Fanfic su attori > Altri attori/telefilm
Segui la storia  |       
Autore: Iaiasdream    08/09/2020    0 recensioni
[Can Yaman]
Tutti i diritti riservati agli autori (Bay Yanlis)
Ezgi è una ragazza delusa dall'amore. Determinata a lasciarsi le sue frequentazioni fallimentari alle spalle, accetta l'aiuto di Ozgur, un ricco barista, dalla vita frivola, nonché suo vicino di casa il quale la guiderà nell'intento di cercare l'uomo giusto con cui trascorrere il resto della vita.
Tra un consiglio e l'altro, Ozgur, che ha sempre messo da parte il forte sentimento, finisce per innamorsarsi di Ezgi, a quel punto dovrà decidere tra la ragione e il sentimento.
Cos'accadrà tra i due?
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1° puntata (parte 3)
 
Quando riaprì gli occhi, si guardò intorno disorientata, sentì la testa appoggiata su qualcosa di morbido e percepì una fitta di dolore alle gambe. Poi, finalmente si accorse che non era sola, c’era un medico accanto a lei, era alquanto affascinante e la guardava con sorriso sghembo.
«Che cosa è successo?» chiese confusa cercando di mettersi a sedere sul letto.
«Signorina Ezgi, ha avuto un incidente stradale, ricorda?»
«Sì – rispose Ezgi sforzandosi per il dolore – un idiota mi ha investita con l’auto.»
Il dottore rimase alquanto sconcertato da quella risposta e, reggendo sempre la sua gentilezza, si giustificò dicendo: «Signorina, è stata lei a comparirmi davanti, all’improvviso.»
A quelle parole, Ezgi si volse a guardarlo imbarazzata e non sapendo cos’altro dire, accennò un lieve sorriso e abbassò lo sguardò. Fortuna volle che a liberarla da quella situazione furono sua cugina e Denise che entrarono nella stanza, preoccupate. La bombardarono di domande su cos’era accaduto e se si sentisse bene, ignorando completamente la presenza del dottore.
Fu Cansu ad accorgersi di lui, chiamandolo per nome, «Signor Serdar?»
«Salve, signorina Cansu.» rispose quest’ultimo in modo cordiale. «Ho soccorso io la signorina Ezgi – disse, rivolgendosi poi a Denise – A proposito, sono il dottor Serdar Ozturk» e le porse la mano.
L’avvocatessa accettò quel gesto rispondendo con un freddo “piacere di conoscerla” poi ritornò a coccolare l’inferma.
Il dottore spiegò la situazione, aggiungendo che l’urto non era stato grave e che la ragazza non aveva portato alcune ferite e che stava bene, ma Denise non parve essere d’accordo e tirò fuori le sue doti d’avvocato intenta a far rispettare la legge.
«Voglio vedere i risultati delle analisi» disse, fregandosi altamente delle parole del medico.
«Certo che può vederle – ribatté Serdar – ma dato che sono un medico, le posso assicurare che gli accertamenti sono stati fatti tutti a regola»
«Certo, signor Serdar! – intervenne Cansu lanciando uno sguardo di rimprovero all’amica – non abbiamo alcun dubbio.»
«Suppongo che la polizia sia arrivata e abbia preso le sue dichiarazioni?» aggiunse Denise intenzionata a non arrendersi.
Dal suo cantuccio, Ezgi negò con un filo di voce.
«È davvero necessario?» ammiccò Cansu.
«Certo che lo è – affermò seria l’avvocatessa – stiamo parlando di un incidente! Dobbiamo subito denunciare alla polizia.»
«Per un piccolo incidente, non ne vedo la necessità.» si difese il dottore.
«Sono d’accordo con lei – intervenne ancora Cansu – Non esageriamo. Il signor Serdar è uno dei medici più importanti nel nostro ospedale, lavoriamo insieme da anni. Dato che anche Ezgi afferma di stare bene, non preoccupiamoci oltre, non trovi Denise?»
