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Autore: Spekled2    11/09/2020    1 recensioni
"Quello era il genere musicale che lui era solito ascoltare quando qualcosa non andava. Quando voleva un po’ cullarsi nella malinconia, per metabolizzarla e superarla. Kurt lo prendeva in giro, dicendo che in realtà non faceva altro che autocommiserarsi. Lui non ci arrivava proprio. Non si stava abbandonando alla tristezza! Semplicemente la rispettava e le faceva fare il suo naturale corso. Tutto scorre, glielo avevano insegnato a Filosofia! Anche le nuvole più buie erano destinate a diradarsi con la giusta pazienza. Il sole era dietro l’angolo se si era disposti ad aspettare. Anche per Brittany valeva la stessa cosa? Si domandava se stesse pensando a Santana in quel momento."
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brittany Pierce, Finn Hudson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’Autore:
Eccoci qui, come ogni escursione che si rispetti arriva anche il momento di rimettere a posto gli zaini, ritirare i propri rifiuti e riportarli a valle! L’infida discesa, presto o tardi aspetta tutti quanti... assieme al momento di raccogliere tutte le sensazioni e le memorie raccolte durante il tragitto e durante la sosta. Mi piace pensare che quando si va in montagna, si arrivi in cima e la si lasci come due persone differenti! Sarà così anche per le Nuove Direzioni?

Ripropongo il Link alla playlist Spotify, una piccola raccolta delle canzoni incontrate durante la storia! Rispetto alla volta scorsa, c’è un piccolo aggiornamento… una new entry per il capitolo odierno!
https://open.spotify.com/playlist/5MC2XfjV42flx9ugn6Q9bq?si=jQz59SsGTue6vNE7zXNeMQ
 
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Capitolo 11.
 
Kurt aveva russato senza sosta, il vento aveva sbatacchiato insistentemente contro la tenda e il sacco a pelo che aveva portato era troppo caldo. Decisamente non gli ingredienti migliori per una nottata serena. Ma nulla di tutto quello era stato il vero responsabile del suo scarso sonno. Nonostante tutto, Finn era stato comunque il primo ad alzarsi.  Si era trascinato al torrente per sciacquarsi la faccia e darsi una rapida lavata, sperando che la frescura lo aiutasse a svegliarsi. Ma neppure l’acqua gelata del torrente Rose parve scuoterlo definitivamente. Era così tornato al campo, ancora imbambolato ma certamente un po’ più rinfrescato, proprio quando Schuester sporgeva il capo fuori dall’ingresso della sua tenda. Nonostante il sole fosse già sorto da un pezzo, gli altri sonnecchiavano ancora rumorosamente.
 
“Cambio della guardia!” Lo salutò l’uomo, con una pacca, prendendo la direzione da cui Finn stava venendo e portandosi dietro un asciugamano in microfibra. Finn rispose con un cenno del capo e un mezzo sorriso, prima di sedersi davanti ai resti del falò. Recuperò la moka, che avevano lasciato nei paraggi, e cominciò a preparare il caffè, adoperando l’acqua che era avanzata dalla cena, pensando che quella fosse la sua unica chance per svegliarsi definitivamente. Santana e Puck avevano lasciato la bomboletta di gas ancora avvitata al fornelletto.
 
Nell’attesa, recuperò il telefono dalla tasca, quasi come fosse spinto da un automatismo. Effettivamente non ne aveva grossi motivi, aveva già constatato il giorno prima che non ci fosse campo. Aprì comunque la galleria e scrollò le foto che aveva fatto durante la camminata, giusto per ammazzare il tempo.
“Dormito bene?” Gli chiese il professore, dopo una quindicina di minuti, trovandolo silenzioso a sorseggiare la bevanda bollente, usando il tappo della borraccia come tazza. L’uomo recuperò la moka ancora calda e lo imitò.

