiungo io, non apprendono alcunchè neanche dai loro errori passati."
Un ultimo desiderio, Geney?
"Che tu possa crepare prima di me, pigliainculo psicopatico del cazzo!" mugghiò Hunt, in un estremo slancio di indomita fierezza: non avrebbe esalato il proprio ultimo respiro implorando la pietà di quel sadico finocchio, lui che non aveva mai ceduto neppure da bambino, quando il padre lo pestava selvaggiamente.
Incurante delle sue vane velleità di ribellione, l'avversario mormorò, lapidario: "Niente di più improbabile", e spinse il fioretto fino in fondo.
Fino al cuore.
Un'altra giornata di pioggia da dimenticare, Geney.



*-*



"Si sente bene, professore?"
Per nulla, avrebbe risposto Sam, se la sua bocca non fosse stata impastata da un inspiegabile torpore, lo stesso, diffuso in tutte le membra, che gli rese penosamente difficile rimettersi seduto sul pavimento della sala di lettura e fronteggiare i propri apprensivi interlocutori, dei quali riusciva a distinguere solo un'immagine sfocata ed ondeggiante.
Qualcuno voleva prendersi la briga di spiegargli perchè, un attimo prima, stava osservando con aria assonnata lo stucchevole tubare di Hart e Trevelyan e, dopo un impercettibile battito di ciglia, senza nessuna giustificazione apparente, si era risvegliato sulla tolda del peschereccio di capitan George Clooney, sballottato dai marosi, mentre la tempesta perfetta si accaniva, scrosciante, sugli ariosi soffitti della Chetham's Library?
"Ci ha fatto prendere un tale spavento, professor Potter!" squittì Hadrian, encomiabile nel ruolo di studentessa sovreccitata e priva d'iniziativa. "Se Benjamin non si fosse accorto che stava per scivolare giù dalla sedia, avrebbe anche potuto ferirsi in modo serio."
Avevano impiegato meno tempo del previsto per passare dal formale lei al più intimo tu, ma forse vi erano stati significativi sviluppi, durante la sua capatina fra le braccia di Morfeo. Comunque, si issò sulle gambe traballanti e cercò di mostrarsi sereno, sfoderando un sorriso stiracchiato: "Un banale colpo di sonno, sono giorni che questo incidente al Fondo Manoscritti Rinascimentali non mi fa chiudere occhio..."
"Oh, ci mancava anche questo!" protestò il bibliotecario, nel momento in cui il rimbombo rabbioso di un tuono in lontananza fece tremare le vetrate ogivali e la tenue illuminazione elettrica della camera saltò, immergendoli in una tenebra prematura. "Hermione, tu resta qui con il professore, io vado a cercare una torcia" si congedò poi, solleticando la guancia all'attore con un affettuoso buffetto, prima di dirigersi a tentoni verso la porta.   
Sebbene non fosse più il quattordicenne suggestionabile che, dopo esser stato costretto a guardare The Wicker Man come pegno per una scommessa persa, aveva dormito per due settimane con la luce del comodino accesa, Sam ringraziò tacitamente il vice sovrintendente di averlo esonerato dall'accompagnarlo per gli oscuri ambienti labirintici della biblioteca, soprattutto mentre le pareti della stanza ballavano un'indiavolata carola sotto il suo sguardo annebbiato e i fuochi d'artificio delle grandi occasioni esplodevano nella sua testa dolorante.
Non si sentiva così debilitato e stordito da quella volta in cui, ancora in bilico fra passato e futuro, era rimasto vittima di un'overdose accidentale di farmaci, e si trattava di una pietra di paragone molto poco promettente.
Non appena si trovarono da soli, cinse l'avambraccio del complice, forse con energia eccessiva, e lo incalzò, in ansia: "Hadrian, cosa mi sta succedendo? Perchè non riesco a tenere gli occhi aperti?"
Per tutta risposta, l'attore gli additò una tazza ancora fumante, posata sul tavolo in corrispondenza della sua sedia, dopo averlo rimbrottato in atteggiamento indulgente: "Mon sot flic, la mammina non ti ha insegnato che non si accettano caramelle dagli sconosciuti, nè thè ai barbiturici da un furfante in incognito?"
Se non fosse stato così intorpidito, si sarebbe preso a calci di persona, a ricompensa della propria illimitata imbecillità nell'essersi lasciato drogare da Benjamin Trevelyan, il quale aveva la netta intenzione di mettere a nanna i tre stimati ospiti londinesi ed impossessarsi del libro di Dee.
