Nonostante
la pesante stanchezza, Yuna non riusciva proprio a dormire. Quando
c’era
qualcosa che non andava, una domanda senza risposta o una difficile
decisione
da prendere, preferiva alzarsi dal letto e riflettere guardando
attraverso una
finestra. Vedere la notte, le stelle, o anche la pioggia, la aiutava
sempre in
qualche modo. Però evitò di aprire le persiane,
poiché fuori dal bosco si era
passati da un clima primaverile ad uno completamente invernale. Ogni
tanto
qualche brivido le correva lungo la schiena, sia per il freddo
pungente,
nonostante le stufe accese, sia per i pensieri che le passavano ogni
tanto.
Quante volte pensò a quegli occhi color lilla del Maestro!!
Quando l’avevano
fissata in quel modo, così strano,
così…attento. Aveva pensato qualche volta
che si fosse innamorato di lei, ma il suo cuore non sembrava molto
convinto. Di
solito, certe cose, le si riconoscono al volo per istinto, e in questo
campo di
solito non sbagliava mai. Sicuramente avrebbe voluto sapere qualcosa di
più
rispetto a quanto aveva capito da quella sfera schiacciata
consegnatale, anche
perché ne era rimasta praticamente sottoshock dal suo
contenuto e da
quell’ologramma. Doveva fare qualcosa e fare la scelta
giusta, assolutamente.
Wakka si
era catapultato sul letto a pancia in giù, addormentandosi
di colpo e facendo
un “leggero” casino, senza nemmeno rimboccarsi le
coperte, mentre Rikku con più
calma, si coprì per bene e chiuse gli occhi dolcemente come
una principessa.
Lulu e Kimahri vennero destinati in una camera unica, e nessuno
badò a loro
quando il resto del gruppo si separò. Così anche
il guardiano professionista e
il biondo andarono a dormire in una camera a sé, per non
disturbare nessuno al
loro ritorno.
Il primo
non aveva un filo di sonno. Rimase tutta la notte in parte seduto sul
letto
affianco al suo compagno, ed in parte su un muretto. Se non camminava
lo si
vedeva sempre appoggiato da qualche parte. Forse era
comprensibile… chissà
quante ne aveva passate nel precedente pellegrinaggio!! Magari era
stato ferito
in modo grave, tanto da averne ancora degli acciacchi irreparabili. Era
capace
di passare tutta una notte senza pensare, senza che il tempo per lui
passasse
meno velocemente, come molti che, sbuffando ed aspettando, tenderebbero
a
credere.
Ogni tanto
si voltava verso il letto dell’altro, vedendo continui
giramenti, qua e là, a
destra ed a sinistra, con le coperte tutte piegate e sparse, e il
cuscino che
continuava a cambiare angolatura. Gli veniva un po’ da ridere
a guardarlo.
Chissà che razza di sogno stava facendo… e
sperava che fosse anche quello
giusto. “A volte i sogni svelano ciò che si
è dimenticato, o non si è mai
saputo” disse Braska, un giorno… Sinceramente non
aveva mai visto una persona
agitarsi in quel modo. Non passava un minuto in cui non ci fosse un
movimento, seppur
minimo. Il volto sembrava mostrare rabbia, arresa ed anche tristezza.
Ma quello
che più dominava era il cenno “no” con
la testa, che andava a colpire il
cuscino da entrambe le parti.
Poi Auron
pensò per un attimo. La foto ce l’aveva ancora lui
o l’aveva buttata o
stracciata senza essere visto? Così egli rise sottovoce e
chiuse gli occhi,
aspettando impassibile.
‘Vieni
qua…devo
parlarti…’ disse un uomo alto e magro, dai capelli
ricci, corti e di color
grigio scurissimo, vestito in modo semplice, con una bianca T-shirt un
po’
macchiata in qualche parte, e dei jeans parecchio strappati, forse
nemmeno
fatti così apposta, ma piuttosto perché
vecchiotti. Era seduto su una vecchia
sedia di legno, a guardare una bambina davanti a sé con
sguardo perso e severo,
con volto pieno di barba corta, e mal tagliata, piuttosto svigorito e
scuro non
tanto per la pelle quanto per la sua espressione. Aveva il vizio di
mettere
sempre le mani nelle tasche, come se cercasse qualcosa.