“Una meraviglia…” mentì Finn, annusando l’aroma del caffè, ben conscio che le occhiaie con cui si era risvegliato dicessero il contrario. Si allungò verso la confezione di biscotti, che aveva lasciato pericolosamente in bilico sopra a un sasso e ne pescò uno. Ma Schuester si guardò bene dal contraddirlo, pensando che fosse semplicemente andato a dormire troppo tardi, come un normale adolescente. Gradualmente, sembrò che l’aroma del caffè avesse funzionato come richiamo per i compagni. Kurt fu l’ultimo ad abbandonare la tenda, il viso beato e l’espressione riposata. La combinazione di tisana pre-nanna, tappi in cera e mascherina per gli occhi sembravano aver fatto miracoli.

Mentre gli altri consumavano la propria colazione, Finn e Sam si erano occupati di smontare le tende, assicurandosi che nessuno avesse lasciato nulla all’interno. Con precisione avevano preparato nuovamente le cose da dividere negli zaini e avevano caricato le ultime cose nei loro. Finn aveva indossato i propri occhiali da sole, perché non gli era piaciuta l’espressione corrucciata che aveva fatto Quinn nel notare la sua faccia spossata. Sforzandosi di produrre grossi sorrisi, aveva quindi salutato Artie e gli altri che già si apprestavano a mettersi in cammino ripercorrendo a ritroso la via panoramica. Sapendo che ci avrebbero messo almeno un’oretta in più, rispetto alle altre possibili vie, Schuester aveva imposto una partenza spedita. “Fate attenzione, e bada agli altri!” Lo aveva salutato il professore con una pacca sulle spalle. “Certo. Noi dovremmo arrivare alla macchina un po’ più presto di voi… quando ne avrete la possibilità, mi mandi un messaggio.” Aveva annuito Finn, aiutando Artie a superare l’ultimo tratto erboso scomodo per reimmettersi nel sentiero in terra battuta. “Vi scriviamo quando avremo segnale!” Concordò Mike, che li seguiva con passo deciso.

Considerando che Quinn e Kurt erano ancora in alto mare con i propri zaini, Finn aveva optato per un’ultima passeggiata attorno al lago. Certamente la gita aveva preso una leggera nota amara. Si era divertito il giorno prima, quantomeno fino alla cena. Perché non poteva dare più importanza a quello, e invece si faceva schiacciare così tanto da una cosa che non poteva controllare e che non doveva nemmeno riguardarlo? Di nuovo, aveva cercato le risposte ai suoi problemi nella musica, sedendosi sopra al masso da cui Puck e Mike si erano lanciati il pomeriggio prima. Per qualche minuto era persino riuscito ad estraniarsi dai propri pensieri, trovandosi a galleggiare in uno strano stato emotivo mentre Quiet dei This Will Destroy You gli inondava i sensi. Sotto di lui, sul fondale, poteva vedere attraverso l’acqua limpidissima alcune trote nuotare placidamente, probabilmente intente nei primi giri di ricognizione a caccia di qualche incauta larva di insetto. Ma quella apparente quiete durò appena il tempo della canzone. Finn sospirò. Se era finito di nuovo ad ascoltare post rock le cose erano serie. Si rialzò, perdendo interesse nei pesci e balzò giù dal masso, atterrando di nuovo sul sentiero che costeggiava l’intero lago. Senza rendersene conto lo aveva quasi già circumnavigato tutto. Raggiungendo i compagni una ventina di minuti dopo la partenza del primo gruppo. Sembravano aspettare solo lui.

“Allora Finn, da che parte dobbiamo andare?” Kurt fu il primo ad interpellarlo, passandogli la cartina che teneva tra le mani. Gli altri ragazzi si compattarono, facendo circolo attorno a loro. Finn non aveva bisogno della mappa, avendo già individuato le due alternative che avevano davanti. “Beh, abbiamo due opzioni, in realtà!” Esclamò con tono tranquillo, sollevando gli occhiali da sole e posandoli in testa. “O rifacciamo la strada di ieri al contrario, oppure prendiamo il sentiero 26 che è qui vicino!” Indicò un punto poco più avanti con un vago gesto del braccio, prima di mostrare sulla mappa un sinuoso sentiero tratteggiato. “Dipende un po’ cosa preferite fare!” Continuò Finn, perché nessuno parlò in attesa che lui spiegasse i due scenari. “Il 26 è forse un poco più lungo… direi almeno un chilometro e mezzo in più, ma scende più gradualmente e alla fine si ricongiunge all’altro, dove ci siamo fermati ieri alla fontana… praticamente è solo discesa e pianori fino alle macchine…”

