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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    07/09/2020    1 recensioni
I suoi occhi neri incontrarono quelli rosso rubino del bambino biondo. Ora non sorrideva più, ma la guardava con un cipiglio cupo. ≪ Lascia perdere, principessa. Questa non è roba per le femmine. ≫ le disse, storcendo la bocca infastidito. ≪ È una cosa da uomini. ≫
≪ Allora non è nemmeno da te. Sei solo un bambino, no? ≫ replicò lei, puntando il mento in fuori. Gli altri risero, dandosi di gomito. Sussurravano così piano che non li poteva sentire, ma lo sapeva cosa stavano dicendosi. Ecco, ci risiamo. È un’altra delle loro sfide. Il viso di Kacchan si storse per la rabbia. ≪ Statene buona lì a guardare, Laila! Sarò io a vincere questa sfida, l’unico abbastanza coraggioso da farlo. ≫
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[prima one shots di Hate you and Love you. Precede nel ordine "hero eho will save you" e "Dark Drem"]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hate you and Love you

Child Brave

 
 Fin da quando ne aveva memoria, c’erano sempre stati loro al suo fianco.
 
Lei si era sempre trovata in mezzo, spaccata a metà, tra il bambino che desiderava proteggere e quello che desiderava raggiungere.
 
≪ Laila? ≫ la chiamò il bambino dagli occhi verdi, tormentandosi le mani incerottate. Aveva un brutto taglio sulla guancia e i capelli scarmigliati, i suoi occhi inquieti scintillavano mentre la guardava di sottecchi. ≪ L-lasciamo stare, è troppo pericoloso. ≫ sussurrò con un filo di ansia, tendendo la mano verso di lei. ≪ Su, torniamo al parco. ≫
 
Laila non si mosse.
 
Stavano su una stradina deserta, davanti a un piccolo ponticello dimesso che attraversava il canale. La catena che chiudeva il passaggio scintillò alla luce del sole e cadde a terra con un fracasso assordante, quando il bambino dai capelli biondi la ruppe con un’esplosione. Nell’aria si addensò l’odore della nitroglicerina incendiata, mescolandosi al puzzo stagnante del fango e della melma che si accumulava nelle acque tumultuose al di sotto.
 
L’altro bambino sorrise sprezzante, voltandosi verso di loro. ≪ Mi pareva di sentire la puzza di un codardo. Se non ne hai il fegato, vattene. ≫ gli disse, suscitando le risate degli altri tre bambini che puntarono il dito contro il bimbo dai capelli verdi, deridendolo.
 
≪ Torna a nasconderti nelle gonne della tua mammina e lascia le missioni da grandi a noi. ≫ La sua voce fece sussultare il bambino che deglutì, sollevando lo sguardo e fissandolo con decisione. ≪ N-non ho paura. ≫ protestò, con voce tremante. ≪ è solo che per Laicchan è pericoloso. Se si sporca il vestito o si fa male, sua madre si arrabbierà di nuovo e non la farà più venire a giocare. ≫
 
Le mani di lei afferrarono il tule rosa della gonna e la strinsero nei pugnetti con tanta forza da farsi sbiancare le nocche. Più che impedirle di giocare con loro, l’avrebbe picchiata di nuovo e questo lei non lo voleva. La spaventava vedere quell’espressione gelida sul viso di sua madre, la sua mano che le stringeva forte il braccio, mentre la teneva ferma per poterla colpire.
 
Aveva sempre poca pazienza con lei, sua madre, e bastava poco per far scattare la sua mano o far divampare il suo sdegno.
 
Anche se era piccola, aveva capito presto che più si dibatteva più faceva male. Più strillava e lottava, più sarebbero stati i colpi che le avrebbero inflitto. Se invece si arrendeva, sua madre si quietava.
 
