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Autore: rocchi68    06/09/2020    2 recensioni
Dawn era sempre stata una ragazza che, anche dinanzi alle difficoltà più disparate, affrontava il tutto con un sorriso e una dolcezza disarmante.
Una sera, però, si era ritrovata davanti a un’amara sorpresa.
Non aveva amiche, non aveva un posto in cui stare, era stata tradita dal proprio fidanzato nel momento di massimo splendore ed era frustrata da tutti quei fallimenti in rapida successione che potevano sancire la sua completa rovina.
Poteva spegnersi, cercare una scappatoia per la felicità oppure chiedere un ultimo disperato consiglio all’unica persona che mai l’aveva abbandonata.
Sempre che quest’ultimo fosse d’accordo…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Quella benedetta gita.
Scott non aveva altri aggettivi per descrivere quei pochi giorni che Chef aveva concesso loro di pausa per la chiusura del Pahkitew.
Prima di accettare la proposta di Duncan e degli altri credeva di passare le sue giornate chiuso in casa, magari a ripulire il caos che lasciava in giro oppure a fare una capatina dai suoi vecchi.
Tutto per ricordare i vecchi tempi
Era questo ciò che il collega aveva borbottato per rifrancarlo ed era questo ciò che Scott aveva maledetto. I vecchi tempi. Non ricordava periodo peggiore come quei famosi vecchi tempi. E di quei vecchi tempi facevano parte anche Mike, Dawn, Zoey e Gwen.
Di per sé non avrebbe mai avuto nulla da temere, se non per un dettaglio.
Lui era stato piantato da Courtney ed era stato mollato anche da Dawn. Proprio quando aveva capito quanto lei fosse importante, quando le aveva esternato i suoi sentimenti e quando la sua ex era ormai in Europa per diventare una vera stella. Di certo, però, non credeva che quella gita in montagna fosse così tremenda fin dai posti auto.
Duncan alla guida non era male, specie se si sceglieva il lato passeggero e si rimaneva con gli occhi chiusi, sperando nella buona sorte, in una probabile morte indolore e che non ci fosse nessuno nell’altra corsia mentre loro tentavano la manovra di sorpasso.
Ma dietro?
Per Scott era un continuo Apriti cielo.
Dawn faceva gli occhi dolci a Mike, con quest’ultimo nel bel mezzo di due fuochi con la stessa Zoey che partecipava a quel gioco.
Gwen poi parlottava con il pilota, stuzzicandolo e rendendo Scott inquieto che era costretto a fissare il panorama.
Scesi dall’auto, le cose non erano migliorate un granché. Raccolte le borse e discusso per un po’, erano subito partiti, neanche il tempo di una schifosa colazione, alla volta dei rifugi.
In prima linea, Scott poteva studiare le figure di Mike, Zoey e Dawn che sgambettavano come matti.
Poco distante le figure di Duncan e Gwen che borbottavano qualcosa d’inudibile e che probabilmente era un miscuglio tra roba da bar, scuola e vecchi concerti.
In fondo alla fila, distanziato di 400 metri, Scott camminava molto a rilento. Sembrava quasi che qualcuno gli avesse attaccato alla gamba un macigno che lui doveva trascinare per quei pendii scoscesi.
In verità nulla di fisico lo rallentava in quel cammino.
Erano i suoi pensieri ad allontanarlo dagli altri.
