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Autore: blablablu    06/09/2020    2 recensioni
Hermione ha un segreto che si porta dietro dall'ultimo anno di scuola. Sarà costretta a proteggerlo, quando uno strano gruppo di maghi, tenterà un furto al Ministero, dove si celano le pergamene con le linee di sangue delle "Sacre 28", le famiglie magiche purosangue del Regno Unito. Ma dovrà farlo con l'aiuto di colui che condivide con lei tale peso: Draco Malfoy. Harry è a capo di una squadra di Auror, e viene incaricato di indagare sulla questione.
Riusciranno a venire a capo del mistero? E, soprattutto, riuscirà Hermione a mettere da parte l'orgoglio e a lasciarsi andare ai propri sentimenti?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Kingsley Shacklebolt | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti! Con questa storia vorrei provare a far entrare voi lettori nelle menti dei personaggi, e farvi arrivare con loro alla soluzione del mistero che avvolge il Mondo Magico, in questa fanfiction.
Devo necessariamente dire, che la storia è stata ispirata, dal primo Capitolo della fanfiction Shattered, di Ladynana707; infatti i primi tre paragrafi hanno ripreso molto dallo scritto originale. Il resto invece è tutto dato dalla mia fantasia! 
Essendo lunga, più del previsto, ho dovuto dividerla in 2 capitoli. Questo è il primo, mentre il secondo lo posterò appena sarà concluso.
Ognuno di essi è diviso in paragrafi, e, ogni volta che troverete i tre asterischi "***" significa che la narrazione passa dal punto di vista di un altro personaggio (Hermione, Draco, o Harry).
NB. il rating Arancione, non è tanto per scene particolarmente cruente o scabrose, ma per il linguaggio a volte forte
Detto questo,
Buona lettura!


_.-*’*-._.-*’*-._.-*’*-._.-*’*-._.-*’*-._.-*’*-._

Ottobre 2005

Hermione stava sistemando la cucina in tutta fretta; l’appartamento dove si era trasferita da solo sei mesi era abbastanza spazioso in realtà, ma il disordine che quella bambina lasciava ditero di se, era decisamente esorbitante per un esserino così piccolo...
-“Lyra! Guarda che se non scendi tu, salgo io!”.
Chiamò per la terza volta in pochi minuti la figlia dal piano inferiore.
-“Arrivooo!”.
Una bambina corse velocemente da lei, con i capelli castani, ricci, fino alle spalle, e un faccino decisamente corrucciato.
-“Mamma...ma...devo venire per forza?”
-“Ne abbiamo gia parlato. La zia Ginny è in bulgaria per una partita, e i nonni sono ad un convegno.” disse allora mettendo via le ultime cose.
-“Ma io mi annoioo!”
-“Lo so piccola.. ma non ci sono alternative.”
-“Sono grande! Posso stare a casa da sola. Sono più intelligente di tutti i miei compagni, e poi io sono...”
-“Lyra Alhena Granger! Smettila di fare così!” urlò allora Hermione ottenendo finalmente il silenzio della figlia,
che la smettè di lamentarsi -“UNO: non hai neanche 5 anni, non mi sembra che tu sia un’adulta. DUE: il fatto che tu sia una strega, non smetterò mai di ripetertelo, non ti rende migliore di nessuno. TRE: oggi che ti piaccia o no, verrai in ufficio con me! CHIARO?”
La bambina, annuì svogliatamente, alzando le spalle.
-“Bene, adesso vieni. Andiamo!”
Hermione vestì la figlia, poi uscirono di casa. Aveva dovuto chiedere l’ennesimo permesso speciale per portarsela al lavoro, ma non c’erano alternative. Nonostante frequentasse un asilo babbano, quel giorno era festivo, nel mondo non magico, e purtroppo, i suoi genitori, non potevano tenerla. Una bambina così piccola non avrebbe potuto neanche entrare al Ministero, ma la sua posizione di pregio all’ufficio Applicazione Legge sulla Magia, e il suo passato da ‘Salvatrice del Mondo Magico”, ogni tanto fruttavano qualche privilegio gradito.
Non era la prima volta che aveva dovuto portarla con se, ma, ormai, farla star buona per 8 ore filate, in 20 metri quadrati era sempre più difficile.
Lyra era davvero intelligente, curiosa, e decisa, proprio come la madre, ma ogni tanto scaturiva un caratterino ninte male, che la rendeva... estremamente fastidiosa! Ma nonostante tutto, era riuscita a farsi amare da tutti, ed Hermione era estremamente orgogliosa di sua figlia.
Sapeva di essere speciale. La magia la circondava dal giorno in cui era nata, ma sapeva anche che fino all’età di undici anni, quando finalmente sarebbe andata a Hogwarts, a lei non era permesso fare magie come facevano la mamma, lo zio Harry o la zia Ginny.
Le era stato sempre raccomandato di non rivelare mai a nessuno tutte quelle strane cose che succedevano a casa perché se gli altri bambini avessero scoperto quanto lei fosse diversa, l’avrebbero solo allontanata e la mamma avrebbe avuto tanti problemi.

***

Ore dopo, l’ufficio di Hermione era pieno di Auror, tutti lì per una riunione e tutti occupatissimi, mentre sua figlia si stava annoiando da morire, in un angolo, sola. Dopo l’ennesimo permesso negatole, di andare a fare un giro da qualche parte, la bambina si aprofittò del caos del momento, per sgattaiolare fuori dalla porta.
Una volta fuori si incamminò per i corridoi, fino ad arrivare agli ascensori. Le era sembrato estremanente divertente sparare nomi a caso e sprerare di farcisi portare, da quei trabiccoli impazziti, ma poi erano entrati un sacco di altri uomini e donne, che urlando altrettanti nomi, avevano fatto muovere davvero l’ascensore in cui c’era anche lei, e dopo che furono usciti, la bambina si ritrovò ad un piano che non riconosceva. Aveva provato a dire al macchinario il nome della madre, ma quel coso non ne voleva proprio sapere di muoversi! Allora uscì e si ritrovò in un nuovo cunicolo di corridoi, tutti uguali. Il panico iniziò a salire; la bambina correva da una parte all’altra, e l’ufficio di sua madre non c’era. Provò a chiamarla, ad urlare che era lì..ma niente. Allora grossi lacrimoni iniziarono a scenderle dagli occhi, e spaventata e distrutta, si sedette a terra, pentita, sperando che qualcuno venisse a prenderla.

***
Draco Malfoy, nervoso come poche volte in vita sua, si richiuse violentemente alle spalle la porta dell’ufficio da cui era appena uscito.
Lo avevano fatto andare fino a Londra dalla Scozia, dove aveva abitato fino a quel momento, senza fargli concludere ancora nulla.
Dopo 6 anni dalla fine della guerra, nonostante lui e i suoi genitori fossero stati prosciolti da tutte le accuse, si ritrovava ancora ad andare avanti e indietro per sbloccare le numerose proprietà dei Malfoy, famiglia di cui era il solo erede, sparse in tutto il Regno Unito e sequestrate dal Ministero. Mancavano ancora all’appello una dimora nel Galles lasciatagli da una parente Black, e il Manor dove lui aveva vissuto fino alla guerra. Anche se a lui, personalente, non importava un accidenti di quelle baracche, era assolutamente deciso a riaverle. Non solo per far finire le continue e fastidiose lamentele dei suoi genitori, ma per principio. Quelle case erano sure, e le rivoleva.
Ma tutto, fino ad allora, era stato praticamente inutile; il Manor, in particolare, era stato luogo di troppi crimini per il Ministero, e non avevano alcuna intenzione di togliere i sigilli magici che lo assicuravano.
Tra le altre cose, poi, odiava andare lí. Finiva sempre per incontrare qualche sua vecchia conoscenza, e, inutile dirlo, l’incontro non era mai piacevole. Tutti lo guardavano ancora, o con disprezzo, o peggio con pietà. E Draco non voleva la pietà di nessuno.
Con questi pensieri in testa, si avviò lungo il corridoio diretto all’ascensore, ma, mentre camminava, udì dei singhiozzi che si fecero sempre più vicini man mano che avanzava. Sembrava che qualcuno stesse piangendo. La sua supposizione si rivelò esatta quando, in un angolino, vide una bambina seduta a terra con le spalle appoggiate al muro, le ginocchia strette al petto, e il capo chino.
Non riusciva a vederla bene, ma aveva capelli mossi che le ricadevano sulle piccole spalle, e la pelle molto chiara. Doveva avere al massimo 5 anni. Si fermò di fronte a lei, in piedi. la bambina tremava, ma smise di piangere. Si guardò attorno: nessuno. Il corridoio era deserto.
-“Cosa diavolo ci fa una bambina piccola qui dentro..” disse tra le labbra. Ma la piccola ancora non si mosse.
-“Ehi!” fece allora Draco, con voce ferma : “Dico a te!”
Lyra allora smise di singhiozzare; si tolse le mani da davanti agli occhi, e distese un po’ le ginocchia, e gli rispose: “Mi.. mi sono per-persa..”
-“Mhh... si ... beh questi corridoi sono tutti uguali, è facile perdersi.”
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Draco continuò: “Come ci sei finita qui?”.
-“Sono venuta con la mamma. Ma mi annoiavo... sono uscita dall’ufficio e... adesso non riesco più a tornare indietro” gli disse la bambina ricominciando a sighiozzare.
-“Come ti chiami?”
“Ly...Lyra”.
Draco, dopo aver fatto passare altri secondi di silenzio, indeciso su cosa fare, finalmente decise di chinarsi sui talloni, alla sua altezza, per cercare di aiutare quella disgraziata bambinetta piagnucolante:“È un bel nome” le disse, abbastanza sincero, “Sai... c’è una costellazione che si chiama così.”
-“Lo so...me l’ha detto la mamma.” replicò la piccola finalmente un po’ più tranquilla.
Aveva alzato leggermente la testa, pareva più rilassata, ma i capelli, che le cadevano davanti al volto bagnato di lacrime, la nascondevano alla sua vista.
-“Già...” disse piano, seriamente stupito:“Sai... anche io mi chiamo come una costellazione”.
-“Davvero?” chiese allora Lyra, curiosa, guardandolo finalmente negli occhi.
Nell’esatto momento in cui la bambina alzò la testa e puntò il suo sguardo su di lui, Draco avvertì una stranissima sensazione.
La bambina aveva un aspetto familiare, anche se era sicuro di non averla mai vista prima. No.
Erano i suoi lineamenti, il suo sorriso, ma soprattutto... i suoi occhi a ricordargli qualcosa... azzurrissimi ...quasi grigi.
Cercò di ignorare quel pensiero, e riprese a parlare.
-“Si... beh...Immagino che tua madre si sia accorta della tua assenza ormai. Ti starà cercando... Sai dirmi come si chia..”
“Lyra!” esclamò, improvvisamente, una voce femminile, carica di apprensione, alle sue spalle, impedendogli di completare la frase.
“Mamma!” rispose la bambina al suo fianco illuminandosi di gioia, ed alzandosi immediatamente, per andare ad abbracciarla.
Quando Draco si voltò, e si rimise in piedi, guardando finalmente chi fosse la donna, il respiro gli si mozzò in gola. Le parole che stava per dire gli morirono sulle labbra. Hermione Jean Granger era in piedi a pochi metri di distanza, immobile, sconvolta,.. forse più di lui.
Tutto gli fu improvvisamente chiaro..
Lyra era uguale a sua madre.
In tutto.
In quei capelli, in quel sorriso, in quei tratti del viso che prima aveva avuto modo di notare.
Ma qualcosa di diverso da lei c’era.
Gli occhi.
Diversi, si, ma comunque familiari.
Anzi, molto di più.
Erano quegli stessi occhi che vedeva ogni volta che si guardava allo specchio.
Quelli erano i suoi occhi.