Affidarono la scelta ai voti, perché sembravano di opinioni contrastanti. Finn, che non aveva davvero grosse preferenze, fu costretto ad esprimersi per spezzare l’equilibrio. Santana, Puck e Brittany avevano votato di rifare lo stesso giro del giorno prima, perché avrebbero voluto ripassare davanti alla cascata vicino al ponte. Ma Sam e Quinn ritenevano che una strada nuova potesse essere più interessante e Kurt non impazziva all’idea di ripercorrere in discesa quel sentiero pieno di pozzanghere. Era stato indeciso, soppesando la distanza maggiore e la diversa pendenza. Alla fine, si espresse in favore del nuovo tragitto. “Forse non ve ne sarete accorti, ma ho le ginocchia delicate!” Aveva scrollato le spalle in risposta agli sbuffi di Santana. “Tocca a te decidere, Finn!” Puck incrociò le braccia, aspettando il verdetto dell’amico.

“Ok, vada per il sentiero 26… così alla fine ne uscirà un giro ad anello.” Lo scarso entusiasmo di Finn si rispecchiava nel suo tono di voce incerto. La cosa non sfuggì ai suoi compagni. Lui cercò di ignorare lo sguardo deluso di Brittany.  
 
*****

 
Questa volta si era posizionato in coda al gruppo, mantenendo quella posizione per tutta la camminata di ritorno. Dopo il primo chilometro, aveva recuperato per il rotto della cuffia il tappetino di Kurt che si era sfilato dall’elastico. Chiunque lo avesse assicurato allo zaino, non aveva fatto un grande lavoro. Neanche si era accorto di essersi raschiato il dorso della mano contro una roccia, afferrando il materiale in PVC arrotolato su sé stesso, prima che potesse ruzzolare giù dalla scarpata. Difficilmente sarebbero riusciti a recuperarlo a giudicare dalla pendenza del dirupo, una scoscesa parete di terra argillosa che solo alcuni faggi temerari erano riusciti a colonizzare. Senza una parola, aveva assicurato il tappetino ad una delle cinghie del suo zaino, levando quel piccolo peso a Kurt, prima di rimettersi in cammino. Il suo cambio di umore rispetto al giorno precedente non era passato sottotraccia, così lui aveva rallentato un po’ per distanziarsi dal gruppo, come se non volesse contagiarlo. Ma avrebbe dovuto proprio fermarsi per essere seminato anche dal fratellastro, così si rassegnò a procedere al suo fianco.
 
Kurt scendeva il sentiero con studiata lentezza, valutando attentamente ogni singolo passo. A giudicare da come trascinava il piede sinistro, Finn era piuttosto certo avesse sviluppato qualche vescica. Ma con suo grande stupore Kurt sembrò non avere intenzione di lamentarsene. “Se hai bisogno… ho qui qualche cerotto…” gli aveva buttato lì Finn, a una certa, quasi esasperato per come il fratello sembrasse sforzarsi nel non riuscire a mancare nemmeno un sasso sul sentiero, incespicando ogni due passi. Ma Kurt aveva scosso il capo, rispondendo di aver già provveduto prima della partenza, ed era tornato silente. Solo quando sbucarono fuori dalla macchia boscosa, per raggiungere un tratto scarsamente vegetato e più esposto, quando gli altri erano già spariti dalla loro vista, Kurt parve ritrovare la propria voce.

“Detesto dover ricadere nel tipico cliché… e credimi detesto il ruolo di colui che non vorrebbe proprio dire te lo avevo detto… Ma te l’avevo detto che non ti stavi infilando in una bella situazione!”

