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Autore: SkyDream    12/09/2020    1 recensioni
Dopo la sconfitta del Padre, Roy e Riza continuano a lavorare per fondare Nuova Ishval e riportare Amestris alla pace.
A seguito degli eventi del Giorno della Promessa, i due cominciano ad avvicinarsi e a diventare sempre più intimi. Roy è sempre stato molto protettivo nei suoi confronti, ora anche un po' geloso, per questo non può fare a meno di andare su tutte le furie quando un nuovo Generale tenta di portarla via da lui.
Peccato che le cose non siano così semplici e che i pericoli sembrano non smettere mai.
-
Dal testo:Sapeva di non poter fuggire da lì, non sarebbe nemmeno riuscita a far fuori quei tre che la seguivano, inoltre ne mancava ancora uno all’appello. Era sicura di aver visto un terzo scagnozzo.
Afferrò un fucile e si arrampicò sul secondo piano del letto, ebbe il tempo di premere quattro volte il grilletto fuori dalla finestra prima che una lama le si conficcasse su un polpaccio.
«Ottimo, mi mancava solo il tuo sangue, Howkeye».
Era arrivato
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Promessa di Fuoco ~
 
«E’ un bel casino, vero Black Hayate?» Riza fece scivolare un osso di pollo davanti il musetto del suo amico, solo dopo si concesse qualche carezza.
Era ormai inutile fare finta di nulla, i suoi sentimenti per Roy erano sempre stati forti ma, dopo quel maledetto Giorno della Promessa, era andata sempre peggio.
Si era riscoperta ad ardere di desiderio per lui, per quanto ammetterlo - soprattutto a se stessa - le costasse una fatica immane.
Loro non avrebbero mai potuto avere un futuro insieme se non come colleghi, se l’esercito avesse avuto il minimo sospetto, non avrebbe esitato a buttarli fuori entrambi.
Teneva troppo a lui per permettere di mandare a monte il suo piano, coltivato con impegno per anni, di portare avanti la Nazione come una democrazia.
Avrebbe soffocato i suoi sentimenti piuttosto. Stargli accanto e poter proteggere - finalmente - i cittadini le bastava.
Doveva bastarle.
«Tanto ci sei già tu che mi dai affetto, no?» Riza si accoccolò accanto al cagnolino e riuscì per un po’ a non pensare alla conversazione di poco prima.
Le campane della chiesa centrale suonarono la mezzanotte.
 
-
 
Roy continuò a camminare ancora per qualche minuto prima di giungere a casa, non riusciva a non pensare alle parole della donna.
Sembrava aspettarsi da lui una reazione così, la sua era stata pura gelosia, non poteva che ammetterlo.
Sospirò.
Che tenesse a Riza più di ogni altra cosa, non era una novità per lui. Ricordava bene quanto aveva sofferto nel vederla sanguinare a terra, respirando a malapena quando lo volevano costringere ad effettuare una trasmutazione.
E poi, quella notte, sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua memoria.
 
«Riza?».
«Si?».
«Se ne sono andati tutti?».
«Sì, siamo da soli in stanza».
Roy si sollevò dal letto, seppur con qualche dolore alle coste, e si voltò verso di lei. Avrebbe tanto voluto vederla un’ultima volta, voleva vederla sorridere.
Invece era rimasto cieco, si sarebbe accontentato di sentirla viva al suo fianco. O almeno sperava che sarebbe rimasta.
«Volevi chiedermi qualcosa?» Chiese lei sollevandosi a sua volta, lo sguardo perso di Roy continuava a ferirla come una pugnalata.
«Come ti senti?» Chiese il Colonnello all’improvviso.
«Sto bene, May è riuscita a fermare l’emorragia appena in tempo e i medici hanno fatto un ottimo lavoro con la fasciatura. Non ti nascondo che per un momento ho sudato freddo anche io!» Roy giurò di averla sentita ridere appena.
«Vorrei accertarmene io stesso, ma non posso. Chissà come finirà alla mia divisione adesso! Magari finirà in mano tua, lo spero.» Roy immaginò per un momento Riza seduta al suo posto.
Avrebbe fatto tremare anche i muri con la sua aria autoritaria. Rise.
«Mi stai prendendo in giro? Tu rimarrai al tuo posto, Roy, nessuno ti sostituirà!» La voce di Riza era decisa, aveva un tono che non ammetteva repliche.
«Guardami, Tenente Hawkeye, credi che io possa governare una Nazione senza poterla vedere?».
L’uomo sentì un rumore di lenzuola che si spostavano, poi dei piccoli passi per terra, era a piedi nudi, e in fine una presenza al suo fianco.
«Roy, sei sopravvissuto ad Ishval, non ti sei mai arreso e hai lottato per i tuoi ideali senza farti abbattere. Hai salvato centinaia di vite, compresa la mia, sei sopravvissuto ad una trasmutazione, hai lottato fino alla fine anche dopo aver perso la vista dando il tuo contributo per salvare l’intera Nazione. Non hai bisogno dei tuoi occhi per guidarla, basta il tuo cuore. E smettila di fare il pappamolle! Non si addice ad un Colonnello del tuo rango!».
Roy per tutta risposta aveva allungato una mano sul suo viso, carezzandolo appena con i polpastrelli. Riza aveva le guance calde e morbide, sollevando le dita aveva finito per toccarle le ciglia sottili, le palpebre, fino alla punta del naso.
Provava il desiderio di sfiorarle le labbra, sarebbe stata la sua unica occasione per saggiarne la consistenza e la morbidezza.
Non lo sfiorava nemmeno l’idea di un possibile bacio.
Resistette all’impulso optando invece per il suo collo, fino a sfiorare lì dove vi era la fasciatura che le copriva la ferita che l’aveva quasi uccisa.
Si soffermò su quel punto ricordando il momento in cui aveva tentato di fermare l’emorragia.
Dopo Ishval, dopo Hughes, mai avrebbe pensato di poter soffrire così. Eppure aveva dovuto ricredersi.
«Roy…» Riza lo chiamò con voce dolce, che poco si addiceva al suo temperamento autoritario. Quel contatto così intimo le aveva fatto venire la malsana idea di baciarlo, ma provò a trattenersi.
«Scusami!» Roy allontanò immediatamente le mani dal suo corpo, perdendo l’unico appiglio che aveva con il mondo esterno, riscivolò nuovamente nel buio.
«Non fa nulla. Solo, smettila di sparare sentenze! Tu rimarrai nell’esercito e se dovessero farti problemi -»
«Se dovessero farmi problemi?» Roy sorrise spontaneo.
«Se la vedranno con me!».
 
