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Autore: SkyDream    14/09/2020    1 recensioni
Al ritorno dal suo allenamento di un anno, Natsu trova Crocus completamente rasa al suolo a causa della guerra scatenata da Akio e la Fairy Tail sciolta per volere di Makarov.
Deciso a mettere fine allo scempio causato da Akio, un folle precedentemente membro di Phantom Lord, si mette in viaggio per riunire tutti i membri della sua gilda. Ma parecchie strade si incroceranno rendendo il tutto poco semplice.
Lucy, Lluvia e Wendy, per prime, riprenderanno contatto con il loro passato.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2: The sound of a heartbeat

Joan si sedette sul davanzale della finestra, le gambe ciondolavano mentre i calzini sfregavano sul muro sottostante.
«Dovresti metterti un paio di ciabatte, Joan, o finirai per prenderti un malanno!» esclamò Akio mentre fumava la pipa davanti al camino.
Al suo fianco una ragazza dai capelli castani, raccolti in una morbida treccia laterale, lucidava il suo fucile ultimo modello come se stesse coccolando un micio.
«Non ho freddo.» rispose secco Joan senza staccare gli occhi dalla finestra. La loro villa sopra Magnolia era ampia e calda, ma non poteva far altro che pensare alla distruzione che aleggiava qualche chilometro sotto di loro.
Se a Crocus qualche casa era rimasta in piedi, qualche mattone ancora dritto e sostenuto dalla neve, Magnolia era ormai un cumulo di polvere.
Non vi era una singola pietra impilata e i cittadini, quelli sopravvissuti alla strage, avevano cercato rifugio negli altri regni di Fiore.
«Quanto ancora andrà avanti questa storia, Akio?» chiese il ragazzino volgendo, finalmente, lo sguardo al più grande.
«Fino a quando non lo riterrò necessario, fratellino. Ora metti il pigiama e vai a dormire, questa notte si prospetta più tranquille delle precedenti. Pare che nessuno ci verrà a disturbare».
Joan, riluttante, scese dalla finestra e andò verso il corridoio, senza trattenere un risolino amaro.
«Chi vuoi che ci disturbi? Hai ucciso tutti!» esclamò tagliente mentre girava, per l’ultima volta, gli occhi in direzione dell’altro.
Joan, sotto l’occhio sinistro, aveva tre piccole cicatrici bianche. Akio aveva voluto sigillare il loro legame così, con le cicatrici.
Nessun marchio colorato o scintillante; nessun amuleto della fortuna o una bandana in fronte.
Le cicatrici. Avevano sancito il loro legame col sangue.
«Oh, Joan, non fare lo sciocco. Vuoi provare ad usare la Quintessenza con me?» chiese retorico Akio, mentre faceva scivolare via la pipa dalla bocca.
 