‘Cosa?
Cosa
c’è papi? Posso comprarmi un gelato?’
chiese con voce innocente la piccola, che
portava corti capelli castani mossi e ricci, gli occhi verdi, il volto
meno
sereno del solito, ed era piuttosto magra, forse anche troppo. Portava
al
braccio destro un bracciale d’oro, con un ciondolo a forma di
cuore, l’ultimo
regalo che le fece sua madre, prima di non rivederla più, e
vestiva una
maglietta a maniche corte leggera, rosa, con diversi orsetti marroni
davanti e
dietro, e una gonnellina di colore fucsia, tutta ricamata, anche se
diverse
parti erano sfilacciate rovinate.
‘Vieni,
vieni…devi sapere una cosa…’.
Lei era
all’ingresso di un piccolo monolocale, dalle mura di color
bianco sporco,
consumato, con diverse increspature qua e là. Forse quel
posto aveva bisogno di
un restauro, e sicuramente di oggetti nuovi ed alcuni elettrodomestici
lì
mancanti. Non c’era un frigorifero, mancavano i fornelli.
C’era la televisione,
certo, peccato che ne era saltato completamente il tubo catodico. Al
centro era
un semplice tavolo forse fatto a mano, con due sedie piccole dello
stesso
autore.
‘Vieni,
vieni…!!!’ continuò l’uomo,
con voce bassa ed estremamente calma.
La bambina
si avvicinò a passi lenti e corti verso di lui, con le mani
raccolte e con il
suo sorriso improvvisamente svanito. ‘Hai…hai
giocato di nuovo? Hai perso??’
L’uomo
annuì debolmente, guardando alternamente lei e il locale in
cui vivevano. ‘Già…
sono stato sfortunato… pensavo di avere tutto in
pugno… ed ora devo pagare un
pesante debito…’.
La bambina
divenne subito triste. Era giunta l’ennesima notizia.
‘Ed
adesso
cosa si vende? Quegli uomini alti si sono presi tutto!!!’
disse lei, con voce
infantile.
Lui
guardò
quel bracciale che aveva da quando era appena una neonata. Era
l’unico modo per
non perdere almeno la quella “casa”.
‘Il
bracciale… c’è ancora il tuo
bracciale… lo dai a tuo padre?’ e le porse la mano
aperta davanti.
La bambina
subito ritrasse il braccio interessato verso il suo petto, coprendo con
l’altra
mano il suo grande ricordo. ‘Non posso!! Me l’ha
dato la mamma!! E’ unica cosa
che ho di lei!!’.
‘Ma
se non
me lo dai, vivremo sotto i ponti di questa benedetta
metropoli!’.
‘NO,NO,
e
NO!!’ gli ripeté lei, con insistenza e prepotenza.
Poi l’uomo stette in
silenzio per diversi secondi, guardandosi intorno, sempre con grande
calma. ‘Ho
il viziaccio di giocare… anche tua madre me lo
diceva…’ sospirando.
‘D…davvero??!!’
e la bambina si avvicinò con occhi grandi.
‘Già…
e
sono sicuro che sarebbe felice se tu aiutassi tuo
padre…dammi quel
bracciale!!’.
‘NO!!!
Non
sarebbe felice!! Tu perdi perdi e perdi e poi gli uomini alti si
prendono le
nostre cose!!’.
‘Dammi
quel
bracciale!!!’ il tono dell’uomo si fece
più forte, quasi da rimbombare su
quelle pareti semivuote.
‘NO!!!!’.
