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Autore: babykit87l    07/09/2020    3 recensioni
Martino e Niccolò stanno insieme ormai da sette anni, finché un evento traumatico non cambia le loro vite stravolgendole. Sarà dura tornare alla vecchia vita o forse l'unica soluzione è considerare la possibilità di iniziarne una nuova.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13  

 

 

Quando aprì gli occhi, era disteso a pancia in giù, con la testa sul cuscino e il corpo completamente rilassato. Trovò Niccolò al suo fianco, rivolto verso di lui, ancora addormentato. Una delle sue mani era sulla fronte, l’altra sulla pancia nuda.  
Erano entrambi crollati dopo essersi riconnessi l’uno all’altro, come non succedeva da mesi, e Martino sospirò felice: non era stato semplicemente frutto della sua fervida immaginazione, era  tutto vero. 
Quella notte Niccolò gli aveva davvero detto di amarlo. Aveva veramente fatto l’amore con lui. Si sentiva stupido anche solo a pensare in termini così sdolcinati, eppure quello che era successo tra loro non era semplice sesso; si erano uniti corpo e anima, l’uno all’altro. Tornando ad essere, di nuovo, una cosa sola. Quanto gli era mancato sentirlo vicino fisicamente.  
Era stato così strano, erano sempre loro eppure era tutto nuovo, come se il tempo fosse davvero tornato indietro alla loro prima volta: Niccolò si era dimostrato insicuro e impacciato come lo era stato allora, con la piccola differenza che stavolta Martino non era più impreparato, non era più la sua prima volta con lui e aveva saputo guidarlo.  
Era stato così strano, sul serio. Aveva provato le stesse emozioni di quella notte a Bracciano con la consapevolezza stavolta che quello che c’era tra loro non fosse incerto e poco chiaro. Era tutto reale, concreto. Vero. Non aveva mentito la notte precedente, non gli importava più se Niccolò avrebbe mai ricordato, avevano costruito un rapporto quasi completamente da zero, stavano creando nuovi ricordi, una nuova vita insieme e andava bene così. Finché fossero stati insieme per Martino andava bene così. 

Rimase ad osservarlo dormire, con un sorriso sulle labbra che proprio non riusciva a trattenere. Dopo poco si spostò e si rese conto che si erano addormentati senza nemmeno pulirsi. Fece una smorfia schifata e dopo una leggera carezza sul volto del suo ragazzo, si alzò, buttandosi in doccia per togliersi di dosso la sensazione di essere appiccicoso. ‘ Che  schifo!  ’   Pensò mentre il bagnoschiuma scivolava leggero sulla pelle. Si rilassò sotto il getto forte e continuo della doccia, finché non sentì la porta del bagno aprirsi e dei passi farsi sempre più vicini. 

“Marti sei qui?” Sentì la voce di Niccolò richiamarlo. 

“No, in realtà sono uscito e questo è un ologramma...” 

Niccolò aprì la tenda rigida della doccia con un sorriso. Era nudo. “Carina questa. Posso entrare?” 

Martino si avvicinò a lui e posando le labbra sulle sue lo trascinò dentro la doccia. Non era il bacio più appassionato o eccitante che si fossero mai scambiati, ma in qualche modo quella lenta sensualità sotto l’acqua, gli fece girare la testa. Niccolò si mosse scendendo sul collo e poi più giù sul petto, baciando leggero quel punto all’altezza del cuore mentre con gli occhi rimase fisso sul volto di Martino che non smetteva di guardarlo, con le labbra semi aperte. Quando Niccolò finì in ginocchio, Martino portò la testa all’indietro e poggiò la schiena alle mattonelle fredde e umide della doccia, chiudendo gli occhi proprio nel momento in cui sentì la lingua dell’altro in un meraviglioso, indescrivibile e appagante tocco proprio sulla punta. Quando non successe altro, Martino emise un lamento e abbassò lo sguardo verso il ragazzo: Niccolò stava osservando il tatuaggio, ammaliato dalle linee morbide e sottili che tracciavano la pelle disegnando la giraffa. La stessa che aveva lui dietro il collo. 