***

-”Granger!”
-”Malfoy!”
L’imbarazzo si poteva tagliare con il coltello.
Hermione, era totalmente sconvolta. Non lo vedeva né sentiva da anni.. Lyra era in braccio avvinghiata a lei.
-”Tua.. figlia? Oh.. bene... Allora.. io vado..” disse lui, mentre ancora la guardava dall’alto al basso, e fece per girarsi.
-”Cosa..cosa ci fai qui?” le disse lei sicura, riottenendo la sua attenzione.
-”Affari di famiglia..”
-”oh... si.. certo. Sapevo che vi eravate trasferiti in Scozia..”
-”Si...i miei genitori sono ancora lì. Io sono tornato un mese fa.”
Si parlavano con toni pacati, freddi. Hermione vedeva che lui non riusciva a staccare gli occhi dalla bambina, così, per evitare domande, disse: “Ti... ti ringrazio per.. si insomma.. Lei odia venire qui con me, ma quando non so a chi lasciarla sono costretta a portarmela dietro.”
-”Si.. si certo... Io devo andare adesso. Ci vediamo Granger.”
Draco si voltò e fece qualche passo.
-”Ciao!” fece Lyra salutando con la manina.
Lui si fermò un attimo, ma poi ricominciò a marciare veloce, finché scomparve dentro l’ascensore.
Hermione, fece un profondo sospiro liberatorio. Era andato.
-”Lyra!” Fece poi mettendola giù: “Come ti è saltato in testa di uscire dall’ufficio! Come sei finita qui? Cosa ti ha detto quel ragazzo.. quel signore.. che ti ha detto? “
-”Niente.. “ disse la bimba calma: “mi ha chiesto solo come ti chiamavi.. voleva aiutarmi”.
Hermione riabbracciò la figlia forte, respirando un ‘altra volta e chiudendo gli occhi.
Era stato un caso. Uno stupido caso.
Il suo segreto era al sicuro.

***

Non appena mise piede fuori dal Ministero, Draco si smaterializzò a casa. Il suo appartamento, un enorme attico situato in uno dei palazzi storici al centro di Londra, non gli era mai sembrato così bello. Si distese in uno dei divani del salotto e chiuse gli occhi, tornando a respirare, dopo i minuti di apnea che aveva appena passato. COSA DIAVOLO ERA SUCCESSO?!
Quella bambina... quella bambina era, la figlia della Granger! Era uguale a lei.. la sua bocca, i suoi capelli... ma gli occhi..
No, no, NO! Non l’avrebbe fatto. La mezzosangue non avrebbe mai avuto il coraggio di nascondergli una cosa simile. Non a lui!
Il suo istinto questa volta aveva torto.. .
Eppure.. sentiva che non si stava sbagliando.
Quanti anni aveva la mocciosa?
La Granger era sposata? Stava ancora con Weasley?
Non lo sapeva. Era nel panico più totale.
Dentro di sé la risposta era chiara, e incredibilmente ovvia: Lyra era sua figlia.
E ne avrebbe avuto presto le prove.

***

La Tana, come sempre, era un luogo caotico: i Weasley, nonostante ormai non vivessero più tutti lí, ma ognuno dei figli viveva ormai per conto proprio, ogni domenica si ritrovavano insieme.
Hermione spesso veniva invitata, perché ritenuta, anche dopo tutto quello che era successo, parte della famiglia.
Ma Hermione quel giorno si sentiva in colpa. Più del solito si intende.
Diciamo che quando era tornata dall’ultimo anno di Hogwarts, conseguendo i mago, aveva veramente desiderato far parte di quella famiglia.. con Ron.
Ma poi era successo l’impensabile, ed era stata costretta a farlo.. ad abbandonarli.. tutti.

Flashback 1 luglio 1999
Hermione aveva capito. Era finito. Tutto finito.
Non aveva scuse. Era stata tutta colpa sua.
Nel bagno della Tana, era lì, ferma. Davanti allo specchio, a guardarsi. A guardare quella che solo un anno prima era Hermione Granger: coraggiosa, leale, giusta, orgogliosa di sé stessa e dei principi che la distinguevano. Ora non si riconosceva più.
Non era più riuscita a farsi sfiorare da Ron.. anche i baci che si davano erano falsi, almeno da parte sua. Non provava più niente per lui. Perché? Se l’era ripetuto più e più volte che quello che era successo era stato un errore, se l’erano detti entrambi..
Ma ormai quella cosa non poteva più essere nascosta.. Era incinta.
E adesso poteva fare solo una cosa: scappare.


La scusa era stata perfetta: ritrovare i suoi genitori per restituirgli la memoria e spiegargli tutto quello che era successo negli ultimi 2 anni. Era partita per l’Australia, lontano.
Gli aveva ritrovati e aveva raccontato loro tutto.. o quasi. Non aveva mai osato dire ai suoi il nome del padre del bambino che portava in grembo, nessuno doveva saperlo. Non poteva rischiare che qualcuno venisse a sapere che.. NO!
Aveva inventato una scusa, e aveva messo nelle loro menti dei ricordi falsi..
Hermione non potrà mai dimenticare la faccia dei Weasley, di Harry, di Ginny... di Ron.. quando lei e i suoi genitori erano tornati a Londra, circa un anno e mezzo dopo.
‘La bambina che portava era sua’ , aveva detto; ‘figlia di un marinaio babbano che l’aveva sedotta, e abbandonata subito dopo’.
I primi mesi erano stati difficili. Si era rinchiusa in una villetta fuori Londra dai genitori, con Lyra. Solo Harry e Ginny andavano a trovarla ogni tanto, cercando quasi di scusarsi con lei, da parte di Ron.. Ma di cosa doveva scusarsi lui? Lui era giustamente rimasto di sasso. L’aveva lasciata con un bacio, e con la promessa di un matrimonio.. ma lei era tornata con un bambino, e dicendogli definitivamente che non l’ama a piú.
Lo aveva tradito. Lo aveva ferito. Era stata una codarda. Per la prima volta si sentiva sporca.
Ma non si pentí mai di questa scelta.
Meglio vederlo distrutto per via di un ipotetico uomo, uno sconosciuto, che vederlo umiliato nello scoprire che Lyra era figlia della sua nemesi. Del ragazzo che più aveva odiato e più odiava al mondo. No. Non gli avrebbe mai dato quella sofferenza.
Passarono infatti 2 anni prima che i rapporti con i Weasley tornassero normali, o perlomeno, che tornassero civili. Ron ancora le parlava a monosillabi. Solo quando Lyra una mattina, si era lanciata tra le braccia del rosso, per un abbraccio, Riuscì finalmente a perdonare Hermione.
Finalmente i 3 salvatori del Mondo Magico, tornarono a vedersi, a ridere, a riallacciare i rapporti rotti ormai da tempo.
Hermione aveva finalmente assopito il suo senso di colpa, ed era riuscita a lasciarsi tutto alle spalle, desiderosa di iniziare una nuova vita, con sua figlia, e i suoi amici.. come se tutto non fosse mai accaduto.