***
Lucy aveva finito il pane davvero in fretta, si sentiva decisamente meglio e, con un sospiro contento, si era poggiata al muro pronta a finire il racconto che stava riservando a Natsu.
«Hai detto che Fairy Tail si è sciolta?» chiese ancora Natsu, non molto convinto di quella versione dei fatti.
«Sì, Makarov ha detto che era giunto il momento che ognuno di noi prendesse la propria strada e, onestamente, credo che tu sia l’ultimo che può dire di non averla già presa di testa propria.» gli fece notare Lucy senza reprimere quella nota di amarezza che provava sempre quando ripensava a quel biglietto con cui lui l’aveva mollata a Magnolia, un anno prima.
«Comunque,» continuò lei sospirando,«dopo lo scioglimento di Fairy Tail ho trovato lavoro qui a Crocus come scrittrice per il Sorcerer, ho cercato di mandare delle lettere ad alcuni dei membri della gilda dopo aver scoperto dove si trovavano, ma non ho ricevuto mai risposta. Qualche mese fa si è saputo che le linee postali sono state bloccate, sotto minaccia, e poi sono cominciati gli attacchi intimidatori».
Natsu uscì dalla giacca un foglio di carta ripiegato, lo aprì e lo mostrò a Lucy. La ragazza ne rimase sorpresa.
«Credo sia stato uno dei miei ultimi articoli.» spiegò mentre lo rileggeva e, inevitabilmente, faceva scorrere il suo sguardo tra le righe e la foto che la ritraeva ancora sorridente.
«Lucy, ma cos’altro ti è successo?» chiese Happy avvicinandosi, ancora con la sua lisca di pesce nella bocca.
Il vento, all’esterno, infuriava sempre più forte lasciando presagire l’ennesima amara nevicata.
«Fairy Tail era stata sciolta, tu e Natsu eravate andati via, non avevo più la mia casa a Magnolia, mio padre era ormai morto. Ero rimasta sola, così quando il Sorcerer ha chiuso a causa della guerra, sono andata in ospedale ad aiutare come potevo, ho venduto tutto quello che avevo e ho donato tutti i mobili, i vestiti e i beni all’ospedale, dove la gente ne aveva davvero bisogno».
Seguì un intenso momento di silenzio, carico di domande e, soprattutto, del dubbio più grande che tartassava la mente dei tre.
«Lucy, perchè non hai usato i tuoi Spiriti per combattere contro questo Akio?» chiese Natsu con una punta di stizza. Era davvero assurdo tutto quello che era successo in sua assenza.
«Perché non sono più una maga, Natsu, ho smesso con la magia».
“Ho smesso con la magia”, pensò Lucy tra sé e sé, “Come se fosse una droga o qualche sorta di dipendenza”.
«Che cosa hai fatto tu?!» esclamò Natsu scattando sulle ginocchia e afferrandola per le spalle. La guardava come se non avesse più la sua amica di fronte, la studiò con lo sguardo per assicurarsi che fosse proprio lei.
«Natsu, dopo aver perso Acquarius perché ha voluto proteggermi, non me la sono più sentita di mettere a repentaglio anche gli altri Spiriti. Avrei voluto imparare qualche altra magia, ma mi sembrava di tradirli. So che non mi giustifica, ma ero sola e senza nessuno al mio fianco, ho preferito dare il mio aiuto agli ammalati, ai feriti e soprattutto a-». Il vento sembrò soffiare più forte, Lucy si aggrovigliò nella coperta come se avesse potuto nascondere il suo dolore dietro di essa. Una scossa di freddo le attraversò la schiena.
Happy si avvicinò come a coccolarla, ricevendo solo una distratta carezza sul capo spelacchiato.
«Chi hai aiutato?» chiese il piccolo gatto guardandola in viso.
«Natsu.» rispose semplicemente, mordendosi le labbra. Gli altri due rimasero sorpresi ed il chiamato in causa scosse la testa come per negare le sue parole.
«Lucy, io e te non ci vediamo da un anno.» fece notare il mago provocando una risatina isterica all’altra. A volte era proprio ottuso.
«Non tu!»specificò Lucy imponendosi di smettere di tremare. «Quando sono andata all’ospedale ho conosciuto un bambino, non aveva nemmeno due anni ed era stato trovato per strada, senza genitori, nessuno sapeva come si chiamasse, così l’ho chiamato Natsu».
Lucy sollevò gli occhi in direzione del suo amico, cercando con disperazione i suoi. Aveva sognato così tante volte di rivederlo e di abbracciarlo.
«L’ho chiamato come te con l’augurio che fosse forte, che potesse avere lo spirito di un drago del fuoco. I capelli rossi lasciavano presagire bene, sai?».
Lucy lo vedeva ancora, quel piccolo bambino dalla testolina del colore delle fiamme, mentre si spegneva abbracciato a lei. Con gli occhi contornati di nero che la guardavano, bisognosi di amore.
Era piccolo, si era rifiutato di mangiare e chiedeva solo della sua mamma. Un bambino di poco più di un anno si era lasciato morire circondato solo dal profumo e dall’affetto di Lucy. Aggrappato al suo seno dove per tanti notti aveva riposato cercando serenità nei sogni, cullato dal battito del cuore e dalla voce melodiosa della ragazza.
Quando la maga finì di raccontare la storia, con la voce spezzata, Natsu le afferrò un gomito tirandola verso di sé e circondandola in un abbraccio.
La strinse più che potè, sentendo le lacrime premere contro le palpebre.
Il destino inesorabile della guerra, quello di distruggere ogni cosa che ancora respira.
«Vendicheremo quel bambino, Lucy, e faremo vedere ad Akio cosa succede a commettere certe atrocità!».
 
