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Autore: Aagainst    09/09/2020    3 recensioni
«Ehi, no!» esclamò Eliza, ma non poté fare nulla. La vide gettarsi giù.
«Eli, la polizia è qui. Ma che succede? Dov’è?» chiese Alycia, entrando improvvisamente. Quando intuì cosa era successo, si portò le mani davanti alla bocca, inorridita. Eliza si voltò verso di lei. Il bambino che aveva in braccio era scoppiato a piangere.
«E ora che faccio?».
[Elycia]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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18.

 

I wanna just burn
All of the lies that you did believe
I wanna just burn
All of the faith that you had in me
I know we both see, you'll never save me
I think it's time to leave
I wanna just burn
All of the lies that you did believe
I wanna just burn
(Too Close To Touch-Burn)

 

«Eliza, se non vieni ti trascino io!» esclamò Lindsey, lanciandole un vestito in faccia. L’australiana lo appoggiò accanto a sé mentre sputacchiava tessuto.
«Lindsey, non posso. E chi penserà a Chris? Non può restare da solo.»
«Oh, andiamo, per quello si trova una soluzione.» ribatté Marie. Eliza alzò gli occhi al cielo. Le sue amiche non avrebbero mai capito. Non potevano. Non avevano un bambino a cui badare, non dovevano dimostrare di essere genitori perfetti agli occhi degli assistenti sociali.
«Che ne dici di questo?» continuò Lindsey, lanciandole un altro vestito. Eliza non ne poteva più. Fece per andarsene, ma Marie la bloccò.
«Fammi uscire.»
«No. Tu hai bisogno di divertirti, Eli. Da quanto non ti prendi una serata completamente per te? Prima Christian, poi Alycia e i suoi problemi.». Marie aveva ragione su tutto, tranne che su un dettaglio. Era indubbio che la sua vita fosse stata stravolta dall’arrivo del bambino e si era fatta più pesante, ma non poteva dire ciò degli ultimi giorni trascorsi con Alycia. Ormai era venuta a patti con i sentimenti che provava per lei e la cosa la faceva sentire molto meglio. Sorrise a quel pensiero.
«Eliza Jane Taylor-Cotter, c’è qualcosa che non ci hai detto?» chiese Marie a bruciapelo, riportandola alla realtà. L’australiana deglutì.
«No, perché questa domanda?» rispose. Marie e Lindsey la fissavano, le braccia conserte.
«Ragazze, non...»
«Oh mio Dio!» esclamò Lindsey. «Non ci credo, non ci credo che l’abbiate fatto!». Marie non capiva, mentre Eliza avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna. Si sentiva la faccia in fiamme, probabilmente era tutta rossa.
«Lo sapevo! Bob mi aveva detto che l’avevi mollato con Christian nel cuore della notte per andare a prenderla.»
«Era ubriaca, cosa avrei dovuto fare?»
«Già, peccato che Bob ti abbia visto uscire dalla sua roulotte a un orario improponibile e con l’aria sconvolta.» continuò Lindsey.
«No, aspetta, tu e Alycia... Oh.» comprese finalmente Marie.
«Un motivo in più per venire stasera, direi.» osservò.

 

*

 

Eliza non andava a una festa da quella fantomatica sera. Un po’ non ne aveva avuto materialmente il tempo, un po’ non voleva sfigurare davanti agli assistenti sociali. Attrice, vita instabile, single, ci mancava pure che andasse a feste e le avrebbero tolto il bambino senza passare dal via. “Vediamo se mi ricordo ancora come si fa” si disse, sedendosi al bancone e ordinando un drink. Si sentiva così sola in mezzo a tutta quella gente. La sua mente continuava a preoccuparsi per Christian. L’aveva lasciato nelle mani di Adina, ma non si sentiva per niente tranquilla. Cercò di trovare Marie, Lindsey o Richard, ma c’erano troppe persone. Stava decisamente per cadere nel panico. E, cosa peggiore, non aveva la più pallida idea di dove fosse finita Alycia. Le aveva scritto un paio di messaggi e le aveva telefonato, ma era irraggiungibile. Improvvisamente, sentì una mano sfiorarle la schiena nuda. Scattò come una corda di violino.
«Eli, calmati, sono io.» la tranquillizzò Richard. L’australiana tirò un sospiro di sollievo. Il canadese si sedette accanto a lei, sorridendole.
«Perché non vieni con noi? Sarà più divertente che restare qua da sola, che ne dici?» le propose. Eliza annuì, timida. Si alzò e seguì il ragazzo, un po’ impacciata. Non pensava di potersi sentire così tanto a disagio. Si rifugiò tra le braccia di Lindsey, che le propose di uscire a fare due passi. Fuori dal locale c’era davvero freddo, ma era tutto ciò di cui aveva bisogno Eliza in quel momento. Inspirò a pieni polmoni. Lindsey le accarezzò affettuosamente la schiena. L’australiana le sorrise.
«Quindi tu e Alycia...» esordì la statunitense.
«Credo di sì. Non so, per ora è una cosa così nuova che non saprei proprio come etichettarla.» spiegò Eliza.
«Beh, io faccio il tifo per voi. Ve lo meritate.». L’australiana abbracciò l’amica. Aprì la bocca per dirle altro, quando qualcuno la chiamò. Le due si voltarono. Jessica se ne stava davanti alla porta del locale, perfettamente ritta. Sembrava nervosa.
«Eliza, devo parlarti.».