Eppure ora era lì, in cucina alla Tana, col cuore che pulsava e le mani fredde. La paura era tornata. Era bastato vederlo una sola volta. Pochi minuti davanti a quegl’occhi, gli stessi della figlia, e tutte le colpe assopite, la rabbia, la tristezza, la paura che l’avevano colpita, erano tornate.
-”Hermione ti va un po’ di thè?” chiese Molly all’improvviso destandola dai suoi pensieri.
-”Si... si grazie Molly..”
-”Ti vedo stanca cara.. giornata difficile?”
-”Si, si.. molto lavoro..”
Ginny arrivò dal salotto, ancora ridendo, ansante.
-”Quella bambina da grande ti farà impazzire Hermione! Ha una lingua biforcuta degna di una serpe!”
-”GINEVRA!” disse Molly rabbiuandosi.
-”Oh non sai quanto ha ragione Molly!” disse allora Hermione: “per essere così piccola é davvero una peperina.. Pensate che oggi è scappata dal mio ufficio, e ho dovuto cercarla per tutto il Ministero prima di ritrovarla.”
-”Cosa?” disse Molly.
-”Ecco vedi mamma! Una vera birbante!” sospirò Ginny allora, divertita, e si sedette al tavolo con Hermione: “però ti assicuro che ti somiglia molto.. è estremamente furba.. e Intelligente. Solo...” l’amica si fermò nel suo discorso.
-”Cosa?” chiese Hermione, calma.
-”Solo che... ogni volta che la guardo, non so per qual motivo.. è come se.. se mi spiazzasse. Quegli occhioni, così belli... non so a volte... sembra che voglia fulminati con lo sguardo! Ahahaha scusa lo sai che scherzo.. ma non posso negare che quella pulce mi mette una certa paura a volte!”
-”Ahahah tu? Ginny Weasley? Ti fai mettere sotto da una bambina di neanche 5 anni?”
-”Ahahahah smettila! Ecco lo sapevo non dovevo dirtelo.”
-”Ahahaha ma dai.. so che a volte Lyra può sembrare.. fredda. Ma è normale.. somiglia tanto a suo...”
Hermione si bloccò di colpo. COSA DIAVOLO STAVA DICENDO? Non le era mai capitato di parlare di lui, men che meno davanti a LORO!
-”Beh si insomma... ora si è fatto tardi. Sarà meglio andare.”
-”Oh, ma non ci disturbate! State qui quanto volete!” fece Molly, intervenendo per mettere fine all’imbarazzo.
-”No, davvero, abbiamo già approfittato abbastanza della vostra gentilezza. Ci vediamo domenica prossima.”
Dopo aver salutato tutti, e preso Lyra, si smaterializzò a casa.
L’incontro con Draco Malfoy le aveva fatto totalmente perdere il senno della ragione; rivederlo l’aveva riportata indietro di 7 anni...ad Hogwarts.

Flashback: 18 novembre 1998
Come era successo? Stavano litigando, come al solito. Lui la insultava, lei si difendeva; lui decantava le sue ragioni, e lei lo smontava.. e poi questo. Erano lì, soli, nella classe di pozioni, circondati da pezzi di animali, radici, foglie, e pentoloni sporchi: ma niente sembrava reale. Erano lì, abbracciati, occhi negli occhi. Il bacio che si stavano scambiando le aveva improvvisamente gelato il sangue, ma non era una sofferenza. No.. le piaceva quella sensazione.. l’adrenalina si era trasformata in passione, e la rabbia in foga, e l’odio in... in cosa?
Hermione staccò le sue labbra da quelle di lui, indietreggò di qualche passo. Lo guardò come non aveva mai fatto: i capelli biondi, solitamente ordinati, erano spettinati e gli coprivano il viso, le labbra ancora rosse e umide, e quegli occhi.. quegli occhi glaciali, freddi.. non le erano mai sembrati tanto caldi.


***

Draco si svegliò di soprassalto. Cosa diavolo era successo?
Era disteso, sul letto di casa sua, ma non sapeva come ci fosse arrivato.
Aveva fatto un sogno... un incubo. Degli uomini incappucciati. Mantelli rossi. La lotta. La fuga. Poi si era trovato disteso a terra, e tenuto fermo da due di loro. Un terzo poi, aveva un pugnale. Ricordava che le lo aveva conficcato sul braccio, poco più sopra del marchio nero, e dopo averlo premuto forte, e fatto urlare dal dolore, aveva raccolto il suo sangue in una boccetta. Poi, più niente. Buio. Si alzò cautamente, con la testa ancora dolorante. Si mise a sedere: era ancora vestito come la sera prima, con ancora le scarpe indosso. Ricordava di essere uscito per bere qualcosa al paiolo magico, ma non pensava di essersi ridotto a tal punto da non ricordare come fosse tornato. Fece per alzarsi, ma istintivamente portò la mano al braccio. Sangue. Un grande alone rosso sporcava la camicia candida che indossava. Di fretta se la tolse, e lo vide. Un segno dritto, di circa 5 centimentri era lì sul suo avambraccio, proprio come ricordava da quello strano incubo. Riemarginato, quasi come fosse una vecchia ferita di guerra, come quelle che aveva sul petto causatele da quel vecchio attacco ad Hogwarts. No.. forse non era stato un sogno... forse era successo per davvero. Si alzò di scatto e si fiondò sotto la doccia. Aveva bisogno di pensare. Erano successe troppe cose in quei giorni. Uno stupido sfregio non consisteva certo un problema.. almeno per ora.
Uscì dalla doccia, finì di incantare il peluches, che aveva preparato la sera prima. Lo prese, ed uscì. Era passata una settimana da quell’incontro, da quel sospetto. Oggi la sua ipotesi stava per venire confermata o smentita.
Aveva indagato su cosa avesse fatto la Granger una volta uscita da Hogwarts, ma non aveva avuto molte notizie dai suoi conoscenti. Dopotutto, lei era una mezzosangue.. perchè mai qualcuno avrebbe dovuto interessarsi a lei? ‘Meglio’, si disse tra se e se. Questa storia non avrebbe mai  dovuto venire fuori.
Si smaterializzò nella Londra babbana, là dove aveva scoperto che Hermione portava la figlia durane il giorno, e la vide. Era seduta a terra. Giocava con gli altri marmocchi tranquilla, in mezzo all’erba. Dopo qualche minuto i due bambini di fianco a lei alzarsi e andare via. Perfetto. Ora era il momento di vedere se l’avrebbe visto o no. Draco aveva incantato un piccolo peluches, un draghetto, con il ‘Revelo sanguei’. L’incanto era lo stesso che il Ministero utilizzava per proteggere gli alberi genealocici depositati, delle famiglie magiche più importanti, e faceva sì che un oggetto, o una scritta fosse visibile, o leggibile, solo alla vista, o al tocco, di un discendente diretto. Le lo fece apparire al suo fianco, ma lei era voltata; poi ritornò a guardare verso di lì, e con somma sorpresa di lui, lo vide subito. Prese il peluches in mano e inizio a coccolarlo.
Draco non sapeva cosa stava provando. Quella era sua figlia, ora ne aveva le prove. Con un colpo di bacchetta , da dietro l’albero dove era nascosto, sciolse l’incanto, per far si che un giocattolo tornasse ad essere un oggetto normale, e non attirasse sospetti tra i babbani. Ma poi rimase lì, a guardarla. Come diavolo aveva fatto la Granger a tenergliela nascosta? I Weasley lo sapevano? Poi a Draco venne un dubbio: e se.. se Hermione avesse finto che quella fosse figlia della donnola rossa, di Weasel? Era plausibile. Tornata da Hogwarts, si era rimessa con lui, e non sarebbe stato difficile farlo credere, no? Ma come avevano fatto a non notarlo: i suoi occhi.. come avevano fatto a non capire che non era loro figlia, nipote, come? Draco a quel pensiero credette  davvero che i Weasley fossero stupidi, come gli aveva sempre fatto credere suo padre. Ma poi la rabbia salì. D’improvviso. Quella era SUA figlia. Una Malfoy! Cresciuta e creduta chissà chi. NO! Non l’avrebbe permesso. Ma cosa poteva fare ora? Cosa doveva fare?
Si voltò, e camminò lontano da quel posto, e, una volta dentro un vicolo buio, si smaterializzò a casa. Aveva bisogno di pensare.
Maledetto Godric! Perchè la Granger lo aveva lasciato fare? Perchè non lo aveva picchiato, pietrificato, schiantato, o che sò? E soprattutto ... perchè lui per primo, non aveva saputo resisterle?

Flashback 28 febbraio 1999
Le vacanze di Natale non gli avevano fatto bene per niente! Quella stupida mezzosangue era ancora tutti i giorni nella sua testa. Perchè diavolo non riusciva a pensare ad altro? Persino insultarla nei corridoi ormai non lo soddisfava più. Da lei voleva altro. Non capiva come era stato possibile, ma quello stupido bacio continuava a tornagli alla mente. Voleva rivederela. Da solo, come quel giorno. Le aveva fatto recapitare un biglietto da un gufo. Quella sera l’aspettava al bagno dei prefetti. Era buio, la sirena della vetrata dormiva, e attorno a lui piccole bolle scoppiettavano dentro la grande vasca, sul quale bordo era seduto. La vide entrare sicura e confidente, come al solito.
-”Eccomi. Dimmi che vuoi e finiamola qui.” aveva esordito lei decisa.
-”Mezzosangue. La domanda è..” fece alzandosi ad avvicinandosi a lei piano, fino a starle proprio di fronte “Cosa  vuoi tu.”
Si guardarono. Per un tempo troppo lungo, senza parlare. Poi fu lei questa volta. Gli saltò al collo e lo baciò. Come la volta prima il bacio era intenso, profondo, inebriante. la Granger era come impazzita. Lo toccava, lo bramava, lo voleva. Lui non seppe trattenersi. Fanculo tutto! Iniziò a toccarla poi a spogliarla, e rise di gusto dentro di se, quando sentì che anche lei lo stava spogliando. Si spostarono indietro fino a raggiungere il bordo della vasca. Fecero l’amore lì, come due ragazzini innamorati. Entrambi alla fine si confidarono: non si amavano. Non era questo che li aveva portati a ciò. No... era solo uno stupidissimo desiderio, una stupidissima attrazione che, forse, dopo quella notte sarebbe stata sopita. Ma non sapevano quanto si sarebbro sbagliati...


