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Autore: Melainfabulaa    07/09/2020    0 recensioni
Il "Prior incantatio" si lancia su un'altra bacchetta per vedere qual è l'ultimo incantesimo che essa ha lanciato.
Poiché «le parole sono, per la mia opinione non tanto umile, la nostra fonte di magia più inesauribile, capace sia di ferire che di curare», le brevissime one-shot che troverete in questa raccolta sono gli ultimi incantesimi che la mia penna incantata ha scritto.
Dai Malandrini, fino alla Seconda guerra magica, si viaggia nel tempo senza una meta né uno scopo.
Vi prego di leggere l'introduzione in quanto ci sono delle avvertenze.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans | Coppie: Draco/Harry, James/Lily, Remus/Sirius
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Severus Piton stava camminando nelle buie vie di non sapeva dove.

Si era smaterializzato non appena aveva sentito le prime voci accorrere alla casa dei Potter, l'unico suo pensiero era Lily e il giardino in cui si erano incontrati per la prima volta.

Il giovane aveva stretto fra le braccia il giglio priva di vita, aveva pianto lacrime di rugiada che si erano posate sui petali appassiti, candidi e gelidi. 
Lo stesso freddo pungente lo sentiva nelle ossa, nel cuore e no, non era colpa della neve che leggiadra ricopriva tutto con un manto di serenità apparente.

Se lei era morta, era anche a causa sua. Lui aveva rivelato a Voldemort la profezia, lui desiderava essere considerato da qualcuno almeno una volta nella propria vita, ma Piton non aveva fatto i conti col vero male a cui si era affidato.

Era così orgoglioso di ricevere quel briciolo di stima che il Signore Oscuro offriva solo a lui, nessun altro era stato capace di fornirgli le informazioni necessarie per diventare invincibile.

Il problema subentrò nel momento in cui diventarono i Potter il bersaglio. Piton non poteva far cambiare idea a Voldemort se ci teneva alla propria vita, ma c'era un solo modo per proteggere Lily: rivolgersi a Silente.
Era conscio di stare rischiando tutto, tuttavia per Evans avrebbe fatto questo e altro.

Si vociferava che nell'Ordine della Fenice ci fosse un Mangiamorte, se solo avesse saputo chi fossero gli altri componenti della cerchia avrebbe potuto svelare il tutto al Preside di Hogwarts e salvare chi più amava. Voldemort, scaltro e poco incline alla fiducia, era stato sempre molto ben attento a non far conoscere i seguaci fra loro cosicché nessun tradimento sarebbe stato messo in atto nei suoi confronti - sempre se qualcuno avesse avuto il coraggio di opporsi a lui.

Anche se non conosceva il nome della spia, Piton era andato a chiedere aiuto ad Albus Silente. Quest'ultimo era uno dei più grandi maghi esistiti, anche il Signore Oscuro evitava di scontrarsi con la sua mente sopraffina.

Credeva che fare il doppio gioco, diventare egli stesso una spia, sarebbe stata la cosa giusta da fare: a Severus era stata concessa una nuova possibilità, poteva redimersi e il giovane non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire questa occasione, in particolar modo se la posta in gioco era Lily.

Aveva anche un conto in sospeso con Potter. James gli aveva salvato la vita in un'occasione e non sopportava più il peso di quel debito il quale gravava sulle sue spalle, non sopportava più il dovere qualcosa a un arrogante e strafottente. 
Salvando l'intera famiglia, tutti gli obblighi sarebbero stati saldati.

Il giovane, dopo aver parlato col Preside, si sentiva rincuorato poiché avrebbe trovato il modo di proteggerli, soprattutto sapendo che l'Incanto Fidelio li nascondeva da ogni attacco.
Molto probabilmente, pensò il moro, il Custode Segreto era Sirius Black e quest'ultimo avrebbe preferito morire piuttosto che svelare dove si trovassero i Potter.

Erano al sicuro, lui non più. 
Era diventato un infiltrato tra i Mangiamorte, era l'unico modo affinché Silente si potesse fidare di lui - e non lo biasimava.

I giorni passavano, Voldemort continuava imperterrito nella ricerca del Prescelto, ma senza successo. Piton non dava a vedere la gioia che provava per quei fallimenti, tuttavia la felicità è sempre stato un sentimento effimero, fugace, e lui se ne era reso conto ulteriormente quella notte.

Quando la notizia della sconfitta del Signore Oscuro si sparse per il Paese, Severus non scappò come fecero gli altri Mangiamorte, anzi, si smaterializzò a Godric's Hollow poiché le voci menzionavano quella cittadina come campo di battaglia. Sperava che le informazione fossero false, ma nessuno avrebbe osato mettere in giro bugie sul conto di Voldemort, in particolar modo sul presunto duello perso.

Aveva corso fra le vie imbiancate alla ricerca della casa dei Potter e, quando si trovò davanti a un'abitazione distrutta, capì che era finita.

Forse Lily si era salvata, forse erano riusciti a scappare.

Fu quel pensiero, flebile e folle, a farlo addentrare all'interno della villa, almeno quel che ne era rimasto.
Vide il cadavere di James, a terra, con l'espressione fiera di chi si era battuto per chi amava e, notò l'uomo, nessuna bacchetta era stretta fra le sue mani: si era avventato contro Voldemort disarmato conscio della morte imminente.
Piton aveva sempre odiato Potter, ma in quel momento non riuscì a non versare qualche lacrima per lui, ringraziandolo per essersi sacrificato così da fornire alla moglie maggior tempo per scappare.