A proposito di punizioni, com'è che il dittatore all'ingrasso non gli aveva ancora sbraitato contro qualche rancoroso anatema?
"Dov'è il boss?" chiese allora, dopo aver appurato che il superiore non si trovava nei paraggi, grazie ad una ricognizione sommaria della camera.
Dal canto proprio, Hart si strinse nelle spalle ed assunse un'espressione vaga: "Non ne ho idea: mi pare di ricordare che il tuo bestiale bucaniere sia uscito poco fa, bestemmiando, ma, se non ci hai fatto caso, significa che il sonnifero era già entrato in circolo. Ad ogni modo, credo che lui non abbia toccato alcunchè; io, invece, per tua fortuna, ero abbastanza impegnato a tenere a bada il letterato dalle mani tentacolari per trangugiare la mia dose."
Tacque, quando Trevelyan ricomparve nel vano d'ingresso, tenendo fra le mani una scatola di fiammiferi ed alcune candele spente: "Hermione, saresti così gentile da darmi una mano con questi affari? Sono sempre stato una frana irrecuperabile, come piccolo esploratore."
Hadrian si affrettò ad obbedire, tuttavia, mentre si sporgeva in avanti per reggere il moccolo, il cerino con cui il bibliotecario stava armeggiando sprizzò alcune scintille, una delle quali piovve fatalmente su una lunga ciocca dei suoi capelli posticci, incendiandoli.
"Oh, mio Dio, qualcuno mi aiuti!" strillò l'attore, con sincero spavento, prima che il sovrintendente, senza lasciarsi prendere dal panico, gli strappasse la parrucca di dosso ed estinguesse le fiamme, pestandola sotto i piedi. Quindi, estrasse una pistola dalla tasca per puntarla sulla falsa assistente e sull'altrettanto mendace professor Potter, che aveva assistito all'inevitabile sciagura con aria affranta: "Avete avuto sfortuna, signori miei: si da il caso che il vero sovrintendente della sezione manoscritti elisabettiani della British Library fosse il mio docente di Archivistica, a Cambridge, ed assomigliasse piuttosto ad uno dei nani di Biancaneve che al gigante della pianta dei fagioli magici di Jack."
"Ti ringraziamo, sommo Murphy, per averci rammentato l'imperitura veridicità dei tuoi assiomi. Nei secoli dei secoli, amen e vaffanculo" imprecò fra sè Sam, mentre si appuntava l'undicesimo comandamento che avrebbe insegnato a Chris, se fosse vissuto abbastanza per vedere l'alba del giorno successivo: Dio è nei dettagli, e l'implosione di un delitto perfetto lo è ancora di più.
"Gertrude mi aveva avvertito che una banda di travestiti era arrivata in città per rubarci la piazza e, come al solito, non si è sbagliata" dichiarò Trevelyan, senza smettere di tenerli sotto tiro. "Devo decidermi a sposarla, quella geniale ragazza!"
"Lasci perdere: la sua collega farà carriera, le riserverà la medesima considerazione di uno scendiletto tarmato e lei finirà per gettarsi fra le braccia della prima donna dagli occhi suadenti che le capiterà d'incontrare" fu l'ironica predizione di Tyler, al corrente del tutt'altro che lieto fine della loro avventura coniugale, prima di giocare la carta dell'approccio diplomatico: "Professore, sono un ufficiale della polizia metropolitana: ho prove schiaccianti che dimostrano gli illeciti maneggi suoi e della professoressa Kenyon, pertanto, se abbassa l'arma e accetta di trattare, possiamo raggiungere un compromesso vantaggioso per entrambi."
"Oppure, possiamo risolvere il problema alla vecchia maniera, lestofante inetto e con un gusto raccapricciante in fatto di moda" interloquì Hadrian, il quale, approfittando dell'involontaria diversione offerta dal poliziotto, era sgusciato furtivamente accanto al vice sovrintendente, per poi mandarlo al tappeto con un micidiale colpo alla nuca.
Nonostante ciò costituisse per lui una fatica notevole, l'ispettore si chinò sul bibliotecario, inerte, e lo immobilizzò per mezzo della cintura dell'impermeabile dell'attore, mentre quest'ultimo sentenziava, stizzito: "Adesso ci toccherà svegliarlo per farci dire dove nascondono i libri rubati, sempre che quella maniacale valchiria della sua socia non abbia tenuto il segreto per sè, come Rogér."
