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Autore: ARed    11/09/2020    11 recensioni
Isabella Swan e Edward Cullen sono due agenti speciali del FBI, non si conoscono, non si sono mai visti, ma quando viene ritrovata una scatola incisa con i loro numeri di matricola di quando frequentavano Quantico, si ritrovano a lavorare assieme a New York; all’interno vi troveranno disegni, frasi, numeri, enigmi.. tutto avvolto nel mistero.
Ogni cosa ruota attorno al loro presente, al passato, al lavoro.. ma non ne capiscono il perché.
“Mi sentivo violata, come se qualcuno, in quel momento, avesse il controllo della mia vita”
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Dove eravamo rimasti..
È il giorno del processo, l’avvocato Stewart con un’impeccabile arringa mette alle strette Julian e fa scagionare Edward. Bella non si presenta all’udienza, è rimasta gravemente ferita durante una missione ed ora è in coma. Edward prende il controllo della sede dell’FBI e si mete sulle tracce del sicario che ha sparato al direttore.
 
CAPITOLO 18
SOUTH BIG LAKE LOOP RD
THREE LAKES WI
 
15 marzo 2019
Non avrei permesso a quel pezzo di merda di scappare da me, lo avrei preso con le mie stesse mani, il Greco e colui che lo aveva assunto avrebbero pagato per quello che avevano fatto a Bella.
« McCartney? », domandai guidando verso Madison, eravamo atterrati all’aeroporto di Milwaukee un’ora prima e ci eravamo separati.
« Come previsto, Alexios Giannopolis ha abbandonato la sua abitazione, ha preso la sua macchina e qualche vestito », mi rispose Emmett all’auricolare. In quel momento si trovava a casa del Greco con Pearson, il secondo di Black, si fidava di lui ciecamente, e visto che eravamo in pochi avevo acconsento alla sua presenza. 
« Perfetto.. raggiungetemi », terminai la chiamata. 
« Quindi si procede con la seconda parte? »
« Si » 
« Pensi che.. » 
« Ascoltami.. sei qui perché ho la squadra ridotta all’osso,  non dobbiamo essere amici », dissi tornado a concentrandomi sulla strada. Non avevo voglia di parlare con nessuno.
Avevo chiamato il dottor Masen per sapere delle condizioni di Bella, ma nulla in poche ore era cambiato, era stabile, ma non respirava autonomamente. La sua vita era legata ad un filo e l’unica cosa che potevo fare per lei era arrestare colui che l’aveva ridotta così.
« Brandon? »
« Il Greco è uscito dall’aeroporto alle 9:30 pm ora locale, le 10:30 di New York, ha preso un taxi per la propria abitazione e spento il cellulare alle 10 », queste informazioni Alice le aveva ottenute da Paul Parker, un investigatore privato che la mia collega aveva contattato fingendosi la moglie di Giannopolis.
 
14 marzo 2019
Melanie Collins aveva appena lasciato l’ufficio di Bella, Edward era distrutto il suo pensiero era costantemente rivolto alla donna che combatteva tra la vita e la morte in un letto d’ospedale. Quella sarebbe dovuta essere la loro serata, avrebbero passato la notte assieme ad amarsi, invece si ritrovava nel suo studio da solo a pianificare l’operazione del giorno dopo.
« Posso? »
« Entra pure », disse Edward allontanatosi dalla scrivania del Direttore, Alice si chiuse la porta alle spalle, in mano teneva una specie di vecchia radio.
« Che cos’è? »
« È un disturbatore.. ho la sensazione che qualcuno ci stia ascoltando », rispose il capo dell’area informatica dell’FBI.
« Siamo arrivati a questo? »
« Le hanno sparato.. non mi fido di nessuno. Prima non ne ho parlato in laboratorio », Alice si sedette alla scrivania, « L’aereo del Greco atterra tra dieci minuti all’aeroporto di Milwaukee ».