***

Harry arrivò nella stanza ancora buia, illuminata solo dalle bacchette degli altri Auror che erano già lì. Fermi, davanti all’enorme buco fatto alla porta. Cauto li superò, e incrociò lo sguardo con Smith, che lo ricambiò preoccupato: L’enorme sala degli alberi genealogici gli si parava davanti tetra e enorme come sempre. Gli alti scaffali erano colmi di pergamente arrotolate, tutte stipate vicine, e divise in ordine alfabetico. Harry c’era stato per avere notizie sui suoi antenati, qualche anno prima, e aveva capito come la quasi totalità di quel luogo, serviva a conservare il ricordo e la sopravvivenza di ogni singola goccia di sangue magico: non importava quanto i maghi e le streghe si sposassero con babbani per genereazioni e generazioni, la discendenza veniva comunque registrata, e magicamente incisa su quelle pergamene, che si moltiplicavano ogni volta che il nucleo familiare prendeva un diverso cognome, e via così.
In tutti questi anni però, non era mai stato nel ‘Reparto principe’. Era chiamato così dagli impiegati del Ministero, la stanza, incredibilmente protetta, e ben sigillata magicamente, dove vi erano le pergamente raffiguranti gli alberi genealogici delle più importanti famiglie magiche del Regno Unito: le sacre 28. A differenza delle altre infatti, le loro pergamene non si moltiplicavano, non era necessario. Il cognome delle famiglie non si era mai ‘sporcato’, con un cognome babbano.
Harry si avvicinò, e scorse il capo Auror Gregor, e il Ministro Shaklebolt, pronti ad aspettarlo.
-”Cosa è successo?” chiese. La vetrina che conteneva le pergamene, solitamente immacolata, era infatti a terra e due scomparti erano bruciati e corrosi, come se qualcuno avesse cercato di aprirli.
-”Qualcuno stanotte è riuscito ad entrare qui dentro. E’ arrivato fin qui e ha cercato di aprire con la magia due degli archivi magici contenenti gli alberi. Forntunatamente, o era un idiota, o un ignorante, perchè, la magia che li protegge, il Revelio Sanguei, non permette a nessuno di aprire, toccare, o leggere il contenuto di questa stanza.”disse il capo Auror serio:“Fortuna che Smith era qui per la ronda notturna, e li ha sentiti, costringendoli a scappare”.
-”Già.” continuò il Ministro:“Tre uomini coi mantelli rossi. Harry, ho chiesto a Gregor, che tu e la tua squadra ve ne occupiate subito. Voglio sapere chi, come, e perchè questi tizi siano entrati qui.”
Harry guardò meglio ‘la scena de crimine’. Gli scomparti che avevano cercato di aprire racchiudevano solo alcuni gruppi di famiglie magiche: il primo, quelle in ordine alfabetico dalla A alla D; il secondo dalla M alla P. Aveva quindi a che fare con le famiglie appartententi a queste iniziali.
-”Certo Kings...Ministro. .Ci metteremo al lavoro subito. Non la deluderemo”. rispose Harry, prima di alzare la bacchetta e chiamare, tramite patronus, tutta la sua squadra al rapporto.

***

-”Guardi che non è nostro questo peluches” aveva risposto l’insegnante.
Hermione rimase interdetta, ma visto il ritardo, se ne uscì solo con un: “Ah..ok. Allora..io vado. Lyra, ci vediamo stasera.”
Eppure quando, la settimana prima, la figlia era tornata a casa con quel pupazzetto, era certa di non averlo mai visto prima. Avrebbe chiesto a Ginny o a Molly. Magari erano state semplicemente loro ad averlelo regalato senza dirlelo.

***

Nel primo gruppo c’erano 7 famiglie: Abbott - Avery - Black - Bullstrode - Burke - Carrow - Crouch.
Nel secondo altre 6: Macmillan - Malfoy - Nott - Olivander - Parkinson - Prewett.
-”Bene ragazzi, per oggi abbiamo finito. Da domani invece faremo così.” disse risoluto Harry: “Alcune piste sono già da escludere. I Black per esempio... beh.. non esistono praticamente più. E per i Prewett garantisco io. Partiremo con le famiglie coinvolte coi mangiamorte. Voi 4 vi occuperete della prima lista: i Bullstrode, i Burke, i Crouch, e i Carrow. Sii..lo so che sono ad Azkaban quei due, ma...voglio sapere se hanno avuto visite o altro, ok? Voialtri due, invece, della seconda: voglio che andiate ad interrogare i Nott e i Parkinson. Per quanto riguarda me invece.. io.. io mi occuperò dei Malfoy.”
Detto questo congedò tutti, e dopo aver conrollato l’indagine ancora una volta, si avviò verso il camino con la metropolvere, per smaterializzarsi alla Tana. Quella sera lui e Ginny erano stati invitati dai Weasley. Ma quando arrivò, anzichè l’atmosfera tranquilla e familiare solita, vi trovò una brutta sorpresa: Fleur era in lacrime, seduta sulla poltrona, con la figlia Victoire, in braccio, e tutti attorno a lei la guardavano preoccupati. Bill era in ginocchio davanti a lei, che cercava di calmarla parlandole piano.
-”Harry!” urlò Ginny appena uscì dal camino, abbracciandolo.
-”Che succede?”chiese preoccupato. Arthur prese la parola.
-”Harry, stavamo per informare l’ufficio Auror, ma visto che sei qui, possiamo dire a te. Fleur e la figlia sono state aggredite.”
-”Cosa?? Quando? Da chi?” rispose lui.
-”Non sono riuscita a vederli in faccia” disse ancora impaurita Fleur. “Erano in 3, avevano di mantelli rossi, e hanno... hanno.”
-”Calma tesoro.” disse il marito: “Parlo io, tu riposati. Vieni Harry andiamo in cucina. Ti racconterò tutto dall’inizio.”
Bill si alzò, diede un bacio in fronte alla moglie, e alla piccola, poi andò verso la cucina, seguito da Harry.
-”Oggi pomeriggio..” iniziò il cognato: “Fleur è andata a Diagon Alley, a fare compere con Victoire. Stavano per tornare a casa quando 3 uomini con dei mantelli rossi, e il volto coperto, le hanno bloccato il passaggio. Fleur ha provato a combattere ma uno di loro l’ha schiantata, e lei è svenuta. Quando si è risvegliata, Victoire era di fianco a lei, disperata,e.. ferita.”
-”Come ferita??” s’infervorò Harry.
-”Tranquillo, aveva solo un piccolo taglio che si è già rimarginato” lo informò il rosso:  “Ma puoi capire lo spavento! Fleur si è risvegliata sola, in una strada laterale, con niente in meno rispetto a prima. Senza capire..”
-”Dev’essere stato terribile..” aggiunse il ragazzo.
-”Già..ma la cosa che mi spaventa di più è... Perchè? Cosa volevano quei tizi? E... se ci riprovassero?”
-”Bill, ascolta.” disse infine Harry, guardandolo negli occhi: “Non so cosa stia succedendo, ma ti assicuro, che d’ora in poi nessuno farà più del male alla tua famiglia. Farò tutto il possibile per venire a capo di questa storia. Te lo prometto.”