"Forse non ce ne sarà bisogno" suppose l'interlocutore, articolando le parole con sempre maggior difficoltà, a mano a mano che l'effetto del tranquillante si intensificava, dopo essersi ricordato di un particolare passaggio nel racconto di Trevelyan. "Prendi le sue chiavi e seguimi: non dimenticarlo mai, se desideri che qualcosa di prezioso rimanga invisibile, lascia che stia sotto gli occhi di tutti."
Sorretto attorno alla vita da un braccio di Hadrian, percorse il breve tratto che li separava da un mobiletto squadrato, posto nell'angolo ovest della sala di lettura. Esaminò attentamente, a lume di candela, le tarsie lignee con inserti bronzei, l'iscrizione dedicatoria in onore del fondatore Chetham vergata su un sottile listello appena al di sotto del piano d'appoggio e la vetrinetta policroma sul lato destro, oltre la quale s'intravvedevano dei volumi incatenati. Allora, si fece consegnare il mazzo tintinnante e provò ad infilare alcune chiavi, di foggia diversa dalle restanti, nelle serrature delle ante del mobile: al quarto tentativo, il meccanismo scattò ed il pannello a ribaltina si spalancò di schianto, investendoli con uno sbuffo di polvere.
"C'est merveilleux! C'è il meglio della Scuola del Giardino, qui dentro" esclamò Hart, ammirato, recuperando il mazzo dalle mani del poliziotto ed iniziando a liberare dalle catene i tomi trafugati per impilarli sul pavimento della stanza.
Al contrario, Tyler, esaurito il proprio incarico, si accoccolò sui talloni e si trincerò dietro un mutismo insonnolito, che adombrava, in realtà, una crescente inquietudine: dove diamine era andato a cacciarsi quell'autocrate sovrappeso, perchè non tornava ad aiutarlo a mettere in atto la parte più delicata della loro doppia trappola?
Come se avesse indovinato l'oggetto di quelle tetre meditazioni, l'attore ridacchiò, spremendo la bocca tumida in una smorfietta malevola: "Non sperarci affatto, joli: credo che Rogér abbia già dato il fatto suo a quello zotico crapulone. Ed ora, per quanto me ne dispiaccia, è giunto anche il tuo turno."
Atterrito da quella rivelazione, Sam tentò di agguantare il giovane, per quanto glielo permettessero gli arti narcotizzati, ma l'avversario lo dribblò senza sforzo, incastrandolo fra il proprio corpo ed il mobile e chiudendogli gli anelli metallici delle catene attorno ai polsi. Tutt'altro che disposto a capitolare, l'ispettore prese a dimenarsi in maniera forsennata nei legami arrugginiti, ottenendo come unico, deprimente risultato di infliggersi alcune dolorose escoriazioni, e smise soltanto quando l'altro gli puntò contro la pistola, sottratta a Trevelyan: "I vostri colleghi faticheranno un po' a capire chi ha sparato a chi, ma, nel frattempo, noi saremo volati via, molto, molto lontano da qui..."
Era per questo che aveva perso il sonno, urlato al cielo, rischiato la pelle, lottato senza risparmio, conquistandosi a fatica il rispetto di quel manipolo di sregolati compagni d'investigazione e del loro lubrico comandante di ventura, che si era buttato alle spalle un'inappagante esistenza, che era saltato a cuor leggero dal tetto del palazzo del dipartimento, per essere imbottito di piombo da un ragazzino disinibito che, non più tardi della sera prima, aveva cercato di limonarselo, se non peggio, contro la parete della cucina di villa Maugham?
Dio, dovevano essere state fottutamente pie ed immacolate le persone che aveva trucidato nella propria depravata vita precedente, perchè non sarebbe stato in grado di spiegarsi altrimenti in che modo si fosse meritato tutto questo!
"Hadrian, ascoltami: non devi farlo" gl'intimò, pregando che i propri balbettii sconnessi suonassero più prossimi ad un autorevole suggerimento che ad una supplica frignante. "Non è troppo tardi, insieme possiamo ancora fermare Maugham e io ti giuro che..."
"Che cosa, mon pauvre trésor?": per tutta risposta, Hart gettò indietro la testa ricciuta e scoppiò in una cinica risata cristallina. "Non sono evaso dal Purgatorio perchè tu possa rinchiudermi all'Inferno, ispettore Tyler. Se avessi voluto essere salvato da Rogér, te lo avrei chiesto, non credi?"