«È vero – rispose Ezgi – ho già lasciato perdere per strada»
«Comunque, se lei insiste – replicò Serdar rivoltosi all’avvocato, sono disposto a rendere la mia testimonianza, ovviamente.»
E dopo aver avuto conferma dalla donna, si congedò augurando una pronta guarigione all’ammalata.
Quando le tre amiche rimasero sole, Denise non sembrava ancora soddisfatta della situazione e rivolta ad Ezgi le ripeté che trovava giusto informare la polizia dell’accaduto, così da scaturire un battibecco con la dottoressa.
«Denise, forse non hai capito. Stiamo parlando del dottor Serdar Ozturk, l’unico dottore del nostro ospedale ad essere bello, ricco…», mentre vantava le doti dell’uomo, volse lo sguardo su Ezgi la quale a sua volta la guardò spalancando la bocca come se fosse meravigliata.
«Ora capisco!» esclamò l’amica «si tratta di questo, il motivo per il quale dovremmo lasciar correre.»
«Certo! Guarda i film famosi, l’amore sboccia dopo un’incidente o qualcosa del genere. Non lo trovi romantico?»
«Ma succede solo nei film!»
«Perché devi essere sempre negativa?»
«Sono solo più reale!»
«Smettetela!» le zittì Ezgi stanca delle loro discussioni. «Dovreste preoccuparvi per me! Vi ricordo che sono stata investita da un’auto!»
Cansu si curvò su di lei accarezzandole i capelli e mormorando che quell’incidente non era altro che un’opportunità.
Ezgi aveva inteso dove voleva arrivare la cugina, e si coprì la faccia con il lenzuolo per non sentirla.
Quando uscirono dall’ospedale, Cansu e l’amica, apprensive, le chiesero ancora una volta se stesse bene. La ragazza confermò sorridendo. A quel punto Cansu ne approfittò per consigliarle di salutare il dottor Serdar.
«Sì, perché non ringraziarlo anche dell’incidente?» la rimproverò Denise.
Ezgi diede ragione all’amica, ma sua cugina insistette nel dire che doveva prendere al volo quell’occasione, perché non capita tutti i giorni di incontrare un ricco ginecologo, giovane, bello, con un’importante famiglia: madre pittrice e padre neurochirurgo, «Se incontri un uomo che potrebbe dare ai tuoi figli questi geni, devi ringraziare Dio se ti investe per fino con un carrarmato!»
Denise alzò gli occhi al cielo esasperata, mentre Ezgi, stanca, le rispose che non l’aveva attirata e che invece di cercarle un marito doveva aiutarla a trovare casa e lavoro.
L’avvocatessa diede la sua disponibilità per cercarle un nuovo lavoro, mentre sua cugina la invitò a stare in casa sua, aggiungendo inoltre che l’avrebbe aiutata a trovarle un marito.
«E come farai?» domandò Denise.
«Sto leggendo un libro che parla di tattiche per conquistare un uomo.»
«Un altro libro! Stai mettendo in dubbio la nostra amicizia, Cansu!»
«Come mai io non ne sono al corrente?» chiese Ezgi rivolgendosi alla dottoressa.
«Mia cara, eri talmente convinta di essere amata da Soner che non hai mai voluto sentir parlare di libri e tattiche.»
«Be, mi sa proprio che rivaluterò le mie decisioni.»
«Così ti voglio.»
Dopodiché le ragazze di divisero ricordandosi che a sera sarebbero andate a cena nel ristorante La Gabbia. La prima a mettervi piede fu Ezgi la quale, accolta dalla coordinatrice Gizem, prese posto a un tavolo per tre, ordinando un drink nell’attesa che le amiche la raggiungessero. Purtroppo per lei, dopo qualche minuto, ricevette una chiamata dall’avvocatessa, in cui l’avvisava che non si sarebbe presentata a causa del troppo lavoro in studio.