Mi fai sempre perdere tanto tempo, Laila. le ripeteva seccata, lisciandosi il tailleur elegante, grigio chiaro. ≪ Sono molto impegnata, lo sai, e sarebbe tutto più semplice se tu non facessi tutti questi caprici e ti limitassi a fare quello che ti diciamo noi. ≫ Accompagnava quelle parole con un sospiro tragico, quasi Laila l’avesse offesa e insistesse a farlo, continuando a singhiozzare silenziosamente ai suoi piedi.
 
≪ Smettila di piangere, rovinerai il tuo bel visetto. ≫ i suoi occhi neri si stringevano a guardarla infastidita. ≪ Tutta la fatica per farti nascere e poi così vengo ripagata? Su, basta. Non vuoi essere come una bella principessa e sposare un uomo molto ricco, un giorno? Allora, devi fare quello che ti dico io. ≫
 
No, lei non voleva. Il solo pensiero la faceva rabbrividire, non voleva passare la vita chiusa in un grande castello come una noiosa principessa. Lei voleva essere come i cavalieri che affrontavano i draghi e liberavano i castelli.
 
≪ La principessina ha paura? ≫ rise qualcuno. ≪ Si metterà a piangere? ≫
 
Il ghigno sul viso del biondo si inclinò. Si voltò di scatto, gli occhi rossi baluginanti di collera. ≪ E tu ce l’hai il fegato di andarci per primo eh? ≫ lo sfidò, stringendo i pugni lungo i fianchi. ≪ Scommetto che nessuno di voi ce l’ha! Beh, ci andrò io. ≫
 
≪ Ma è pericoloso, Kacchan! ≫ si intromise il bambino dai capelli verdi, guardandolo ansioso. Stese il braccio indicando un cartello fissato al palo. ≪ Lo vedi che è disegnato lì? Può crollare. ≫
 
≪ Lo demoliscono domani. ≫ confermò lui, gonfiando il petto soddisfatto. ≪ Per questo siamo qui, idiota di un Deku. È l’ultima occasione per attraversarlo. ≫
 
Laila fece scorrere lo sguardo alle spalle del bambino biondo, sul cemento solcato da profonde spaccature da cui si alzavano fitti sentieri di erbacce. Il corrimano si era arrugginito, una porzione era collassata portando con sé parte del pavimento. Le ultime piogge avevano gonfiato il canale al di sotto, le sue acque scure trascinavano via detriti e cartacce, ingurgitando tutto nelle spire scure e scintillanti alla luce del sole.
 
≪ Lo farò io. ≫ disse lei, con voce chiara e nitida. Le sue parole indugiarono fra loro, disegnando sui visi dei due bambini espressioni sorprese. Lei si voltò verso il bambino dai capelli verdi che la fissò con gli occhi grandi e spaventati. ≪ Laila… ≫
 
Gli afferrò le mani e gli premette le labbra sulla guancia paffuta, sussurrando ≪ Dopo ti curo quelle ferite. Resisti un poco. ≫
 
Lui aprì la bocca come a protestare, ma lei gli aveva già dato le spalle, lasciando ondeggiare sulla schiena la lunga chioma corvina. I suoi occhi neri incontrarono quelli rosso rubino del bambino biondo. Ora non sorrideva più, ma la guardava con un cipiglio cupo. ≪ Lascia perdere, principessa. Questa non è roba per le femmine. ≫ le disse, storcendo la bocca infastidito. ≪ È una cosa da uomini. ≫
 
≪ Allora non è nemmeno da te. Sei solo un bambino, no? ≫ replicò lei, puntando il mento in fuori. Gli altri risero, dandosi di gomito. Sussurravano così piano che non li poteva sentire, ma lo sapeva cosa stavano dicendosi. Ecco, ci risiamo. È un’altra delle loro sfide. Il viso di Kacchan si storse per la rabbia. ≪ Statene buona lì a guardare, Laila! Sarò io a vincere questa sfida, l’unico abbastanza coraggioso da farlo. ≫
 
Le dita iniziavano a formicolarle, tanto stringeva forte il tulle della sua gonna. Guardò il ponte e un brivido gelido le salì lungo la spina dorsale. Il terreno sembrava così fragile, come se muovendoci un passo sopra potesse infrangersi e trascinarla di sotto, nelle acque gelide.
 
