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Autore: elfin emrys    13/09/2020    4 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Gli Arthur – Capitolo 21

 
-Frederick, per favore, ripeti il calendario dei processi ad alta voce e lentamente, questa volta.
Il ragazzo annuì e riprese il foglio, schiarendosi la voce. Si fermò a ogni fine riga. Arthur lo ringraziò e lo fece risedere; quello gli ridiede la pagina, che il capo si mise accanto, insieme agli altri documenti che aveva redatto durante quella riunione.
Il biondo si rivolse a Merlin.
-Quale altra questione è all’ordine del giorno?
Lo sciamano borbottò un “Ehm…” e si mise a rovistare fra le carte che aveva davanti. Arthur alzò le sopracciglia e attese pazientemente, finché Merlin non esclamò un “Ah!” e lesse.
-Dunque, il prossimo argomento è la locanda agli anteposti.
Il biondo si rivolse a Edith.
-Non abbiamo inviato qualcuno su prima che partissimo?
La donna annuì.
-Oh, sì, certo, e sta facendo ottimi affari, ma è giunto un messaggio piuttosto urgente proprio nella mattinata di ieri: dopo la notizia del tuo grande successo nella Prova della Dea degli Jura, molte più persone sono arrivate ai confini del nostro territorio, volendo entrare per vederti, immagino che siano curiosi. È ovvio ormai che non possiamo tenerli lì in eterno ed è anche evidente che il gruppo che abbiamo inviato per iniziare la locanda necessita una struttura migliore e più grande.
Henry si schiarì la voce e intervenne.
-Il problema è che non abbiamo la possibilità di fare tutto questo. Costruire una locanda abbastanza spaziosa richiederà molto tempo e manodopera, oltre che una grossa quantità di materie prime.
Greta alzò le spalle.
-Abbiamo superato comodamente l’inverno.
Henry la guardò male.
-Sì, ma i magazzini non sono ancora stati nuovamente riempiti.
Greta incrociò le braccia.
-Ma ormai marzo è finito; le piogge si sono dilungate, è vero, ma stiamo avendo un grande incremento di produttività. Grazie all’influenza dei Lamont anche in questo villaggio si sta iniziando ad avere più cura nell’allevamento e grazie a questo potremmo anche comprare meno dalle altre tribù.
-E vale la pena rischiare?
Edward alzò un dito, catturando l’attenzione.
-Sebbene io sia sostanzialmente d’accordo con Henry…
-Grazie, finalmente qualcuno di buon senso.
-Fammi finire. Dicevo, sebbene io sia d’accordo sul fatto che non siamo ancora abbastanza certi dei nostri mezzi, è anche vero che tutte queste persone non sembra abbiano intenzione di andarsene. Gli anteposti sono tanto pieni di ospiti che qualcuno di troppo ha iniziato ad accamparsi senza permesso e, ormai, ci sono tante persone da occupare la strada e rendere difficile il passaggio. Questo potrebbe dar fastidio ai Donald, poiché rallentiamo l’arrivo al loro mercato. Inoltre ci sono troppe poche guardie agli anteposti per controllare tutti i viaggiatori.
Edith annuì e borbottò.
-Già; nella lettera c’era anche scritto che qualcuno ha tentato di passare, nonostante la cosa non fosse autorizzata. Non riescono più a trattenerli. Inoltre, non abbiamo abbastanza guardie per mandarcene altre.
Charles sospirò e, approfittando del momento di silenzio, disse.
-Non credo ci possiamo fare nulla. Inoltre, i Donald ci insegnano che una tale quantità di gente può essere un’enorme fonte di ricchezza. A questo punto ci conviene solo provare a sfruttarla.
Henry esclamò.
-Come è possibile sia così difficile gestirli? Quanti potranno mai essere?
Merlin catturò l’attenzione e spiegò con calma.
-Prima di partire per gli Jura abbiamo visto dal vivo la situazione. Se il numero è aumentato, ci troveremo in breve costretti ad aprire i confini indiscriminatamente.