« Se è ancora in volo possiamo bloccarlo e chiedere all’FBI di.. », Alice scosse la testa, « No.. credo che coinvolgere altri agenti sia rischioso. L’FBI sta cambiando, ci sono agenti corrotti l’indagine di Emmett non è campata in aria », spiegò lei. Edward si sentì impotente, erano soli.
« Per questo ho pensato di contattare qualcuno al di fuori dell’FBI »
« Chi? »
« Ho chiamato un investigatore privato di Madison, gli ho detto di essere la moglie di Giannopolis e che avevo il sospetto che mio marito si trovasse in Wisconsin »
« Che cazzo hai fatto? », come si era permessa Alice di coinvolgere un civile?
« È un ex Marines.. adesso si trova all’aeroporto di Milwaukee e lo seguirà a debita distanza fino al nostro arrivo domani », spiegò Alice.
« Potrebbe essere compromesso »
« È la nostra unica possibilità »
« Dovremmo partire subito, tu rimani qui con mia figlia », Alice annuì, andò a chiamare Black e McCartney, un’ora dopo i tre uomini e un agente fidato della polizia erano a bordo del Jet. 
 
« Parker lo sta seguendo mantenendo una distanza di sicurezza di circa due miglia », Alice aveva hackerato il sistema GPS dell’auto dell’inconsapevole investigatore privato, così lo stavo seguendo, ma ero lontano, il Greco aveva circa tre ore di vantaggio.
« Perfetto.. Chloe come sta? »
« Dorme », Alice ci stava seguendo dall’ufficio di Bella, al momento mi sembrava il posto più sicuro, dove tenere mia figlia.
Nessuno all’FBI sapeva della nostra partenza anticipata, all’aeroporto avevo fatto valere la mia posizione di vice direttore per far partire prima il Jet.
« Vuoi che guidi io? », si propose Black, scossi la testa, guidare mi permetteva di deconcentrarmi dal pensiero fisso di Bella, stare fermo senza fare nulla mi avrebbe fatto solo impazzire. 
« No », dissi mentre il volto di Bella tornava prepotente davanti ai miei occhi. 
« Spero di non essere arrivato tardi »
« Hai fatto quello che potevi », risposi accelerando, ero ad oltre 160 km/h, erano le due di notte e non c’era nessuno per strada. 
« Edward? »
« Dimmi »
« Parker mi ha appena telefonato, il Greco ha lasciato la macchina nel parcheggio di un mini market all’incirca dieci minuti fa »
« Ottimo mandami la posizione e manda questo Parker a casa, ha già rischiato abbastanza »
« Già fatto », disse la voce squillante di Alice, poco dopo un bip del telefono mi avvisò dell’arrivo del messaggio.
« Black controlla tu per favore », gli dissi dopo aver sbloccato il telefono, volevo evitare un incidente.
« Si è fermato vicino a Three Lakes a 180 miglia da qui » 
« Sono ancora più due ore di viaggio.. Alice cosa c’è nell’area in cui si è fermato? »
« Sei ai confini della Northern Highland American Legion State Forest, quindi hai solo boschi e laghi per centinaia di miglia »
« Ho trovato un testa d’orso nella sua casa, probabilmente è un cacciatore », la voce di Emmett arrivò all’improvviso, mi ero dimenticato che fosse costantemente in collegamento con me.
« Aspetta un attimo », si sentiva chiaramente il rumore della tastiera di Alice, « A nove miglia da dove ha abbandonato l’auto c’è un rifugio anti orso che ha prenotato dice volte negli ultimi sette mesi ».
« Ottimo lavoro Brandon », lo avevamo in pugno, « Faremo un po’ di trekking », dissi accelerando sulla strada deserta.
