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Autore: P_Mary    07/09/2020    0 recensioni
Joe e Ariel.
Se il tuo vicino di casa fosse un adone al quale vanno dietro tutte le donne, le stesse che lui si fa quasi ogni notte in casa sua... come reagiresti se nel frattempo te ne fossi innamorata?
Come reagiresti se lui fosse tremendamente sexy, sarcastico e provocatorio ma allo stesso tempo schivo?
Jack e Johanna.
E se il tuo ex, che ti ha mollata senza un vero motivo tornasse nella tua vita... che faresti?
Lo perdoneresti se dopo due anni insieme, pieni d'amore, lo vedessi con un'altra?
Quali segreti si nascondono in entrambe le coppie?
Una storia d'amore, anzi due, che si intrecciano l'un l'altra.
Se potete lasciate un commento.
Allert: ci saranno capitoli forti ed erotici, ma verranno segnalati all'inizio del capitolo stesso.
P'Mary
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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NB: • coscienza cattiva •
| coscienza buona|

~~~

Ariel, con il suo mp3 impostato al massimo volume, stava tornando a casa in sella alla sua usatissima bicicletta.

Casa, poi...
Luogo in cui dormiva e mangiava!

Una casa è un luogo differente.
Un luogo dove non vieni lasciata sola dieci mesi l'anno a causa del lavoro sulle crociere dei tuoi genitori.

Suo padre era un cameriere, mentre sua madre si occupava della pulizia delle cabine.
Entrambi finalmente trovarono lavoro dopo anni passati in ristrettezze economiche, per colpa delle quali riuscirono con sforzi enormi e grosse rinunce ad acquistare la casa indipendente in cui abitava da sola.

L'abitazione era sufficientemente grande per quattro persone ma esagerata per una sola.

Aveva due ingressi.
Uno principale, dal quale si accedeva superando il cancello automatico per le automobili e calpestando il viottolo di sassi attorniato da erba e fiori colorati.
Nel giardino, insieme ai fiori, era piantato un rosmarino.
La pianta era diventata enorme e diffondeva il suo profumo inconfondibile accompagnando chiunque stesse raggiungendo il portone blindato d'ingresso.

Il secondo ingresso era al lato della casa, munito di un cancelletto smesso di legno.
Sorpassandolo, su un fazzoletto di cemento come marciapiede, c'era il suo amato dondolo e a lato di esso la veranda totalmente di vetro.
Da qui si entrava andando verso l'ingresso di servizio della casa.

L'interno non era nulla di speciale.
Al piano terra il salone in stile etnico, con strani portacenere e specchi di vetrini tutti colorati e con qualche strano simbolo disegnato sopra, era la stanza preferita dalla madre.
Affianco si trovava la cucina, totalmente il legno bianco in cui il padre si divertiva a preparare i suoi famosi piatti 'da tutto il mondo'.

Salendo le scale, al piano superiore si trovavano le loro camere da letto, due bagni e una stanza in più che, al momento, ospitava le cianfrusaglie che i suoi portavano dai viaggi in crociera.

Nonostante la sua età a volte ai affacciava nella stanza dei genitori e sperava, come per magia, di trovarli nel letto a dormire.
Questo suo desiderio però non si avverava mai, trascinandola in uno sconforto improvviso.

Ovviamente voleva loro molto bene, ma il fatto era che sentiva di non conoscerli davvero, proprio a causa del poco tempo trascorso insieme.

Anche i due probabilmente soffrivano di questa situazione e infatti, almeno una volta alla settimana, sua zia faceva 'stranamente' capolino per controllarla e le proponeva sempre di trasferirsi nel suo paesino ad un'ora di macchina da lì.
"Almeno finché non tornano i tuoi genitori" le diceva, cercando invano di convincerla.

Lavatrici, lavastoviglie, pulizie... tutto fatto. Sua zia Claire era sempre stranita quando si rendeva conto di come Ariel appena diciannovenne che abitava praticamente da sola da quattro, si occupasse delle faccende domestiche come una donna adulta. Il primo anno sua zia andava quasi ogni giorno da lei, spesso rimanendo a dormire...
Non aveva marito ne figli, ma sapeva che la donna la considerava come una figlia.

Del mutuo e delle bollette non si era mai dovuta fare carico... ormai si sentiva autonoma e sua zia aveva allentato il guinzaglio!

Persa in questi pensieri, mentre i Coldplay cantavano all'interno degli auricolari, si dirigeva verso casa dopo un estenuante turno di lavoro come cameriera part time al ristorantino dall'altra parte della città.