La pace che si respirava in mezzo a tutta quella natura indomabile, scalfita solo dai cartelli che pregavano di rispettare l’ambiente, di non inquinare, di non appiccare incendi e di non disturbare la flora, lasciò presto il posto a nuovi pensieri. Camminare da solo, almeno per Scott, era un’attività rilassante che lo avrebbe sempre spinto a guardarsi dentro e a riflettere sul suo passato.
Alcune volte si sforzava invano pur di tenersi impegnato, mentre altre volte non aveva nemmeno bisogno di spremere la sua povera psiche tormentata. E rifletteva a lungo su quei pendii pieni di ciottoli, di erbe spontanee e di alcune cicche gettate in giro nonostante i divieti.
Il Pahkitew era lontano.
L’ansia del lavoro lo avrebbe bersagliato solo dopo quasi una settimana.
La paura di perdersi non era nemmeno presa in considerazione, mentre superava i cartelli che mostravano il punto preciso in cui si era soffermato per riprendere fiato e in cui molti si fermavano per ritrovare la bussola.
In quel lento avanzare e nell’osservare le figure minuscole davanti a sé, sentì come un tremito che gli batteva perfino sulle ossa.
Dawn e Mike.
Zoey e Mike.
Tutte volevano Mike.
E questo lo faceva infuriare. Credeva che con quello che aveva passato un premio di consolazione gli fosse dovuto, anche se Dawn non sarebbe mai stata la medaglia d’argento che sperava. Per lui era l’oro che mai avrebbe vinto. Lui non sarebbe mai stato il suo eroe che tornava al calar del sole.
Sarebbe sempre stato vinto dal dolore provato nel scottarsi con la verità: Dawn non era per lui, ma solo per qualcun altro. A testa bassa cercò nella tasca dei pantaloni una sigaretta e si fermò nel ricordarsi che le aveva nascoste dentro lo zaino.
Appoggiatosi a un masso che in alcuni punti era ricoperto di muschio, tirò fuori l’intero pacchetto e lo trasferì in una delle tasche dei jeans, non prima d’averne sgraffignata una dal suo contenuto già concluso per una buona metà.
Preso l’accendino e appoggiata la cicca alle labbra, si sentì avvolto da una sensazione di pace apparente.
E prima che riuscisse a riprendere il cammino, un lieve fruscio alla sua sinistra lo portò alla realtà. Subito rimise lo zaino in spalla e ripartì, accompagnato da quella seccatura.
Anche gli altri si erano fermati, rendendosi conto della sua lontananza e lei si era offerta di verificare che tutto andasse per il meglio.
“Tutto bene, Scott?” Cominciò, facendolo annuire.
“Non dovrebbe?”
“È da quando abbiamo cominciato il viaggio che sei silenzioso.”
“Non ho nulla da dire.”
“Sei diverso rispetto al solito.”
“Zoey lasciami in pace.” Sospirò, fermandosi di nuovo e raccogliendo la bottiglietta d’acqua che aveva messo nello zaino.
“Siamo lontani e se c’è qualcosa che ti preoccupa, puoi sempre parlarmene.”
“Secondo quale legge?”
“Noi siamo amici.”
“È molto meglio, fidati, se noi due non siamo amici.” Riprese, allungando leggermente il passo.
“Perché?”
“L’ultima ragazza che credevo mia amica è scappata tempo fa.”
“Capisco...”
“Non mi avrai raggiunto solo perché ti suscito pietà o perché quella te l’ha chiesto.” Scandì lentamente, additando la figura lontana che parlottava con Mike.
“Quanto astio, Scott.”
“Sapevo che non dovevo venire, ma Duncan mi ha pregato di partecipare.”