Finn notò finalmente l’escoriazione sulla sua mano destra. Là dove prima vi era solo pelle, tra indice e pollice vi era ora una grossa macchia rossastra, irrorata dalla rottura di qualche capillare superficiale. Lui vi passò sopra il pollice dell’altra mano, strofinando la ferita con noncuranza. Bruciava appena, nonostante il sangue che era già ripreso a fluire. Valutò se fermarsi e prendere una garza, ma non aveva molta voglia di svuotare lo zaino per accedere al kit di pronto soccorso. Non ne valeva proprio la pena. Presto il sangue si sarebbe seccato. Ignorando la propria mano, Il Quarterback si concentrò di nuovo sul fratellastro. Era sicuro che avrebbe preso il suo commento con ben altro spirito, se solo fosse arrivato da chiunque non fosse Kurt. E avrebbe risposto in maniera scomposta, già poteva sentire il suo tono piccato! Ma lui sapeva sempre parlargli, anche e soprattutto di quelle cose scomode, con quella sua piccola vena ironica che attutiva ogni spigolo.

“Me lo avevi detto…” gli concesse Finn, sorprendendolo per la pacatezza del suo tono.

Se non fosse stato per loro, il frinire dei grilli sarebbe sembrato la sola cosa in grado di rompere il silenzio. Quel lato della montagna era esposto diversamente rispetto a quello affrontato il giorno prima, e ciò si rifletteva nell’aspetto dell’erba che appariva più secca e ingiallita. Il sole si stava già alzando in cielo e avrebbe battuto fino al pomeriggio inoltrato, per lasciare finalmente in ombra il versante. Sicuramente non il lato più fresco della valle.

“Ora… credo di poter aver perso qualche passaggio dopo essere andato a dormire…” riprese il più basso dei due, mentre osservava con vago interesse un paio di farfalle svolazzargli vicino, “ma non ci vuole Sherlock Holmes per constatare che Santana e Brittany non erano così in sintonia da settimane…”

“Kurt…” protestò Finn, roteando gli occhi. Il fatto che non lo avesse aggredito verbalmente non voleva essere un invito a sviluppare quella conversazione. “Cosa vuoi che ti dica che tu non abbia già capito?” Aggiunse, con la voce un pelo incrinata.

L’altro si fermò poco oltre, dove il sentiero sembrava interrompersi all’improvviso. Finn gli indicò la direzione, segnalata da un marchio giallo e blu, pitturato su un grosso sasso alla sua destra. Il sentiero deviava semplicemente un po’ più in là, per evitare un tratto troppo ripido. Kurt ricominciò a camminare fino a un punto in cui la via lo costrinse a un piccolo balzo. Posando una mano sulla roccia a terra, saltò giù con estrema attenzione, atterrando sul terreno polveroso. Il contraccolpo dato dal peso dello zaino lo fece vacillare, ma fu solo per un attimo. Finn affrontò quel tratto scomponendosi decisamente meno, sebbene la mano iniziasse a bruciargli maggiormente.

“A me non devi nulla Finn.” Specificò Kurt, cercando di sistemarsi lo zaino sulle spalle per trovare maggior conforto. Sarebbe stato tutto più semplice se non pesasse come un fringuello e non stesse cercando di portarsi dietro metà del suo armadio. “Ma è palese che tutta questa situazione ti ha cambiato l’umore… credimi, la transizione tra Finn-l ’allegro-esploratore e Finn-il-triste-vagabondo non passa facilmente inosservata!”

La strada procedeva ora in netta discesa, attraverso stretti tornanti che si insinuavano giù lungo il versante erboso. Attorno a loro il solito e monotono concerto di grilli e cicale. Più in basso, potevano di nuovo distinguere gli altri scendere a zig-zag, ormai quasi dei puntini in movimento, lontani diverse centinaia di metri in linea d’aria. A breve sarebbero spariti all’interno del bosco di abeti.

“Diciamo pure che rivedere Santana e Brittany insieme non ti piace affatto. Bene, questa è la situazione a valle. Ma non è l’origine della questione.” Il suo tono assunse una sfumatura particolarmente pacata, come se fosse ben attento a cogliere il minimo segnale riguardo a una sua imminente collera.
“Ma se questa cosa ti fa stare così da schifo…” Si fermò presto, dopo aver ricominciato a parlare, valutando con circospezione dove fosse più prudente muovere il passo successivo,  “significa che il problema è a monte, ed è lì che qualcosa deve essersi incrinato!”