Poi egli
fece un grande respiro, mantenendo la calma di fronte a quegli occhi
dolci. ‘Tua
madre è morta… non tornerà
più tra noi!! Non lo vuoi capire??!! E’ scomparsa,
è
stata uccisa da un pirata della strada!!!!’.
‘NO!!!!
Io
non ti credo!!!! NON è vero!!!!’ urlò
lei, toccandosi il bracciale ed iniziando
a piangere fortemente.
‘Ti
prego,
credimi!! Ho bisogno di soldi!! Dammi quel bracciale!!!’ e
lui si alzò dalla
sedia, avvicinandosi a lei, facendola indietreggiare sempre di
più, con
crescente paura e tremolii.
‘La
mamma è
da qualche parte!! Dobbiamo cercarla!!!!’.
L’uomo
iniziò a perdere la pazienza, e accelerò i passi.
‘DAMMI il bracciale!!!
Altrimenti non potrò più mantenerti, e sarai
costretta a cavartela da sola,
senza bambole, senza gelati, senza nessuno!!!’.
A quel tono
austero la piccola pianse di più ed ebbe voce rotta e
singhiozzante. Era ad un
passo dall’uscita.
‘Io…vado
a
cercare la mamma…lei sa…sniff…che cosa
fare…sniff…contro gli uomini alti!!!’
così
si girò di scatto ed iniziò a correre quanto
velocemente poté fare verso la
città trafficata e confusa. L’uomo per poco non
riuscì a prenderla per il
piccolo braccio, e si affacciò verso la porta, guardandola
ormai lontana, tra
le folle di persone che camminavano un po’ sbalordite da
quello che stava
accadendo.
‘TORNA
INDIETROOOO!!! Fermaaa!!! Dove vaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii……’.
*BONK*!!!!!!
‘A…a…ahiiiii…iiiii…i….iiii……’.
La porta
della camera si aprì di colpo. E chi doveva essere?? Wakka,
ovviamente, con le
sue maniere così delicaaaate…
‘Ehi!!!
Svegliaaaa… Uh? HAAHAHAHAAHAHAH!!! Che imbranato!!!
AHAHAAAHAH!!!’. disse,
portando l’indice davanti a sé e con la mano
destra che gli copriva la fronte. Aveva
visto Tidus cadere dal letto, mentre ancora si toccava con la mano il
fondoschiena dolente. Il letto era tutto sotto sopra, il cuscino caduto
dalla
parte opposta, le coperte che coprivano metà letto e
metà moquette, piuttosto
consumata.
‘C’è…ohi…tanto
da ridere??…a…ahi!!!’.
L’ex-capitano
si avvicinò con gran allegria verso di lui, aiutandolo ad
alzarsi tirandolo con
la mano destra.
‘Che
hai
fatto? Quando sei tornato tra noi?? Eheheeh!!!’
chiese, dandogli delle pacche
sulla spalla.
‘Si
vede
che dormivi come un ghiro!!!’—poi si
girò verso il
letto—‘O…oh…!!’.
‘Ahaahah!!!
Quando dormi sei peggio di un cavallo!!! Guarda come hai conciato il
letto!!!’.
Che strano
sogno…Ma chi era
quell’uomo?? Quella bambina…quella bambina mi
sembrava tanto…
‘Beh?!
Stai
a guardare la tua opera d’arte?? Io la intitolerò
“
Quando
smisero di ridere tutt’e due, Tidus notò che Wakka
aveva affianco a sé sulla
sinistra un pallone di Blitzball.
‘Ahhhh…ora
capisco perché sei così fuori,
stamattina!!!’ e indicò con lo sguardo il
pallone azzurro e bianco.
‘Ehehehe…già…dobbiamo
affrontare i Guado Glories…sei pronto??!!’.
‘Co...come??
Adesso??!! L’hai detto agli altri o spariamo come
fantasmi?’.
‘E’
già a
posto tutto…!! Così daremo a Yuna il tempo per
pensare, no?’.