In realtà, la bella quanto determinata Denise, aveva avuto un piccolo screzio con la sua collega di lavoro: la tanto odiata Irem, che ogni giorno non perdeva tempo nel voler competere con lei e proprio quella sera, vedendo Denise prepararsi per uscire prima, l’avvisò che, giacché era intenzionata a voler avere una promozione dal capo, avrebbe fatto gli straordinari, e questo Denise non poteva sopportarlo né permetterglielo, così decise di fregarsene della cena e continuare il suo lavoro.
Ezgi, dal canto suo, rimase delusa e sperò nell’arrivo di sua cugina. Bevve il suo cocktail e si guardò intorno nel notare che i restanti tavoli del locale erano tutti occupati da coppie innamorate di tutte l’età.
Possibile che l’unica sola fosse lei?
Distolse lo sguardo schifata, affondando la sua esasperazione in quel liquido dal forte sapore, ma gli occhi non poterono allontanarsi da quelle scene smielate che le scorrevano davanti e a quel punto, per distrarsi, decise di chiamare sua cugina.
All’inizio Cansu rispose che stava per raggiungerla, ma dopo qualche minuto dovette mandarle un messaggio in cui l’avvisava che aveva avuto un contrattempo con Levent e che non si sarebbe presentata alla cena.
In realtà il chirurgo plastico si era recato nell’appartamento della donna per avere la sicurezza dei dubbi che lo assillavano da quella mattina, da quando la sua donna lo aveva avvisato che non si sarebbero più potuti incontrare in casa per via dell’ospitalità che aveva concesso a sua cugina.
Inutile negare il disapprovo del dottore, soprattutto quando intese che per incontrarsi “clandestinamente” avrebbero dovuto usare la sua di casa.
Come poteva continuare a tener nascosta la relazione con Cansu a sua figlia e alla sua ex moglie in quelle condizioni?
«Amore mio – sospirò la donna, sedendosi alla sedia e guardandolo con rassegnazione – se avessimo rivelato la nostra relazione, in questo momento non staremmo a farci domande inutili.»
A quelle parole Levent parve infastidito e per non darlo a intendere le diede le spalle grattandosi nervosamente il collo.
«Stiamo insieme da un anno – continuò Cansu, ignorando i suoi atteggiamenti – lavoriamo nello stesso ospedale, tranne i nostri amici più intimi, nessun altro è a conoscenza di noi due. Mi sembra di essere la tua amante! E ti informo che questa situazione sta iniziando a starmi sui nervi.»
E Levent coi suoi modi da attore drammaturgo sospirò dicendo: «Hai ragione. Purtroppo non posso darti la relazione che meriti.» per poi andare contro il muro e poggiarvi la mano e sopra la fronte, conscio di accattivarsi il rimorso della donna.
E Cansu cadde in quella trappola come sempre. Si scusò facendosi promettere che ben presto lui avrebbe parlato di lei con sua figlia. Ma le promesse fatte da Levent erano pari a quelle fatte da un marinaio. Fatto sta che in qualche modo la convinse a rimandare la cena con le sue amiche ed Ezgi si ritrovò sola, anche se non del tutto; le avevano fatto compagnia tre cocktail e in quel preciso istante, un cameriere gliene stava porgendo un quarto. Lo deglutì in un sol sorso, quando venne attratta da una luce e da applausi che si udirono alle sue spalle. Si voltò curiosa e la sua espressione tramutò quando si accorse di chi si trattava.
C’era Soner in compagnia della sua nuova ragazza. La causa di quel trambusto era dovuta al fatto che il traditore stava facendo una dichiarazione di matrimonio con tanto di anello.
Ezgi, per l’ennesima volta, si sentì strappare un altro pezzo di cuore.
Quanto avrebbe voluto interrompere quel momento idilliaco e spaccargli la faccia. Sarebbe dovuta trovarsi lei al posto di quella sciacquetta! L’anello avrebbe dovuto indossarlo lei!
Perché lei sì ed io no? Si chiese ritornando a guardare davanti a sé. Non fece neppure caso al messaggio inviatole da sua cugina. Si sentiva confusa e sapeva che se fosse rimasta ancora un altro po’, avrebbe potuto commettere una strage.