“Sai, penso che a volte, quando si rompe qualcosa, sia inutile rattoppare i cocci con la colla. Forse staranno insieme per un po’, ma poi dovrai darci una seconda passata e poi una terza, ma la forma non sarà mai come l’originale… c’è sempre qualche frammento che finisce chissà dove… e alla fine il risultato è un obbrobrio nonostante le buone intenzioni. Per quanto possa stare sul mobile in bella mostra, un vaso rotto è sempre un vaso rotto!”

Finn lo ascoltava, tallonandolo, senza poter fare a meno di notare il cambiamento repentino di ciò che avevano attorno. La parte di pascolo stava a mano a mano lasciando posto a tratti erbosi più verdeggianti. Infatti incominciavano a incontrare qualche piccolo abete isolato, come arcipelaghi attorno all’isola principale. La transizione tra pascolo e bosco iniziava gradualmente. Ma Kurt non sembrava dare troppa importanza al cambiamento di habitat, concentrato in ciò che gli stava dicendo.

“Una volta stavo giocando con uno dei trofei di pasca di papà… credo fosse il suo preferito. Nemmeno ricordo per quale motivo ci stessi giocando o cosa stessi facendo di preciso!” Precisò, come a voler mettere in chiaro le cose. Finn roteò gli occhi, dietro di lui. “Resta il fatto che mi scivolò di mano. Quei dannati manici si sono letteralmente staccati dal resto… così ho rovistato in garage alla ricerca di un po’ di Super colla, per sistemare tutto alla meglio e non farmi scoprire.”

Kurt si fermò un momento, cercando di raggiungere la borraccia nella tasca laterale.  Finn gli venne in soccorso e gliela prese per lui. “ Avevo pensato che il trucco fosse tutto nel far sembrare la coppa ancora integra… quando papà l’avrebbe presa per spolverarla, come faceva ogni settimana, gli si sarebbe rotta in mano e avrebbe creduto fosse solo fragile…” Bevve un sorso d’acqua, approfittando della breve pausa per riposare. “Scommetto che non è andata come speravi?” Gli chiese Finn. Piani del genere avevano la fama di finire sempre malamente.

Kurt ridacchiò. “Oh, per nulla… avevo riattaccato i manici della coppa al contrario e avevo dimenticato di rimettere la colla a posto... mi sono proprio scordato il barattolone aperto in garage. Papà mi ha beccato in tempo zero. Non solo si è infuriato come un pazzo per quella stupida coppa… ma anche perché la colla nel barattolo aperto si era seccata!” Kurt ridacchiò al ricordo. “Da allora ho capito che se rompo qualcosa è meglio prendermi le mie responsabilità.”

Finn, che non era propriamente una cima, colse comunque il senso del suo discorso.  Al suo posto sarebbe stato più terra-terra e non avrebbe scomodato la metafora del vaso. Ma su una cosa concordava: anche lui era più bravo a rompere le cose che aggiustarle. Cose e relazioni, pensò. Kurt non riprese più il discorso, così i due affrontarono il tratto boscoso in rinnovato silenzio.

Raggiunsero il parcheggio un paio di ore dopo, quando avevano accumulato una ventina di minuti di ritardo rispetto ai compagni. Ma loro sembravano essersi fidati del fatto che Finn avesse tutto sotto controllo nelle retrovie, considerando che non si erano preoccupati ad aspettarli lungo la discesa. Al contrario, Finn li trovò freschi e rilassati nei loro vestiti puliti, seduti sulla staccionata mentre erano intenti ad aspettarli. Sam aveva già caricato gli zaini nel proprio bagagliaio, mentre Quinn e Brittany avevano messo da parte i loro, in attesa dell’arrivo di Finn.