Henry alzò le mani.
-E dove dovremmo metterli tutti? Non abbiamo lo spazio qui per farli alloggiare.
Frederick aprì le labbra per dire qualcosa, ma quando sentì intervenire di nuovo Greta la richiuse.
-Qualcosa troveremo! Sicuramente dovranno anche mangiare e dovranno spendere e barattare. È davvero un’opportunità che non ci possiamo perdere, soprattutto non per le fisime tue, Henry.
-“Fisime”?!
Frederick alzò la voce, interrompendo quella che stava diventando una sterile litigata.
-Bisogna capire se sono di passaggio o intendono restare. Nel secondo caso, potremmo sfruttarli per continuare la ricostruzione del villaggio, oltre che per allargarlo.
Henry abbassò il tono, ma rispose con aria condiscendente.
-Per continuare a costruire però ci serve il materiale e torniamo così al discorso iniziale. Dove prendiamo tutta la legna necessaria?
Edward allargò le braccia.
-Hai dimenticato che siamo in mezzo a un bosco?
Henry lo imitò.
-E tu hai dimenticato che gli alberi ci servono per protezione e per ricavare cibo e corteccia per la tessitura?
Arthur si schiarì la voce e, immediatamente, tutti smisero di parlare.
-In realtà, anche se non piacerà a Henry, io avrei una possibile soluzione momentanea da proporvi e che mi conduce a quello di cui volevo assolutamente parlarvi. È importante avere la collaborazione di tutti voi e la vostra completa attenzione.
Il capo rimase un attimo in silenzio, poi si fece dare da Merlin un foglio.
-Stamattina, all’alba, è giunto un messaggio dai Donald. Il loro re richiede un incontro personale per delle gravi notizie che non possono che essere discusse faccia a faccia a causa della loro pericolosità. Come sapete, più volte ho viaggiato attraverso i territori delle altre tribù e più volte ho lasciato voi qui a occuparvi del popolo. Vista la situazione attuale, però, non mi sembra idoneo che io parta.
Ci furono dei mormorii di consenso.
-Tuttavia, la richiesta di Donald non può essere respinta o ignorata e, se devo essere totalmente sincero con voi, mi preoccupa grandemente il silenzio dei capi degli altri popoli della foresta. Ora che la bella stagione sta tornando, temo che ci saranno delle ripercussioni, visto che è chiaro che non riconoscono il mio comando. Stando così le cose, credo che una dimostrazione di forza e benessere sia dovuta e che sia necessario stringere definitivamente i rapporti con i popoli a noi amici, cioè gli Jura, i Niall e i Donald.
Ancora mormorii di assenso. Edward unì le mani sul tavolo, sporgendosi un poco.
-A cosa stai pensando?
Arthur li guardò tutti.
-A un invito che di certo non è possibile rifiutare.
 
Il piano di Arthur all’inizio non era stato accolto con favore, ma mano a mano che i frutti stavano iniziando a farsi vedere, anche coloro che erano più restii nel Consiglio si erano dovuti ricredere.
Avevano aperto i confini, anche se limitandosi ai mercanti di materie prime, operai e costruttori, e avevano invitato i regnanti Jura, Donald e Niall a partecipare a una festa che avrebbero tenuto. Lo scopo era, in realtà, semplicemente incontrarli, ma Merlin aveva reso nota una comodissima coincidenza che poteva rendere l’invito qualcosa di forte anche per la popolazione, che avrebbe partecipato più volentieri: il compleanno di Arthur.
Il tempo di inviare la richiesta a tutti i sovrani e di farsi recapitare la conferma sarebbe stato più che abbastanza per avviare i preparativi e, inoltre, mancava ancora tempo al quindici, cioè quando sarebbero iniziate le celebrazioni, culminanti il venti, il giorno dell’effettiva nascita di Arthur.