Non era particolarmente soddisfatta dell'impiego, visto che la pagavano poco ed era anche molto stancante, prima o poi avrebbe mollato.

Era già alla ricerca di qualcosa di più vicino a casa sua perché un'ora di metropolitana per l'andata e il ritorno era davvero troppo, troppo tempo sprecato. Inoltre moriva dalla voglia di usare la sua bici! Adorava pedalare, sentire il vento fra i capelli, inebriarsi del profumo dei campi fioriti...

È vero, usava quelle ore di metro per guardare i suoi drama.
Coreani, giapponesi, cinesi, thailandesi... Poco conosciuti dal resto delle persone, ma così coinvolgenti da farla stare con il naso spiccicato allo schermo del pc anche fino le tre del mattino.

Mentre stava inserendo le chiavi nel portone di casa e ragionava su quale drama iniziare quella sera, sentì un gemito provenire dal fondo della via.

Probabilmente la stanchezza dovuta al lavoro le stava giocando brutti scherzi.

Strinse gli occhi per vedere più nitidamente e le parve di scorgere un'ombra. Incuriosita si avvicinò cautamente verso la figura, avvolta nella semi oscurità.

Questa, sembrava immobile ma il respiro affannato, che poteva distintamente sentire, le fece capire che era viva. Qualsiasi animale fosse...

Un grosso cane, forse?

Era sdraiato e appoggiato al muretto in fondo alla via e, nonostante il buio pesto della notte estiva, notò subito il parecchio sangue che colorava il cemento.

Accelerò il passo andando incontro alla povera bestiola mentre la sua immaginazione era già partita in quarta: maltrattamento, percosse, bastonate, sevizie...

Con qualche passo ben piazzato lo raggiunse con affanno, preoccupatissima, chiedendosi se ci fosse un veterinario in zona.

Lei di animali non ne aveva mai avuti perché i suoi ritenevano che era troppo impegnativo occuparsi di un cagnolino. Aveva provato a invogliarli con la descrizione di un soffice gatto ma, figurarsi se cedevano, manco a parlarne per carità.
Rischiare che potesse graffiare tutti i mobili nuovi di zecca era qualcosa d'impensabile per sua madre.

Non appena la vicinanza e la luce fioca del lampione le permisero di vedere meglio, si rese conto che non era un cane bensì una persona.

Il poveretto le dava la schiena, sdraiato su un fianco.
Si reggeva con la mano una ferita aperta che continuava a buttare fuori sangue.

"Ehi! Ehi! Mi senti?"

Il ragazzo, dopo svariati richiami, emise un suono strano come a dire che la sentiva.

"Non preoccuparti, ora chiamo i soccorsi."

Lui riuscì a voltarsi quel poco che bastava per guardarla, nonostante un occhio fosse completamente gonfio e quasi del tutto chiuso.

"No"

"Devi andare SUBITO in ospedale" replicò lei, cercando di mantenere un tono sicuro che in quel momento era pura ostentazione.

"No" le ribadì con un filo di voce appena udibile ma deciso, che non ammetteva repliche.

Che razza di situazione spiacevole e assurda... chissà chi aveva ridotto in quel modo quel poveretto.

Estraendo il cellulare dalla borsa si accorse suo malgrado che su quell'inutile aggeggio elettronico, quando serviva davvero, non ci si poteva fare affidamento.

Batteria al 5%.

Merda!
In casa non aveva nemmeno il telefono fisso e chissà dove si era nascosto il carica batterie. Difficile trovarlo in quel campo da guerra che era la sua stanza!

Avrebbe forse potuto chiedere ai vicini di chiamare loro stessi i soccorsi.

Si pentì di averlo pensato, era comunque notte fonda. Il ragazzo era peraltro cosciente e continuava a fissarla facendole cenno di no con la testa.

Mise in moto il cervello per trovare una soluzione immediata e quella che trovò quasi subito le sembrò la migliore: se ne sarebbe occupata lei.

La mamma mi darebbe della Candy Candy!

Aveva fatto dei corsi di primo soccorso in passato e da quello che si vedeva c'erano solo grosse ferite dovute a pugni.

Niente buchi causati da pallottole, ne accoltellamento. Poteva gestirlo.

•Santo Dio! Cosa siamo? Nel Far West?•

Il ragazzo nel frattempo era svenuto e lei lo trascinò tirandolo dai piedi nel cortile di casa sua, appoggiando a terra uno dei cuscini del dondolo usandolo come poggiatesta.

Era pesante, nonostante sembrasse in gran forma, perciò impensabile per lei tirarlo su a sacco di patate!
Trascinarlo a mo' di sacco dell'immondizia era molto più comodo.

Dio, ti prego, se esisti fa che non gli causi qualche danno spostandolo.... Poi potrai punirmi per tutte le messe mancate, ma ti prego.