“È questo il tatuaggio che abbiamo fatto insieme?” Chiese Niccolò, baciando leggero l’interno coscia. 

“Sì, te l’avevo detto che era in un posto poco visibile.” 

“Mi piace un sacco... Ieri non l’avevo notato.” 

“Beh era buio in camera...” 

“È davvero bello.” 

Martino annuì, con un sorriso, mentre una mano accarezzava la nuca di Niccolò, attorcigliando un dito tra i ricci bagnati. Niccolò leccò lentamente ogni centimetro di pelle tatuata per poi tornare a dedicarsi all’erezione del ragazzo. Arrotolò la lingua intorno alla punta più volte prima di andare un po’ più giù, avvolgendolo completamente con le labbra. Continuò il movimento, incitato dai gemiti di Martino sempre più forti e le sue mani che lo tenevano stretto per i ricci. 

Martino raggiunse il limite fin troppo presto, sentendo il suo stomaco stringersi un po’ mentre - senza nemmeno rendersene conto -  i fianchi si mossero sempre più decisi per andare incontro alla bocca di Niccolò che non smise di dargli piacere, rilassando la gola e prendendolo fino in fondo. Quando l’orgasmo arrivò, Niccolò rimase fermo, deglutendo intorno a lui, mentre Martino continuava a spingere in avanti i fianchi, fino a quando non riuscì più a muoversi. A quel punto si lasciò scivolare a terra, sul piatto della doccia, Niccolò si avvicinò e lo abbracciò, poggiando la testa sulla spalla del ragazzo con l’acqua che scendeva su di loro. Aveva ancora gli occhi chiusi e tremava, non sapeva se per l’orgasmo o per il fatto che fossero sotto l’acqua completamente nudi. Probabilmente entrambi. 

“Mi era mancato tutto questo...” Sussurrò, mordendosi il labbro inferiore. 

“Lo so, non ti ho reso la vita facile in questi mesi.” Niccolò sospirò pesantemente. 

“Ma che dici? Non è stato facile in generale. L'importante è che tu stia bene.” 

“Più che bene. Sono felice.” Rispose, con l’affanno.  

Martino lo guardò attentamente. “Sicuro? Che hai?” 

“Nulla, quando mi sforzo un po’ di più respiro con più fatica. Ma hanno detto che è normale con il polmone in queste condizioni.” 

“Forse non avremmo dovuto farlo. Perlomeno non stamattina.” 

“No, lo volevo. Sto bene. Dammi un secondo e mi riprendo.” 

“Okay!” Martino attese che l’altro tornasse a respirare normalmente, poi con calma si alzò, trascinandosi anche Niccolò con sé in piedi. “Dai, facciamoci questa doccia che è da stanotte che facciamo schifo.” 

Niccolò rise, abbassando la testa e chiudendo gli occhi. “L’abbiamo mai fatta prima? La doccia insieme intendo.” 

“Un sacco di volte in realtà. A volte anche per lavarci davvero.” 

Risero entrambi, poi si insaponarono e si sciacquarono velocemente, l’un l’altro. Fu un momento molto tenero, non c’era sensualità o eccitazione ma solo la voglia di prendersi cura della persona accanto. 

Quando uscirono dalla doccia, si vestirono e prepararono la colazione, sedendosi al tavolo.  

“Hai da fare oggi?” 

“No, in realtà sono libero... che avevi in mente?” 

“Mah nulla di che... è che sono un sacco di giorni che quasi non ti vedo e… mi manchi.” Ammise Niccolò, coprendosi con la tazza del cappuccino per evitare il suo sguardo. 

“Anche tu mi sei mancato in questi giorni.” Finì il suo caffè poi il suo volto si illuminò. “Vuoi fare qualcosa che hai già fatto in passato?” Niccolò lo guardò con tanto d’occhi e l’espressione sorniona. “No, non quello, cretino. L'abbiamo già fatto. Dov'eri stanotte?” Entrambi risero, poi Martino continuò. “Facciamo una gita. A Bracciano.” 