Nonostante questo, però, sembrava che tutti fossero entrati nel panico; la popolazione aveva lavorato doppiamente per riuscire a vendere qualcosa a chi sarebbe giunto in visita e per mettere su un insieme di spettacoli ed eventi che avrebbero coinvolto l’intero territorio, dal villaggio che era di Grant sorpassando il lago fino ai Lamont.
Merlin si era occupato per quasi una settimana dei preparativi lì, insieme a Michael, Liam, William e Lenore, la quale aveva tirato fuori una marea di idee originali, alcune delle quali praticabili. Arthur lo aveva raggiunto solo gli ultimi tre giorni, per poi tornare insieme al villaggio centrale, lasciando il Consiglio dei Lamont e Harry a lavorare. In realtà, avevano notato nel villaggio molti più ex-Grant di quanti si aspettassero e capo e sciamano erano ben felici di poter dire che l’unione fra le due tribù era ormai ben avviata.
Una volta tornati entrambi, avevano scoperto che tutti i re e le regine invitati avevano confermato la loro presenza e che i Niall sarebbero arrivati la sera del giorno prima dell’inizio della festa, mentre Donald e Jura il giorno stesso e si erano rimessi immediatamente a lavoro.
In quel momento, Merlin in particolare era in infermeria e curare un uomo che si era schiacciato il dito con un martello – fortunatamente non c’erano stati incidenti importanti – mentre Frederick era occupato a ordinare dei sassi colorati su uno schema.
Arthur spalancò la tenda, quasi correndo all’interno, mentre guardava l’uomo infortunato uscire con dei profondi inchini. Il capo alzò un sopracciglio, perplesso, poiché era da quando era tornato che il popolo pareva molto più rispettoso di un tempo. Scosse la testa e fece cenno a Merlin, parlando molto rapidamente.
-Hai finito con gli incidenti?
-Sì.
-Perfetto, allora ho una meravigliosa lista di cose da fare. Sai come stiamo messi con i formaggi?
-Se ne sta occupando Charles, vanno alla grande.
-Le tessitrici mi avevano cercato per sapere qualcosa sugli arazzi.
-Me ne sono occupato io.
-Sono venuti quei teatranti che c’erano stati a Natale, vogliono prendere parte alla celebrazione.
-Li ho già sistemati nei loro alloggi.
-Ma hai trovato dove inserirli negli spettacoli?
-Sì.
-I turni delle guardie?
-Frederick in questo momento.
-Le tende per i Donald avevano bisogno di…
-Fatto.
-I festoni?
-Fatto.
-Il controllo dei magazzini?
-Fatto ed ecco qui la lista.
Arthur rise e gli corse incontro, quasi strappandogli il foglio dalle mani. Perse un secondo per chinarsi e baciarlo.
-Ti amo.
Ed era già ricorso via, mentre Merlin era rimasto immobile a sentire quelle parole, pietrificato. Delle lacrime gli salirono agli occhi e il moro si guardò intorno, incontrando il lieve sorriso di Frederick.
L’aveva detto davvero.
Era tutta la vita che aspettava quelle parole. Tutta la sua lunghissima, dannatissima vita.
Si portò le dita alle labbra, sentendo un sapore nuovo.
Ti amo”.
Improvvisamente, il suo corpo parve pesare meno.
Delle grida lo riscossero e vide Betty entrare di filato, urlando.
-Stanno piovendo fiori! Fiori ovunque! Merlin, sei stato tu?
Lo sciamano si guardò intorno spaesato.
Frederick trattenne a stento una risata.
 
Arthur entrò dentro la stanza, stiracchiandosi. Mormorò.
-Non ci posso credere che oggi non devo fare il turno di notte con le guardie.
Si tolse la maglia, buttandola indietro senza guardare. Merlin si schiarì la gola e il re alzò gli occhi al cielo.
-Non potremo tornare a quando eri il mio servitore e pulivi tutto quello che lasciavo dietro di me?
-Mh, i bei tempi in cui non avevo neanche un giorno libero.
-Ah! E io che credevo che duemila anni di giorni liberi fossero abbastanza.