Quindi, avvicinò il proprio viso al suo, bisbigliando in un misto di scherno e tenerezza: "Adieu, mon petit chou", prima di dargli un casto bacio a labbra chiuse, al quale Sam si sorprese a reagire con un brivido infastidito lungo la spina dorsale: la bocca dell'attore era serica e zuccherina, al contrario della corrispondente fogna putrida del picchiatore legalizzato, ma così terribilmente fredda, come se neppure una stilla di sangue caldo la vivificasse.
Ma, forse, questo era solo un parto ingannevole della sua mente, ottusa dai sonniferi e dalla prospettiva della fine imminente, e poteva star certo che il suo supplizio oltremondano sarebbe stato avere i malleoli maciullati da lì all'eternità dall'anima trapassata del tiranno smodato, per aver osato formulare in punto di morte simili pensieri melensi, da tremebonda eroina romantica.
E, soprattutto, perchè aveva abbandonato questa invidiabile valle di lacrime attanagliato dal rimorso di non essere stato capace di salvare il suo boss, ancora una volta.
"Metti giù quel giocattolo da adulti, cagnetta, se non vuoi che apra nel tuo bel cranio un buco grande quanto quello che hai fra quelle chiappette toniche!"
No, questo non poteva essere altro che un miraggio: infatti, era pressochè impossibile che quel clone platinato di Beth Ditto, avvolto in una lorda palandrana sbilenca ed intento a strattonare un malconcio Maugham attraverso la porta della sala di lettura, fosse davvero l'ispettore capo Gene Hunt, sebbene avesse berciato quell'ultimatum con la sua familiare voce tenorile, nonchè con la sua inimitabile finezza.
"Boss?" pigolò, titubante, confidando in maniera quasi disperata nell'infallibilità del proprio acume visivo, anche se appannato dai barbiturici ed ostacolato dal buio pesto.
La conferma non avrebbe potuto essere più incontrovertibile, e celestiale, suffragata anche dal conseguente riaccendersi di tutte le luci della camera: "Sammy boy, non guardarmi come se avessi visto Gesù Cristo redivivo o la Cartwright nuda, arrossire non sarebbe in carattere con il mio personaggio!"
"Dubito che i pigmenti dell'epidermide delle tue guance siano stati geneticamente programmati per compiere un'azione così avulsa dalla tua indole spinosa e mascolina, boss" osservò di rimando il sottoposto, in preda ad una sorta di felicità adrenalinica.
Al contrario, Hart era rimasto a dir poco annichilito da quell'epifania travolgente: la sua macabra, giocosa presunzione si era dileguata, lasciando il posto ad un gelido sconcerto, che gli contraeva istericamente i lineamenti femminei e le dita affusolate attorno all'impugnatura dell'arma, mentre piagnucolava, alla stregua di una bambina capricciosa: "Tu... tu dovevi essere morto!"
"Certamente, e quel coglioncello cervellotico di Sammy boy doveva restare insieme ai suoi amichetti debosciati di Hyde, e tu dovevi nascere con le tette e la fica: fattene una ragione, dolcezza, la vita è ingiusta" gli abbaiò contro Hunt, con irridente empatia, prima di riacciuffare il violinista, il quale aveva cercato invano di divincolarsi dalle sue spire, e sbatterlo di nuovo a terra, calpestandogli la colonna vertebrale con il tacco della scarpa: "Anch'io ho qualcosa da dirti sui vecchi cani, sontuoso sacco di merda: che non hanno bisogno di imparare nuovi trucchi, quando possono fotterti senza problemi grazie a quelli che già sanno!"
Quindi, scagliò in mezzo alla stanza il fioretto, la cui lama aveva infilzato una delle sue inseparabili fiaschette, identica a quella che, tempo addietro, aveva fermato il proiettile sparatogli contro da Reg Cole: "Mi era costata un occhio della testa, per la puttana, ed ora guarda come me l'ha ridotta quel temperino moscio quanto il tuo cazzo stantio!"
Prostrato dalla sconfitta, e ancor di più dalle percosse, Maugham non si azzardava a ribattere, limitandosi a sogguardarlo con un'occhiata dardeggiante ed esterrefatta, che l'ispettore capo apostrofò per mezzo di un sardonico: "Allora, Ramòn, non hai ancora capito quanto è pericoloso sfidare un uomo con la pistola?"