“Dove ci siamo messi ufficialmente insieme?” 

“Esatto! E fa parte del nostro tour dei ricordi.” 

“Mi piace quest’idea. Ma la casa non è di Giovanni?” 

“Sì! Anzi, inizialmente all’epoca era della zia di Gio, ma poi un paio d’anni fa è venuta a mancare e l’ha lasciata a lui. Per cui se glielo chiedo, mi dà le chiavi in un attimo.” 

“Potremmo sempre andarci con tutti gli altri. Tipo Filippo, ovviamente Giovanni, Eva e… boh non so chi altro.” 

“Si può fare... inviterei anche Sana ma non credo possa venire con la bambina appena nata.” 

“Vabbè saremo solo noi allora...” 

Finirono di fare colazione, poi Martino prese il telefono per proporre la gita a Giovanni. Da quando avevano cominciato l’Università (la stessa, ma scegliendo facoltà diverse) avevano recuperato quel gruppo Whatsapp dove erano solo loro due ed Eva, così da trovarsi sempre per le ore di buco tra le lezioni e magari riuscire a pranzare insieme in mensa o sulle scale del rettorato alla Città Universitaria.  

 

 

“Eva e Giovanni ci sono. Ci vediamo alle tre sotto casa di Eva.” Disse poi posando il telefono sul tavolo del salone, avvicinandosi a Niccolò seduto sul divano. 

“Sì, anche Filo ha detto di sì. Gli dico di vedersi sotto casa di Eva?” 

Martino annuì e lo vide incerto, guardando il telefono. “Che pensi?” 

“Stavo pensando... se ti va... e se non è un problema...” 

“Nì, dimmi. Non girarci intorno.” 

“Vorrei che venissero anche Rami e Luai.” 

Se l’aspettava. Anche se la notte precedente era stata perfetta e quella mattina sembrava fossero tornati a quella sintonia che li aveva sempre contraddistinti come coppia, Martino non doveva dimenticare che Niccolò aveva ancora l’amnesia, che non ricordava nulla della loro relazione. Era sempre il ragazzo di 18 anni che ancora non conosceva Martino, nonostante fosse riuscito, non sapeva nemmeno come, a farlo innamorare di nuovo di lui.  

“Okay. Scrivi anche a loro e digli di venire alle tre da Eva.” 

“Sicuro? Non ti dà fastidio?”  

Martino sorrise a quella premura. “Nico, te l’ho già detto ieri. Io mi fido di te. E di quello che mi hai detto stanotte.” 

Niccolò abbassò lo sguardo con il sorriso appena accennato. “Che sono innamorato di te?” 

“Sì!” Soffiò appena dalle labbra. “Era vero, giusto?” 

Niccolò si alzò dalla sua posizione e posò le mani sui fianchi dell’altro. “Assolutamente vero. Mi credi?” 

“Non ho mai messo in dubbio i tuoi sentimenti per me. Mai!” 

Si sorrisero e si abbracciarono per un momento. Martino sentì la bocca di Niccolò sul suo collo e il respiro caldo che si infrangeva sulla pelle ancora fresca dalla doccia. 

Il resto della mattinata scorse velocemente, tra preparare un paio di zaini e pranzare così da essere pronti a partire quel pomeriggio. Quando arrivarono all’appuntamento con gli altri, decisero di muoversi con due macchine, quella di Martino con Niccolò, Eva e Giovanni e l’altra di Luai con Rami e Filippo.  

