Serie TV > Riverdale
Segui la storia  |       
Autore: lachicamuyseriosa    13/09/2020    2 recensioni
Misi piede nella scuola, quella mattina, piena di speranze. Sì, avevo fatto una scelta, e ne avrei pagato le conseguenze, ma avevo bisogno di supporto. Avevo bisogno della mia famiglia.
In quanto figlia dello sceriffo Keller sapevo già cosa gli spietati, pettegoli cittadini di Riverdale avrebbero avuto da dire su di me. E avevo ragione. Li avevo sentiti. “Ecco cosa succede a crescere dei figli senza madre” “Non avrei mai immaginato che Keller permettesse ad una ragazzina pazza di venire qui, siamo già alle strette con gli psicopatici”.
Se la mia pazzia consiste in autodifesa allora sì, sono pazza. Meglio pazza che morta del resto, no?
Ma quelle voci non sarebbero state le mie uniche croci. Oh no, ne avrei avute tante altre.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sweet Pea
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La musica cominciò a diventare sempre più alta, e la palestra della Riverdale High era letteralmente sommersa dalla folla.  Io e Sweet Pea ci sedemmo su una rampa di scale d’emergenza che dava sul parcheggio.
Lo guardai socchiudendo gli occhi, facendo volutamente uno sguardo cattivo.
«C’è qualche problema?» chiese.
«Non ti stai muovendo a bere quella sbobba» dissi
«Non pensavo avessi tanta fretta. Oh guarda!» e si interruppe per bere un sorso dal bicchiere «quella è vestita da principessa come te».
Sbuffai. «Pensavo avessimo accordato che fossi una principessa vampiro.»
«O un angelo della morte»
«Hai ragione. Mi si addice più di quanto tu possa immaginare» dissi, ritrovandomi improvvisamente immersa in ricordi che avrei fatto volentieri a meno di rievocare.
«Cosa ti fa pensare che io sia meglio di te?»
«Non lo penso infatti». Seguì un momento di silenzio.
«A volte si commettono cose molto brutte per buone ragioni» disse infine, e finì il contenuto del bicchiere. Qualcosa nel suo tono era cambiato ed ora sembrava essere tornato alla solita impenetrabile faccia da culo di sempre.
«L’ho finito, se vuoi puoi andare» disse seccato.
Mi sforzai di sorridere, e poi mi presi qualche secondo per riflettere. Il Gangster aveva ragione.
Poi scoppiai a ridere. «Sai forse non dovrei dirtelo ma qualche sera fa sono venuta al campo roulotte.»
«E perché me lo dici se non dovresti?»
«Perché Jughead mi ha scoperta.»
Sweet Pea mantenne un’espressione seria ma a giudicare dagli occhi era sicuramente divertito quanto me. «Lo vedi che allora mi spii, Keller.»
Improvvisamente fummo interrotti dal rumore di una decina di moto, o forse più. Iniziai a scorgerli quando uno ad uno entrarono nel parcheggio illuminato, formando una barriera tra l’esterno e l’interno.
Sweet Pea si irrigidì e si alzò in piedi di scatto, e io mi guardavo intorno confusa finché vidi comparire Fangs e altri Serpents.
«Resta qui» grugnì Sweet Pea, e corse a raggiungere gli altri.
Da una delle moto scese un ragazzo alto, conciato particolarmente male e con un inconfondibile sguardo assassino. Non sapevo circolassero ancora i Punk, per la miseria sono davvero rimasta indietro.
Jughead e il punk si scambiarono qualche battuta, poi quest’ultimo sganciò un pugno. In meno di mezzo secondo Sweet Pea si scagliò addosso al punk e si scatenò l’inferno.
Impietrita e con una crescente angoscia che saliva dentro, mi alzai di corsa e mi avvicinai.
«JESS! CHE CAZZO, VATTENE!» Urlò Jughead, ma il suo invito fu ben poco utile. Non ero in grado di tenermi fuori dai guai da sola, figuriamoci se lo era lui.
Corsi verso Jug, che si era seduto a terra qualche metro distante dalla vera e propria rissa che stava prendendo piega nel parcheggio. Sanguinava dal naso, e pensai di correre dentro e rubare qualche cubo di ghiaccio, quando si alzò e ignaro della sua situazione, si avvicinò a Sweet Pea e Fangs, e una manciata di altri ragazzi con la giacca dei Serpents, che stavano perlopiù spintonando e tirando pugni ai punk con le moto. Disse qualcosa e i Serpents, con atteggiamento pur sempre di sfida, indietreggiarono.
Non riuscii a staccare lo sguardo da Sweet Pea, il suo occhio destro era malconcio e aveva un labbro tumefatto. I motociclisti punk risposero all’ordine di uno di loro, che immaginavo fosse il capo, e partirono sgommando fuori dal parcheggio.