***

Le nove di sera. Hermione si alzò dal divano spaventata. Chi Merlino poteva essere? Insonorizzò con un muffliato il piano superiore, per non svegliare Lyra, e corse alla porta.
-”Chi è?” disse con l’orecchio teso.
-”Apri Granger! Dobbiamo parlare”.
Quella voce. No, non poteva sbagliarsi. Era lui.
-”Muoviti! E’ importante!”
Col cuore in gola, e con e dita tremanti aprì. Draco Malfoy era lì, poggiato all’uscio di casa sua, la testa china e le braccia incrociate. Appena alzò il capo i suoi occhi la colpirono come un pugno nello stomaco. Gli occhi di sua figlia.
-”Granger.. non va più di moda l’educazione? Non mi inviti ad entrare?”
-”Cosa diavolo sei venuto a fare qui?” rispose lei stizzita.
-”Ti devo parlare.”
-”Proprio adesso??”
-”SI! Merlino.. Adesso!” disse lui irritato, spostando la ragazza di lato, ed entrando nella casa.
Hermione chiuse la porta e si voltò si scatto per affrontarlo.
-”Avanti allora..Dimmi.”
Lui allora si tolse il soprabito, e piegato elegantemente lo ripose sullo schienale del divano e poi, altrettanto tranquillamente si sedette, e tornò a guardare negli occhi la ragazza, allibita, irritata, e rossa in volto.
-”Molto bene. Ti consiglio di sederti, perchè sarà un discorso bello lungo” iniziò lui con tono pacato, ma Hermione denotò un certo astio nei suoi movimenti, e una sorta di risentimento.
-”Qualche giorno fa sono stato aggredito. No ricordo bene come è accaduto, ma quando mi sono svegliato...EHI, MI STAI ASCOLTANDO? Draco si interruppe nel vederla ridere sotto i baffi.
-”Si! Trovo solo estremamente comico il fatto che non ci vediao da anni, e la prima cosa che mi vieni a raccontare sono i tuoi problemi con i vecchi amici di tuo padre.” disse Hermione ridacchiando.
-”Mh, mh..ridi ridi...vediamo quanto avrai da ridere quando TUA FIGLIA verrà coinvolta.” le urlò dietro lui.
-”Cosa? Cosa centra Lyra??” urlò di rimando lei, sempre più rossa e agitata. La situazione non le piaceva per niente.
-”Se mi lasciassi parlaremagari riuscirei a spiegartelo! Siediti, stai zitta, e ascolta.”
Dire che Hermione era nervosa, era poco. Era nevrotica. Si sedette furiosamente a braccia incrociate sulla poltrona di fronte a lui, e con tutta la forza che aveva, si intimò di calmarsi.
-”Dicevo..quando mi sono svegliato mi sono ritrovato in casa mia, confuso, stordito, e con un piccolo taglio sul braccio. Inizialmente non mi sono preoccupato. Pensavo ad una bravata, di qualche stupido mago, che approfittando della mia ubriachezza, volesse derubarmi. Ma poi,  ho saputo da Daphne, che Astoria, e Theodore,   avevano avuto, qualche giorno prima, la stessa esperienza. E poi..ieri, sono venuto a sapere che.. anche il figlio, di soli 3 anni, di Pansy, è stato rapito e rilasciato subito dopo, senza motivo, e con solo un piccolo taglio sul braccio.”
-”Mio dio..è terribile..” disse lei, seriamente preoccupata.
-”Già.. e poi ..da alcune fonti... sono venuto a sapere che qualcuno si è introdotto nella Sala degli alberi genealogici, al Ministero, e ha cercato di rubare alcune pergamene delle sacre 28.”
Fu in quel momento che alla ragazza venne in mente il faatto successo il giorno prima.
-”Ommioddio, Victoire! La figlia di Bill, anche lei! Ieri era con la madre a Diagon Alley e qualcuno le ha prese e ... Cosa diavolo sta succedendo Malfoy? Cosa sai di questa storia?”
Hermione era sempre più preoccupata: alberi genealogici, famiglie purosangue, bambini..che lui sapesse già?
-”Sto dicendo, mia cara Granger, che qualcuno sta dando la caccia agli ultimi eredi delle famiglie purosangue inglesi. Non so il perchè, ma ho intenzione di scoprirlo. E tu mi aiuterai!”
-”IO COSA?? Cosa...Perchè?” la ragazza si alzò in piedi , e lui fece lo stesso.
-”Perchè.. se è vero che stanno cercando tutti gli ultimi eredi, allora credo che tua figlia... che MIA figlia, potrebbe essere in pericolo.”
Silenzio. Hermione era immobile di fronte a lui, in silenzio. I suoi occhi di ghiaccio puntati contro, e la consapevolezza che il suo segreto era stato scoperto. La bocca era secca, ma gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime; tutte le sensazioni e i sentimenti sopiti per tutti quegli anni, improvvisamente ritornarono fuori. La paura , la rabbia, la colpa, il disprezzo. Era finita. Il suo castello di bugie era crollato, e a farlo cadere era stato proprio l’ultima persona che doveva venirne a conoscenza: Draco.
-”Come.. come l’hai scoperto?”
-”Quel giorno, al Ministero, quando l’ho vista, quando TI ho vista... ho capito subito.”
-”MA ..non potevi esserne sicuro,.. come..”
-”Il peluches” la interruppe lui: “Ho incantato quel giocattolo col mio sangue, per far si che solo un mio diretto erede, o consanguineo, potesse vederlo e toccarlo.”
La ragazza, allibita da quelle ultime parole, si lasciò cadere sulla poltrona.
-”Cosa.. che cosa vuoi da me?”
Draco si mosse piano, prese il soprabito ed iniziò ad indossarlo.
-”Potter. E’ un Auror del Ministero. Sono sicuro che sa qualcosa in più di questa faccenda. Cerca di scoprire qualcosa.” e detto questo fece per uscire.
Ma Hermione, ormai distrutta e senza più un briciolo di dignità, si alzò di nuovo in piedi, e fermò il ragazzo per il braccio.
-”Aspetta! Perchè Draco? Cosa farai adesso.. adesso che.. SAI! Non sei.. non sei.. arrabbiato?”
Lui si voltò, e ancora una volta, la fronteggiò.
-” Si...all’inizio si.. ma poi.. poi ci ho pensato. Immagino che sia stato meglio così. Noi.. non avremmo potuto.. non avremmo potuto farci niente..e anche adesso.. immagino che.. per tutti, lei, sia la figlia di Weasel, no?”
-”NO! Oh Draco, come hai potuto...Come hai potuto pensare che avrei fatto una cosa simile a Ron? Fargli crescere una figlia fingendo sia sua?!”
-”Cosa? Ma allora come.. come l’hai spiegata... come l’hai giustificata una bambina?”
-”E’ stato difficile..” Iniziò Hermione: “Appena ho saputo di essere incinta, sono andata in Australia dai miei genitori. Quando sono tornata, Lyra aveva già un anno. Ho detto a tuti che il padre era un babbano, che poi è sparito.”
-”E ti hanno creduto??” Draco era allibito: “Un babbano. Un babbano. Ma dico sei IMPAZZITA? Non potevi farti scopare dalla donnola e fingere fosse sua?”
Uno schiaffo in piena faccia prese il viso del ragazzo, che rimase con il volto girato qualche secondo prima di tornare a guardarla.
-”NO. Non potevo.Ma con chi credi di avere a che fare? Io non sono come te Malfoy! Io non gioco coi sentimenti delle persone.”
-”Ah no?” fece ghignando, lui: “E allora me? Mi hai mentito, hai mentito a tutti!”
-”IO  NON POTEVO! Non ci riuscivo.. ci ho provato.. a farmi toccare da lui, a farmi baciare... ma ogni sguardo, ogni tocco.. mi sentivo.. sporca.. io non lo amavo. Non più.”
Lui non rispose. Restò lì a guardarla, con occhi vuoti, la bocca mezza aperta. Poi abbassò lo sguardo, e prese un pezzo di carta dalla tasca interna del cappotto.
-”Tieni.. questo è il mio indirizzo a Londra. se sai qualcosa, ora sai dove trovarmi.”
E detto questo, si girò, ed uscì, smaterializzandosi.

***

Ventidue. Ventidue erano state le segnalazioni che in quei giorni Harry aveva ricevuto. Tutte simili. Degli uomini vestiti di rosso avevano fermato, immobilizzato, e prelevato del sangue da ventidue persone diverse. Tutte purosangue. E tutti i malcapitati, erano gli ultimi discendenti delle famiglie.
Cosa diavolo significava tutto questo? Harry era bloccato su questo. A cosa serviva quel sangue?
Dopo l’aggressione alla piccola Victoire, anche Neville chiamò Harry, per comunicargli di un’altro attacco verso, Hannah Abbott, la fidanzata. Stesse modalità. Questo aveva incuriosito il ragazzo, ma quando, il giorno dopo, era venuto a conoscenza di tutte le altre segnalazioni, né aveva avuto la certezza: questa cosa, qualunque cosa fosse, andava fermata. Ed ora più che mai, era furioso.
Ancora una volta, i Malfoy ne erano fuori. Nessun allarme, e nessuna aggressione. Non vedeva l’ora di rivedere quel verme di un furetto, per capire se ci fosse dentro anche lui, e se sapesse qualcosa, soprattutto, del tentato furto al Ministero, di qualche giorno prima.

***

Hermione in ufficio, quel giorno, non riusciva a pensare. La sua mente aveva un unico pensiero fisso: sua figlia. Era preoccupata. Tutte quelle aggressioni, e tutti quegli strani avvenimenti, capitati nelle ultime settimane, non facevano prevedere nulla di buono. Se davvero, come aveva confermato anche Harry, i ‘mantelli rossi’ erano alla ricerca dell’ultimo discendente di ogni famiglia purosangue inglese, sua figlia era davvero in pericolo. Non sapeva come, ma se qualcuno fosse venuto a sapere di Lyra, come ultima erede dei Black e dei Malfoy, l’avrebbero presa e.. No no no! Non doveva pensarci. Il segreto era al sicuro.. o quasi.
Malfoy l’aveva sorpresa: da lui si sarebbe aspettata rabbia, furia, urla, minacce, persino ricatti.. ma questo no. Certo.. l’aveva obbligata a tenerlo informato sui fatti, e ad aiutarlo nello scoprire chi tirasse le redini di tutta la faccenda, ma, era stato anche molto chiaro e corretto nel dire che Lyra, era in pericolo.
E poi c’era stata quella frase: ‘non avremmo potuto farci niente, e anche adesso..’
Aveva scoperto di avere una figlia, ma anziché reclamarla, urlarlo al mondo, o decidere di umiliare Hermione davanti a tutti, l’aveva avvertita, preoccupato, quasi come se gli importasse per davvero della sicurezza della bambina. Cos’ era quello? Una sorta di.. affetto? Nah!
E poi.. come avrebbe potuto? Se le aveva raccontato il vero, aveva visto Lyra solo un paio di volte.. non avrebbe avuto il tempo di... OOOH ma a cosa diavolo stava pensando??
Quel viscido di un Malfoy la stava confondendo, di nuovo.
Ricordava bene cosa si erano detti l’ultima volta che si erano visti.. 6 anni prima...

Flashback 20 maggio 1999
Era distesa lì. Abbracciata a lui. Dopo quella notte, nel bagno dei prefetti aveva pensato di non essere mai stata così stupida! Come aveva potuto? Con quale.. sentimento ..si era lasciata trasportare da tanta.. passione. Credeva di amare Ron, credeva che, una volta finito l’ultimo anno, sarebbero andati a vivere insieme, e poi sposati e poi tutto il resto.. e invece eccola lì. Abbracciata a lui ancora una volta.
Il suo cuore batteva furiosamente, e la testa era ancora annebbiata. Lo aveva evitato, per mesi, sperando lui facesse lo stesso. Aveva tradito Ron, ma solo per far finire quella stupida attrazione, e far cessare quello stupidissimo desiderio di lui.. ma, una volta fuori da quel bagno.. era cambiato tutto. Aveva paura: non paura che lui la sputtanasse per la scuola, o che la ricattasse, o le lo rinfacciasse. No. Aveva paura che quello che aveva provato quella notte non ritornasse mai più.
Aveva provato ad ignorarlo. Aveva provato a dire a sé stessa che era sbagliato, che era stato un errore, un momento di debolezza.. ma non lo era.
Lei provava qualcosa. Non era chiaro cosa fosse, quel sentimento che cresceva in lei giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, ma doveva avere risposte.
Era l’ultimo giorno. Poi non lo avrebbe più veduto, forse per sempre. Lo aveva cercato per tutta la scuola, ma lui non c’era. Poi, come se anche lui provasse lo stesso, l’aveva trovata.
Si erano urlanti contro, insultati, come il primo giorno, come se nulla fosse mai successo, e poi, come era già accaduto, lui infine l’aveva baciata. Erano andati nella sua stanza, avevano fatto l’amore.. ancora, con la consapevolezza che sarebbe stata l’ultima volta.
Ed ora era lì. Sicura in quel l’abbraccio. E l’unica cosa che provava era paura: paura di doversi staccare da lui.
-”Granger” disse piano lui, d’un tratto: “io e te.. non possiamo continuare.. lo sai vero?”
-”si..” rispose lei: “lo so.”
-”Io tra qualche mese mi sposerò .. con Astoria, tu tornerai da Weasley, ed entrambi ci dimenticheremo di tutta questa storia, ok?”
Le lacrime iniziarono a rigarle il volto. Aveva ragione. Non c’erano altre possibilità, sarebbe andata così. Non avevano scelta.
-” Si.. “ riuscí a dire con un filo di voce la ragazza.
Lui allora si mise seduto, la prese, e l’alzo allo stesso modo, così da poterla vedere in viso.
-”Ascolta... io..non so cosa sia successo. Io non avevo mai.. non avevo mai provato niente di tutto ciò.. Ma.. ma non si può. Non è possibile avere niente di più.. lo capisci? La mia famiglia, i tuoi amici, l’intero mondo. .. non capirebbero.”
La guardava, triste, almeno come lei. Era incerto, lo vedeva, non credeva davvero a quello che diceva, ma, purtroppo aveva ragione. Non potevano. Hermione non disse niente. Si lasciò cadere solo tra le sue braccia, e pianse, piansero insieme. Perché dopo quei pochi istanti, non si sarebbero mai più rivisti..