Ci vollero un paio d’ore ad arrivare alla casa al lago e quando furono lì davanti, una valanga di ricordi investì Martino facendogli spezzare il respiro per un momento. Rivide la Pasqua del 2018 quando erano solo Giovanni, lui, Eva ed Elia. Quando entrò nel saloncino davanti agli occhi gli si stagliarono tutte le immagini dei cento giorni con le ragazze e degli scherzi stupidi a Giovanni per prenderlo in giro. Poi si spostò nell’unica camera da letto e ripercorse con la mente quella notte in cui Niccolò aveva corso fin lì per raggiungerlo e fargli sapere che aveva scelto lui.  

All'improvviso sentì due mani avvolgerlo e il mento di Niccolò poggiarsi sulla sua spalla.  

“Così è questa la camera incriminata?” 

“Già... In realtà abbiamo iniziato nel corridoio, ma poi ci siamo spostati qui e sul letto.” 

“Ma eravamo soli, vero?” 

Martino sorrise. “Sì, gli altri erano usciti e Giovanni ci aveva concesso due ore.” 

“Ah, ottimista!” 

“Scemo, dovevi ancora arrivare. Non siamo durati due ore.” 

“Peccato!”  

“Beh io non mi sono lamentato. E nemmeno tu.” Disse, voltandosi nell’abbraccio e baciando leggero le labbra di Niccolò. 

“Ci credo...” Niccolò approfondì subito il bacio, lasciando che la lingua si insinuasse nella bocca di Martino, che si lasciò completamente andare. 

“Ah rega’ dai, me pare de esse tornato al liceo con voi che fate i polipi attaccati tutto il tempo...” Giovanni li interruppe, facendoli ridere e sciogliendo definitivamente l’abbraccio.  

Per quella sera decisero di accendere ancora il fuoco del camino, faceva ancora piuttosto freddo per essere maggio e soprattutto Eva e Filippo avevano i brividi.  

“Perché non ci siete mai venuti a dicembre. Lì sì che fa freddo davvero. Non basta nemmeno il fuoco del camino.” Martino si strinse nella coperta di pile che aveva sulle spalle, cercando di scaldarsi un po’ di più.  

“Vabbè vogliamo fare qualcosa, stiamo tutti qui a guardare il fuoco come nel più melenso film anni Ottanta...” Filippo intervenne, guardandosi intorno. 

“Eh ma che famo?” Chiese Rami a quel punto. 

Martino cercò di pensare a qualcosa, ma negli anni ogni volta che erano andati a Bracciano avevano giocato quasi tutto il tempo a FIFA o a Risiko, che non avevano più in quella casa. Sentì lo sguardo di Niccolò su di sé e si voltò sorridendogli amareggiato. Forse andare con tutti gli altri non era stata la migliore delle idee.  

“Beh non so voi, ma io vado fuori a fumare. Qualcuno mi fa compagnia?” Niccolò estrasse un pacchetto di sigarette dallo zaino e si diresse fuori, mettendosi il giaccone pesante.  

“Vengo io dai... poi quando torniamo dentro inventiamoci qualcosa però eh!” Luai si alzò dalla sua posizione proprio accanto al camino, mettendosi il giubbotto imbottito che si era portato dietro e seguendo Niccolò fuori. 

Martino seguì con gli occhi i due ragazzi uscire e sospirando piano.  

“Marti perché non mi dai una mano a fare qualche cocktail?” Giovanni richiamò la sua attenzione e con estrema lentezza il ragazzo si alzò e raggiunse l’amico al bancone dell’angolo cottura.  

 

 

Nel frattempo lì fuori, sul portico, Nico si accese una sigaretta, poggiandosi con i gomiti sulla balaustra di legno, mentre Luai gli si affiancò, chiedendogli un tiro. 

“Insomma come va?” 

“Con Martino o in generale?” Chiese Niccolò, sospirando piano per poi passargli la sigaretta tra le dita. 

“Entrambi.” 

“In generale bene, direi...” Rispose, rimanendo poi in silenzio. 

“E con Martino?” Incalzò a quel punto Luai. 

“Che vuoi sapere di preciso?” 

 

 

“Insomma che succede con Nico?” Chiese Giovanni, appena Martino gli fu vicino. 

“In che senso?”  