≪ Se lo supero, lascerai in pace Izuku. ≫ disse piano, fissando ciò che stava oltre il ponte. Era un vecchio casolare con il cancello in ferro arrugginito. Anche quello sarebbe stato demolito il giorno dopo, ma prima aveva bisogno di prendergli un qualcosa che dimostrasse che era coraggiosa. Il respiro le sfuggiva agitato dalle labbra tremanti. Gli percepiva addosso, gli sguardi di quegli occhi rubino e di quegli verde smeraldo, entrambi la stavano fissando.
 
≪ N-non farlo, Laicchan ≫ sussurrò Izuku, alle sue spalle. ≪ Non per me. I-io me la caverò ≫
 
Ma non lo stava facendo solo per lui. Certo, voleva proteggerlo dalle continue angherie di Kacchan e dei suoi compagni, ma non era l’unico motivo. Lei voleva dimostrare che era in grado di tenere il passo con quel bambino che la guardava con il viso contorto in una smorfia di insofferenza. Voleva dimostrare a sé stessa che poteva essere di più di una noiosa e inutile principessa. 
 
Se vuoi essere una principessa devi stare buona e tranquilla e sorridere sempre. le aveva detto sua madre con quel suo tono distaccato, mentre sfogliava il giornale. ≪ Le belle bambine brave e carine non fanno cose pericolose o rumorose. Devi essere ordinata e composta, gentile e sorridente, ma non sciocca. Le ragazze sciocche annoiano presto. ≫
 
Il respiro le sfuggì dalle labbra tese, rapido e silenzioso. Sua madre non la guardava mai quando le diceva quelle cose, raramente posava il suo sguardo su di lei e se lo faceva trovava subito qualcosa di cui rimproverarla. Lei l’ascoltava in silenzio, ma non aveva il coraggio di contradirla. Non voleva che la colpisse, non più di quanto volesse essere una principessa.
 
Laila si fece avanti, avvicinandosi all’inizio del ponte e al bambino biondo che la guardava con gli occhi scuri e indispettiti.
 
≪ Laila? ≫ la chiamò preoccupato, Izuku. Lei scosse la testa, lanciandoli uno sguardo rassicurante. ≪ Va tutto bene, ≫ lo rassicurò, con un sorriso. ≪ Si tratta solo di entrare lì dentro e prendere un oggetto piccolo. Tornerò in un baleno. ≫
 
Gli occhi rossi di Kacchan divamparono, il respiro si spezzò sulle sue labbra. ≪ Sempre se il cane non ti mangia prima o non lo fanno…i fantasmi. ≫ I suoi occhi scintillarono divertiti. ≪ Ne hai mai visto uno, Laicchan? ≫
 
 Stava cercando di spaventarla, di farla cedere e crollare, di spingerla a tirarsi indietro. ≪ No e tu, Kacchan? Non ci dormi la notte per la paura? ≫ replicò a bassa voce, facendo scaturire altri sorrisi ironici. Quegli occhi divamparono di collera, nel guardarla. ≪ Anche se lo fai, non avrà alcuna importanza. ≫ gli disse con cattiveria, storcendo la bocca. ≪ Sei una dannata principessa perciò non vale. ≫
 
La stretta dei suoi pugni si fece più forte. Lei non aveva mai voluto essere una principessa come voleva sua madre, quello che lei voleva era proteggere Izuku dalle angherie degli altri bambini. Essere il cavaliere che salva e protegge, l’avventuriera che affronta le sfide, e non la principessa che va salvata e difesa.
Quello che voleva, era arrivare a raggiungere il bambino davanti a lei, che la stava guardando con occhi cupi.
 