« Cullen »
« McCartney »
« Volevo dire che non ho mai pensato che Bella fosse corrotta o che tu fossi colpevole.. ho solo eseguito gli ordini di chi sta più in alto di me »
« Hai fatto il tuo lavoro »
« Ho perso la fiducia della mia squadra »
« Bella si fida di te ed anche io »
« Grazie »
« Un’ultima cosa.. poi il discorso finisce qui », presi un profondo respiro, « Chi ti ha commissionato l’indagine? ».
« Melanie Collins », rispose. Perché il procuratore generale degli Stati Uniti aveva commissionato un’indagine sulla nomina di un direttore che lei stessa aveva scelto?
« Alice segna la missione come fallita sui computer dell’FBI », era l’unico modo per cercare di anticipare le mosse di chi ci stava tradendo. 
Erano tante le domande e troppo poche le risposte, perseguii il viaggio senza dire più nulla, Black al mio fianco si limitava a commentare lo stato della strada, ma il mio pensiero era fisso  alla donna che stava a 1200 miglia lontana da me.
Verso le cinque del mattino, quando ancora il sole faticava ad uscire fuori, raggiungemmo il parcheggio del mini market dove il Greco aveva lasciato la sua auto.
Il posto si trovava al margine della foresta, che a causa del buio della notte risultava inquietante. 
Il rifugio anti orso era a nove miglia in linea d’aria da quel parcheggio e dalle mappe risultava raggiungibile solo a piedi. 
« Dobbiamo proseguire a piedi », dissi a Black scendendo dalla jeep. 
« Aspettiamo i rinforzi », mi rispose guardando timoroso verso la foresta, sorrisi sarcastico, « Hai paura? », lo presi in giro mettendomi il gilet antiproiettile. 
« No! », rispose prendendo le torce e le armi dalla macchina.  
« Molto bene, se vuoi rimanere ad aspettare Emmett fa pure, io vado », lo vidi alzare gli occhi al cielo, mi passò la mia torcia ed assieme ci avviammo verso la foresta. 
« Voglio esattamente quello che vuoi tu », mi disse raggiungendomi.
« Allora non fiatare e cammina », nessuno dei due parlò per la successiva mezz'ora, la luce del sole cominciava a filtrare debole tra le foglie delle conifere, ma l’alba sembrava ancora lontana, il terreno era abbastanza compatto, probabilmente erano giorni che non pioveva.
« Guarda qui», Black indicò un’impronta mal nascosta, ad occhio sembrava appartenere ad una scarpa da uomo numero 45, coincideva perfettamente con le informazioni che avevamo su di lui.
« Ottimo, su mancano ancora 5 miglia »,  cominciava ad albeggiare e questo rendeva più facile la camminata, resa difficoltosa dalla presenza di rami e radici sul terreno.
Non era semplice camminare attraverso la foresta, che piano piano si stava risvegliando, eravamo armati e preparati entrambi, ma stavamo comunque andando verso un cecchino professionista, conosciuto in tutto il mondo e mai preso da nessuno. Tutte le nostre ricerche e ipotesi erano perlopiù campate in aria. Non avevamo la certezza che fosse lui, probabilmente stavamo seguendo la pista sbagliata mentre il vero cecchino se la spassava in qualche spiaggia caraibica. 
« Manca meno di mezzo miglio », dissi a Black, da quel momento in poi dovevamo stare ancora più attenti, « Fermo! », lo bloccai giusto in tempo, a venti centimetri dal terreno c’era un filo di metallo, legato a due alberi, muovendomi verso ovest notai che continuava. Era un sistema per avvisare dell’arrivo dei orsi, o molto più probabilmente il Greco ci stava aspettando.
