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Autore: _Zaelit_    17/09/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Con il passare delle settimane, Rain iniziò a sentirsi sempre meglio. Zack e gli altri la invitavano spesso a uscire o a fare loro compagnia, magari per un giro in città o un allenamento in palestra. Tutto il suo gruppo di amici si mobilitò per impedire che si sentisse sola e persino Jadin, anche se tremendamente occupata in laboratorio, venne presto a sapere della sua perdita e si scusò per non aver detto nulla la prima volta che l'aveva rivista dopo il suo ritorno da Darefall.
Persino Cloud, il più timido e riservato del gruppo, cercò in tutti i modi di farla sentire a suo agio e di distrarla. A volte aveva persino deciso di allenarsi con lui e insegnargli qualche trucchetto ma era presto rimasta sbalordita dalla verità: il giovane guerriero era già incredibilmente forte, troppo per essere un semplice fante. Rainiel gli propose di sottoporsi agli esami per entrare a fare parte di SOLDIER, dato che quello era anche il suo sogno, ma Cloud sembrava ancora un po' restio all'idea.
Parlando di allenamenti, poi, i suoi andavano a gonfie vele. Aveva ricominciato ad addestrarsi con Sephiroth tutti i pomeriggi: il Generale era certamente un uomo alquanto occupato ma, chissà come mail riusciva sempre a trovare un po' di spazio tra i suoi impegni per raggiungere Rain al simulatore. Più volte l'aveva visitata anche in camera, anche se ciò capitava molto più di rado, e una volta erano persino tornati all'Ace of Spades insieme. Non si trattava di un incontro con un fine diverso da una normale chiacchierata da colleghi, e Sephiroth qui le rivelò per la prima volta di essere interessato a raccomandarla per la prima classe di SOLDIER.
Da un lato, Rainiel avrebbe voluto fare salti di gioia, ma dall'altra il suo entusiasmo era smorzato dalla consapevolezza di cosa accadesse davvero alla Shinra, di tutti quegli esperimenti e quelle torture. Valeva davvero la pena continuare a essere una SOLDIER? Probabilmente sì, perché a Rainiel non rimaneva altro che quel lavoro da quando aveva perso la sua casa e la sua famiglia, e non aveva comunque nessuna intenzione di fare ritorno a Darefall, almeno non tanto presto. Prese allora una decisione: avrebbe continuato a fare parte di quella divisione finché non avesse sconfitto tutte le copie R rimaste a piede libero, dopodiché avrebbe valutato la situazione e scelto definitivamente cosa fare della propria vita. Per ora non le dispiaceva rafforzarsi e tenersi in forma.
Cosa ancora più importante, realizzò di iniziare a controllare un po' meglio il suo strano quanto unico potere. Non era una Cetra, ma era innegabile che avesse un forte collegamento alla natura, questo grazie al DNA di Yoshua che le aveva dato la vita. Sentiva una strana energia scorrere in sé e questo la spaventava, ma Sephiroth la insegnò a controllare anche la sua mente in maniera tale da non cadere preda di attacchi di panico come quello che aveva posto fine alla battaglia contro il mostro di mako sulla montagna di Darefall. Così facendo, un giorno, riuscì a far sbocciare un fiore che stava oramai per appassire, o per fare zampillare dell'acqua di un laghetto nei bassifondi. Un ramo, un giorno, si allungò verso di lei mentre si concentrava e una foglia crebbe sulla sua punta. Erano piccole prove, minuscoli passi, di un grande e importante cammino che significava molto per lei. L'unico modo che aveva per redimersi dalle sue colpe, pensava, era quello di sfruttare il suo dono per dare del bene e di non essere egoista.
E questa idea, giorno dopo giorno, riaccese la fiamma più importante che bruciasse all'interno della sua anima, ultimamente un po' troppo flebile: la speranza. Rainiel era sulla via di una sana guarigione spirituale ed emotiva.

Gli addestramenti avevano un ruolo cruciale in tutto ciò. Ci stava mettendo anima e corpo e, un giorno, arrivò di nuovo il momento di sfidare un nemico al simulatore. Sephiroth aveva preparato un'ardua sfida per lei, simile a quella che aveva affrontato poco prima di essere accettata nei SOLDIER e affidata a Genesis come sua allieva, anche se per pochissimo tempo.
Aveva già iniziato da qualche minuto ma era già ricoperta di sudore e il fiatone le stava piegando in due. Lo spallaccio le era caduto chissà dove e grandi graffi le coprivano le braccia, ma non la preoccupavano, dopotutto sarebbero presto guariti.