Merlin sbuffò e si alzò da dov’era, presa la maglia di Arthur e la piegò perfettamente, prima di metterla sopra al mobile adatto. Borbottò, abbastanza ad alta voce da essere sentito dal biondo.
-E pensa, sei proprio tornato quando stavi quasi per iniziare a mancarmi.
-Quasi, dici, mh?
Arthur cinse i suoi fianchi da dietro e Merlin si rigirò, sorridendo. Portò le mani sulle sue guance e posò un breve bacio sulle sue labbra, poi gli alzò il mento, controllando il segno sul collo.
Il re chiese.
-Come è messo?
-Mh. Si vede ancora bene, mi sembra solo di poco più leggero. Di questo passo credo che scomparirà a maggio.
Lo sguardo di Merlin scese lungo la gola fino al petto e si soffermò sul pendaglio che aveva regalato al biondo tempo prima. Lo accarezzò con la punta delle dita.
-Non lo avevi indosso durante la Prova della Dea nel tuo racconto.
-Evidentemente dovevo arrivare privo di qualunque accessorio. Denudato nel vero senso della parola. Ma mi è mancato averlo, devo ammetterlo.
Merlin arrossì un poco, felice di quell’ultima specifica. Arthur abbassò il mento e mormorò.
-Sai, oggi credo di essermi ricordato un altro pezzo. Mi pare di aver ricevuto un avvertimento, ma non riesco a capire quale fosse.
Il mago si irrigidì.
-Sarà sul possibile nemico del quale ci ha avvisato Freya?
-Non ne ho idea. Ma non mi sembra.
-Visto ciò che sta accadendo, pensi sia possibile che il pericolo derivi solo dagli altri sovrani?
-Non abbiamo abbastanza segnali per saperlo, ma, per ora, mi pare sensato e probabile.
Merlin annuì, i suoi occhi andavano da una parte all’altra del petto e del collo di Arthur senza vedere nulla sul serio, alla ricerca di un pensiero che avesse senso, alla ricerca di un indizio.
Il biondo esalò un sospiro e gettò un’occhiata al tappeto dove Merlin era seduto quando era entrato.
-Cosa stavi facendo?
-I Donald porteranno con sé uno dei maghi che mi avevano inviato tempo fa. Ho mandato un messaggio a Lenore, che vuole assolutamente esserci. Stavo preparando qualcosina per loro due, un qualche semplice incantesimo che li farà sentire partecipi della festa senza rischio.
Le spalle di Arthur si alzarono in una risata bassa e, quando Merlin gli chiese cosa ci fosse di divertente, spiegò.
-Lenore mi ha fatto raccontare la Prova della Dea ancora e ancora, a lei a tutti gli altri bambini. Temo che non sia finita qui.
Merlin ridacchiò, pensando a tutti gli incantesimi che aveva fatto i giorni passati per accompagnare la narrazione di Arthur e far divertire i più piccoli. Anche molti mercanti, giunti dagli anteposti, erano rimasti stupefatti e uno di loro non aveva fatto altro che appuntarsi tutto su un quaderno, dicendo che era prima di tutto un viaggiatore e che raccoglieva storie. Era un uomo curioso e Merlin era stato l’unico nel villaggio a riconoscere l’accento; doveva essere tedesco o danese e infatti l’uomo aveva detto di essere arrivato fin lì attraverso i porti della Città Vecchia dal continente. Henry ci aveva chiacchierato a lungo e, in generale, nessuna delle persone che avevano fatto passare aveva creato problemi, né si era lamentato del vitto o dell’alloggio.
Merlin sussultò quando percepì le mani di Arthur scendere sotto i suoi fianchi, rendendo ben note le sue intenzioni. Il mago rise piano e iniziò a tempestare di baci la mandibola del biondo. Mormorò.
-Mi sorprende tu sia abbastanza sveglio da fare qualsiasi cosa.
Il re sorrise un poco e strinse le mani sulle natiche del moro.