“Grazie di avermi aspettato…” esclamò Kurt ad alta voce, rivolgendosi al fratellastro in modo che tutti potessero sentirlo. Finn roteò gli occhi e gli diede un colpetto sulla spalla. Aveva capito il suo tentativo di coprire la sua volontà di stare in disparte, ma non ne vedeva davvero il motivo. “Nessun problema, Kurt!” Esclamò ad ogni modo, giusto per non contraddirlo davanti a tutti.

Posò lo zaino a terra e recuperò le chiavi da una delle tasche interne, aprendo il bagagliaio dopo aver fatto scattare la sicura sul telecomando. Recuperò un asciugamano pulito e una delle sue t-shirt di scorta dalla cesta che teneva nel baule, e si scostò per asciugarsi la fronte. Imprecando, quando si accorse di non aver ancora fermato la registrazione dell’attività sull’orologio, si avvicinò nuovamente agli altri, fresco nella sua maglietta pulita. Salvò l’attività e cacciò la maglietta sudata nello zaino senza troppi preamboli. Infine, sistemati i bagagli di Brittany e Quinn, finalmente, si voltò allargando le braccia. Cercò di non tradire grosse reazioni notando che Santana cingeva ancora il braccio di Brittany. “Pronti al rientro a Lima?” Si limitò a chiedere, mascherando la propria espressione dietro a un sorriso finto e agli occhiali scuri.
 
  *****
 
Ventiquattrore potevano veramente stravolgere gli scenari, considerando come l'umore all'interno della macchina fosse cambiato rispetto al viaggio d'andata. La sola cosa invariata, nemmeno serviva specificarlo, era la capacità di Kurt di dormire come un sasso. Il ragazzo, palesemente provato dalla gita, era piombato in un altro sonno profondo già dopo il quinto chilometro, mentre Quinn sembrava particolarmente in vena di chiacchiere. Ma né Brittany né Finn avevano lo stesso entusiasmo. Lei non aveva pronunciato parola da quando era salita in macchina. Giocherellando con l’orlo della cintura di sicurezza, inforcati i propri occhiali scuri, si era totalmente voltata contro il finestrino. Finn, invece, era troppo concentrato nella guida per chiedersi il motivo del suo muso lungo. Probabilmente avrebbe solo preferito fare il viaggio di ritorno nell’altra macchina.

Ci vollero alcuni tornanti in discesa e una decina di chilometri macinati, prima che il telefono di Finn riprendesse il segnale di rete, iniziando a ricevere tutte quelle notifiche che si erano accumulate durante le ore precedenti. Immaginando che molte potessero essere messaggi di Rachel, chiese a Quinn di registrare un vocale dal suo telefono.

“Ciao, sono io! Volevo giusto dirti che siamo appena ripartiti… il telefono non ha preso per tutta la valle! Sto usando quello di Quinn perché abbiamo impostato il mio come navigatore. Eh, nulla… Siamo ancora tutti vivi! Ti chiamo questa sera appena arrivo!” Aveva esclamato a voce alta, mentre Quinn si era sporta dal sedile posteriore, tenendogli il microfono del telefono vicino alla faccia mentre premeva l’icona di registrazione.

“Inviato!” Si limitò ad annunciare Quinn, poco dopo, mentre si abbandonava nuovamente contro il sedile, scrivendo un messaggio a sua madre.

La macchina ripiombò in un silenzio imbarazzante. Finn aveva provato ad accendere la radio, ma il segnale era disturbato. Considerando che Brittany sembrava rinchiusa in un mondo tutto suo, quando Quinn capì che quei due non avrebbero aperto bocca fino a casa, sbottò: “Almeno fatemi mettere un po’ di musica!”

Pensando che avrebbe potuto aiutare il tempo a trascorrere più velocemente, Finn accolse lietamente la richiesta, inserendo la funzione Bluetooth alla sua radio. Un paio di minuti dopo riuscì a connettere il telefono di Quinn. “Tutta tua, Dj!” Le aveva detto, guardandola attraverso lo specchietto, mentre Brittany posava la testa contro il finestrino. Quinn face partire la sua prima scelta, ma lui la riconobbe solo alle prime note del pianoforte.
 
“Remember those walls I built?
Well, baby, they're tumblin' down.”
 