La notte tornò, spaventosa e fredda come lo era ormai da un mese, Lucy scivolò sotto le coperte e lasciò che Happy e Natsu la raggiungessero.
Il piccolo gattino si addormentò ai loro piedi.
Il fuoco magico continuava a scoppiettare alle loro spalle, scaldando quella camera come non succedeva da ormai troppo tempo.
Natsu, steso al suo fianco con la sciarpa al collo e le braccia sotto la testa, non riuscì a darle subito la buonanotte.
«Non pensavo che sarebbe potuto succedere tutto questo in mia assenza.» ammise d’un tratto, aspettando una risposta che tardò ad arrivare.
«Il pensare è sempre stato un tuo problema, Natsu, ma devo ammettere che a volte ha portato anche cose positive. D’altronde, se sono entrata alla Fairy Tail è stato perché tu mi hai trascinata senza pensarci» rispose Lucy con una punta di gioia nella voce, sperava davvero che potesse riformarsi la gilda. Sarebbe stato il punto di inizio per una nuova vita. Di nuovo.
«Quando ci siamo incontrati ne parlavi con lo spirito giusto, allegra come è sempre stata la gilda. Non riesco a capire perché Ojīchan abbia preso una scelta simile, e perché nessuno abbia fatto nulla.» la voce di Natsu era carica di delusione e tristezza, sapere che la sua famiglia non lo aspettava, chiassosa come sempre, lo feriva nel profondo.
«Forse perché era arrivato il momento per tutti di crescere da soli, sarebbe potuta andare bene se Akio non avesse deciso di sterminare la città.» rispose sottovoce la ragazza lanciando una sguardo dolce al suo amico. «Ma riusciremo a far tornare le cose com’erano prima, davvero».
Natsu sembrava davvero triste e Lucy fu tentata di carezzargli una guancia per rassicurarlo. Gli sorrise.
«Cosa faremo domani?» chiese lei sapendo che qualcosa sarebbe uscita da quella testa bollente.
«Che domande, andremo a recuperare i ragazzi e poi cercheremo Akio per suonargliele di santa ragione. Devo assolutamente mostrargli il mio nuovo attacco segreto.» spiegò l’altro allungando le labbra in un piccolo sorriso. Era tutto quello che riusciva a fare in quel momento: sperare. Sperare con tutto se stesso.
Lucy in un certo senso si scoprì ad invidiarlo. Come poteva riuscire ad essere speranzoso e ottimista anche in un contesto disastrato come quello?
Smise di farsi domande e si rannicchiò di più al suo petto per riposarsi. Sentire quel calore, quel profumo e il suo battito energico e regolare, la fece tornare con la mente nella sua casa a Magnolia, alle notti tiepide passate a dormire fianco a fianco.
«Lucy?» sussurrò lui sperando che ancora non dormisse.
«Che c’è?».
«Troveremo una soluzione per le tue mani, potrai tornare a scrivere, ma solo ad una condizione…» rispose senza alzare la voce.
«Ovvero?».
«Dovrai impugnare anche le tue chiavi Stellari».
 
***
«Akio, sei preoccupato per Joan?» chiese la ragazza dalla lunga treccia mentre finiva di ripulire il suo fucile.
«No, è solo un bambino scapestrato che deve ancora crescere. Presto capirà l’importanza delle mie azioni e mi sarà grato per avergli dato un tetto sulla testa, con tutto il male che c’è nel mondo.» rispose l’altro poggiando la pipa sul comodino e alzandosi in piedi per tornare in camera.
«Credo che tu sia stato davvero geniale, Akio, nel riuscire ad attaccare così la città di Crocus e Magnolia.» si congratulò la maga, sorridendo felice con le lentiggini che riflettevano sulle sue guance ambrate.
«Grazie, Cinny, adesso vado a riposarmi un po’. Vedi di essere pronta per domani, il Consiglio è troppo disorganizzato e debole per poter prevedere un attacco di questa gittata». Il mago si ripulì le unghie sulla camicia e si incamminò verso il corridoio.
«Buonanotte, mio Signore! Seguirò le sue direttive ed andrò subito a dormire!» disse l’altra sollevandosi dal divano su cui era seduta e facendo oscillare il pomposo vestito di tulle rosa.
Cinny era finita in quella casa pochi anni prima, non ricordava nemmeno come. Aveva l’impressione di aver passato la vita ad amare Akio senza nemmeno conoscerlo, e a giudicare dal suo aspetto e dal suo modo di fare, era certa che chiunque potesse rimanerne affascinata.
Aveva portato fin da subito rispetto e riverenza verso quella figura così eterea, avrebbe dato la vita e sterminato l’intero pianeta, solo per vederlo sorridere soddisfatto di lei.
Lisciò l’ultima volta il calcio del suo fucile e poi, saltellando felice, tornò nella sua camera.

 
   
 
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