« Usciamo dal sentiero, tu controlla i rami in alto, io davanti », dissi preparando l’arma, Black fece come detto. Proseguimmo in silenzio, stando attenti a qualsiasi rumore, dopo poche decine di metri intravidi il rifugio, era una piccola casetta dalla forma quadrata, dalle pareti in legno e con un piccolo portico a sud. Si trovava la centro di una radura. Eravamo in pochi, Emmett era ancora ad un’ora di cammino da lì, ma dovevamo agire in fretta. Feci segno a Black di fare il giro  per trovarsi esattamente dalla parte opposta rispetto a me, ci saremmo coperti le spalle a vicenda così
« Black.. fa attenzione »
« Altrettanto »
Presi il binocolo e guardai in direzione del rifugio, niente pareva muoversi, « Sono in posizione », mi disse Black, comunicavamo via radio.
« Raggiungi la parete nord.. sta basso io ti vengo incontro », ordinai uscendo con cautela dalla protezione della foresta. La vegetazione era abbastanza alta, ma non mi copriva, l’erba arrivava al bacino, perciò mi abbassai il più possibile. Il sole cominciava ad alzarsi ed io e Black predavamo il vantaggio del buio. 
Lo sguardo fisso al rifugio, nulla cambiava, d’un tratto la porta si aprì, mi abbassai, ne uscì un uomo robusto, tra le mani teneva un fucile da caccia. Si osservava attorno, senza muoversi tanto dal piccolo portico del rifugio.
« È lui », dissi più a me stesso che a Black.
« Lo hai sotto tiro? » 
« Sì », potevo sparare in qualsiasi momento, non ero un cecchino, ma avevo un’ottima mira. Potevo ucciderlo, ma non lo avrei fatto, avrei tenuto fede al mio giuramento. 
« Cosa stai aspettando? Spara! » quasi urlò Black.
« Non posso.. non finché non spara lui », lo avrei solo fatto in caso di pericolo. 
Alle mie spalle si mosse qualcosa, mi voltai in tempo per vedere un orso adulto uscire dalla foresta, mi dovetti spostare con cautela per non farmi vedere, ma il fruscio dell’erba catturò l’attenzione del Greco, sparò in mia direzione, il colpo arrivò a dieci centimetri dalla mia gamba, sparò nuovamente e colpì l’orso. 
« Cullen? »
« Sto bene » 
 Il Greco sparò nuovamente in mia direzione, mi aveva individuato, « FBI mani in alto! », urlai sparando in sua direzione, schivò il colpo. Continuò a sparare verso di me, cominciai a spostarmi verso est, « Black crea un diversivo! », urlai evitando l’ennesimo colpo.
Il capo della NYPD cominciò a sparare in aria, il Greco mi diede le spalle puntando l’arma verso nord, Black era uscito allo scoperto, il Greco prese la mira, ma fui più veloce, il mio colpo gli sfiorò la testa ed andò ad incastrarsi nella prete alle sue spalle, si voltò verso di me. Non potevo più rimandare, o io o lui. Presi la mira e sparai. Colpito.
Il Greco cadde a terra, l’arma gli scivolò dalle mani. Per evitare che si alzasse continuai a sparare alla parete alle sue spalle, se solo avesse alzato la testa sarebbe morto. 
Black si avvicinò, smisi di sparare, con un calciò allontanò il fucile e gli mise le manette leggendogli i diritti. Il Greco non lo aveva visto, gli era arrivato di spalle. Mi avvicinai anche io, la macchia di sangue sul suo fianco destro stava aumentando a dismisura, e più si divincolava tra le braccia di Black e più la ferita si allargava. 
Sarebbe morto dissanguato nel giro di pochi minuti, ma lui non doveva morire, Bella l’avrebbe interrogato. « Portiamolo dentro, magari c’è un kit di pronto soccorso », dissi con tono glaciale. 
« Mi chiedevo quando sareste arrivati.. l’FBI di New York è veloce.. avevo scommesso almeno due giorni », disse a fatica mentre lo portavamo all’interno del rifugio. 
« Stai zitto! », gli intimai, posizionandolo con Black su una vecchia branda. Lui sapeva chi fossi, sapeva perché lo stavo cercando. 