“Fino a qualche giorno fa eri felice di venire con noi.”
“Non avevo collegato bene le cose e solo adesso mi rendo conto che lei mi ha ormai dimenticato. Spero soltanto che questa giornata serva a Duncan per fare qualche passo avanti.”
“Si nota, vero, che è cotto?” Gli chiese a un certo punto Zoey, facendolo sospirare.
“Almeno lui sarà felice.”
“Hai provato a parlarle?”
“Non sono il tipo che soffia la ragazza a un amico.” Ribatté il rosso.
“Non parlavo di Gwen.”
“Appunto.” Sussurrò, negando con il capo.
“Le parleresti, se ne avessi l’occasione?”
“È passato troppo tempo e il mondo non si può più cambiare.”
“Ma…”
“Guardami bene Zoey…ti sembro vuoto, vero?” Chiese Scott.
“Non lo so.”
“Tempo fa non riuscivo nemmeno a mangiare o dormire e poi mi sono detto: ne vale la pena?”
“Sì se può renderti felice!” Tuonò lei.
“Perfino di notte la sognavo e ora che è felice, perché devo preoccuparmi?”
“Perché non puoi continuare in questo modo.” Ammise sinceramente.
“Un giorno starò bene, spero.”
“Non un giorno: devi stare bene subito.” Lo rimproverò, afferrandogli un braccio e facendolo voltare verso di sé.
“E tu Zoey?” Gli chiese il rosso, riprendendo il cammino.
“Io?”
“Sei felice che Mike sia lontano da te?”
“Io, a differenza tua, lotterò sempre per il suo amore.”
“Che cosa romantica.” Replicò, gelandola con lo sguardo.
“E anche tu dovresti.”
“Il mio cuore sta bene così com’è.”
“Si vede, infatti.” Ironizzò, allungando il passo.
“Che cosa vorresti insinuare?”
“Il tuo cuore ti ha fatto perdere peso e ha fatto comparire le rughe solo perché ne aveva voglia?”
“E se anche fosse?”
“Amico mio…le clienti potrebbero scappare se vedessero come ti sei ridotto.” Soffiò Zoey, pungendolo sul vivo.
“Contenta te di stare a parlare con uno come me.”
“Da quel che vedo, non ti sei ancora arreso.” Insistette, facendogli abbozzare un sorriso molto tirato.
“Si vede che non riesci a leggere nelle persone.”
“Io…”
“Non ho più alcun interesse su Dawn.” Spiegò, fermandosi per un istante sopra un masso e fissando il panorama.
“Non si spiega il perché tu abbia accettato di seguirci in questa gita.”
“Ti correggo…è stato Duncan a obbligarmi.” Sospirò, respirando l’aria frizzante che gli scompigliava appena i capelli.
“Ma una volta eri interessato.” Ricominciò, distogliendo l’attenzione.
“Hai detto bene: una volta.”
“E allora perché non ci provi di nuovo?”
“Perché non mi va.”
“Idiota.”
“E poi finirebbe male come la scorsa volta.”
“Io a volte non ti capisco.”
“Consolati Zoey: nemmeno io riesco a capire cosa mi passa per la testa.” Ghignò il rosso, sbadigliando appena.
“Credevo fossi destinato a stare con lei.”
“Lei, invece, cerca solo di soffiarti Mike.” Sbuffò con calma, facendole notare come Dawn si fosse avvinghiata al braccio del ragazzo.
Nel vedere quella scena la rossa s’infuriò all’istante, si staccò dall’amico e iniziò la volata per raggiungere il moro. Superò in pochi istanti Duncan e Gwen e nell’arco di 2 minuti anche lei si era attaccata al braccio del suo tesoro.
Prima di defilarsi, Scott aveva ricevuto una qualche promessa-minaccia che lo avvertiva di stare allerta, in quanto quella discussione non era conclusa.
E invece per lui quel dialogo era morto e sepolto.
 