Hermione aveva rivissuto quel momento nella sua mente infinite volte. Aveva sperato di  dimenticare, ma piú i giorni passavano, più il ricordo era più doloroso. Ma non aveva potuto farci niente; DOVEVA dimenticare. Così come, immaginava, avesse fatto anche lui.
Per tutti quegli anni, aveva pensato che lui si fosse sposato, e l’avesse eclissata e sostituita.
Ma qualche sera prima, durante il loro incontro, Draco aveva detto una cosa, che non le era passata inosservata: ‘Daphne gli aveva detto che Astoria era stata aggredita’. Astoria, quella che avrebbe dovuto essere sua moglie. Ma.. come era possibile? Non viveva con lui? Non erano sposati? Quando era tornata dall’Australia, nessuno aveva più idea di che fine avessero fatto i Malfoy. Si sapeva solo che si erano trasferiti in Scozia, per stare lontano dalle bocche di tutti.
Hermione quindi non aveva avuto modo di sapere cosa era successo a Draco, ed era rimasta sulle sue convinzioni. Ma questo piccolo dettaglio aveva risvegliato in lei tutta la curiosità sopita: ora voleva sapere.

***

Harry entrò nella stanza, lui era già lì: lo guardava fiero, come al solito, impettito nel completo elegante che indossava, un gomito poggiato sul tavolo, e una mano a reggersi il mento. 
-”Potter. Ma come? Mi mandi a chiamare e poi ti fai attendere così?”
-”Malfoy. Che onore vederti” disse irritato il giovane Auror “Vedo che hai mantenuto il tuo umorismo,.. tra le altre cose.”
La bocca del biondo si mosse in un ghigno, che fece innervosire ancora di più il ragazzo, che, trattenendosi dal cominciare ad inveirgli contro, si mosse in fretta e gli si sedette di fronte.
-”Dimmi Potter.” continuò Malfoy: “Perchè tutta questa urgenza di vedermi?”
Harry sbattè sonoramente sul tavolo un fascicolo.
-”Ventitrè aggressioni Malfoy. L’ultima mi è stata segnalata pochi minuti fa, a Neville Paciock. Tutti purosangue. Tutti ultimi discendenti delle loro famiglie.”
-”Non sono stato io, se è questo che mi stai chiedendo.” disse il biondo, non facendo trapelare alcun segno di nervosismo, e ancora con mezzo ghigno sulle labbra.
-”Non ho detto questo. Ma tutti, e dico TUTTI gli ultimi discendenti delle sacre 28 sono stati aggrediti da degli strani uomini dai mantelli rossi. Tutti tranne te!”
-”Che cosa stai insinuando, sfregiato?”
-”Sto dicendo..” fece Harry, rosso in volto: “.. che.. a parte i Gaunt, che ho sterminato io stesso anni fa, come ricorderai, soltanto la famiglia Black, e i Malfoy, non ha avuto ripercussioni, e tu, purtroppo, sei l’ultimo erede di entrambe! Come lo spieghi?”
Malfoy, iniziò a ridere, e si appoggio tranquillamente allo schienale della sedia.
-”Mfh, ..beh vedi Potter, solo perchè io non vengo a piagnucolare al Ministero, non significa che non abbia i miei problemi”. Si tolse elegantemente la giacca, e la pose sulla sedia a fianco. 
-”Che vuoi dire?”
ll biondo allora iniziò a tirare su la manica della camicia, fino al fatidico taglio.
-”Voglio dire che, come vedi, anche io sono stato aggredito. Ero ubriaco e stanco, quando mi sono risvegliato ero in casa mia, confuso, e ho pensato di essermi immaginato tutto. Ma poi... ho visto questo, e ho iniziato a preoccuparmi.”
Harry aveva sgranato gli occhi, nel vedere lo stesso segno. MERDA! Era sicuro centrasse qualcosa. Tutto portava a lui. Era sicuro di incastrarlo.. e invece, anche lui, come gli altri era stato una delle tante vittime. Ma non si arrese, e provò un’altra strada..
-”Quindi Malfoy, tu non sai niente del tentato furto avvenuto nel Reparto Principe, della Sala degli Alberi Genialogici al Ministero?”
-”Sò solo che c’e stato un tentato furto.” fece sicuro ed altezzoso, risistemandosi il vestiario.
-”Mh.. eppure..” Harry stava per dire che, fatalità gli scomparti che avevano cercato di aprire, contenevano proprio le pergamene delle sue famiglie, ma si trattenne. Non voleva perdere quel poco di vantaggio che aveva su di lui: “... va bene.. allora adesso faremo così. Andrai da Scott, il mio collega, e gli racconterai per filo e per segno quello che ricordi dell’aggressione, poi firmerai una dichiarazione magica, dove prometti che non uscirai dall’inghilterra fino a che la questione non sarà chiarita.”
-”E perchè mai dovrei farlo?” chiese lui, finalmente irritato, sporgendosi in avanti.
-”Perchè non mi fido di te.” rispose Harry, facendo lo stesso movimento.

***

Hermione rilesse bene il biglietto che il ragazzo le aveva dato qualche giorno prima. Si concentrò e si smaterilaizzo sulla soglia. Era vicino a Time Square, di fronte ad uno dei palazzi più antichi e belli di Londra. Aprì la porta e entrò nell’ascensore, quando uscì, fu direttamente dentro il suo appartamento. Un open space, magistralmente arredato, circondato da una serie di ampie vetrate, che davano su un balcone, dal quale si vedeva tutta la città. La ragazza si avvicinò al davanzale, e si lasciò carezzare dalla brezza leggera della sera, e dalla vista delle mille case e monumenti illuminati dalle luci notturne.
-”Granger. Ti aspettavo.” Le disse lui, con tono fermo dietro di lei. Hermione non si mosse, aveva paura che non sarebbe riuscita più a ragionare, dovendolo riguardare in volto.
-”Ho bisogno di parlarti.” disse decisa.
-”Sentiamo.” rispose lui; poi senti che si allontanava, e si accomodava in una delle poltroncine da esterni posizionate lì dietro.
-”Ieri ho parlato con Ginny. Stavamo discutendo delle ultime notizie di cronaca, quando mi ha rivelato una cosa. Probabilmente non si è neanche resa conto che, quello che mi aveva detto, non era stato scritto sui giornali, e che, probailmente, era un informazione riservata, che Harry deve averle detto in confidenza.”
-”Avanti allora.”
-”Mi ha detto, che chi ha tentato di rubare le pergamene al Ministero, ha forzato solo due dei sei scomparti  presenti: quelli contenenti gli alberi genialogici delle famiglie purosangue dalla A alla D, e dalla M alla P.”
Silenzio. Poi lo sentì ridacchiare, e allora si voltò, innervosita.
-”Cosa c’è da ridere Draco?”
-”Adesso ho capito.. per questo Potter mi ha chiesto del furto..”
-”Harry? Hai parlato con Harry? Quando?” si avvicinò a lui, velocemente.
-”Due giorni fa. Ha chiesto di vedermi, in ufficio da lui, al Ministero. Mfh.. pensa, credeva che centrassi qualcosa con questa storia. Credeva centrassi col furto.. adesso capisco il perchè.”
Hermione ragionava velocemente, poi la sua brillante mente, arrivò alla conclusione, a cui Malfoy stava cercando di portarla.
-”Malfoy e Black! Entrambe le tue famiglie d’origine sono tenute in quegli sportelli!”
-”Già. E il fatto che fossi l’unico a non essere andato a denuciare l’aggressione, li ha insospettiti.”
-”Ma certo..” fece lei, iniziando ad entrare meglio nella faccenda. Pensierosa e curiosa, si sedette piano a fianco a lui. 
-”Non so cosa ci sia dietro a questa storia..” intervenne lui ancora sovrapensiero: “Ma credo che, qualunque cosa stiano cercando di fare, si siano accorti che qualcosa non va... col mio sangue, intendo. Cercano risposte..”
-”E noi le nasconderemo!” disse allora lei decisa: “Nessuno; nessuno deve venire a sapere di lei, nessuno deve sapere che Lyra è tua figlia!” 
Draco si girò per poterla guardare bene negli occhi.
-”Hermione..” disse piano.
La ragazza sentì che il cuore saltò un battito: Draco non l’aveva mai chiamata col suo nome, o almeno... non l’aveva mai chiamata così, in una normale conversazione. Non che ne avessero mai avute tante. Si ricordò però l’ultima volta che lo sentì pronunciare quelle sillabe. Mentre si dicevano addio. In quella stanza. Ad Hogwarts..
-”Hermione..” ripetè lui, riportandola in se, e carezzandole una guancia, inaspettatamente umida di lacrime: “Ascolta.. non permetterò a nessuno di far del male a lei. Te lo prometto.”
Sembrava sincero. Era preoccupato, ansioso quanto lei, lo capiva dal tocco tremante della sua mano sul suo viso, e dalla mascella serrata. Si avicinava a lei, piano. Le sue labbra erano già dischiuse, nella speranza di un bacio. Per un attimo pensò di cedere, di lasciarsi trasportare da quella nascente sensazione.. ma poi la ragione prevalse. Scostò la sua mano e si alzò in piedi, ansante.
-”SMETTILA! Smettila di fingere che ti importi qualcosa! Cosa Vuoi da me? Dimmi! Perchè sei venuto a dirmi tutto questo? Perchè ti preoccupi per lei!”
-”PERCHÈ SONO SUO PADRE!” rispose alzandosi anch’esso e fronteggiandola: “Perchè anche se mi hai tenuto all’oscuro di questa cosa per 5 anni, io non riesco a smettere di pensare a cosa avrei potuto fare!”
-” NIENTE!” disse lei altrettanto ardente: “Non ricordi cosa ci siamo detti l’ultima volta che ci siamo parlati? ‘Non possiamo’, ‘Non capirebbero’. Cosa credi sarebbe cambiato se ti avessi detto che aspettavo un bambino. Eravamo troppo giovani. Tu dovevi sposarti..e..”
-”MA NON L’HO FATTO!” ruggì lui interrompendola.
-”Co...cosa??”
-”Ho annullato il matrimonio due settimane dopo che sono tornato a casa.” disse tutto d’un fiato il ragazzo: “Quando, qualche giorno fa, mi hai detto che, quando sei tornata da Hogwats, non riuscivi più a toccare Weasel, non lo amavi... mi sono sentito uno stupido! Io ho provato la stessa cosa con lei! Non l’amavo, non l’avevo mai fatto... Astoria era una ragazzina viziata, solo in cerca di prestigio. Ma tu, eri ancora insieme a Weasley, così sono partito per la Scozia, con i miei, e.. ho cercato di dimenticarti...”
Hermione era immobile. La bocca spalancata, e gli occhi che non smettevano di bruciarle di lacrime. Tutta quella sofferenza, tutti quegli anni a chiedrsi come sarebbe stato se... Avrebbero potuto non esistere, se solo lei.. se solo lui... per Godric! La amava. L’aveva sempre amata. 
Con il cuore ormai leggero, e il cervello libero da tutte quelle paure, gli saltò al collo.
-”Draco..”disse stretta al suo petto. Sentì le mani di lui stringerla forte, e sentì il suo respiro poggiato tra i suoi capelli ricci. Rimasero in silenzio, così, per qualche minuto. A respirarsi, accarezzati dalla brezza serale.
Poi lui le alzò piano il mento, e imprigionò le sue labbra tra le sue, riportandola con la mente in quel luogo, che ormai credeva perduto, chiamato felicità.

