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Autore: Evie_Frost    08/09/2020    1 recensioni
Noah ci ha lasciati, Stiles è diventato il nuovo sceriffo e Derek ha fatto ritorno a Beacon Hills. Cosa potrebbe succedere ancora vi starete domandando? Semplice, moltissimi colpi di scena.
Il buon vecchio sceriffo non è mai stato l'uomo che diceva di essere.
Un giallo che vi porterà a vedere e vivere in modo totalmente diverso la nostra amata cittadina acchiappa esseri soprannaturali.
Ma niente paura, l'intuito di Stiles lo porterà a risolvere il più grande mistero della sua carriera, ovviamente grazie all'aiuto del suo licantropo preferito (Sterek❤️ accenni alla Thiam)
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek/Stiles, Sceriffo Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una folata di vento gelido mi investì non appena spalancai l’uscio di casa ma ben presto mi resi conto che dovesse essere causata semplicemente dalla mia suggestione, poiché il mannaro non si scompose in alcun modo. Ci sfilammo le scarpe, poiché le suole erano completamente inzuppate di fango, ed io ebbi cura di sistemare al meglio quelle di Derek affinché non si sciupassero. “Purtroppo qui non ci sono due bagno, quindi dovremo lavarci a turni. Vai pure prima tu, qui ho delle cose da sistemare” mi rivolsi al mio nuovo inquilino, alludendo al fatto che dovessi in qualche modo preparargli un letto caldo dove dormire e una cena degna di essere chiamata tale. “Stiles, sono un lupo mannaro. Non mi posso ammalare, mi basterà un asciugamano per tamponarmi i capelli. Quello che ha bisogno di una doccia calda qui sei tu” effettivamente aveva ragione: erano giorni che non facevo altro che scorrazzare da una parte dell’altra della città per ordinare i fiori, prenotare la cerimonia ed allestire un ritrovo per tutti coloro che sarebbero venuti a vegliare su mio padre. Una punta di imbarazzo mi colse all’improvviso: dovevo essere uno straccio e sicuramente il mio aspetto non era da considerarsi una carta vincente per poter conquistare il cuore di Derek, eternamente bello e impossibile. Da ragazzino mi ero convinto che la sua bellezza eterea dovesse essere frutto di qualche beneficio dovuto al suo essere soprannaturale, ma non riscontrando la medesima evoluzione in Scott, mi convinsi che dovesse essere tutto merito di sua madre Talia. “Ma sei mio ospite e si sa che gli ospiti sono sacri” provai ad insistere, cercando di rassettare la cucina. Prontamente Derek mi afferrò un polso: fu un gesto deciso quanto delicato. “Stiles, dico sul serio. Sembra che tu stia per crollare da un momento all’altro. Qui posso benissimo fare io, hai bisogno di lavare via tutta la tensione accumulata” per assicurarsi che il suo discorso facesse breccia nella mia cocciuta mente, incatenò il suo sguardo con il mio. Le ginocchia mi cedettero difronte a quello spettacolo smeraldino e, quasi sotto ipnosi, eseguii il suo ordine. Non appena feci il mio ingresso nel box doccia, mi resi conto di quanto le parole del mannaro fossero veritiere: i miei muscoli parvero sospirare di sollievo non appena l’acqua calda li investì, provocando un massaggio efficace. Mi insaponai riflettendo su quanto la mia vita fosse un susseguirsi di successi e fallimenti: avevo appena perso mio padre e ritrovato il ragazzo di cui ero perdutamente innamorato, in una sola giornata. Probabilmente è reale quel detto che recita che tutto accade per una ragione, ma allora quale motivazione aveva Derek di piombare dal nulla in casa mia? Una volta terminato mi avvolsi nell’accappatoio, sfregandomi il più rapidamente possibile, arrossando così la mia pelle. Sbadatamente diedi