«Ma che diavolo è successo? Me lo volete spiegare? E poi dite a me di stare fuori dai guai?!» urlai in preda quasi all’isteria. In quel momento, lo sguardo di Sweet Pea si posò su di me, severo e freddo.
«Nulla che ti debba interessare. E nulla che debba interessare a tuo padre. È una faccenda tra clan, lasciacela sbrigare da soli senza intrometterti, ok?» mi disse Jughead.
«Andiamocene.. questa festa sta diventando troppo affollata..» commentò Toni, guardando con aria sprezzante alcuni studenti che si erano fermati nel parcheggio ad osservare la scena.
Vidi Sweet Pea voltarsi senza dire nulla e dirigersi verso una delle moto ancora parcheggiate in un angolo. Corsi per raggiungerlo. «Aspetta.. vuoi dirmi almeno come stai?» insistei.
«Benone, Keller. Vado a casa. Torna alla festa» fece lui.
«No. Aspetta. Posso venire con te?»
In tutta risposta ottenni uno sguardo eloquente da parte sua. Non mi voleva tra i piedi.
«Eddai» ritentai «non conosco nessuno e non so cosa fare lì dentro. E mio fratello ha detto a nostro padre che non saremmo tornati a dormire quindi capirebbe che è successo qualcosa se tornassi a casa adesso.»
Dovevo davvero capire cosa stava succedendo, e in più mi dispiaceva vederlo conciato così. Magari sarebbe potuto svenire per strada e aveva bisogno di qualcuno che chiamasse i soccorsi.
Si voltò verso di me, stette in silenzio e infine sbuffò. «D’accordo, ma piantala con le domande». Poi salì sulla moto e io lo imitai.
 
***
Non immaginavo che una roulotte potesse essere così spaziosa dall’interno, e al contempo così tenuta bene.. considerato che ci viveva un adolescente gangster.
Magari non viveva propriamente da solo? Magari sarebbe stato il caso di chiederlo, prima di incorrere in spiacevoli situazioni.
«Senti..io mi chiedevo..» iniziai, ma fui subito interrotta da lui.
«No, non hai capito. Non devi chiederti niente. Accomodati e non parlare, fammi un favore» disse lui brusco. Incerta, acconsentii.
Mi sistemai sul divano mentre lo osservavo aprire un’anta di un armadio a parete. Senza farsi troppi problemi, si sfilò la giacca in pelle e la lanciò accanto a me sul divano. Dopodiché si sfilò la maglietta macchiata di sangue e terra e la lanciò in un angolo accanto al letto.
Lo fissai sbalordita. Si era appena spogliato davanti a me?
«Ti piace quel che vedi?» domandò lui infilandosi una nuova maglietta scura.
«Ehm.. no. Cioè, sì. Cioè, non nel modo che-»
«Ho capito, non affannarti. Le principesse come te non guardano quelli come me, lo so, stai tranquilla» fece lui, spostandosi verso quello che immaginai fosse l’angolo cucina.
Principessa.. ce l’aveva ancora su con questa storia della principessa?!
«Vuoi qualcosa da bere?» chiese un attimo dopo.
«Ok grazie»
Venne a sedersi sul divano accanto a me con due lattine di Cherry Cola. Mentre lo osservavo aprire la sua lattina e portarsela alla bocca, mi lasciai sfuggire uno sbuffo.
«Siamo più simili di quanto tu possa immaginare» dissi a bassa voce, pur certa che riuscisse lo stesso a sentirmi. Posai lo sguardo sul suo occhio nero e vidi che cominciava a rigonfiarsi sempre di più. «Ah, cavoli.. aspetta, hai del ghiaccio? Si sta mettendo male quel livido» dissi alzandomi e muovendomi verso il frigo, sperando avesse qualcosa da metterci.
«No.. lascia, non mi serve» provò a fermarmi lui, inutilmente perché quasi subito trovai quel che serviva. Portai la busta di ghiaccio con me e mi sedetti più vicina a lui.
«Allora.. cosa ti fa pensare che io sia una principessa?» domandai, ancora con la busta in mano.
«Cosa ti fa pensare che te lo dirò?» rispose lui.
Stava iniziando a darmi sui nervi quel suo modo di parlare altezzoso. «D’accordo»
Rimase in silenzio mentre appoggiavo il ghiaccio sul suo occhio. Reagì con una smorfia, poi si rilassò. Aprì gli occhi e notai una strana luce nei suoi occhi.
Per un momento rimasi perplessa, poi mi guardai. Ero praticamente in braccio al gangster, probabilmente stava per staccarmi la testa a morsi per aver invaso il suo spazio vitale. Mi schiarii la voce e cercai di allontanarmi.
Accortosi del mio tentativo di mettere le distanze, prese in mano il sacchetto di ghiaccio liberandomene, e poi si stravaccò in divano riassumendo quella fastidiosa faccia piatta e inespressiva di sempre.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Riverdale / Vai alla pagina dell'autore: lachicamuyseriosa