Le labbra di lei si stesero in un piccolo sorriso.  ≪ Anche se dici così, la verità è che una cosa diventa più facile farla, se sai che si può fare. ≫
 
Un passo. Era tutto quello che le serviva, nel momento in cui lo compì si ritrovò a correre lungo il ponte, con i capelli neri al vento e un brivido misto di paura ed eccitazione che le attraversa tutto il corpo. Le sue scarpette lucide pestano il cemento crepato, lasciandosi alle spalle il viso furioso del bambino…o almeno credeva. Sentì i suoi passi alle spalle, la voce bassa e infastidita sibilare. ≪ Il primo sarò io. ≫
 
≪ Troppo tardi. ≫ replicò lei, saltando un masso e continuando a correre. Un passo. Era tutto quello che lo distanziava da lei. Le sue gambette che si sforzavano di superarla con tutta la sua determinazione. Ed era tanta. Lei lo sapeva che lui era la persona più determinata di tutte, ma anche lei lo era. Non si sarebbe lasciata superare facilmente.
 
Il sudore della corsa le scivolava lungo la schiena, appiccicandole alla pelle la maglietta. Il respiro affannoso le sfuggiva dalle labbra schiuse, mentre il cuore batteva furioso in petto. Lui era un solo passo dietro di lei, lo vedeva con la coda dell’occhio.
 
Saltarono sul cancello che sferragliò sotto il loro peso. Le dita afferrarono la rete, mentre le scarpe scivolavano cercando di trovare un appiglio con cui poter salire.
La risata sprezzante di Kacchan alleggiò nell’aria. ≪ Sei lenta, Laila! ≫ Arrivò per primo in cima e saltò giù con disinvoltura. ≪ Ho già vinto. Dovrai scusarti con me e stare a guardare mentre le suono a quel Deku. ≫ disse, voltandosi a guardarla con un sorriso canzonatorio. ≪ E darmi la tua merenda per tre settimane. ≫
 
≪ Te la faccio ingoiare. ≫ replicò lei, ansimando senza fiato. ≪ Queste scarpe… ≫ La suola liscia scivolava e le rendeva impossibile tenere un appiglio. Non sarebbe mai riuscita a salire in quel modo. Le scalciò via. Le avrebbe recuperate più tardi.
 
Raggiunse la cima in un lampo ed esitò. Era così in alto che il cuore le balzò in gola. Da sotto, lui la guardò. La stava aspettando, guardandola con gli occhi rossi attenti. Voleva vederla fallire e arrendersi, chiedergli di aiutarla a scendere e prendersi la soddisfazione di essere lui il più bravo.
 
Al solo pensiero, la rabbia divampò in lei.
 
Trattenne il respiro nel lasciarsi cadere di sotto, nel vuoto. La gonna si impigliò alla rete e si stracciò con un suono secco che la fece rabbrividire. Poteva già vederla, la mano di sua madre che calava a colpirla, ma era troppo tardi ora per pensarci. Si raddrizzò e si gettò in avanti, superandolo.
 
Il capannone era bruciato tempo fa. Questo capì dai segni neri sui muri e dallo spesso strato di polvere e fuliggine sui vetri rotti e inclinati. Il tetto era collassato in più punti e c’erano macerie sparse ovunque.
 
Il silenzio al suo interno era perfetto, rotto solo dai passi pesanti di Kacchan e da quelli ovattati di lei. Doveva stare attenta a dove metteva i piedi nudi perché il pavimento era pieno di frammenti di vetro rotto e affilato, schegge di legno acuminate e lei non aveva potuto recuperare le scarpe.
 
Camminava guardandosi attorno, spaventata.
 
C’era davvero un cane oppure Kacchan l’aveva detto per spaventarla? Non aveva mai creduto ai fantasmi, ma quel posto aveva un aspetto così dimesso e spetrale che iniziava a temere che qualcosa potesse davvero nascondersi fra quelle pareti scrostate. Le sembrava di sentire ansimare e grattare con gli artigli dietro i muri anneriti. Deglutì, stringendo i pugni contro il petto e guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa da afferrare e portare via come prova di aver compiuto la missione.  
 