Black arrivò con una pezza e dell’alcol, strappai la camicia del Greco, dalla ferita continuava ad uscire sangue, la disinfettai per evitare infezioni, il Greco urlò dal dolore, Black gli tappò la bocca.
« Grazie », dissi cominciando a tamponare la ferita, dovevo fermare al più presto l’emorragia. 
« Emmett », dissi aprendo il collegamento con lui
« Ci sono »
« Torna indietro e fa arrivare l’elisoccorso! », tornare a piedi era impossibile. 
« State bene? »
« Lo abbiamo preso.. è ferito », dissi strappando ancora la camicia del Greco per utilizzarla come tampone. 
« Cazzo! », Black davanti a me sbiancò, « Che succede? », domandai.
« Stai fermo », sussurrò alzandosi lentamente, alle mie spalle sentii un grugnito. Cazzo!
Successe tutto troppo in fretta, Black balzò in avanti, si fiondò verso la porta alle mie spalle e la chiuse di colpo, azionando tutti i meccanismi di chiusura. Il buio ci circondava, l’unica fonte di luce proveniva da una piccola finestra posta in alto. 
Non mi potevo muovere, Black mise un tavolo contro la porta, l’animale al di fuori cominciò a dare colpi violenti, le pareti del rifugio tremavano ad ogni colpo. Non avrebbe retto a lungo. 
« È l’orso a cui questo bastardo ha sparato! », disse Black, che si era appostato davanti alla piccola finestra.
« Lo vuole uccidere.. lo capisco. Ma cerchiamo di evitarlo », dissi cercando di tenere un tono tranquillo. Effettivamente mi mancava un attacco da parte di un orso nella mia carriera. « Spara in alto, dovresti riuscire a spaventarlo così ».
Black prese il fucile del Greco e aprì con cautela la piccola finestra posta abbastanza in alto da non permettere all’animale di raggiungerla, almeno finché stava a quattro zampe. Sparò dieci colpi. L’animale smise di dare colpi alla porta, « Si è allontanato? », domandai notando che Giannopolis cominciava a perdere i sensi, era un brutto segno. Quanto ancora ci avrebbe messo Emmett?
« Non lo vedo più », disse scendendo dalla sedia su cui era salito per raggiungere la finestrella.
Un colpo secco fece tremare il rifugio, mi venne da ridere, era testardo. 
« Continua a sparare », dissi, dovevamo distrarlo almeno fino all’arrivo dell’elicottero, « Alice.. avvisa la guardia forestale, un orso è stato colpito da un colpo di fucile », dissi al telefono, se quell’orso fosse morto mia figlia non me lo avrebbe mai perdonato.
« Dimmi che ora non vi sta attaccando »
« Ci ha solo bloccati all’interno del rifugio »
« Perché non succedono mai queste cose quando ci sono io! », si lamentò, aveva ancora la voce assonata, probabilmente aveva dormito per qualche ora.
« Perché te ne stai sempre chiusa nel tuo laboratorio », le risposi divertito. 
Trenta minuti dopo sentimmo il rumore delle pale, l’orso era ancora lì, ma con l’avvicinarsi dell’elicottero il rumore aumentava, « Batte in ritirata », disse Black. 
Pochi minuti dopo Emmett seguito da due soccorritori entrò nel rifugio. 
« Non può volare in queste condizioni.. dobbiamo prima fermare l’emorragia », disse quello più anziano dei due. 
I due paramedici si misero all’opera, « Lo abbiamo sedato, il proiettile non è arrivato in profondità grazie alla massa di grasso, ma dev’essere operato », mi spiegarono mentre lo portavano sull’elicottero. 
« Dovrei portarlo a New York è in stato di arresto », dissi salendo anche io. 
« L’autorizzazione dovrà essere data da un ospedale,  noi non abbiamo le competenze »
« Certamente.. Black sali », il capo della polizia scosse la testa, « Aspetto la guardia forestale e poi torno indietro e recupero la jeep », disse. Gli lanciai le chiavi e chiusi il portellone. 