La fiammella di speranza che scoppiettava all'interno del suo cuore, però, si spense dopo aver terminato la seconda rampa di scale.

Il respiro gli mancò. 
Qualcuno doveva avergli appena inferto la maledizione crucio poiché non era umano provare tutto quel dolore, sentire lame taglienti sprofondare nella carne, nelle ossa, negli organi, nell'anima.
Lily giaceva a terra, l'espressione di terrore di chi prevede la morte del proprio figlio, di chi sa che nulla potrà salvarlo dall'oscurità. Si inginocchiò davanti la donna amata da quando ne aveva memoria.

La strinse fra le braccia: gelido corpo in contrasto con l'indole frizzante che aveva, candida pelle messa in risalto dai rossi capelli e quegli occhi, che gli avevano dato la forza di andare avanti nonostante l'amicizia interrotta, erano vitrei, spenti, vi era solo il bagliore di alcune lacrime che le imperlavano il volto.

Piton lasciò spazio al dolore, gli diede il benvenuto piangendo ogni singolo frammento in cui si era frantumato. Pianse per i sensi di colpa, pianse per aver perso l'unica persona a cui avesse mai tenuto, pianse per non essere riuscito a salvarla, pianse poiché pensò con quanto dolore se ne fosse andata sapendo che il bambino sarebbe morto, pianse per le scelte sbagliate fatte le quali lo avevano condotto in quella cameretta a stringere la donna che amava e sempre avrebbe amato.

Un nuovo pianto, però, destò Piton dal male in cui si stava crogiolando. Alzò lo sguardo incontrando quello di un bambino spaventato il quale aveva sulla fronte una cicatrice a forma di saetta.
Severus sapeva di avere davanti il Prescelto, colui che sarebbe stato in grado di sconfiggere Voldemort. Quest'ultimo non era morto, ne era certo, sarebbe tornato e l'unica salvezza per i maghi e per i babbani era quel bambino il quale aveva gli occhi di sua madre.

Iniziò a sentire un vociare sempre più forte, le persone stavano accorrendo alla ricerca di sopravvissuti da aiutare e lui non poteva farsi trovare lì.
Lasciò un ultimo dolce bacio sulla fronte del giglio sussurrandole un addio così doloroso da doversi portare la mano sul petto con l'intento di strapparsi il cuore e non provare più nulla.
La distese nuovamente a terra, dette l'ultima occhiata al bambino ed infine si smaterializzò.

Nell'oscurità in cui ora si trovava, Piton si era seduto sotto l'albero in cui da piccoli, lui e Lily, fantasticavano su quanto sarebbe stato bello andare a Hogwarts. Ne avevano parlato così tanto ed entrambi speravano di finire nella stessa casa, ma il destino gli fu avverso anche in questo caso.

Nonostante fosse diventata grifondoro, non aveva mai smesso di essere amica del moro, anzi, lo difendeva sempre dalle angherie degli altri ragazzi.

Tutto era precipitato quando la chiamò "sanguemarcio". Si era pentito nello stesso istante in cui l'aveva detto, ma nulla sarebbero valse le scuse. 
Evans non aveva smesso di parlargli per l'offesa ricevuta, quella era stata semplicemente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Lei, col suo sguardo sempre attento, si era accorta di come Piton si stesse avvicinando a sentieri tortuosi e pieni di crudeltà, come l'influenza di alcuni serpeverde lo stessero conducendo in una meta da cui non si poteva tornare indietro se non tramite la morte.
Aveva provato a fargli cambiare idea, a fargli vedere la realtà dei fatti, a fargli comprendere che era tutta una questione di scelte: né la casa di appartenenza, né il suo passato 
dovevano interferire sul futuro.

Lily era sempre stata molto saggia, si era chiesto in più occasioni perché il Capello Parlante non l'avesse messa in corvonero, ma dopo quella notte ne aveva compreso tutte le motivazioni: il coraggio la contraddistingueva più di qualsiasi altra qualità.

Non sapeva da quanto tempo stesse piangendo, non sapeva quale pozione potesse ingerire per far cessare quel dolore lancinante che, ne era certo, non lo avrebbe mai abbandonato, anzi, gli avrebbe ricordato in ogni singolo istante della sua vita tutti i peccati commessi.

Meritava quella sofferenza, meritava di morire lentamente, consumato dallo strazio come le candele si lasciano divorare dal fuoco poco a poco.

Doveva parlare con Silente, doveva chiedergli perché non l'aveva salvata, doveva scaricare la colpa su qualcun altro, seppur era consapevole che il principio di tutta quella serie di avvenimenti era lui e la maledetta profezia confessata al Signore Oscuro.
Aveva tempo, al contrario di Lily, aveva tutto il tempo di questo mondo.

Sarebbe andato a Hogwarts l'indomani, ora necessitava solamente di affogare nel suo stesso dolore e rimanervi fino a quando non sarebbe sopraggiunta la propria ora. 
L'idea di suicidarsi tamburellava prepotentemente nella sua testa, ma la sete di vendetta surclassava ogni sentimento: se doveva uccidere il Signore Oscuro, l'unico modo era quello di vivere e aiutare l'Ordine della Fenice, aiutare Silente e soprattutto Harry.

Ne avrebbe parlato con Albus, solo con lui, nessun'altra persona doveva conoscere questo suo lato.

Severus Piton avrebbe vissuto una non vita: la morte lo aveva colto non appena il giglio sbocciato era appassito fra le sue braccia.

   
 
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