"La... lascialo andare, subito" intervenne Hadrian, in un uggiolio angosciato che si sforzava di apparire imperioso, mentre afferrava Sam per il bavero della giacca e gli premeva l'imboccatura dell'arma contro la tempia, imperlata di sudore. "Altrimenti lo uccido."
"Tu non ammazzeresti neppure un moscerino agonizzante, mia divina" replicò Gene, ruvido, "Non c'è più alcuna speranza per te, nè tantomeno per il tuo decrepito protettore, quindi arrenditi e facciamola finita con questo fottuto teatrino, perchè è chiaro chi di noi due sarà il vincitore della guerra dei nervi."
Seppur intontito dai narcotici, il poliziotto non potè fare a meno di notare lo scintillio di lucida disperazione che saettò nelle iridi feline di Hart, un attimo prima che costui sentenziasse con distaccata freddezza, mettendo un colpo in canna: "Fa' come ti pare, mon sale cochon: le carte con cui ti illudi di potermi battere non hanno alcun valore, per me."
"Sudicia sgualdrina irriconoscente!"
Accadde tutto in una convulsa simultaneità, alla stregua della scena topica di un film d'azione di serie B: il protagonista, in ostaggio del cattivo, chiude gli occhi, qualcuno spara e a terra stramazza sempre il più improbabile dei presenti, con qualche minima variante in base all'estro del regista.
In questo frangente, Tyler stava per serrare le palpebre, rassegnato a valicare una volta per tutte la soglia dell'altro mondo, ma il subitaneo grido lacerante di Maugham lo trattenne, appena in tempo per vedere il violinista balzare in piedi, strappare la pistola di mano ad Hunt e far fuoco contro Hadrian, il quale vacillò, incredulo, lo sguardo fisso sulla macchia di sangue che si allargava a velocità impressionante, in corrispondenza della ferita letale al ventre.
Un silenzio ultraterreno piombò sui presenti, raggelati in quell'immutabile fotogramma, finchè non fu lo stesso attore a parlare, coprendo gli irrefrenabili singhiozzi del musicista, gli inintelligibili borbottii di Gene e i lamenti spezzati di Sam, per declamare il solenne epilogo del proprio dramma personale: "Uccidete l'istrione, nel momento in cui getterà via la sua grottesca maschera da giullare e il berretto a sonagli del buffone di corte. Rideau."
Poi, si accasciò languidamente sul pavimento, come un burattino dai fili recisi, con un volto inespressivo dal pallore esangue ed un vacuo sorriso fasullo dipinto sulle immobili labbra cremisi.



CONTINUA...



Prima di ogni altra cosa, lasciate che vi chieda umilmente perdono per avervi inflitto tutto questo, soprattutto quell'orrendo secondo spezzone: per quanto lo sospettassi, non avevo idea che penetrare la psiche di Hunt, semplice e contorta allo stesso tempo, potesse costarmi una tale fatica. Perciò, se leggendo quella parte, avete avuto l'impressione che il nostro amato grassone stesse dialogando con il suo omino del cervello, ho fallito miseramente su tutti i fronti; qualsiasi altra reazione è, invece, ben più che incoraggiante.
Scusate anche per l'immane attesa, ma l'afa micidiale che sta tormentando la mia città mi ha costretta a lunghe pause forzate, ed avrò rimesso mano a quanto avete letto almeno dieci volte. E, comunque, non sono ancora per niente soddisfatta.
Ora, passiamo al resto.

Qualche informazione importante:
A) Tutto ciò che non è stato affermato nel canon sul passato di Gene Hunt è frutto di una mia personale ed opinabile interpretazione, pertanto è caldamente sconsigliato appropriarsene senza il mio consenso. Lo stesso dicasi per i casini plurimi con cui infarcisco la vita di Sam Tyler, passati e futuri.
B) Piccolo prontuario di paleografia spicciola:
codice, manoscritto e autografo sono da me usati in questo capitolo come sinonimi e si riferiscono a testi non realizzati a stampa, ma vergati dalla mano dell'autore o da quella di un suo scrivano accreditato;
l'archetipo è il codice, a noi non pervenuto, che i filologi considerano maggiormente aderente all'opera di pugno dell'autore, mentre i testimoni sono le copie dell'archetipo a nostra disposizione, più o meno fededegne a seconda del numero di errori commessi durante la trascrizione da parte degli amanuensi;
un palinsesto è un codice le cui pergamene siano state abrase e nascondano, pertanto, tracce di una più antica scrittura al di sotto delle righe leggibili;
la noce di galla (acido triidrossibenzoico, acido gallico) è un reagente chimico, utilizzato dai paleografi fino all'invenzione dell'ultravioletto (anni Quaranta) per far riaffiorare gli inchiostri illeggibili, e causa esattamente i problemi elencati da Trevelyan;
l'antiporta è la pagina che, nelle edizioni a stampa, è occupata dal frontespizio e dal titolo completo del libro.