 

*

 

Alycia era in ritardo. Aveva dovuto sistemare delle faccende con il suo manager e provare a spiegargli, di nuovo, che lei non assumeva sostanze di alcun tipo. Finì di vestirsi e uscì. Per fortuna, aveva noleggiato un’auto in caso di evenienza. Fece per salire, quando udì un rumore. Si voltò. Nessuno. “Sarà la tua immaginazione, stai tranquilla.”. Di nuovo un rumore. Alycia sussultò. Decise di prendere il coraggio a due mani.
«Chi è là?» intimò. Se la stava facendo sotto. Vide una figura avvicinarsi sempre più a lei. Estrasse dalla borsa lo spray al peperoncino che portava spesso con sé e allungò il braccio.
«Non fare un passo!» ordinò, ma chiunque si trovasse davanti a lei non la ascoltò. Il cuore le batteva all’impazzata.  A poco a poco, la figura assumeva contorni sempre più nitidi. Alycia non poté credere ai suoi occhi. Rachel era lì, davanti a lei, in stato confusionale. Probabilmente aveva preso qualcosa.
«Che ci fai tu qui? Pensavo di essere stata chiara!» ringhiò.
«Io... È tutta la sera che giro in tondo. Credo. Non sapevo dove andare.» singhiozzò la ragazza.
«No, tu devi tornartene a casa e uscire dalla mia vita e da quella delle persone a cui tengo. D’altronde, sparire è la cosa che ti riesce meglio, no?» ribatté, velenosa. Rachel annuì, per poi sedersi a terra. Alycia imprecò mentalmente.
«Non ho tempo per queste cavolate.» sbottò, prendendola per un braccio. Solo in quel momento vide il grosso livido intorno all’occhio destro. L’attrice si maledisse e si inginocchiò davanti a lei.
«Fa vedere.» le sussurrò. Le fece spostare la testa di lato e le controllò la botta. Il telefono squillò per l’ennesima volta, interrompendola. Fece segno all’amica di aspettare un secondo e scrisse un messaggio. Ripose il cellulare. «Vieni, ti porto in infermeria». La fece alzare e l’accompagnò fin dal medico. Sam la fece accomodare sul lettino e la visitò.
«Come hai detto che si è procurata questo occhio nero?» chiese ad Alycia.
«Lo stipite della finestra.» mentì l’attrice. Bugie su bugie, ecco cos’era diventata la sua vita. Aspettò che Sam finisse la medicazione, poi aiutò la ragazza ad uscire. Rachel aveva gli occhi lucidi. Voleva ringraziarla, ma non sapeva da che parte iniziare.
«Non dire niente. Non l’ho fatto per te, ma per me. Non voglio perdere né il lavoro, né Eliza.»
«È troppo tardi.». Alycia e Rachel si voltarono. Eliza era davanti a lei, in compagnia di Jessica e Lindsey. Sembrava sconvolta.
«È successo qualcosa?» domandò preoccupata Alycia, andandole incontro.
«Non toccarmi!» urlò la bionda. Alycia non capiva.
«Lo sapevo che l’emergenza di cui mi avevi scritto era Roxy, o forse dovrei chiamarla Rachel Dowell. Come hai potuto permettere che si avvicinasse a Christian?». Eliza era in preda al pianto. Lindsey la sorreggeva per i fianchi, temendo potesse cadere da un momento all’altro. Rachel e Alycia si scambiarono un’occhiata confusa.
«Sì, so tutto. Jessica ha riconosciuto Rachel. Cantavi in un gruppo, giusto? I Prune, se non sbaglio.» urlò Eliza, il dito puntato verso Rachel. La ragazza chinò il capo. Eliza scoppiò a ridere istericamente. «Dio, mi sento un’idiota.»
«Aspetta, lascia che ti spieghi...» provò a dire Alycia.
«No, questa volta non attacca. Mi hai raccontato solo bugie. Tu la conoscevi. Voi due siete amiche e l’avevi riconosciuta anche tre anni fa, quando si era introdotta a casa mia. Ora capisco perché hai tentennato quando ti ho chiesto di chiamare subito la polizia.». Ormai il castello di carte era crollato. La verità era venuta a galla e faceva male, tanto male.
«Ho affidato la persona più importante della mia vita a una tossica che si faceva di crack. Anzi, a due. Sono un’idiota». Alycia non sapeva cosa fare. Era paralizzata. Mai si sarebbe aspettata di sentire parole simili da Eliza. Una coltellata al cuore avrebbe fatto meno male. Dietro di lei, Rachel si era rannicchiata per terra in preda al panico. Guardava fisso davanti a sé, senza vedere nulla. Tutto quello che aveva costruito, tutto ciò che si era raccontata in quegli anni, tutto si era sgretolato. Stava cadendo in un baratro senza fondo, trascinando con sé le persone che più amava. Si alzò in piedi e, barcollando, avanzò verso Eliza. Sentiva freddo, tanto freddo. E, infine, il buio l’accolse tra le sue braccia.



Angolo del disagio

E alla fine è accaduto l'inevitabile, purtroppo. Sarebbe facile incolpare Jessica per l'accaduto, ma la verità è che tutti i nodi vengono al pettine prima o poi e Alycia e Rachel (che sta vivendo una situazione sempre peggiore) sono pienamente responsabili delle proprie azioni. Vi avviso che qui si conclude la prima parte di questa fanfiction, dal prossimo capitolo si aprirà una fase del tutto nuova.
Ringrazio chi legge e chi ha recensito. Vi invito, come sempre, a farmi sapere cosa ne pensate con un commento e niente, alla prossima!
   
 
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