una gomitata al porta spazzolini che giaceva sul ripiano del lavandino, facendo rovesciare il suo contenuto a terra. Mi inginocchiai a raccogliere il tutto e quando feci per rialzarmi, sbattei la testa contro la ceramica del sanitario. Potevo anche essere cresciuto ma rimanevo lo stesso sbadato di sempre e forse, per la prima volta, in queste giornate ero realmente giustificato per avere la testa tra le nuvole. “Ahio…” massaggiai il nascente bernoccolo, quando Derek bussò alla porta del bagno. “Va tutto bene? E’ quasi un’ora che sei lì dentro” sussultai: ero convinto che non mi fossi trattenuto sotto la doccia non più di dieci minuti, ma la posizione delle lancette dell’orologio era una prova inconfutabile a favore del mannaro. “Si, perdonami. Devo aver perso la cognizione del tempo. Mi rivesto e sono da te” mi infilai rapidamente dei pantaloni della tuta e una vecchia maglia dell’F.B.I, raggiungendolo. “Derek…” fu tutto quello che riuscii a dire quando vidi quanto si fosse dato da fare: la cucina brillava e sulla tavola vi erano due cartoni di pizza. “Spero che i tuoi gusti non siano cambiati: ho ordinato prosciutto e patatine come gradivi una volta” sorrisi, sciogliendomi difronte al fatto che non se ne fosse dimenticato. “Derek io non so come ringraziarti. Hai perfino tirato a lucido la cucina… Devo per forza ricompensare in qualche modo” dissi leggermente a disagio. “Beh mi hai offerto vitto e alloggio, ero io quello in difetto. Ora mangia prima che si freddi, davvero incredibile che quella pizzeria sia ancora aperta” ridacchiammo assieme. “Non sono cambiate poi molte cose da quando abbiamo lasciato questa città” lui annuì mentre addentava la sua fetta di pizza. “Forse quelli ad essere cambiati siamo noi” ed eccolo qui il reale super potere di Derek Hale: se ne stava silenzioso per la maggior parte del tempo, ma quando parlava era in grado di dire il numero esatto di parole (e soprattutto di sceglierne le più incisive) per farti perdere un battito cardiaco. “Che cosa hai fatto in questi anni? Braiden come sta?” domandai prendendo un sorso di birra. “Abbiamo perso i contatti immediatamente, avevamo strade differenti” raccontò con tono piuttosto freddo. “Mi dispiace, non avrei dovuto chiedere” dentro di me stavo esultando come un tifoso accanito di qualche squadra di baseball. Uno a zero per me, cara mercenaria. “A me no. Non fraintendermi ma ho avuto bisogno di ritrovare me stesso e non avrei potuto farlo se ci fosse stato qualcuno ad ostacolarmi…beh, qualcuno lo avrei anche voluto al mio fianco ma certamente non lei” quest’ultima frase la pronunciò volutamente con un tono di voce più basso, nascondendola tra i morsi che dava alla nostra cena. “Sei riuscito a completare il tuo percorso?” scosse il capo. “Ho capito come trasformarmi completamente in lupo a mio piacimento ma c’è ancora un pezzo della mia vita che è incompleto” spiegò guardandomi nuovamente negli occhi. Feci finta di tossire per cambiare discorso. “A te com’è andata all’F.B.I.?” mi trovai abbastanza impreparato. “Né troppo bene, né troppo male. Parte della mia carriera la conosci, quando tentai di comunicare con te che le forze dell’ordine ti stessero considerando come una minaccia per l’umanità” lui rise per il mio sarcasmo, al contrario di me che ricordai come avessi sputato l’acqua della borraccia per tutta l’aula quando presi conoscenza del fatto che fossero sulle sue tracce. “Alcune mattine mi svegliavo carico: ero pronto a risolvere qualsiasi caso mi fosse sottoposto. Altre mattine sentivo nostalgia di casa, specialmente quando erano coinvolti bambini nelle indagini o altri dettagli che mi facevano salire un tappo