‘Mmmhhh…
Hai ragione…massacriamoli!!!’ disse il biondo, con
grande determinazione. Così
bastò qualche pizzico di Eliomagilite per trasportarli
subito a Luka, con ancora
tutti i capelli scompigliati…
‘Così
sono
andati a perdere tempo, eh??!!’ fece duramente Auron, che era
fuori assieme a
Lulu e Kimahri fuori dal locale, sotto la neve che cadeva piuttosto
fitta.
L’invocatrice era rimasta a letto, e nessuno sapeva cosa
stesse facendo.
Probabilmente dormendo.
‘Lasciali
fare… ci riposiamo di più… il Chiostro
della Prova di Macalania non sarà uno
scherzo…’ gli rispose la maga.
‘Kimahri
non sicuro… Forse altro attacco arriva… migliore
cosa è tenersi pronti…’.
‘Allora…
hai trovato…qualcosa??’.
‘Pochissimo…
Ho aspettato che gli Albhed Psyches finisseso la pastita pes fasmi
psestase le
loso informazioni su di lui…!!’.
A quelle
parole di Chicco, Aisha pensò di andare ancora
all’attacco. In quel momento si
trovavano nei pressi dell’ingresso dello stadio, in attesa
delle squadre. Doveva
avere quelle informazioni prima di tutti se voleva avere
l’esclusiva e
diventare ricca. Infatti, quello era da sempre stato il suo, il loro
sogno, e ciò
l’aveva in parte spinta a fare l’intervistatrice,
per cogliere l’occasione
giusta. Viveva a Luka ormai da tre anni, e si poteva capire quanto era
questo
suo impegno al riguardo. Nella lunga pausa tra la precedente partita
contro i
Kilika [cap.18] e questa, aveva interrogato tutti i compagni dei Besaid
Aurochs,
senza ottenere nessuna informazione utile. “Boh, e chi lo
sa?? Dicono che sia
di Zanarkand, ma non ci credo…” disse il
centrocampista Letty. “E’ il nostro
nuovo capitano…” rispose invece Datt, mentre
faceva i pesi. La risposta chiarissima
e davvero di grande aiuto fu quella del portiere cicciotto Keepa.
“E’
biondo…munch, munch…” con un paninazzo
al salame in mano, che quasi faceva
vomitare a quella ragazza mulatta. Aveva poi saputo che Wakka ne era un
grande
amico, però impegnato nel pellegrinaggio con la nuova
invocatrice Yuna,
impossibile da non conoscere. Di lei si sapeva quasi anche il passato
addirittura, e dei guardiani si conoscevano di più solo
l’ex degli Aurochs ed
Auron. L’uno perché era il capitano della squadra
più scarsa in assoluto, anche
se molti iniziavano a cambiare idea, l’altro
perché ci si chiedeva se lui era
proprio lo stesso di mille anni fa, cosa che appassionava i
più curiosi.
‘Io…non
ho…trovato…un granché… So
solo quello che… la gente dice…’
riprese la pantera,
mentre si avvicinarono di più all’ingresso dello
stadio, là dove le squadre
passavano per entrare negli spogliatoi.
‘Gli
Albhed
dicono che l’hanno visto a fase il guasdiano assieme a Wakka
con Yuna…’ disse
il tappo con i capelli a caschetto, già pronto con
blocchettino, penna e
macchina fotografica.
‘Aspettiamo…
ho un’idea… E su
quel…simbolo?’ chiese lei con voce passionale.
‘Vediamo…’—e
tira fuori una decina di carte alla rinfusa, che teneva piegate in una
tasca—‘…Era lo stemma della
città di Zanaskand, che coincideva con quello della
squadsa… ci sono vasie leggende legate ad essa, ma non ho
ancosa scopesto
niente…’.
Il discorso
venne bloccato quando una folla inferocita di intervistatori e
giornalisti, con
telecamere e flash scattati ovunque si avvicinò a loro
spingendoli e rendendoli
quasi come sardine nella folla di gente ammassata.
‘Q…quanta
gente…!! Era da tanto tempo che…’.