Se le occhiatacce avessero potuto uccidere, Quinn sarebbe stata stecchita sul colpo.  In quel momento della sua vita, Finn aveva bisogno di tutto meno che di Halo di Beyoncé. Quinn pareva guardarlo con una certa aria di sfida attraverso il riflesso nello specchietto retrovisore. Lui strinse gli occhi, come a volerle mostrare il proprio disappunto. Sembrava la guerra tra due bambini dell’asilo. Brittany invece parve a malapena riconoscere la canzone. Finn non dovette sforzarsi molto per ricordare il mash-up che le ragazze avevano cantato l’anno prima usando quel pezzo. Era stata in quella occasione che la ex moglie del prof Shouster aveva prescritto a tutti quegli strani integratori energetici. Ai tempi non aveva avuto occhi che per Rachel, ma ora tutto quello che gli tornava in mente era l’energia di Brittany sullo sfondo, mentre ballava in quel vestito color giallo canarino, i capelli agitati in aria, fluenti come le cascate del fiume Rose.

Mentre il brano procedeva, non poteva fare a meno di pensare agli ultimi giorni con la ragazza. Perché tutta la canzone rispecchiava completamente ciò che provava? Come aveva fatto a permettere che lei scalfisse così facilmente le sue barriere? Perché lo aveva permesso? La distrazione del testo e le emozioni che gli stavano comprimendo il petto, gli fecero mancare lo svincolo sulla sinistra. Senza accorgersene era rimasto sulla strada principale che in quel punto si inseriva in una stretta vallata tra due monti.  Brittany, che chissà per quale motivo stava fissando il navigatore in quel momento, gli rivolse la parola per la prima volta in tutta la giornata.

“Credo avresti dovuto girare a sinistra, Finn!”

“Oh, merda… scusate ero sovrappensiero!” Imprecò lui, tornando improvvisamente sulla terra e realizzando l'errore. Il navigatore aveva già ricalcolato la strada considerando la loro nuova posizione, aggiungendo una quarantina di minuti abbondanti al loro tragitto. La strada di montagna in quel punto era troppo stretta per fare inversione e tornare sui loro passi.

“Speriamo di trovare uno slargo per fare manovra un po' più avanti…” mormorò Finn, che non aveva affatto voglia di allungare così tanto la strada. Brittany si spostò sul sedile, mettendosi un po' più composta mentre osservava con rinnovato interesse il panorama di montagna. Sembrava che quel piccolo imprevisto l’avesse un po' scossa dalla sua apatia. Quinn non aveva fatto commenti, concentrata nello scegliere la canzone successiva. I gusti della ragazza si rivelarono decisamente più commerciali rispetto a quelli di Brittany, ma a Finn importava solo che quella maledetta canzone di Beyoncé fosse terminata.

Fortunatamente, un chilometro e parecchi tornanti più avanti, la strada sembrava allargarsi leggermente. Assicurandosi che nessun altro velivolo arrivasse dalla direzione opposta, Finn fece una manovra non molto lecita e prese a ripercorrere il tratto di strada a ritroso. Erano stati abbastanza fortunati, tutto sommato. La deviazione non fece altro che rosicchiargli una quindicina di minuti. Finn aveva cercato di focalizzarsi totalmente sulla strada e sul navigatore, provando a non dar troppo peso alle canzoni che Quinn sceglieva di volta in volta. Sembrava si stesse impegnando a trovare solo brani in grado di tirargli stilettate nello stomaco. O forse avevano unicamente un umore agli antipodi, considerando quello che era successo tra lei e Sam.

Il resto del viaggio proseguì invece senza grossi intoppi, nel loro silenzio generale, interrotto semplicemente dal canticchiare sottovoce di Quinn. Trovarono un po’ di traffico sulla superstrada, ma a quel punto il grosso del viaggio era stato compiuto e poterono entrare a Lima senza ulteriori ritardi. Era parecchio stanco quando accostò a bordo strada, inserendo le quattro frecce. Kurt russava ancora e lui iniziava a credere che una volta a casa avrebbe dovuto portarlo dentro di peso. Come poteva un individuo dormire così tanto? Possibile fosse veramente così stanco!? Sbloccò le portiere mentre si slacciava la cintura di sicurezza. Brittany scese dalla macchina e lo stesso fece Quinn. Il ragazzo le imitò poco dopo. Era passato prima da casa Pierce per il semplice fatto che fosse la più vicina in linea d'aria.