≪ Laila? ≫ la chiamò Kacchan, piano. La sua voce rimase sospesa nell’aria, facendola sussultare per lo spavento. Si voltò a guardarlo, accanto a lei che la osservava con la coda dell’occhio. Aveva un’espressione immusonita sul viso che si accentuò, quando le porse la mano. ≪ Se hai paura, puoi afferrarla. ≫ le disse con voce bassa e vibrante. ≪ Ti proteggo io. ≫
 
Lei si fermò, guardandolo fare lo stesso. Le labbra le tremarono, mentre se le mordeva. ≪ Pensi che non ce la faccia senza di te. ≫ disse arrabbiata, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. ≪ Non ho paura! ≫
 
≪ Stai tremando. ≫ borbottò, allungando la mano verso la sua. ≪ Vieni qui. ≫
Lei mosse un passo indietro e sussultò. Una fitta di dolore le risalì la gamba, strappandole un gemito strozzato. Aveva messo il piede su dei vetri rotti e i bordi le avevano inciso la pelle, facendo uscire il sangue. Kacchan schiuse la bocca per la sorpresa. ≪ Attenta ≫ borbottò a mezza voce, incupendosi. Lei sentì la rabbia arderle in petto. Accettare la sua mano era come ammettere che non era al suo stesso livello, era come dire che senza di lui a proteggerla non poteva andare da nessuna parte.
 
≪ No! Lo diresti a tutti e mi prendereste in giro. ≫ esclamò irritata, facendolo trasalire. La guardò sorpreso e arrossì. ≪ N-non è vero. Non lo dirò a nessuno. ≫
 
Laila gli colpì la mano, spingendogliela via. ≪ Sei uno stupido, Kacchan! ≫ esclamò, scappando via e lasciandolo a guardarla sorpreso e furioso. ≪ Va bene! ≫ urlò lui alle sue spalle, inseguendola. ≪ Se è questo che vuoi, te lo faccio vedere io chi è il migliore! ≫
 
Le corse dietro, mentre entrambi si guardavano attorno alla ricerca di un oggetto da afferrare. Erano quasi arrivati al cortile, quando entrambi avvertirono un rumore provenire da dietro un cumulo di macerie. Il raspare e lo smuovere secco dei detriti. Si fermarono, trattenendo il fiato.
 
≪ Lo h-hai sentito anche tu? ≫ sussurrò Laila, stringendosi i pugni contro il petto e guardandosi attorno spaventata. Le ombre sembravano improvvisamente più dense e inquietanti, l’odore della polvere le chiudeva il naso. Non riusciva quasi a respirare, in quel silenzio rotto solo da un raspare indistinto.
 
Kacchan le si spostò davanti, sollevando i palmi sudati. ≪ Stammi vicina. ≫ sussurrò, guardandosi attorno e individuando la direzione da cui arrivava quel suono raspante. ≪ Ehi, chiunque tu sia fatti avanti! Non ho paura di te! ≫
 
Laila rabbrividì, afferrando con le dita tremanti il retro della maglia del bambino biondo e nascondendosi dietro la sua schiena. La voce di lui celava ad arte ogni traccia di paura o ansia. ≪ Chi c’è? Ti faccio esplodere se non ti fai subito vedere! ≫
 
≪ Kacchan…? ≫ sussurrò lei, con un filo di voce. ≪ Forse, dovremmo uscire di qui. ≫. Lui non si mosse, facendo detonare il sudore delle sue mani, scintille luminose danzarono intorno alle sue dita, riempiendo l’aria dell’odore dolce della nitroglicerina incendiata.
 
Dal cumulo di macerie, frammenti di pietra rotolarono giù ai loro piedi, mentre quel rumore si avvicinava. Entrambi sussultarono, i cuori che battevano veloci in petto e i respiri rapidi.
 
 Laila sbarrò gli occhi quando lo vide emergere da un piccolo passaggio fra il muro e una trave affondata nel pavimento. Un’ombra fra le tante che avanzò incespicando verso di loro. ≪ Finalmente. ≫ disse con un filo di voce. ≪ Vi stavo cercando. ≫ I suoi occhi verdi si posarono su di loro e si velarono di confusione nel vedere il bambino biondo pronto a combattere e lei che si nascondeva dietro di lui, il visetto che faceva capolino da sopra la sua spalla. ≪ Cosa state facendo? ≫ chiese ingenuamente.
 