A distrarla, fortunatamente, fu Gizem che vedendola ancora sola le chiese quanto altro tempo avrebbe dovuto aspettare per ordinare.
«Purtroppo le mie amiche non verranno e… non mangerò.» rispose cercando di mantenere la calma.
«Capisco – riprese Gizem – A questo punto dovrebbe spostarsi al bar. Ci sono altre persone in attesa.»
Ezgi comprese e annuendo, afferrò le sue cose per poi andarsi a sedere al bancone del bar. Anche volendo, non sarebbe potuta uscire. Soner l’avrebbe sicuramente potuta vedere ed era l’ultima cosa che voleva.
«In tre mesi hai deciso ciò che non hai potuto decidere in tre anni!» sbraitò ritornando a guardarlo, ma attirando l’attenzione del barman che si volse a guardarla, ma lei inconscia, diede sfogo alla sua frustrazione maledicendo il traditore e augurandogli ogni male.
«Immagino sia una notte difficile per te.» intervenne allora il barman porgendole un bicchiere di wisky.
Ezgi lo afferrò senza farci caso, poi alzò lo sguardo verso quell’uomo e rimase interdetta nel constatare che si trattava dell’idiota incontrato in taxi.
«Non è possibile! – esclamò – e tu da dove sei sbucato?»
«Noto che sei ancora così nervosa!» rispose lui occupato col suo lavoro.
«Guardami bene, non sono solo nervosa, sono incazzata, quindi ti consiglio di non sfidare la mia pazienza.»
Ozgur annuì prendendola in giro.
Ma la ragazza non ci fece caso; la sua attenzione era ricaduta sul traditore ed era ritornata a sputare sentenze.
Mandò giù il primo wisky, poi ne chiese un altro e un altro ancora. E Ozgur versava senza battere ciglio.
Quando un cameriere si avvicinò al banco annunciando la richiesta della coppia felice, Ezgi fu sorpresa di ascoltare che quel bastardo aveva chiesto champagne per festeggiare la dichiarazione.
«Quel maledetto – intervenne rivolgendosi verso un titubante cameriere – mi ha fatto elemosinare per tre anni un sì e adesso vuole lo champagne? Dovreste dargli il veleno per topi!»
Ozgur la lasciò parlare, poi ordinò al suo dipendente di esaudire la richiesta del cliente e rivoltosi alla ragazza, disse: «Adesso è tutto chiaro.»
«Pensa a riempirmi il bicchiere.» lo rimbeccò lei indicandogli il cristallo vuoto. «Lo vedi quell’uomo? – gli chiese, poi – in tre anni non ha mai pronunciato la M di matrimonio, e adesso guardalo là… solo tre mesi.»
Ozgur la fissò intensamente cercando di leggere in quei suoi occhi lucidi per i troppi bicchieri di alcol.
La notte sarebbe stata lunga, lo aveva capito.
 
***
 
Il locale era ormai vuoto, i camerieri si apprestavano a riordinare i tavoli, al bancone Ozgur finiva il suo lavoro, o almeno tentava di farlo poiché la ragazza con problemi d’amore non era ancora andata via, aveva passato tutta la serata a ripetere le stesse frasi e ora la sua sbornia era evidente.
«Guardami, Barman! – diceva con voce impastata – tre anni… tre…»
«Ti ho capita! – esclamò allora Ozgur poggiando le mani sui fianchi – l’unica cosa che non riesco a capire è perché io? Perché ti stai sfogando con me?»
In risposta, Ezgi lo guardò spaesata, poi sbadigliando appoggiò la testa sul piano di marmo con l’intento di volersi addormentare.
La situazione non passò inosservata agli occhi di Ozan e Gizem che si accingevano a lasciare il locale. La coordinatrice diede la sua disponibilità per rimanere ad aiutarlo, ma Ozgur rifiutò augurando loro una buona nottata.