Perso nei suoi innumerevoli pensieri, lui fissava solo i ciottoli che incontrava sul suo cammino.
Si era perso quasi tutto di quelle prime ore.
I 5 laghetti che avevano incrociato e che erano stati ignorati.
La foresta che si stendeva era stata subito dimenticata.
Anche i rifugi precedenti erano stati abbattuti dalla sua tristezza.
Nulla gli risollevava il morale.
Perfino durante il pranzo al sacco aveva ascoltato senza spiccicare parola e rendendo ancora più marcata la sua distanza dagli altri.
Fisicamente era presente, ma spiritualmente era lontano.
Dal mondo di cui aveva provato a fare parte.
Escluso dalla vita di Dawn.
Forse se lo meritava per tutte le volte che era intervenuto in suo soccorso.
E di questo si malediceva.
Sarebbe stato molto meglio, a suo avviso, che non si fosse mai preoccupato della sua vita, che non si fosse mai messo a sospingere la sua altalena, che Beverly non si facesse beccare mentre era a letto con un’altra e che quest’ultimo continuasse a importunarla.
Era più saggio se l’avesse ignorata quella sera al bar e se l’avesse lasciata da sola in balia degli eventi e senza una meta precisa.
E invece era intervenuto, rovinandosi la vita.
E oltre alla sua vita, di conseguenza, stava rovinando anche quel pomeriggio che già segnava le 14 spaccate, orario in cui si sarebbe deciso come passare il resto della giornata.
“Che cosa facciamo, adesso?” Chiese subito Mike.
“Sono finiti i rifugi?”
“Non credo, Zoey.” Borbottò il moro.
“E allora perché non continuiamo?” Tentò Dawn, restando stretta al braccio di Mike e lanciando alcune occhiate in giro.
“Seguendo il sentiero si potrebbe andare al prossimo lago e poi all’ultimo rifugio della giornata.” Propose Duncan, mostrando le cartine ai compagni di ventura.
“A me sta bene.” Soffiò Gwen, sistemandosi lo zaino.
“E a te Scott?” Gli chiese Mike, studiando lo sguardo spento dell’amico.
“Fate quello che vi pare.”
“E allora se siamo tutti d’accordo possiamo riprendere.” Concluse Zoey, ricominciando la passeggiata.
E nulla era cambiato: il rosso si era di nuovo distanziato.
Quella piccola chiacchierata non era durata poi molto e non era nemmeno riuscito a farsi valere.
Tutto perché non voleva rovinare nulla di quella giornata.
Era questo il suo dannato problema o così bofonchiava Zanna ogni qualvolta lo trovava al vecchio parco.
“Tu metti troppo spesso la felicità degli altri prima della tua.”
Scott con questi rimproveri mentiva.
Prometteva che sarebbe cambiato, che non avrebbe più fatto lo schiavetto e che avrebbe camminato a testa alta, non curandosi del dolore altrui.
Ma quelle erano solo scuse avare di ogni significato e che aveva sempre disprezzato con tutto il suo cuore.
“Almeno è una bella giornata.” Soffiò, fissando il sole accompagnato da alcune candide nuvole bianche.
Con quasi due minuti di ritardo anche lui era giunto al lago che avevano visto sulla cartina.
Da quando avevano predisposto quella meta intermedia, non si erano più fermati.
Nemmeno per una breve pausa o che altro e lui sentiva chiaramente la stanchezza fluire nel suo corpo.
Quello specchio cristallino almeno sarebbe stata un’ottima scusa per riposare.
Mentre gli altri correvano avanti e indietro, lui avanzava tra quei ciottoli con estrema calma ben sapendo che un passo falso e sarebbe finito a far compagnia alle trote.
E finire la giornata da bagnato era quanto di peggio potesse esserci.
Con lentezza raggiunse l’ombria, dove erano stati abbandonati gli zaini, e si distese, chiudendo gli occhi.
Avrebbe dormito ben volentieri una decina di ore, provando a calmare la sua anima tormentata e immaginando di essere su un comodo lento, anziché su tutti quei sassi deformati.
Male di vivere.
Era la compagna che lo guidava da quando Dawn aveva arraffato il suo ombrello ed era scappata, senza nemmeno salutarlo, all’appartamento delle altre.
Ma quello che lo segnava era il vuoto interiore.
Nulla che lo rendeva felice o che gli strappasse un sorriso sincero: tutto era una menzogna che alimentava solo il suo vuoto.
Ma all’ombra di quell’albero sentiva di poter dormire e di poter stare in pace.
Ci sperava fino al grido che squarciò quel calmo e tiepido pomeriggio.






Angolo autore:

E via un altro casino.

Ryuk: Non sei mai soddisfatto, vero?

Mai...tifo soltanto per la sfortuna.

Ryuk: Che essere infelice.

 
   
 
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