Un'enorme macchina da guerra con braccia meccaniche dotate di lame rotanti era proprio davanti a lei e si muoveva minacciosa in sua direzione. Il nemico sembrava il frutto della fantasia terrorizzata di un bambino, dotato anche di grandi occhi arancioni, o per meglio dire scanner, che si occupavano di localizzarla a ogni sua nuova mossa. Trovare un angolo cieco era stato quasi impossibile, ma pian piano stava facendo progressi.
Lo aveva pugnalato in un lato scoperto, una giuntura tra la lama e il braccio robotico, non protetto dal rivestimento in metallo e dove quindi non vi erano altro che grossi fili molto vulnerabili.
Da uno di essi ormai usciva una densa nuvola vaporosa bianca e la lama stava roteando in maniera sempre più lenta.
Rainiel sorrise nel vedere che i suoi movimenti erano molto più imprecisi, perché aveva anche danneggiato uno degli scanner sul suo volto grigio.
«Fatti sotto!» gridò per darsi la carica, aspettando che le ruote cingolate del nemico lo facessero strisciare velocemente in sua direzione, ma non appena fu abbastanza vicino balzò sul braccio danneggiato con un'azione degna d'un felino, arrampicandosi in fretta sulla spalla e aggrappandosi poi al suo collo. La macchina iniziò a roteare pericolosamente e l'olio sparso a terra, proveniente dal suo interno, la fece in parte slittare a causa del terreno perfettamente liscio del campo di battaglia.
Non restava che mettere completamente fuori uso gli scanner in maniera tale che il robot attivasse la sua modalità d'emergenza e diventasse molto meno preciso anche se più distruttivo. Rainiel aveva un piano in mente per mettere fine a quella battaglia.
A causa di un movimento rapido dell'avversario, Rainiel quasi cadde e si rovinò a terra, tenendosi stretta con un braccio ma sussultando quando perse la presa sull'elsa di una delle Aikuchi. Fortunatamente riuscì a rispedirla in alto con un colpo del piede e a riprenderla, approfittando dello slancio anche per conficcarla dritta nel retro della nuca del mostro di metallo. Scintille sprizzarono in aria sulla sua testa, ma si riparò con il braccio e scattò fino a raggiungere la cima di quell'ammasso di artiglieria e brutalità. Si acquattò per impedire che la velocità assunta dalla macchina la sbalzasse via come su uno di quei tori meccanici che ogni tanto si trovavano nei bar, dopodiché si sporse il minimo necessario da permetterle di raggiungere con la punta di una spada l'occhio del nemico, che trafisse con una potenza che non sapeva nemmeno di possedere.
Altre scintille le sfiorarono la punta dei capelli, che ricadevano sulle spalle e sulla canotta lacera ora che aveva persino perso l'elastico che all'inizio dell'allenamento li teneva alti in una coda di cavallo.
Non perse altro tempo e colpì subito anche l'altro scanner, mandandolo in frantumi. Di colpo il simulatore si illuminò di una pericolosa luce a intermittenza rossa, segno che la modalità d'emergenza era stata attivata. Le lame rientrarono nel braccio del robot, da cui invece sbucarono due piccole torrette a mirino termico.
Non fu difficile per loro trovare l'avversaria, che risaltava in mezzo a quella stanza fredda. Per questo Rainiel sfoderò un ultimo sogghigno e avvicinò la lama che non aveva ancora usato alle scintille che sprizzavano dagli scanner danneggiati.
Con molto coraggio, lasciò sfregare la punta, intrisa dello stesso olio della macchina, sul metallo che scorgeva tra il vapore Tra le dita nacquero lingue brucianti che raggiunsero gli scanner viaggiando sull'acciaio liscio, il tutto grazie a una materia Ignis. Una fiamma quasi le bruciò la punta del naso.
Era abbastanza calda da attirare l'attenzione delle torrette. Con un salto, Rain si riparò dietro la testa malridotta del robot e attese lo spettacolo finale: le torrette crivellarono di colpi lo stesso corpo da cui provenivano. Fortunatamente il robot si arrestò prima di poter esplodere e così, quando la carcassa di metallo toccò il suolo, Rainiel torreggiò sullo stomaco del nemico sconfitto e si ripulì la fronte dal sudore con il dorso di una mano.
Ci era riuscita. Aveva superato anche questa prova. Ed era molto, molto contenta.
   
 
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