L’Ascension Eagle River Hospital decise che prima del rientro nello stato di New York Giannopolis doveva essere operato per estrarre il proiettile. 
« L’operazione è andata bene.. nel giro di un’ora sarà pronto per il trasferimento al Lennox Hill Hospital di Manhattan », mi disse il dottor Wilson, primario di chirurgia.
« Grazie dottore » 
Avevo disposto che il Greco fosse trasferito nello stesso ospedale dove era ricoverata Bella, dovevo capire chi aveva organizzato il suo attentato, lui era solo l’esecutore materiale. 
In tarda serata arrivammo a New York, andai immediatamente da Bella, le sue condizioni non erano migliorate, era ancora pallida e intubata. Le avevano tolto anche lo smalto rosso dalle unghie. Era lontana anni luce dalla donna che conoscevo. 
« Ciao amore mio », dissi baciandole con delicatezza la fronte, era fredda, « L’ho preso sai, quel bastardo che ti ha sparato.. ho ricambiato il favore. Gli ho sparato anche io », sussurrai con una sua mano stretta tra le mie. « Non è morto..  ti prego torna da me.. ti prego. Dobbiamo interrogarlo assieme e devi fargli il culo », mi accorsi delle mie lacrime solo quando bagnarono la sua mano.
« Bella, basta dormire.. torna da me »
« Il dottor Masen dice che ci sente, è tutto il giorno che le chiedo di svegliarsi, forse a te ti ascolta, con me non lo fa più », alla porta della camera di Bella c’era il direttore Swan, sembrava invecchiato di dieci anni. Il suo viso era segnato da profonde occhiaie e le rughe erano più marchiate del normale.
« Hai sento Bella? »
« Ho saputo che lo avete preso.. grazie », disse avvicinandosi, tra le mani teneva un busta bianca.
« Dovere », risposi come un automa, stringendo la mano di Bella.
« Come direttore dell’FBI ti devo consegnare questo.. come padre non avrei mai voluto leggerlo », disse dandomi la busta bianca, la sua mano tremava. Teneva lo sguardo basso. Era visibilmente stanco.
« Che cos’è? », domandai con timore, avevo paura di scoprire il suo contenuto. 
« È il testamento biologico di Bella, lo ha redatto quando è stata nominata direttore », Charlie parlava con me, ma era lontano anni luce da quella stanza.
« Che cosa c’è scritto? », la verità era che non lo volevo sapere.
« Devo andare », senza dire nient’altro si voltò e si chiuse la porta alle spalle.
Guardai Bella, immobile, l’unico segnale che mi diceva che fosse ancora viva era il battito regolare del suo cuore, « Non mi fare brutti scherzi.. ti prego ». Presi coraggio ed aprii la busta, ne tirai fuori un fascicolo. La prima pagina dava le generalità di Bella, mancava poco al suo compleanno, il suo gruppo sanguigno era lo zero positivo, come me. Non aveva allergie o intolleranze. Con mano tremante girai la pagina, il mio timore divenne reale quando lessi le prime righe del testamento biologico di Bella, non mi poteva fare questo.
 
Io Isabella Mare Swan chiedo di interrompere la respirazione artificiale nel caso non sia autonoma nel farlo, dopo un periodo di incoscienza di dieci giorni. Al termine dei quali rifiuto qualsiasi forma di accanimento terapeutico”
 
Si lasciava morire. Dieci giorni. Si lasciava morire. Solo dieci giorni, che ormai erano nove.
« Torna da me, ti prego, torna da me », dissi cominciando a pregare un Dio, a cui non credevo più. 
Un moto di rabbia mi colpì, non mi poteva fare questo, « Torna da me ».
 
-8gg  20h  38min  12sec
 
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Non mi odiate.. vi prego.
Volevo dirvi grazie per l’affetto che mi avete dimostrato nell’ultimo capitolo. 
A venerdì 
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