Come mise piede sul duro asfalto, realizzò di aver davvero le gambe intorpidite dal lungo viaggio in macchina, i muscoli indolenziti parvero lanciargli sonore proteste quando lui si era trascinato fino al baule, per recuperare lo zaino di Brittany.

“Grazie della compagnia, Bri! Ci sentiamo presto!” Stava dicendo Quinn, stringendo l'amica in un veloce abbraccio.

Finn non sentì la risposta, mentre cercava di capire come recuperare le cose di Brittany senza far cadere tutto il resto. Sospirando, dovette spostare lo zaino di Kurt per riuscire ad avere accesso alla sacca degli scarponi della ragazza. Girandosi, tenendo lo zaino per uno degli spallaci con la mano destra e la sacca con la sinistra, constatò che Quinn era tornata in macchina, lasciandolo solo con Brittany.

“Ecco, qua... non dovrebbe esserci altro, credo!” Finn si grattò la nuca, dopo aver posato tutto sul marciapiede.

Lei dopo la camminata si era cambiata in una t-shirt in cotone bianca; l’unicorno in stile fumetto, stampato sul suo petto, sembrava prendersi gioco di lui mentre faceva la dub-dance. Era stato così attento ad evitare di guardarla per tutto il giorno che se ne accorse solo in quel momento. Una t-shirt dannatamente da Brittany. La ragazza annuì, piano, le labbra serrate. Ci fu un attimo di imbarazzo prima che entrambi provassero a parlare in contemporanea, ammutolendosi nell’udire uno la voce dell'altra. Finn le diede la precedenza con una piccola risata imbarazzata.

“Grazie di tutto Finn…” mormorò infine Brittany, che si era tolta gli occhiali. “Per aver organizzato la gita… e aver pensato a tutto quanto…”
Lui, annuì, cercando di evitare di perdersi nel blu dei suoi occhi. “È stato…” esitò, insicuro su come rispondere. “È stata una bella esperienza… fortuna che avevamo il guru del trekking dalla nostra parte!” Gli sembrò di doversi sforzare tantissimo per riuscire a scherzare in quel momento, eppure lei non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.

“Ci sentiamo?”

La domanda, che fino a qualche ora prima sarebbe stata un’esclamazione, lo lasciò un poco stordito. Trovò davvero incredibile come uno stupido punto di interpunzione potesse stravolgere il senso delle cose. Lui annuì. “Certo… ci sentiamo!” Rispose, nemmeno sorpreso dell’urgenza con la quale gli uscirono quelle parole.
Brittany ruppe gli indugi e dopo un filo di indecisione, che lui non faticò a notare, lo abbracciò. Finn non ricordava se lei lo avesse mai stretto così forte, le dita che quasi affondavano nella sua carne. O era solo frutto della sua immaginazione? Nel dubbio ricambiò il trasporto, limitandosi a quei pochi secondi che il buonsenso gli aveva concesso. Se si fosse trattenuto troppo, sarebbe stato solo peggio.

“Buon rientro…” Lo salutò lei, liberandolo e facendo un passo indietro, mentre contemporaneamente alzava una mano aperta. Non gli sembrava lo specchio della felicità, ma probabilmente era ancora il suo subconscio a fargli vedere ciò che avrebbe voluto vedere. “Salutami Kurt!”
Lui annuì, mentre quello stupido unicorno sembrava ancora prenderlo in giro e mentre pensava che il tutto sembrasse quasi più un “Addio” che un “A presto”. Sventolò una mano con aria goffa, cercando di non pensarci troppo, e rimontò in macchina. Per sua fortuna, Quinn aveva avuto la delicatezza di evitare il suo sguardo. Rimise in moto.
   
 
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