doloroso in gola” raccontai, lui annuì comprensivo. La cena si concluse in silenzio, sparecchiammo la tavola e salimmo al secondo piano. “Derek, non vorrei risultare scortese ma preferirei che la camera dei miei genitori non venisse utilizzata” spiegai, lanciando un’occhiata struggente alla porta chiusa a chiave, al termine del corridoio. “Ti cedo volentieri la mia vecchia camera, dormirò io sul divano” stavo per avviarmi verso il soggiorno, quando Derek mi bloccò per la seconda volta in quella serata. “Il letto è il tuo. Dormirò io sul divano” no, era fuori discussione. “Der non è il caso di mettersi a fare una gara di gentilezze, riposa pure qui” in tutta risposta fece brillare gli occhi di un blu elettrico: ciò significava che non era stato un alpha durante la mia assenza. “Tu. Dormirai. Qui” scandì come se fosse una minaccia, più che un invito. “Quel divano è scomodo, non riuscirai nemmeno a riposare” tentai di convincerlo. “Perfetto allora: dato che è inutilizzabile per dormire, nessuno di noi ci passerà la notte” sorrise avendola avuta vinta. Derek Hale sorrise. “Per quanto mi riguarda posso dormire anche per terra” non gli diedi tempo di concludere la sua iniziativa che tirai fuori dall’armadio un sacco a pelo. “Questo può essere una soluzione migliore?” Derek lo prese tra le mani, lo annusò. Fece un gesto che non compresi: sembrava quasi…felice? Era felice di poter dormire in un mio vecchio sacco a pelo malandato. Mi si strinse il cuore: se era felice di dormire in quell’affare, chissà dove era stato costretto a passare la notte. “Se vuoi te lo regalo” gli dissi mentre lo sistemava ai piedi del mio letto, in fondo ai piedi. “Quando ho detto che dormivo in ‘qualche hotel’ durante il mio pellegrinaggio, non intendevo bettole ma località a cinque stelle” perché diamine allora era così entusiasta di passare la notte sul pavimento?. “Ma ti ringrazio. I regali vanno sempre accettati” ne fui comunque soddisfatto. Mi misi sotto le coperte e, sdraiato com’ero, non avevo alcuna visuale su di lui. “Posso tenere la luce accesa?” chiesi, sentendomi un bambino di cinque anni che ha paura di dormire al buio. “Stiles fai come preferisci” biascicò già mezzo addormentato. Trascorsero alcuni minuti ed in quel silenzio le mie paure presero il sopravvento. Provai a chiudere gli occhi ma rividi mio padre intubato in terapia intensiva, i suoi respiri ridotti ad ansimi e le mie preghiere. “D-Derek?” la mia voce risultò rotta nonostante feci appello a tutto il mio autocontrollo. “Potresti dormire con il sacco a pelo accanto al letto?” mi diedi dell’idiota. “Intendi…che vuoi che io dorma disteso accanto a te?” risposi di sì, pregando che capisse le motivazioni. Mi aspettavo una risata amara o un rifiuto elargito con tono aggressivo, invece il lupo esaudì il mio desiderio. “Se devi scendere per andare al bagno, non calpestarmi però” lo rassicurai sul fatto che non sarebbe accaduto. “Buonanotte Der” lo guardai sistemarsi meglio in quell’affare, ridendo sotto i baffi. “Perché ridi?” mi domandò, infatti. “Sembri un ibrido tra uno scout e un bruco” spiegai, lui sembrò rifletterci sopra. “Odio entrambe le cose” ammise con una tale sincerità che mi fece ridere ulteriormente. “Buonanotte Stiles” replicò dopo poco. Con Derek accanto prendere sonno fu più facile, come più facile ancora fu immergermi in una serie di incubi. Confusi realtà e fantasia: non riuscivo più a comprendere se le lacrime che mi stavano bagnando il viso fossero reali o meno. La tempesta che avevo dentro trovò pace solamente quando due salde braccia mi strinsero in un antro caldo e sicuro.
   
 
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