Quando rimase solo con l’ubriaca tentò di svegliarla, convinto che l’avrebbe accompagnata a casa sua.
«Ma lui mi ha detto di lasciare la casa…»
«Non m’interessa – rispose Ozgur – devo chiudere il locale. Dove vivi?»
«Istanbul»
«Oh, sei stata davvero esplicita!» esclamò spazientito, poi sentendola riprendere i suoi deliri, decise di portarla in un albergo. E di certo Ozgur Atasoy non ricordava di aver mai fatto una cosa del genere con una ragazza.
Se le portava in albergo era per scoparsele, e non per lasciarle a dormire. Ma sentì, stranamente, il bisogno di aiutare quella donna disperata.
Giunse nella stanza del Z Hotel con lei in braccio, la poggiò di peso sul letto, ripetendosi nella mente perché lo stesse facendo. Rimase a guardarla per qualche istante, poi recandosi alla porta, si augurò a voce alta di non incontrarla mai più.
A quelle parole, Ezgi riaprì gli occhi e sentendosi ancora il cuore perdere pezzi scoppiò in lacrime.
Atasoy la sentì e si girò per vedere cosa stava succedendo. Lottò tra il dispiacere e la seccatura fino a che il primo ebbe la meglio, si avvicinò al letto scrutando il viso della ragazza: «Stai piangendo?» le chiese.
Ezgi rispose di no, mettendosi su un lato contraddicendo le sue parole.
«Sei incredibilmente bugiarda.» ribatté poggiando le mani sui fianchi, poi facendosi serio domandò: «Che ti succede?»
«Ok, sto piangendo! – esclamò Ezgi voltandosi verso di lui. – Sono molto infelice. Perché è tutto così difficile?» chiese tra un singhiozzo e l’altro. «Tutto quel che volevo era solo un po’ d’amore.»
Ozgur l’ascoltava muovendosi come qualcuno consapevole di trovarsi in un posto sbagliato. Tutto quello che stava accadendo non faceva per lui, allora perché rimaneva?
Che fosse perché mosso a pietà?
«Pensi che io sia così brutta?» riprese dopo un po’ la ragazza.
L’uomo pensò prima di rispondere. «No» disse, ed era sincero. Anche se fastidiosa, non poteva non ammettere che lo aveva attirato dalla prima volta che si erano visti in quel taxi.
«Sono ripugnante?»
Ozgur sorrise «No.» rispose scuotendo il capo.
Allora Ezgi si mise a sedere sul letto senza distogliergli lo sguardo di dosso. «Dici davvero?»
Atasoy annuì ancora una volta sincero, ma non fece altro che scaturire un altro pianto di disperazione.
«L’hai detto solo per non deprimermi!»
«Ma no! – si difese sedendosi accanto a lei – no, la verità è che non sei il mio tipo, ma… - la guardò accorgendosi dello sguardo attento che gli stava indirizzando, poi stese il braccio sulla spalliera dietro di lei, e aggiunse: - penso che tu sia una donna molto bella. Per prima cosa sei naturale, sei semplice, sei una brava persona ed è una cosa difficile da trovare in una donna ai giorni d’oggi. Quindi, sei speciale. È questo ciò che leggo sul tuo viso.» concluse con voce calda, profonda, suadente. Tantoché Ezgi si ritrovò a sorridere e d’istinto gli afferrò il viso fra le mani e lo baciò, lasciandolo allibito.
Non che fosse la prima a farlo, ma Ozgur in quel bacio sentì tutt’altro che malizia, desiderio o qualunque cosa che li avesse portati a dare sfogo ai propri istinti. Sentì qualcosa di più bello, ma allo stesso tempo qualcosa che lo spaventava.
Quando sentì le labbra della ragazza allontanarsi dalle sue, si accorse che il sapore non era svanito e si ritrovò ad accarezzarle per poi vederla mentre si accoccolava sulla sua spalla come a voler essere protetta.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/telefilm / Vai alla pagina dell'autore: Iaiasdream