-Non ti nascondo che sto morendo di sonno, ma sono così tanti giorni che riusciamo a stento a combinare qualcosa in quei rarissimi momenti in cui siamo soli. E dobbiamo anche essere estremamente rapidi.
-Già. Non so le tue, ma le mie di ginocchia richiedono una pausa. Inoltre...
Merlin strofinò piano le mani sulle scapole del compagno.
-Inoltre mi sembra che qualcuno qui abbia della tensione da scaricare.
Arthur ridacchiò e annuì, poi si mise col viso sul collo dell'altro, inspirando. Parlò piano.
-Io me la sento di intraprendere ancora un’ultima attività prima di andare a dormire. Tu?
Merlin mormorò un “Sì”, prima di sfilarsi la maglia e permettere ad Arthur di sollevarlo per portarlo fino al loro giaciglio.
Il moro si lasciò togliere i calzoni e finì di spogliare il compagno; i due si baciarono ancora lentamente, poi il re portò due dita alle labbra di Merlin, il quale le aprì.
Il mago socchiuse gli occhi. Il sangue gli scorreva rapidamente nelle vene e il cuore sembrava scoppiare in petto, ma non solo per il piacere che Arthur gli stava dando. Non poteva dimenticare quello che era successo quel pomeriggio, le parole che il biondo gli aveva finalmente rivolto, per quanto di sfuggita.
Quando avevano iniziato la loro relazione, Merlin aveva ripetuto spesso quella frase, ma non sentendo risposta aveva in fretta deciso di attendere; gli faceva troppo male quel silenzio successivo, alimentava le sue insicurezze, gli faceva pensare che si era fidato troppo in fretta, preso com’era dal desiderio di avere quello che non aveva mai avuto, di sentire finalmente quell’affetto che aveva sognato così a lungo. Si era detto di aspettare, che Arthur non lo avrebbe mai neanche sfiorato se non lo avesse desiderato davvero, che doveva continuare a dargli fiducia, anche quando le settimane erano diventate mesi. Il re gli aveva dimostrato molto dal loro primo bacio, tuttavia non gli aveva mai rivolto quelle parole fino a quel giorno.
Il moro si aggrappò alle spalle del re, sospirando nel sentire che lo stava preparando. Accarezzò quei capelli dorati e sperò che l’altro non notasse quanto fosse già arrossato e sudato.
Merlin aprì gli occhi, deglutendo, e guardò altrove. Gemette e si ripromise di farlo, di riprovare, si disse che avrebbe sopportato anche un ulteriore silenzio e si preparò a baciare l’altro per scusare la mancata risposta, nel caso.
Qualcosa, nel petto, gli premeva tanto da far male. Credeva che sarebbe potuto anche svenire.
Al tre, pensò.
Uno… Due…
-Ti amo.
Arthur sussurrò quelle parole contro la sua guancia e Merlin lasciò che un morbido gemito gli sfuggisse dalle labbra; prese il viso del compagno fra le mani.
-Ripetilo.
-Ti amo.
-Ancora.
-Ehm... Ti amo.
-Davvero?
Il biondo sorrise teneramente e baciò gli zigomi di Merlin.
-Davvero.
Le labbra del moro si piegarono in un sorriso enorme, tanto grande che il re pensò dovesse fare male, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Merlin iniziò a baciarlo con fretta e passione, disordinatamente, e fra un bacio e l’altro, in mezzo al pianto, si potevano udire delle parole strascicate.
-Anche… Anche io ti amo… Anche io…
Arthur tentò di asciugargli le guance, ma non ci riuscì e lasciò scorrere le mani sulle sue spalle, poi sulla sua schiena nuda. Si spinse in avanti, accompagnando la caduta dell’altro fra le coperte, e bloccò i polsi del moro ai lati della sua testa.
Lasciò cadere lo sguardo sulle sue labbra tremanti, poi sulle sue guance paonazze, nei suoi occhi bagnati. Si sentì male e si chiese perché non era riuscito a dirglielo fino a quel momento, cosa era cambiato rispetto a quando non avevano ancora incontrato gli Jura.