‘Seguimi…altrimenti
da qui non ci muoviamo più…
Permesso…scusate….’ disse Wakka
trascinandosi il
compagno per un braccio, cercando di crearsi delle vie contro quella
marea.
Grazie all’aiuto dei controllori dello stadio, riuscirono in
breve tempo a
raggiungere gli spogliatoi. La squadra era già lì
da qualche minuto, eccetto
Keepa, che aveva avuto un certo languorino e sarebbe arrivato
più tardi. Erano
piuttosto fiduciosi nei volti, grazie a quella precedente vittoria
contro i
Kilika, che li aveva davvero gasati e caricati alla grande, e Wakka ne
era contento
ora più che mai.
‘Bene,
ragazzi… spero che non abbiate poltrito in mia
assenza!!’ fece lui davanti alla
squadra, mostrando bene petto all’infuori.
‘No…assolutamente….anzi,
abbiamo lavorato sodo!!’ gli rispose Jash, il difensore dalla
pelle scura, mostrando
il pugno chiuso.
‘Sì…abbiamo
anche avuto molte interviste!!!’ continuò Letty,
che era seduto con gran
sicurezza.
‘Incredibile…stiamo
diventando famosi!!!’ ribatté invece Botts, forse
il più scarso della squadra. Già
si montano la testa… ma giocano per
passione o solo per essere conosciuti?! L’importante
è che diamo una lezione
agli altri, dopo essere stati presi così tante volte in
giro…
‘Lo
diverremo di più se vinciamo il torneo…avete
pensato pure a questo??’.
Alle parole
piene di certezza di Tidus tutti un pochino ammutolirono. Non erano
molto
convinti di arrivare fino in fondo, dopo tutte le figuracce degli anni
passati.
Però di certo non poterono fare a meno di sorridere o
annuire timidamente.
‘Heeeeyyyy…ragazzi!!!
Ceeeerto che ce la faremo!!! Dobbiamo essere sicuri,
certi!!!’ riprese Wakka,
davanti a tutta la squadra, quasi abbracciando il compagno affianco.
‘Piuttosto…qual
è la situazione al momento??’ riprese.
‘E’
sulla
lavagna…c’è tutto!!’.
Essa era
bianca e lucida, sulla quale vi si era scritto con l’aiuto di
un pennarello
rosso. Anche se la scritta era da cani…
Guado Glories – Albhed
Psyches 1
– 0
Luka Goers, Guado Glories e
Besaid Aurochs 4
Besaid Aurochs – Kilika
Beasts 2
– 0
Albhed Psyches 3
Ronso Fang – Luka
Goers
1 – 2
Kilika Beasts 1
Ronso
Fang 0
La loro
felicità era data anche da quell’incredibile
numero segnato alla lavagna. Mai,
in due partite, erano arrivati a così tanti punti. Qualcuno
già si vedeva
circondato dalle ragazze, un altro da montagne di panini gratis, un
altro
ancora pensava alla gloria e alla fama. Però tra il dire e
il fare… certo,
nessuno vietava di sognare…
‘Ehm…scusate…posso
fare una domanda…?’ disse timidamente Botts, il
codino rosso, alzando la mano
destra. Tutti lo guardarono. Questo…lo imbarazzò
ancora di più.
‘E…ecco…io
fino ad adesso non ho più visto la nostra bidella
Noemi…non so voi se….’. Queste…domande!!!
Deve interessarti davvero
tanto quella ragazza!! Ora cosa dico?
‘Ahahaahah!!!
Ora si deve pensare solo alla partita!! Poi…andremo a
cercarla!!’ rispose Wakka,
appoggiandosi ora alla lavagna. A…a
cercarla??