“Non vi siete staccati gli occhi di dosso…  Un po’ come quando vi eravate appena messi insieme...” 

“Va come sempre Gio, non si ricorda ancora nulla.” Il tono di Martino fu lapidario, non ammetteva repliche. Non che questo fermasse il ragazzo da insistere comunque. 

“Vabbè però mi pare vada bene tra voi...” 

“Abbastanza... ieri sera abbiamo fatto sesso.” Buttò lì Martino, quasi non fosse una gran cosa. 

“Cazzo! Beh, allora direi che va più che bene. Anzi direi...” 

 
 

“Alla grande! Ieri sera l’abbiamo fatto.” Rispose Niccolò con un sorriso. Si interruppe per aspirare la sigaretta che bruciò la nicotina al suo interno. “Gliel’ho detto.” 

“Cosa?” 

 

“Che mi ama! Me l’ha detto lui, di sua spontanea volontà, ieri sera.” Non riusciva a reprimere un sorriso, ogni volta che la sua mente volava a quel momento della notte precedente. 

“E tu?” 

“Quando mai ho smesso?” 

“Sì, ma glielo hai detto?” 

 
 

“Sì, non riuscivo più a trattenermi... è stato come se l’avessi sempre saputo di provarlo eppure è stato tutto così bello, il poterglielo dire e sentirgli dire che anche lui mi ama... non è stato semplice sesso...” 

“Beh tra voi è sempre stato amore... non te lo ricordi, ma chiedi a chiunque e ti risponderà che...” 

 
 

“... siete fatti per stare insieme, Marti. E questo lo dimostra, sei riuscito a farlo innamorare de te nonostante tutto...” 


 

“... Nonostante tu non ti ricordassi di lui e l’ultima cosa di cui avevi memoria era che volevi me.” 

“È vero. Sai mentre lo facevamo, ho avuto l’impressione che il mio corpo sapesse già cosa fare, come muoversi. È stato strano.” 

“Ti è piaciuto?” 

 

 

“È stato perfetto, Gio! È stato come riavere Niccolò, il mio Niccolò, di nuovo con me.” 

“Però ancora non ricorda?” 

“No, cioè ha avuto una specie di flash, di quando eravamo andati a Milano...” 

  

 

“... e in realtà ho avuto paura perché è arrivato all’improvviso. Ho paura di ricordare cose che mi hanno fatto male.” 

“Ma non è tutto brutto. Anzi la maggior parte dei ricordi so’ pure belli. E non solo con Martino, Nico. Con tutti noi, di quello che hai fatto, il diploma, la laurea, i viaggi. Ci sono tante cose belle da ricordare. Non farti abbattere da questo. È un peccato bloccare la tua memoria perché...” 

 

 

“... hai paura che possa soffrire. Dammi retta, questa cosa è positiva.” 

“È che nessuno a parte lui sa cosa sia successo quella notte e se nel ricordare andasse in pezzi?” 

“È un rischio da correre, no? O preferisci che rimanga così?” 

“Io voglio solo...” 

 

 

“... stare con lui. Anche senza i ricordi, io so di amarlo e anche lui mi ama, mi ha detto che ama ogni versione di me, quindi anche questa. Perché dovrei voler ricordare qualcosa che mi farà male?” 

“Perché non è l’unica cosa che ricorderesti... Comunque tu lo sai, anche se non sono più musulmano, io credo nel destino e sono certo che se è previsto che tu ricordi, succederà comunque, anche se non vuoi.”  


 

“Quindi che farete?” 

“Possiamo costruire dei nuovi ricordi. Avrò sempre nel cuore il Niccolò che mi lasciava i disegni nello zaino, il filo rosso che mi portava in cucina, che è venuto a Bracciano per dirmi che voleva stare con me perché mi amava. Il Niccolò che mi ha chiesto di vivere con lui dopo tre mesi che stavamo insieme perché sapeva già che ero l’amore della sua vita. Sarà sempre qui, Gio. Però amo anche questo Niccolò, che è così dolce, romantico, che la notte mi stringe a lui perché starmi vicino gli placa gli incubi, che a volte dice cose che mi ricordano il Niccolò del passato. Lo amo anche così. Quindi non me ne frega niente se non ricorderà mai.” 