-Mi… Mi dispiace di non avertelo detto prima?
Merlin gli sorrise – e, di nuovo, quel sorriso era così immensamente largo che era impossibile potesse essere contenuto in un volto così ovale e altrettanto che non sembrasse fuori luogo, ma bellissimo ed esattamente dove doveva stare.
-È una domanda?
Arthur scosse la testa.
-No, è solo che pensavo che te lo avrei detto in un momento diverso, non mentre mi stavi aiutando a organizzare una celebrazione.
Il mago prese un respiro profondo.
-Non fa niente. Va bene così, è stato perfetto.
Arthur lasciò andare la fronte sopra la sua e aprì le labbra per unirle a quelle dell’altro; Merlin mugolò, aprendo un poco le gambe per far sistemare il bacino del biondo.
Il mago si era chiesto, ogni tanto, se la ragione per cui Arthur non riusciva a fare a meno di avere un contatto fisico con lui fosse perché era l’unica cosa che gli era rimasta. Il pensiero gli era nato molto tempo prima ed era uscito allo scoperto solo ad Asgol Ewchradd; gli faceva un po’ male al cuore, però si era trovato quasi ad accettare quella eventualità, voleva chiudere gli occhi e lasciarsi felice, almeno quando gli dormiva vicino, quando lo baciava o quando l’altro chiedeva se gli potesse togliere i vestiti, come se Merlin potesse mai desiderare di dirgli di no.
Ora, invece, non aveva più alcun dubbio.
Era ciò che aveva sempre desiderato. Ciò che aveva sempre, sempre voluto per sé. E gli sembrava impossibile averlo in quel momento, così spontaneo, così completo.
Arthur morse il suo labbro inferiore, senza fargli male, poi aprì gli occhi, sorridendogli. Iniziò a scendere, lasciando una scia di baci lungo il corpo esile del mago, finché non si ritrovò fra le sue cosce.
Arthur alzò il viso e attese; quando il moro annuì col capo, ghignò prima di riabbassarsi.
Merlin lasciò andare la testa all’indietro, gemendo forte.
 
Arthur finì di guardarsi allo specchio. Sapeva che a breve sarebbero arrivati i loro primi ospiti importanti, i Niall, e voleva farsi trovare al meglio. Gli abiti che lui e Merlin avrebbero indossato erano nuovi, dall’ottima manifattura; chi li aveva creati aveva preso ispirazione dai vestiti che andavano di moda prima della guerra e, infatti, vi erano quelle “cosette metalliche” di cui Arthur non ricordava ancora il nome.
Si girò a guardare Merlin, il quale si stava infilando il sopra del completo, una specie di maglia scura che doveva risultare molto aderente ed elegante. Lo udì borbottare qualcosa contro gli abiti maschili dell’era passata e lo vide mentre si passava una mano fra i capelli, guardava in alto e sbuffava.
Merlin lo guardò, girandosi, mostrando la schiena nuda a metà.
-Mi puoi sistemare la zip?
Ah, era così che si chiamavano le “cosette”.
-Certo...
Il biondo si avvicinò e prese la lampo, tirandola. Il mago aveva sempre avuto una schiena piuttosto forte; un tempo, Arthur aveva pensato fosse la parte su cui l’altro avrebbe dovuto puntare per far colpo con qualche fanciulla. Non immaginava certo che ci sarebbe cascato lui stesso.
Merlin alzò un sopracciglio.
-Intendevo su, Arthur.
-Mh? Oh, beh, ovvio, l’avevo capito.
-Sì, naturalmente.
Il moro si guardò allo specchio, fece il giro: era tutto in ordine.
Il capo si schiarì la voce.
-Andiamo?
-Sì, un attimo solo.
L’altro si rivolse di nuovo al re, appianandogli un paio di pieghe e osservando il tutto con occhio critico. Parve soddisfatto e annuì, con aria sicura.
-Andiamo.
