Cap.11
The distance in your
eyes
Apollo si massaggiò il
muscolo, incassando il capo tra le
spalle. “All’estremo, sto scoppiando di
emozione”. Alzò il capo, i suoi occhi
erano liquidi. “Ho desiderato così a lungo
d’incontrare il mio Cielo, che non
credevo che potesse essere più bello di come lo immaginavo.
Invece con sé ha
portato anche degli amici”.
La luce del sole gli faceva splendere
i lunghi capelli
biondi, la sua pelle era abbronzato e aveva una fascia legata intorno
alla
fronte.
“Estremo, neanche io
pensavo di poter incontrare un amico!”
gridò Ryohei.
“ESTREMO!”
gridarono in coro, congiungendo i loro pugni.
Tsuna si era accomodato su un
divanetto ed ondeggiava sul
posto, col battito cardiaco accelerato.
< Non so perché ma
questo tipo che ho davanti mi ricorda
tantissimo Squalo. Sarà il modo in cui si guarda in cagnesco
con Hayato. Mi
ricorda il modo in cui Hayato e Squalo si litigavano chi dovesse
sedersi su
questa poltroncina tra me e Xanxus >. Si massaggiò il
collo. < Solo che
questa volta entrambi si contendono me e non mi piace affatto >
pensò.
Luca lo fissava intensamente negli
occhi, i lunghi capelli
rossi che gli ricadevano lungo le spalle.
“Nel vostro racconto,
Decimo…”. Mise un paio di zollette di
zucchero nel the e porse la tazzina a Sawada. “…
C’è molto di riprovevole. A
cominciare dal fatto che per molto tempo non avete avuto il vostro
Cielo”. Si
voltò e con voce gelida aggiunse: “Lampa, smettila
di correre in giro”, richiamando
una bambina di sette anni.
Tsuna si voltò verso di
lei e guardò Lambo correre dietro
alla piccola Bovino, intenta a fargli le linguacce. I-pin li guardava
gonfiando
le guance e incrociando le braccia al petto.
< Questa volta è
lei che è gelosa > pensò Tsuna,
trattenendo una risatina. Si grattò il collo, sussurrando:
“Mi dispiace, ma i
Varia adesso hanno sistemato tutto”. < Spero di
riuscire a ricordarmi tutti
questi nomi nuovi e a che fiamme corrispondono.
Certo che il cugino di Hibari-san:
Numb, sembra Hibari-san
biondo italiano. Praticamente è un altro Alaude > si
disse.
Sopra le loro teste,
all’altezza del tetto, volteggiavano
Dokuro e Mukuro tenendosi per mano. “Non sapranno mai chi
è uno…” disse uno.
“…
e chi è l’altro”. Concluse il gemello.
“Kufufufu”
ridevano in coro.
Takeshi li contraddisse:
“Mi dispiace deludervi, ma per me
siete diversi. Esattamente come vostra grazia e vostra
altezza”.
Tsuna si guardò intorno,
notando che Gokudera si era
allontanato e si trovava di fronte all’altra giovane.
< Non devo essere geloso. In
fondo entrambi non vogliono
essere promessi e mi ascolteranno quando gli dirò di
sciogliere il fidanzamento
in modo ufficiale > pensò.
Marina sfilò il cappello
dalla testa di Hayato e lo gettò a
terra, pestandolo sotto la ballerina.
“Come puoi paragonare il
tuo misero Cielo estivo al Cielo
infinito del Decimo?” ringhiò.
Gokudera serrò i pugni.
“Gli ho dato il mio cielo
per evitare che morisse e lo ha
vinto in una regolare battle choice” ribatté.
Tsuna li guardò
impallidendo.
“Ve-veramente…”
balbettò. Si alzò in piedi, tremando.
< Mi sento Enma. Non riesco a
farmi ascoltare dai miei
guardiani > pensò.
Marina sibilò:
“Pensavi davvero di poterlo battere? Il
‘nostro’ boss vale dieci volte te”.
Hayato chinò il capo.
“Adesso basta! Non
è vero!
Hayato-kun sarà il
Decimo!” sbraitò Tsunayoshi,
raggiungendoli con passo veloce.
Apollo s’intromise:
“Non dovresti decidere al posto di
Sawada, Marina. In fondo resta sempre il nostro Centro qualsiasi strada
voglia
scegliere”.
“Il boss dei Vongola
è sottomesso a troppe persone. Tsuna
sarà il dio degli dei, non certo un semplice
mafioso” disse Takeshi.
Marina
s’irrigidì, trovandosi una spada vicino al viso.
“Ya-Yamamoto…”
esalò Tsuna, sgranando gli occhi.
Hayato sentì una mano
sulla spalla e alzò il capo,
trovandosi Ryohei alle spalle.
“Se te la prendi con lui,
te la prendi con tutti noi. Non ti
conviene all’Estremo” disse gelido.
Gokudera si morse l’interno
della guancia.
< Ora che potrei avere la mia
vendetta, capisco che non
voglio questo… > pensò.
“Sicuramente non voleva
offendere Decimo” sussurrò.
Takeshi raccolse da terra il cappello.
“Questo è di
Hayato” disse.
Tsuna inspirò,
espirò e raggiunse Marina, guardandola negli
occhi: “Io non so come immagini tu. Non sono né
spietato, né un mafioso. Ci
tengo ai miei amici e soprattutto ad Hayato, che è il mio
fidanzato”. Allungò
la mano e le sorrise. “Però spero che potremo
comunque essere amici senza
litigare”.
Marina strinse le labbra fino a farle
sbiancare.
“Perdonatemi”
sussurrò. Afferrò la mano e gli sorrise.
“Cercherò di cambiare”.
Takeshi chiuse gli occhi e,
ridacchiando, rinfoderò la
spada.
“Ottimo! Ora possiamo
andare a farci una bella partita di
baseball” disse.
Kyoya diede una pacca sulla spalla
del cugino che si 6era
nascosto dietro di lui e li raggiunse, dicendo: “Suppongo che
voi resterete in
Italia, mentre Sawada tornerà in Giappone con noi”.
Tsuna gli rispose: “Beh,
Hibari-san… Ora che so che ci sono
li verrò a trovare spesso”.
Hibari pensò: <
Hayato avrebbe potuto dirgli che alcuni di
loro lo prendevano in giro e lo seviziavano quando era piccolo, ma non
lo ha
fatto. Il mio Cielo è davvero troppo buono.
Solo che ora io non sono
più un bambino fragile e
cagionevole di salute. Chi oserà fargli qualcosa
‘verrà morso a morte’ >.
Luca li guardò con aria
distaccata, pensando: < Posso
avvertire mio fratello Pierre che qui è andato tutto per il
meglio. Squalo ne
sarà felice >.