Gli spalti
iniziarono a gremirsi appena appena vennero aperte le porte. Almeno due
terzi
del pubblico erano tutti Guado, alcuni da Guadosalam, altri invece
abitavano lì
stesso a Luka, altri venuti chissà da dove a piedi, anche
percorrendo strade
piuttosto pericolose tra i mostri. Tra quegli spettatori e tifosi
regnava una
grande sfacciataggine, ripetendo tra loro che avrebbero vinto anche ad
occhi
chiusi. In realtà, senza ammetterlo, erano meno sicuri del
solito. Non
avrebbero mai immaginato quella super partenza di quella squadra sempre
fallimentare. Ma, stando alle leggi della probabilità, erano
fin certo sicuri
che stavolta sarebbero stati sfortunati ed imbecilli come al solito.
“Senza
Wakka, poi…il migliore della squadra…che idioti!!
Si vede che si era stufato
pure lui ihihihi…”,”Figurati se lo scemo
che dice di arrivare da Zanarkand
possa fare tutto da solo!! Avrà fortuna, avrà
tecnica, ma se hanno un portiere
che fa acqua da tutte le parti, cosa vuoi che faccia...??” si
dicevano tra loro
ridacchiando. Così continuavano a gridare il nome del loro
capitano, un
attaccante svelto ed agile, di nome Zazi. Un tipo piuttosto serio e
zitto, ma
quando si trattava di scatti, gare e competizioni, non lo batteva
nessuno.
Forse era addirittura più veloce degli stessi Hypello
[cap.21].
Una
minoranza delle ragazze Guado sembrava simpatizzare per il nuovo
capitano della
squadra avversaria. Certo, volevano una grande vittoria da parte di
quelli di
Zazi, ed anche schiacciante, ma avrebbero voluto anche conoscere
l’altro, o
almeno riceverne un autografo. Forse nascondevano tra loro questa loro
strana ammirazione
o il motivo di essa. Ad alcune interessava perché era
misterioso, poiché non si
sapeva niente o quasi di lui, altre erano curiose per la figura fatta
nelle
altre partite, ad altre ancora piaceva perché lo trovava
piuttosto carino.
Quando il telecronista iniziò a parlare dei Glories, un
boato colse tutti al
volo, e si misero a tifare insieme come un’unica anima.
I tifosi
degli Aurochs non avevano mai occupato così tanti posti
prima d’ora. Iniziavano
ad urlare, a schiamazzare, agitare bandierine, bloccandosi di colpo
appena gli
altri tifosi mostravano la loro superiorità e maggioranza.
Certo, una loro
vittoria non era così probabile, ma contavano ora sulla
nuova carica che
avevano i loro ragazzi.
‘Ecco
a
voi!! Le squadre stanno entrando in campo!!!’ disse il
telecronista al megafono,
seguito poi da un'altra voce, quella del commentatore.
‘Oggi
i
Guado Glories sono davvero in forma!! Farà un altro dei suoi
famosi scatti
Zazi??!’.
‘Yeeeeesss!!
Forse vedremo altre prodezze anche dell’altro
capitano…’ detto questo il
telecronista staccò la linea e si girò verso i
collaboratori, sbattendo almeno
tre volte il pugno chiuso sul tavolo. Subito arrivò un tizio
che corse come un
pazzo a consegnare alcuni fogli alla rinfusa.
‘Bene…Oh!
Sappiamo ora che Tidus è anche un guardiano della nuova
invocatrice…!!’.
La palla
era già al centro dello stadio. Il telecronista si
girò con sguardo fulminante
verso quel tizio, parlando a bassa voce per non farsi sentire in
diretta.
‘Un
Blitzer…guardiano??!! Non solo
siete INCAPACI, ma anche senza CERVELLO!!! Vi farò
licenziare tutti!!!
E…ehm…spero che sia una buona
partita!! Che vinca il migliore!!!’.
La palla
venne lanciata verso l’alto per mezzo di un turbine
artificiale dal fondo al
centro dello stadio dopo il fischio. Le squadre si guardarono in
faccia. “Vi
stracceremo” pensava Yuma, proprio l’amica di Yuna,
che era il portiere dei
Glories. “Speriamo che non ci
massacreranno!!’”pensava invece Datt in attacco.