Giovanni lo ascoltò e annuì lentamente, prima di sospirare e stringergli un braccio con la mano. “Okay. Basta che tu stia bene.” 

“Sto benissimo, Gio, davvero.” 

“Sono felice che vi siete avvicinati così tanto.” 

“Anche io...” Rispose Martino, proprio mentre Niccolò rientrava insieme a Luai ed entrambi si toglievano il giaccone.  

“Allora avete deciso cosa fare?” Disse a voce alta Luai, richiamando l’attenzione di tutti. 

“Io ho trovato un mazzo di carte. Briscola?” Eva teneva in mano un mazzo di carte da gioco. 

“No, dai come i vecchi, Eva? Giochiamo a poker semmai.” Giovanni sembrava esasperato. 

Nel frattempo Filippo si avvicinò a Martino con una risata. “Siamo finiti in Friends anni 90?” 

“Ma che ne so, Filì... Vabbè giochiamo perché sta serata è infinita.” 

Così tutti presero posto davanti al camino pronti a una partita di poker.  

 

Il resto del weekend passò in tranquillità, andarono tutti in spiaggia e si godettero il sole di maggio che pian piano si stava facendo sempre più caldo. E alla fine si tornò alla vita di tutti i giorni.  

Martino si prese del tempo per stare con Sana e la piccola Amira nei momenti in cui Niccolò era impegnato con il Consultorio, per poi dedicarsi completamente a lui e al loro rapporto la notte, amandosi l’un l’altro come prima dell’aggressione. Si era abituato in così breve tempo a questa routine che quasi gli sembrava di non aver fatto altro. Quei giorni, che ora sembravano così lontani, erano stati così incerti e pieno di insicurezze che quasi non gli sembrava vero che Niccolò ora fosse con lui, che lo amasse e che avessero recuperato un po’ di quella complicità che gli era così mancata.  

Ed era finalmente sereno. 

A questo pensava mentre tornava a casa, salendo le scale del palazzo e aprendo poi la porta per trovare Niccolò al piano che suonava una delle sue melodie. La riconobbe subito, era Melanconia, la composizione che aveva suonato nel video dell’occupazione al Virgilio che aveva trovato su Youtube anni prima. L'aveva sempre amata quella musica, amava tutte le composizioni di Niccolò, ma quella aveva un posto speciale perché l’emozione che aveva provato vedendolo suonare, con la musica che usciva dalle cuffie direttamente nelle orecchie, gli aveva fatto capire quanto già gli piacesse il ragazzo. Per Martino quel video e quella melodia erano stati l’inizio di tutto. 

Si avvicinò al pianoforte e quando Niccolò alzò lo sguardo e lo vide, si interruppe di colpo. 

“Perché ti sei fermato?” Chiese Martino con un sorriso. 

Lo sguardo di Niccolò cambiò in un lampo. Il respiro si spezzò e una patina, piena di lacrime, offuscò gli occhi del ragazzo.  

Martino gli si accostò velocemente, prendendolo al volo prima che Niccolò svenisse tra le sue braccia. 

Fu un attimo e quelle parole, dette senza pensare, aprirono una breccia nella diga che arginava i suoi ricordi, facendo crollare completamente il muro che li bloccava. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Eeeeeh ci siamo! Stiamo arrivando alla parte più angst della storia (e no, non era l'inizio la parte angst 😅 )
Detto ciò sappiate che il prossimo capitolo è già pronto quindi lunedì prossimo sarò regolare con la pubblicazione 🤣
Ringrazio tutti come sempre per il supporto e per continuare a seguirmi ❤️ 🙏🏼
Alla prossima settimana 😊
Babykit

 
   
 
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