Gli sbottonò delicatamente i primi bottoni della la camicia blu cobalto che stava indossando e notò subito i graffi accompagnati da lividi, che partivano da appena sotto il collo e che gli stavano sporcando la pelle perfetta.

Qualcuno lo aveva picchiato. Però, a giudicare dalla condizione delle sue mani, anche lui doveva aver ricambiato il favore.

Sgattaiolò velocemente in casa a cercare la valigetta medicale, sempre pronta nella specchiera del bagno.

Delicatamente finì di sbottonargli la camicia, trovandosi di fronte il petto totalmente nudo del ragazzo.

Ispezionandolo meglio, con occhi attenti, si rese immediatamente conto che la ferita più brutta era un taglio molto profondo a livello dell'addome, appena sopra l'ombelico.

Con le mani leggermente tremolanti avvicinò la valigetta a sé e frugò al suo interno, per poi estrarre un batuffolo di cotone e inumidirlo di disinfettante. Cercò di non premere troppo forte quando lo appoggiò sopra il taglio che esponeva pelle lacera, onde evitare di procurargli ulteriore dolore. Sostituì il batuffolo vecchio ormai madido di sangue con un nuovo, per poi continuare a picchiettare leggermente sulla decina di centimetri del taglio.

Quando insistette in un punto più ostico degli altri, il ragazzo emise un rantolo di dolore strizzando gli occhi.
"Scusami" gli sussurrò, cercando di placare il respiro del giovane ora in affanno. "Cerca di resistere, devo disinfettare bene o ti verrà un'infezione".
Lui aprì a fatica un occhio e fece un impercettibile cenno di consenso con la testa, mordendosi le labbra per cercare di trattenere il più possibile i mugolii di dolore. Dopo circa una decina di minuti si assicurò di aver ripulito tutta la zona e utilizzando delle cerotti lunghi e stretti riuscì ad applicare dei punti di fortuna, avvitando le estremità finali su loro stessi.

Se gli venisse un'emorragia e gli capitasse qualcosa di brutto mi mettono in galera seduta stante.

•Avete visto tutti, vero? Col cavolo che lo fa di nuovo!•

Lo ripulì dal sangue rimanente con una pezza bagnata, presa dal bagno, ben inzuppata di acqua tiepida contenuta all'interno di un contenitore di plastica.
Fortunatamente la ferita più grave su cui si era concentrata aveva smesso di sanguinare ma altro sangue, per lo più secco, gli colorava aveva anche sul petto, sulle braccia e sul viso.
Per poco non scoppiò a ridere ripensando a come la 'miracolosa pezza bagnata' nei drama sembrava poter curare anche il cancro, mentre nella realtà era solo una cazzo di pezza bagnata.

|Che volgarità... Nervosetta eh?| la prendeva in giro la sua coscienza buona.

Ok Ariel, rilassati. Stai facendo del tuo meglio, cercò di mantenere la calma... fallendo clamorosamente.

Pulendogli il volto, molto delicatamente, capì di non averlo mai visto prima. Cosa ci faceva un ragazzo così giovane nella sua via era ancora un mistero.
In quella vietta il suo vicino più giovane al momento aveva sì e no cinquant'anni!

E il fatto che un ragazzo così malconcio era comunque uno schianto, era degno di nota.

E mettiamola questa nota! la sua coscienza cattiva sembrava più eccitata di lei.

I capelli lisci e mori erano madidi di sangue e sudore.
La camicia aperta lasciava agli occhi il piacere di pettorali scolpiti e ricoperti da peli scuri, che rendevano la visione a dir poco sexy.
Gli addominali avevano almeno sei gobbette.

Il six pack.
Non l'aveva mai visto dal vivo e, sinceramente parlando, ci stava indugiando sopra fin troppo.

Con pazienza lo ripulì centimetro dopo centimetro, gobbetta dopo gobbetta, pettorale dopo...

|ARIEL! CRISTO! Sembri una cagna in calore| che carina la sua coscienza buona a darle della cagna.

Sorvoliamo, che è meglio. Ognuno ha i suoi problemi mentali. Per Ariel la coscienza buona e quella cattiva, che facevano le veci del grillo parlante di Pinocchio, rappresentavano esattamente il suo disturbo mentale.

Tirò un grosso sospiro di sollevo quando fu chiaro che il suo pseudo paziente stava dormendo profondamente, con il viso disteso e l'espressione non più sofferente.

Senza nemmeno rendersene conto, complice la preoccupazione che andava via via svanendo, il sonno si impossessò di lei e con ancora in mano la salvietta sporca di sangue appoggiata sul petto del ragazzo si addormentò accanto a lui.

Ciao ciao adrenalina, benvenuta endorfina.