***

Harry era stato chiamato dal suo capo, un altra volta in poche settimane, nel cuore della notte.
Un altro tentato furto in quel maledetto Reparto Principe! Il ragazzo entrò nella stanza di fretta, ed andò direttamente verso Kingsley, che era gia lì, ad attenderlo.
-”Come Merlino hanno fatto ad entrare di nuovo? Dopo tutti gli Auror che avevo messo di guardia?”
-”Pozione polisucco” rispose rassegnato il Ministro: “Qualcuno ha schiantato Smith, e ha preso le sue sembianze.”
-”E cos’è successo dopo? Cosa ci fa Clarissa Avery lì fuori?”
-”Sembra che sia stata sotto maledizione imperio: essendo parte di una famiglia purosangue, sono riusciti ad aprire, col suo aiuto, uno degli scomparti.”
-”Oddio, questo non ci voleva! E.. cos’hanno preso?” disse Harry preoccupato.
-”La pergamena dei Black.”
Lo sapeva. Sentiva che quella storia non sarebbe finita lì. I Black? Cosa c’entravano ancora i Black?
Poi, si ricordò dei sospetti che aveva avuto la settimana prima: Malfoy. Quindi chiese ancora: 
-“E cos’altro? Hanno cercato altro?”
-”Hanno riprovato con la forza ad aprire lo scomparto con le pergamene delle famiglie dalla M alla P. Ma si sarebbero potute aprire solo se un membro delle stesse famiglie fosse stato qui; come d’altronde è successo col primo...”.
Per Godric! Ancora un volta la cosa non aveva senso! Era sicuro di 2 cose sole: Primo, chi aveva preso la pergamena dei Black, ne voleva anche un’altra, conservata nel reparto M-P, e, ci avrebbe scommesso le mutande, era quella dei Malfoy. Secondo, non poteva essere stato Draco a farlo. Se così fosse, non avrebbe avuto problemi ad aprire il secondo scomparto, visto che apparteneva a una di quelle famiglie, e non avrebbe avuto bisogno neanche di scomodarsi ad affatturare la Avery, perchè era anche l’ultimo erede dei Black.
Harry non riusciva a trovare una soluzione sensata a questo rompicapo, ma tutto, lo portava sempre ad una, e una sola persona: Draco Malfoy. Dopo aver parlato con tutti i testimoni, e dato le direttive alla sua squadra, il ragazzo tornò a casa, deciso che, il giorno seguente, avrebbe mandato qualcuno a tenere d’occhio da vicino, quel dannato furetto platinato che continuava a causargli guai, anche dopo anni!

***

-“MALEDETTI AUROR IDIOTI!” disse Draco, furioso, lanciando a terra la copia della Gazzetta del Profeta, che gli era appena stata recapitata con un gufo, e rompendo il silenzio del suo attico: ”Imbecilli.. INCAPACI!!” e così dicendo diede un violento pugno contro il tavolo.
Si erano lasciati fregare. Un altra volta! E questa volta quei tizi l’avevano fatta franca. Avevano rubato la pergamena dei Black. Mise il mantello ed uscì di corsa. Che ore erano? Le 9. Probabilmente la Garnger era già al lavoro. Senza badare troppo a dove fosse, si smaterializzò ad uno degli ingressi del Ministero, e corse più velocemente possibile verso il suo ufficio.
Passò decine di impiegati, ne spinse altrettanti, ed entrò agitato, senza neanche chiedere permesso. Fortunatamente la trovò sola, dietro la scrivania, intenta a firmare delle pergamene.
-”DRACO! Cosa.. cosa fai qui? Che modi sono questi!” urlò offesa la ragazza.
-”Non c’è tempo per le formalità!” disse allora lui, avvicinandosi al tavolo e poggiandoci sonoramente le mani: “Hai letto la Gazzetta stamattina?” chiese. Poi vide che lo sguardo di lei si posò su un plico di carte, dove, tra le altre, spuntava il rotolo, ancora impacchettato del giornale.
-”No?..Bene. Allora ti aggiorno io” disse ancora furioso, sedendosi di fornte a lei, e togliendosi bruscamente il mantello: “Qualcuno stanotte è rientrato nella sala degli alberi genialogici, e ha rubato la pergamena dei Black!”
-”COSA?” fece lei, rabbuiandosi: “COME?”
-”Non ha importanza come! Ce l’hanno! Hanno quel dannato pezzo di carta!”
La Granger si lasciò scivolare indietro sulla sedia, e fece un lungo sospiro.
-”Ommioddio..”
-”Già... fortuna che non possono leggerla o aprirla se non in mia presenza..”
Ci fu un attimo di silenzio, che Draco immaginò servisse alla ragazza per focalizzare la notizia. Poi esplose.
-”Draco.. Draco COSA FACCIAMO ADESSO! Ho lasciato Lyra coi nonni.. ho pensato fosse al sicuro, tra i babbani.. HO PAURA CHE..”
-”NO!” la fermò lui: “finchè io sono qui, e mia madre è al sicuro, in Scozia, nessuno può aprirla, nessun’ altro può vederla” disse lui, per cercare di calmarla: “Hai fatto a bene a lasciarla da loro, dai babbani, lì sarà al sicuro.” la ragazza sembrò calmarsi. Si alzò ed inizò a camminare avanti e indiero, con gli occhi chiusi, respirando piano. Draco poteva quasi sentire le rotelle del suo cervello muoversi, da lì. Poi la ragazza si bloccò: gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta.
-”L’ARAZZO..” disse all’improvviso, pallida in volto.
-”Il ..cosa?” fece lui confuso.
-”Draco.. esiste una copia dell’albero genealogico dei Black! Un arazzo che, come l’albero, si aggiorna ogni volta che nasce o muore un membro della famiglia. Ma... questo...è visibile a tutti.”
-”COSA? Dove?”
-”Nella vecchia casa di Sirius, l’ultima volta che qualcuno ci ha messo piede è stato durante la guerra. Era il quartier generale dell’Ordine della Fenice.”
-”Co - COME??! Porca miseria Granger, questo è un FOTTUTO PROBLEMA! Possibile non ti sia venuto in mente prima? NON HAI PENSATO DI DISTRUGGERLO??”
-”NO...Non... Non ci mai pensato.Ma...anche se fosse..” continuò imbarazzata: “Non avrei potuto farci niente, perchè solo un discendente diretto dei Black può modificarlo, staccarlo o distruggerlo”.
-”Beh allora è fatta!” esclamò lui alzando si in piedi: “Tu mi dici dove si trova questo posto, io distruggo quella maledetta tappezzeria, e siamo a cavallo!”
-” Non posso..” disse lei triste. Draco a quel punto si innervosì ancora più di quanto non fosse già.
-”COME SAREBBE A DIRE CHE ‘NON PUOI’?”
Hermione si sedette di nuovo dietro la scrivania, e poggiò i gomiti sul tavolo, sorreggendosi la fronte con entrambe le mani.
-”Quella casa è protetta dall’Incanto Fidelio. Solo i membri dell’Ordine sanno dov’è, e possono entrarci. Se ti dico l’indirizzo, tradirò Silente, Harry, e tutte le persone a cui voglio bene...”
-”E a tua  figlia non pensi?” disse lui allora, sfidandola. Lei non rispose. Allora Draco rincarò la dose.
-”Ascolta: Silente è morto. La guerra è finita. Voldemort non esiste più. E Potter, se è davvero tuo amico, come sostieni, capirà...E poi..” continuò: “Credi che, poi, andrei in giro con  uno striscione con scritto quell’indirizzo?” 
La ragazza ci pensò un po’: “No.. credo di no..”
-”Bene. Allora?” chiese soddisfatto delle argomentazioni  che era riuscito a mettere insieme.
-”Allora ti ci porterò stasera. Appena farà buio. Ci vediamo al Parco di Grimmault Street.”