I due uscirono dalla loro stanza e iniziarono ad andare verso l’entrata della tenda centrale, nella sala col trono. Avevano fatto aggiungere accanto a esso un’altra sedia, che Merlin aveva insistito fosse un po’ più piccola, per il mago.
L’area era gremita di persone e il Consiglio era posizionato ai lati dei due seggi, un po’ più avanti, in formazione. Arthur sorrise notando che si erano tutti messi il vestito buono; persino Garnette, in braccio a Edward, aveva un abitino semplice, ma molto bello, evidentemente cucito per l'occasione. Merlin, il giorno prima, aveva anche dovuto fare da barbiere al popolo, aiutandosi in segreto con un po' di magia. A quanto pareva, con Grant era capitato molto poco di avere ospiti e l'idea che dei sovrani stranieri venissero a visitare il villaggio aveva reso tutti ansiosi di fare una buona impressione.
Frederick si mise un dito lungo il collo della maglia, allargandolo, e Greta chiese qualcosa a Charles, sistemandosi i capelli. Edith si rivolse con il pollice alzato e un sorriso enorme a Merlin e Arthur, i quali le rivolsero un educato cenno del capo, ma nulla di più, poiché udirono il corno dei Niall annunciare il loro ingresso nella città.
Capo e sciamano rimasero in piedi a osservare, mentre il popolo che era riuscito a entrare nella tenda attendeva in religioso silenzio. Sentivano i festeggiamenti degli altri all'esterno che si facevano sempre più rumorosi e, alla fine, due guardie allargarono la stoffa per far entrare il drappello.
Nicholas e Theodora fecero il loro ingresso e si presentarono a metà sala.
Il re Niall esclamò.
-Avete chiamato e abbiamo risposto.
La regina continuò.
-Siamo onorati di essere stati invitati a una celebrazione tanto importante.
Arthur annuì.
-E noi lo siamo del vostro arrivo. I nostri due popoli non si erano mai incontrati prima d'ora in tali felici circostanze; che questo evento sia il simbolo di un'amicizia duratura.
I due ospiti sorrisero e capo e sciamano scesero dal piedistallo per tendere la mano ai due Niall. Nel momento in cui i loro palmi si strinsero, il popolo iniziò ad applaudire.

Note di Elfin
Tan tan taaaaan. Allora, so che molti di voi credevano che il vero "Ti amo" fra Arthur e Merlin sarebbe avvenuto più avanti, ma, come vedete, no. Credo che la sensazione sia dovuta alla cosa che vi ho detto tempo fa, cioè che ho scambiato quasi all'ultimo gli Jura e un'altra tribù di posizione (quindi, col ritmo originario, effettivamente sarebbe avvenuto fra il numero di capitoli che dite voi). Mi spiace, spero non vi sembri affrettato :( Un'altra cosa è che la maggior parte dei pezzi del "Ti amo" era già stata scritta secoli fa e ci stanno un paio di punti che mi ricordo di aver pensato di anticipare come pensieri in particolare ai Donald. Ora, ho dato una rilettura e non mi pare io abbia alla fine fatto questa cosa, ma se qualcuno di voi ha dei ricordi di qualcosa mi dica, che mi ci concentro di più.
Un'altra sorpresa è che, a quanto pare, accadrà qualcosa di decente durante il periodo de "Gli Arthur", quindi la parte che normalmente è stata di passaggio fra una tribù e l'altra! Rivedremo Nicholas e Theodora, Donald e Delilah, Judith... Insomma, sarà curioso vederli tutti insieme, non trovate? :3
Per gli extra della Prova della Dea, vi avviso che ne ho messi già due su instagram, qui UNO e DUE. Non li sto mettendo in ordine, bensì sto iniziando dai più lunghi fino ai più brevi. Prestissimo avrete anche il terzo.
Ringrazio tantissimo chi ha recensito lo scorso capitolo, ossia dreamlikeview, lilyy e royal_donkey. Spero di non avervi deluso con questa domenica ;)
Kiss

 

   
 
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