Ringrazio sentitamente per queste nozioni il mio fedele amico, nonchè impagabile compagno di dissertazioni alchemiche, Anacleto, che mi auguro non legga mai questi miei scritti.
C) Traduzioni delle parti in francese, gentilmente betate dalla mia cara Mamysanzo:
Mon sot flic: "mio sciocco sbirro"
C'est merveilleux: "è meraviglioso"
Joli: "carino"
Mon pauvre tresòr: "mio povero tesoro"
Mon petit chou: "mio piccolo cavolo" (repetita iuvant)
Mon sale cochon: "mio sudicio porco" (sic!)
Rideau: "sipario";
D) I riferimenti agli episodi contenuti in questo capitolo sono: la vicenda di Gene travestito da scoiattolo (02x07); le notizie sulla famiglia Hunt (02x06); l'operazione sotto copertura per fermare la rapina al treno dei minatori (02x08); l'overdose di farmaci calmanti di cui è stato vittima Sam (02x05); il vecchio trucco della fiaschetta (01x06).
Ed ora esigo che qualcuno mi spieghi perchè Mamma Rai ha tagliato da un episodio non meglio precisato la spettacolare scena dell'appostamento nel furgone dei gelati!
*-*
Le solite, dolenti note:
1) Richard Roxburgh è l'attore austrialiano che, in Moulin Rouge, interpretava la parte dell'antagonista;
2) Theatreland è un altro nome del West End londinese;
3) La Chetham School of Music (detta Chets) e la Chetham's Library sono edifici collegati nel modo descritto nel testo; eventuali discrepanze rispetto alla planimetria effettiva sono imputabili alla mia mancanza di visione autoptica dei luoghi in questione. La vicenda dell'installazione delle cancellate metalliche è, a grandi linee, quella narrata da Trevelyan;
4) Gene Hunt non ha tutti i torti, visto e considerato che uno dei personaggi del Monty Python's Flying Circus era il reverendo Arthur Belling, dalla diocesi di St. Loony Up the Cream Bun and Jam, intenzionato a convertire il prossimo alla pazzia;
5) La scenetta del bastoncino di liquirizia è un mio personale trauma infantile, perchè mio zio, ancora scapolo, stava cercando di smettere di fumare e riempiva il frigorifero di mia nonna di rivoltanti legnetti dolci mangiucchiati;
6) La parlata mancunian è quella peculiare inflessione utilizzata dagli attori di LoM, tipica di Manchester, che mi rende pressochè impossibile comprendere qualcosa nella versione originale dello sceneggiato;
7) I BAFTA sono premi offerti annualmente dalla British Academy of Film and Television Arts ad attori, registi ed altre opere televisive o cinematografiche particolarmente meritevoli; i Razzies, invece, sono i corrispettivi degli Oscar, dati ai film cosiddetti sòle (scusate il francesismo);
8) La parola cotonai è un mio neologismo, ispirato al fatto che a Manchester vi era un'alta concentrazione di industrie tessili;
9) In realtà, alla Chetham's Library è conservata una trascrizione dei primi sessantasette fogli (retro + verso) del Mysteriorum Liber Primus Mortlaci, realizzata da Elias Ashmole a partire dalle carte originali di Dee, e non circola nessuna storiella raccapricciante al riguardo fra i marmocchi della città, da me modellata sull'esempio del teschio di cristallo conservato al British Museum, spauracchio di tutti i guardiani notturni per gli inspiegabili bagliori emessi nottetempo. Tuttavia, avevo bisogno di una motivazione plausibile per cui Sam fosse al corrente dell'esistenza di un tale libro alla Chetham's, e poi si sa che gli inglesi sono abbastanza superstiziosi...