~~~

~Tre settimane dopo

Trascorsero settimane dall'incidente, ma del giovane nemmeno l'ombra.

Non si aspettava nulla da un perfetto sconosciuto, ma almeno un ringraziamento rivolto a chi si era preso la briga di medicare le tue ferite per tutta la notte, pensava fosse quanto meno doveroso!

Questi fastidiosi pensieri passarono non appena realizzò che, con ogni probabilità, il ragazzo si era svegliato completamente frastornato ed era andato via senza nemmeno guardare in faccia il suo salvatore.

•A differenza tua che hai guardato ben altro...•

Inutile.
Quando uno è bello così mal ridotto, chissà quanto lo è quando nessuno lo ha appena pestato a sangue.

~~~

Arrivò silente la mattina della svolta.
Ancora non sapeva che sarebbe stata una di quelle che cambiano il corso della propria storia.

Era una mattina normalissima di un normalissimo martedì di Luglio, un mese dopo il caotico incontro con lo sconosciuto.

Era piena estate e il caldo si era fatto insopportabile durante il giorno, ma la sera il venticello rinfrescava piacevolmente la città.
Non c'era niente al mondo che le dava più pace del momento in cui si abbandonava al dolce movimento del suo dondolo, con in mano una bella birra ghiacciata.

Quella sera stessa però il dondolo non l'avrebbe nemmeno visto da lontano.
Si era appena truccata e si stava vestendo di tutto punto per andare a sostenere un colloquio in un locale notturno poco lontano da casa sua.

Chissà, forse sarebbe riuscita a lasciare quell'odioso lavoro da cameriera sottopagata.

Si guardò un'ultima volta allo specchio mentre si stirava la camicetta con le mani.

Andrà bene non fare la vigliaccasi incoraggiò da sola.

Poi si avvicinò ancor di più allo specchio per mettersi il rossetto rosato, il suo preferito, che le rendeva le labbra ancora più carnose e delineate.

Dopo aver sistemato il contorno labbra si passò una mano fra i capelli morbidi, lunghi, lisci e castani. Poi passò a punzecchiarsi le ciglia folte e incurvate con la punta delle dita, per assicurarsi che il mascara fosse asciutto.

Occhi grandi, ramati, espressivi.

Corpo snello, slanciato e ben proporzionato.

Viso dolce e sbarazzino.

•Petto, coscia, ali. Cosa sei, un pollo arrosto?•

Dopo l'ultimo rodaggio prese la sua borsa e uscì dal portone di casa per andare al night, anche se non era del tutto convinta di lavorare in un locale notturno.
Non avrebbe certamente fatto la ballerina o la spogliarellista, ma un lavoro come barista sarebbe stato l'ideale.
Più di lì non poteva proprio andare!

Mentre raggiungeva la sua bicicletta, legata al palo della luce mezzo rotto in fondo alla via, notò un cartello nella casa sfitta da almeno tre anni proprio di fronte alla sua.

"Venduta"

[Sai Ariel, giorni fa parlavo con mia mamma.
Ha detto di aver messo un salvadanaio sotto il tuo dondolo. L'ha fatto per Erika che, sotto il consiglio della psicoterapeuta, deve scrivere ciò che sente in un foglio e poi sbarazzarsene.
Però nostra madre non sopportava l'idea di bruciare un pezzo del suo cuore. Quindi ha inventato questo rito in cui il bigliettino, invece di finire in cenere, è inserito nel maialino di ferro.
E la cosa più assurda è che lo abbiamo iniziato a fare anche io, Jack e Johanna.
Torna in punta di piedi senza farti notare, se non vuoi.
Prendilo e leggi i suoi contenuti, poi... poi torna da me.
Ti prego... non tardare troppo.
Joe]

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🐔Angolo polli🐔
Ciao a tutti, e grazie per aver letto il primo capitolo!
A voi è mai capitato di soccorrere qualcuno per strada, come è successo ad Ariel🤕?
E cosa avete fatto?

Vi piacciono le coscienzeIo mi diverto sempre quando la coscienza cattiva fa la sua comparsa hahahah

Spero che questo primo capitolo introduttivo vi sia piaciuto anche solo un pochino!

Un abbraccio virtuale che vi stritoli tutti😎!

P'Mary

P.S: Se doveste trovare errori grammaticali/di battitura/refusi vi chiedo la cortesia di lasciare un commento affinché provveda a correggere. Grazie!

 

   
 
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