Laila trasse un respiro di puro sollievo nel riconoscerlo. ≪ Izuku. ≫ esalò, sentendo l’aria tornare a riempirle i polmoni.
 
≪ Stupido Deku! ≫ sbottò Kacchan, facendo esplodere la sudorazione nelle sue mani, il corpo scosso da un tremito nervoso. ≪ Che stavi facendo?! Come hai fatto ad entrare?! ≫
 
Il bambino sussultò, arrossendo abbassò lo sguardo sulle scarpe rosse. ≪ H-ho preso l’altra entrata. ≫ ammise e sollevò la mano tremante, mostrando a loro un frammento di legno dipinto. ≪ H-hai detto che se prendevo una cosa poi mi avresti lasciato in pace…perciò io…l’ho presa, ecco. ≫
 
Laila riconobbe il legno nelle sue mani, era un pezzo dell’insegna. Le sue labbra si separarono per la sorpresa. ≪ Ti sei arrampicato per staccarla? ≫ gli chiese, lasciando la presa sulla schiena dell’amico. Lui si voltò a lanciarle un’occhiata cupa. Lei lo ignorò, fissando Izuku che annuì timidamente. ≪ M-mi sentivo in colpa a lasciarti rischiare per me… ≫
 
≪ Non l’ha fatto per te! ≫ sbottò Kacchan, stringendo i pugni. ≪ Le piace il rischio, stupido! ≫
 
≪ Oh Izuku ≫ sussurrò, correndogli incontro. Gli prese il visetto dolce fra le manine e sorrise felice. ≪ Sei stato così furbo! Non ci avevo pensato all’insegna ≫ disse entusiasta.
 
Era sicuramente più facile prendere quella che entrare nello stabilimento e cercare qualcos’altro, soprattutto dal momento che c’erano più macerie che altro. Era così concentrata sul desiderio di dimostrarsi coraggiosa che ovviamente aveva perso di vista il nocciolo della questione.
 
 Izuku accennò un sorriso un po' tremante, soddisfatto e felice. I suoi occhi verdi si posarono sulla gonna stracciata e sbarrò gli occhi. ≪ Oh Laila, i tuoi vestiti…questa volta tua mamma si arrabbia sul serio. ≫
 
Lei abbassò gli occhi, con una punta di ansia. Sempre, lei si arrabbiava sempre, ma quel giorno la lezione le sarebbe stata impartita con un po' più di forza del solito. Le sue mani strinsero la presa sulle guance di lui, attivando il suo potere. Le sentì fluire via le proprie energie, la vista che si sfuocava. Izuku la guardò spaventato, vedendola impallidire e le afferrò le spalle per sorreggerla.
 
Il graffio sulla sua guancia si assottigliò, vide i tessuti tendersi dall’interno verso l’esterno e chiudere la piccola ferita, fino a far tornare la pelle intatta.
 
Barcollò, con un sospiro stanco.
 
≪ Laila? ≫ la chiamò ansioso, Izuku. Alle sue spalle, venne uno sbuffo secco. ≪ Stupida, perché l’hai curato adesso? ≫
 
Lei scosse la testa, cercando di schiarirsi le idee. Aveva scoperto che più usava quel potere, più le sue energie si assottigliavano, ma che poi la volta successiva la sua resistenza aumentava leggermente. Diventava più semplice e poteva curare più ferite, prima di crollare a terra.
 
≪ Sto bene ≫ disse con la voce stanca, accennando un sorriso ai due bambini che la guardavano ansiosi. Izuku le offrì la mano. ≪ Ora possiamo andare? ≫
 
Lei guardò l’altro bambino, che la guardava cupamente. ≪ La sfida è conclusa, non è vero Kacchan? ≫ disse, con un largo sorriso, stringendo la mano nel bambino al suo fianco. ≪ Ha vinto Izuku! ≫
   
 
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