10) John Dee, poliedrico intellettuale e consigliere di Elisabetta I, ed Edward Kelly, sensitivo di modesta estrazione sociale, si occupavano di negromanzia e, presumibilmente, realizzarono davvero la Mano di Gloria/Sigillum Emeth, oggi in mostra al British Museum: secondo la leggenda, il manufatto permetterebbe di mettersi in comunicazione con i defunti, oppure consentirebbe a chi lo impugna di immobilizzare quanti si trovino nella medesima stanza. E, per vostra informazione, gli ingredienti per crearlo sono proprio quelli elencati da Sam, con varianti minime a seconda delle fonti;
11) No, non ridete, ho visto con i miei occhi uno dei bandi di partecipazione al Convegno Internazionale dei Filologi Romanzi e si teneva esattamente a Santa Margherita Ligure, sebbene sia quasi sicura che la sede sia itinerante;
12) Il cardinale Angelo Maj, curatore della Biblioteca Ambrosiana di Milano nel XIX secolo, fu lo scopritore del palinsesto che tramandava parti del trattato politico del letterato latino Marco Tullio Cicerone De Republica, oggi reso pressochè illeggibile dall'uso smodato della noce di galla da parte del paleografo;
13) The Invisibles è un fumetto della DC Comics, pubblicato negli anni Novanta, nel quale la Mano di Gloria riveste un ruolo assai importante nel corso di uno degli archi narrativi; inoltre, l'ossessiva mescolanza fra passato e futuro che caratterizza lo svolgimento delle vicende è molto vicina alla situazione di Sam;
14) Gli Elgin Marbles sono i marmi del Partenone, asportati da Lord Elgin agli inizi dell'Ottocento, con la complicità del pittore italiano Lusieri e del reverendo Philip Hunt (se questo non è un segno del destino...), ed al centro di un secolare contenzioso fra Grecia e Regno Unito;  
15) Il Prete Rosso è il compositore veneziano Antonio Vivaldi, e l'Autunno fa parte delle celeberrime Quattro Stagioni;
16) George Clooney ha interpretato il ruolo del capitano del peschereccio in balia della tempesta perfetta, nell'omonimo film del 2000;
17) The Wicker Man è un film di culto britannico, realizzato nel 1973, che mescola thriller ed occultismo: la trama è reperibile sulla fida Wikipedia (english, come sempre);
18) Questo lo sanno tutti, Murphy è il teorico dell'indimostrabile scientificità del pernicioso fenomeno fisico meglio noto come "sfiga";
19) La Scuola del Giardino è il gruppo di letterati del Rinascimento fiorentino che si riuniva presso la villa medicea di Careggi: per esempio, Angelo Poliziano, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola;
20) Beth Ditto è la cantante del gruppo punk-pop Gossip, ed è... beh, piuttosto in carne (oggi sono eufemistica);
21) Il perfido Ramòn è l'antagonista di Clint Eastwood nel film western di Sergio Leone "Per un pugno di dollari", interpretato da Gian Maria Volontè; sua è la celebre frase "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, l'uomo con la pistola è già morto". Il duello finale fra lui e l'Uomo senza Nome (Eastwood, appunto) mi ha dato lo spunto per lo scontro finale fra Maugham ed Hunt.
*-*
Ed ora, finalmente la mia parte preferita!

@Bluesmoke: in effetti, a giudicare dall'incremento delle letture, avrei dovuto immaginare che stavi leggiucchiando in incognito; a questo punto, sarebbe mio preciso dovere sfuriarti per non aver recensito, ma siccome al riguardo sono drammaticamente accidiosa anch'io, eviterò di predicare bene e razzolare malissimo;

@arielerial: sappi che il tuo paragone fra Maugham e Laurence Olivier ne "Il Maratoneta" è appena entrato nella top three dei complimenti che mi sono rimasti nel cuore, insieme a "hai un'ironia austeniana" e "scrivi come un uomo di quarant'anni"; a parte questo, sono perfettamente d'accordo con quanto tu affermi su "Ashes to Ashes", sembra trasudare banalità da ogni singola scena, ma comunque io avevo già deciso di non seguirlo, visto e considerato che ho guardato LoM soprattutto per John Simm (a.k.a. Sam Tyler) e il mio cinico cuoricino di slasher cronica non è disposto a tollerare la sua insensata dipartita. Sono anche molto soddisfatta che la mia slashata ti sembri convincente, è uno dei miei maggiori crucci, quando scrivo;

Ringrazio di cuore anche tutti coloro che leggono soltanto.

Al prossimo, ultimo atto!^^
   
 
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