Non avrebbe permesso mai e poi mai che la portassero lontano da lui. Lontano dove lui non potesse proteggerla.
Entrò in casa e chiuse la porta alle sue spalle. Sospirò pesantemente.
D’altronde, si disse, Riza un giorno avrebbe pur messo su famiglia. Si sarebbe senz’altro sposata e avrebbe avuto dei figli da portare al seno e accudire.
Eppure, al suo fianco, Roy non poteva immaginare nessuno che non fosse lui stesso.
Aprì la porta del bagno scegliendo di fare una doccia per poter sistemare le idee prima di provare a dormire.
Le campane della chiesa centrale suonarono la mezzanotte.
 
«Dici che dovrei truccarmi? Non vorrei apparire poco seria, ma è pur sempre una cena e sono pure in divisa!» Riza sospirò davanti lo specchio della sua camera e si decise a truccare leggermente gli occhi, solo per farli risaltare un minimo.
Niente rossetto né guance rosse, troppo poco professionale. Era pur sempre il Maggiore Hawkeye ormai, doveva mantenere una certa linea.
Infilò gli stivaletti  e guardò Black Hayate  che, confuso, non fece altro che avvicinarsi alla sua padroncina cercando un po’ di affetto.
«Sei proprio un giocherellone, Black, ma io adesso devo andare. Speriamo che Roy non abbia una delle sue pensate!» Riza infilò il giaccone e si passò una sciarpa attorno al collo poi, decisa, scese le scale per andare in contro al Generale Koichi.
 
-
«E’una pessima idea, Roy Mustang. Ti invito a ripensarci!» Una voce al telefono rimbombò nella cucina del Generale.
«Non se ne parla nemmeno, Jean! Mi spieghi perché il Generale Koichi avrebbe dovuto chiedere a Riza di rappresentare la MIA divisione e non a me? C’è sicuramente sotto qualcosa!» Sbuffò Roy mentre infilava gli scarponi. La serata prometteva un freddo pungente.
«C’è sotto che il Generale Koichi si sarà preso una cotta per la bella Hawkeye e sta provando a portarla a letto, non credo nemmeno che abbia intenzioni serie, Roy, lo sai che tra due membri dell’esercito-».
«E’ vietato avere relazioni sentimentali, sì, ne sono consapevole. Ma comunque non sono convinto. Mi dà fastidio il fatto che le ronzi intorno!» Esclamò il Generale finalmente pronto ad uscire.
«Fai come vuoi, testa calda, ma telefonami se hai novità scottanti. Domani in ufficio mi racconterai tutto.» Havoc sbadigliò rumorosamente.
«Puoi contarci, ora vado!».
Roy prese le chiavi della macchina e scese rapidamente le scale, pronto a sorbirsi anche l’ira di Riza se ve ne fosse stato bisogno.
 