***

Domani lo avrebbe fatto chiamare di nuovo. Ne era sicuro. Malfoy centrava qualcosa. Troppi indizi, e troppe cose portavano a lui. Il fatto che poi fosse tornato a Londra da pochi mesi... SI. Domani lo avrebbe interrogato, e gli avrebbe cavato fuori ogni cosa, a costo di doversi servire del Veritaserum.

Finalmente quella lunga e stancante giornata era finita. Harry era seduto sul divano, nella casa che divideva da un paio d’anni con la sua adorata Ginny. Teddy era nella sua stanza, già addormentato: da quando Andromeda, pochi anni prima era venuta a mancare per cause naturali, il ragazzo non aveva esitato una ttimo a prenderlo con se. Sarebbe stato suo zio, suo amico, suo padre, tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno. Erano lì, accoccolati davanti al fuoco, a parlare delle rispettive giornate. Le sue palpebre, ormai, si facevano pesanti..
-”Certo che è strano..”disse poi d’improvviso Ginny.
-”Cosa?”chiese lui.
-”Cosa credono di trovare in quella pergamena? Insomma hanno preso quella dei Black.. l’unica famiglia, tra l’altro, di cui conosciamo perfettamente le origini, e tutto il resto.” 
-”Come fai a dirlo? L’unica antenata dei Black che mi ricordo è quella stupida di Walburga! Ho ancora in mente gli strilli che ci lanciava ogni volta che mettavamo piede a...”. Harry si bloccò.
Stupido. era uno stupido! UN IDIOTA! Come aveva fatto a non pensarci.
-”Che c’è?” chiese la ragazza, intuendo che qualcosa non andava.
-”Ginny..” disse lui mettendosi seduto: “L’arazzo. L’arazzo dei Black. A Grimmault Place! Come ho fatto a non pensarci!” si alzò di scatto dal divano, ed iniziò a camminare anvanti e indietro, con la testa tra le mani: “Tutto quello che hanno, è una pergamena vuota, che nessuno può leggere. E che cosa abbiamo noi invece? Un intera parete tappezzata con tutti i nomi degli antenati dei Black, ben visibile a tutti, e pronta ad essere consultata! Ti rendi conto?? Sono un idiota! Come ho fatto a non pensarci?? Insomma... ci sono passato davanti decine di volte durante la guerra.. ed ora, tutto quello che i ‘mantelli rossi’ vogliono sapere è lì, che aspetta solo noi”.
Ginny lo guardava con gli occhi sgranati.
-”Oh Merlino, Harry! Qualunque cosa vogliano scoprire lì dentro, tu puoi scoprirla prima!”
-”Già. E voglio farlo subito!” disse infilandosi il mantello e la sciarpa.
-”Cosa? Non puoi aspettare domani?”
-”No. Qualcosa mi dice che devo farlo ora.”
Ginny si alzò piano, e gli si avvicinò, ora preoccupata.
-”Vuoi che venga con te?”
-”No..” rispose lui piano: “Devo tornarci da solo..”.

L’aria fredda della notte di Londra gli gelava il viso. Non tornava in quella casa dalla fine della guerra. I ricordi contenuti lì dentro, erano sempre stati troppo dolorosi. Appena varcò la soglia di Grimmault place, numero 12, infatti, venne investito da quella malinconia che tanto aveva temuto. Ogni parete, ogni oggetto, gli ricordava quei momenti, felici, nonostante la minaccia a cui il Mondo era sottoposto. In ogni angolo, rivedeva Sirius, il suo padrino; Lupin, il caro professore; Fred; e, guardando quello stupido portaombrelli ancora  ribaltato, non poteva non ripensare a Tonks. Basta! Ora era il momento di agire! Quella maledetta parete avrebbe potuto aiutarlo a capire cosa quei dannati ‘mantelli rossi’ cercavano nelle pergamene. Salì  in fretta le scale, traballanti e polverose, e corse verso il salotto. 
Aprì la porta e ..NERO. 
La parete che una volta era decorata con gli articolati volti, e gli altisonanti nomi degli antenati Black, non c’era più. Al suo posto, una lugubre parete nera. L’arazzo era stato completamente incenerito. 
Non restava più niente.
Harry sentì le gambe tremare, e dovette sorreggersi con la prima cosa che trovò di fianco, per non cadere al suolo. Quando? Come? Chi era stato? Da quanto tempo era così? Proprio quando sembrava aver trovato un indizio utile, tutto era andato letteralmente in fumo. Dovette sedersi. La sua testa era in totale confusione: viaggiava tra mille ipotesi, pensieri, paure. NO! Non  poteva essere; nessuno sapeva di quel posto. Nessuno, tranne.. i suoi amici, il Ministro Kingsley, e tutte le persone che lo avevano sempre confortato, aiutato, amato  ..per tutta la vita. 

***

Era giorno. Hermione si risvegliò nel suo letto, ancora abbracciata a lui. Le era mancato il suo profumo, la sua pelle bianca, il suo respiro sul suo corpo. Per tutti quegli anni avevano provato entrambi a cercare quel piacere da un’altra parte, ma era stato inutile. Inesorabilmente e incondizionatamente, alla fine, si erano ritrovati. Avevano sofferto, avevano mentito a tutti, ma adesso che lo aveva ritrovato, non se ne sarebbe mai più privata. Avrebbero trovato una soluzione. Avevano una figlia, il frutto del loro amore, e per lei, ora , si erano rincontrati. Una volta risolta quella strana faccenda, e smascherato i colpevoli, avrebbero potuto vivere la loro vita, finalmente, insieme. Alla luce del giorno. Non le importava del parere degli altri, del parere dell’intero Mondo Magico. Lei lo amava, e avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo amore.
-”Ehi..”sussurrò lui piano aprendo gli occhi.
-”Ehi..”rispose lei.
-”A cosa pensi?”
Hermione aspettò un attimo prima di rispondere.
-”Sono preoccupata, credo..” lui la strinse più forte, la baciò ancora una volta, e poi tornò a guardarla negli occhi, alzandole il volto con il leggero tocco delle sue dita.
-”Ascoltami.” iniziò: “Nessuno può farle del male. Stanotte abbiamo distrutto l’unica prova dell’esistenza di Lyra. Nessuno può aprire quella pergamena senza il mio aiuto, o quello di mia madre, e lei è ben protetta, in Scozia.”
-”Già..” la ragazza si strinse ancora di più a lui, poggiando il viso nell’incavo del suo collo. La sera prima, di comune accordo, avevano bruciato totalmente l’arazzo dei Black e cancellato le prove: il nome di sua figlia era lì, ricamato sotto quello di Draco, insieme alla data di nascita, 12 febbraio 2000. Ma entrambi sapevano che il suo nome compariva in altri due documenti: la pergamena dei Malfoy, tenuta al sicuro al Ministero, e quella dei Black, perduta, nelle mani di chissà chi.
-”Ti cercheranno..”sussurrò lei, baciando ancora una volta la pelle bianca dell’ uomo che amava.
Dopo un lungo sospiro, Draco rispose.
-”Si.. è per questo che devo andare. Non posso rischiare che mi trovino. Non qui, vicino a voi.”
-”Promettimi che tornerai..”
-”Troverò chi c’è dietro questa assurda storia, e quando tutto sarà finito, non ci sarà magia o persona, che mi impedirà di tornare da te e Lyra. Saremo una famiglia, una vera famiglia. Te lo prometto.”
Lo baciò di nuovo, cercando di infondergli tutto l’amore che provava. Lui ricambiò, portandole una mano dietro la nuca. Sentì che con l’altra cercava qualcosa.
-”E.. per provartelo..” si staccò lentamente da lei, permettendole di mostrarle cosa teneva in mano: “voglio che tu prenda questo”. reggeva una lunga catenina, che terminava con un piccolo ciondolo a forma di stella, con inciso un frase ‘Per la stella più bella’: “Mettilo al collo di Lyra.” le disse voltandolo: “Vedi..dietro è inserito un piccolo specchietto. Io ho il gemello. Se avrai bisogno di me, basta che mi chiami e io arriverò immediatamente da voi.”

Si baciarono, ancora e ancora, e fecero l’amore, un’altra volta ancora; la notte non era bastata a saziarli, a colmare il vuoto che lui e lei avevano avuto per anni. Ancora una volta si sarebbero lasciati. 
Ma stavolta, quando si sarebbero rincontrati, sarebbe stato per sempre. 

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Ecco conclusa la prima parte.
Spero tanto vi sia piaciuta! In tal caso non esitate a recensirmi <3

NB. Per ovvie esigenze di trama, ho dovuto inventarmi qualche stratagemma per far si che Lyra fosse effettivamente l'ultima erede Black: Andromeda morta, è stato il primo. E poi c'è la questione Teddy: come dirò nel capitolo successivo, ho presunto che, essendo che la nonna era stata diseredata, si era sposata con un mudblood, e la madre con un lupo mannaro, il sangue Black fosse 'troppo impuro' per essere preso in considerazione.
Si, lo so che è una super forzatura. Anche perchè io sono SUPER FAN della storia tra Remus e Tonks, e dover sminuire in questo modo la loro esistenza e discendenza, almeno come si è fatto nella versione cinematografica (maledetto principe mezzosangue, e doni della morte), mi fa piangere il cuore.
Ma per stavolta dovremo stringere i denti, e farcelo andar bene. 
Baci stellari,
blablablu!

 
   
 
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