Arrivò alla villa Grumman in una manciata di minuti, luci, suoni e voci si mescolavano già all’ingresso della residenza. Roy bussò un paio di volte, la signora Grumman aprì il portone poco dopo, facendolo accomodare.
Roy ringraziò di cuore, riversandosi nella mischia di Tenenti, Colonnelli e Generali di ogni genere e grado.
Provò una fitta allo stomaco: non ricordava nemmeno la metà dei loro nomi. Era sempre stata Riza quella brava a ricordare.
Girò tra i tavoli e i commensali, strinse la mano chiamando tutti con il loro grado anziché i loro cognomi. Poi finalmente la vide, composta in un angolo della stanza, dallo sguardo serio, sembrava far cenno alla moglie di quello che era stato King Bradley.
«Buonasera, Maggiore Hawkeye. Il tempo promette fitte piogge questo fine settimana.» Roy tossì in modo indifferente mentre si avvicinava alla donna.
Riza sollevò gli occhi nella sua direzione, per nulla sorpresa.
«Generale di brigata Mustang, credevo non sarebbe venuto stasera.»
«Sono qui solo di passaggio, domattina il lavoro si preannuncia piuttosto pesante. Sono lieto che almeno lei possa godersi questa divertente serata».
«Divertente?!» Riza tossì leggermente, poi tornò a rivolgersi seria e composta al suo Generale, che intanto se la rideva.
«Non me ne voglia, Maggiore, è stata lei a scegliere di venire qui insieme al Generale Koichi. A proposito, avrei proprio voglia di complimentarmi con lui per le sue ultime imprese, ma non lo vedo.» Roy aggrottò le sopracciglia cercando tra la folla la testa rossiccia del suo nemico.
«Sì è assentato, a quanto pare il Comandante Grumman ha richiesto il suo parere per un certo affare.» Riza per un momento perse il suo tono composto, ammorbidendo i tratti del viso e voltandosi nella direzione in cui lo aveva visto sparire ormai quasi un’ora prima.
«Grumman ha chiesto a lui un consulto?» Roy sembrò piuttosto perplesso, si avvicinò alla Maggiore per cercare di scorgere quei due, quasi infastidito dal fatto appena saputo. Grumman era sempre stato dalla sua parte, si era sempre rivolto a lui per tutto. Che bisogno aveva di rivolgersi a quel -
«Ti farò sapere qualche dettaglio domattina.» La voce di Riza era diventata pacata e soffusa, sembrò quasi un sussurro alle sue orecchie.
Roy si perse un momento a guardarla mentre lei era ancora rivolta verso il corridoio.
Non l’aveva mai vista con del trucco sugli occhi, le risaltavano le iridi scure e glieli facevano sembrare ancora più grandi e profondi.
Sorrise, così accecato dalla gelosia aveva finito per dimenticare che Riza non aveva smesso nemmeno un momento di essere il suo braccio destro.
«A domattina, Maggiore Hawkeye».
«A domattina, Generale di brigata Mustang».
-
«Insomma, nessun attentato alla sua persona.» Havoc rise dall’altra parte del telefono.
«Smettila di prendermi in giro! Mi sono solo assicurato che fosse tutto a posto. La moglie di Bradley poi per poco non mi incastrava lì dentro con le sue chiacchiere, non vedevo l’ora di scappare.» Roy si gettò sulla sedia versando le gocce di Knocks dentro un bicchiere.
«Roy, sai che io non sono la persona più adatta per i consigli sentimentali ma non pensi che dovresti conoscere qualche donna fuori dal lavoro?» La voce di Havoc divenne quasi fraterna.
«Una donna fuori dal lavoro? Per assicurarle cosa, oltre ad un uomo stacanovista che passa così tanto tempo in ufficio da non poter disfare gli scatoloni nella propria casa?» Roy guardò le scatole piene di vecchi ricordi, vestiti e libri. Erano lì da quando si era trasferito a Central City, quasi un anno prima. Non aveva mai avuto né il tempo né le forze per sistemarli.
Forse sperava davvero di tornare ad East.
«Roy, ti conosco da anni. Non cercare di nascondermelo. Hai bisogno di trovare una donna che ti distragga, o questa storia finirà per metterti nei casini e sarebbe un bel problema per te e per Nuova Ishval. Non credi?».
«Ci penserò su, Jean. Al momento è meglio che provi a dormire, vedi di riposarti anche tu e non strafare».
«Agli ordini, Generale!».
 
-
 
«Deve tornare subito in ufficio? A quest’ora della notte?» Riza si affrettò a mettere la sciarpa attorno al collo. Lì dove le era rimasta la cicatrice, ogni volta che prendeva freddo, finiva per pulsarle dolorosamente.
«E’ una questione molto importante. Non si preoccupi, non mi sarà di alcun disturbo, Maggiore, anzi!» Koichi le sorrise portando le labbra ad un livello di estensione quasi inquietante. Si portò una mano dietro l’orecchio, cacciando via un ciuffo di capelli rossicci.
«Sì, Generale. Nessun problema.» Riza avvertì un brivido lungo la schiena. Istintivamente poggiò la mano alla federa della sua arma.
«Un’ultima cosa, Maggiore».
«Dica».
«Non sono ammesse armi nel mio ufficio».

 
   
 
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