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Autore: royal_donkey    19/09/2020    3 recensioni
Il cuore di entrambi si ruppe nel momento in cui realizzarono che non potevano più salvarsi. Si erano feriti, si erano buttati in quella situazione senza pensarci – senza volerlo sul serio.
Cadde a terra; le gambe non reggevano tutto quel peso.
Si odiava.
“Io… io non sono così, Ginevra. Non sono un mostro, non lo voglio essere.”
“Non pensarci nemmeno! Non sei un mostro Artù.”
Il ragazzo si alzò furioso, con se stesso, con il destino, con il cuore.
Le sue labbra tremavano, era più fragile di quanto lasciasse credere.
Era un vaso rotto e incollato in modo superficiale – bastava un tocco per distruggerlo definitivamente.
Le sue mani finirono tra i capelli biondi, tirandoli dietro con violenza.
Si odiava.
“Ti sto spezzando il cuore cazzo!”
“Guarirò. Forse è destino, forse deve andare così. Forse è per capirci meglio, per conoscerci meglio.”
“Io ti amo! Non mi serve di capire – ti amo e non voglio che cambi qualcosa!”
Ginevra sentì una morsa allo stomaco, i polmoni non riuscivano ad immagazzinare aria correttamente.
Cercava di autoconvincersi che sì, sarebbe andata avanti.
Tutto si sarebbe sistemato.
E poi vedeva Artù, distrutto, e comprese che lei non era stata la sua salvezza.
Si odiava anche lei.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo 3
“Sentimenti Soffoca(n)ti”

 
Ce ne era voluto di tempo per convincere Tom ad accompagnare sua figlia a casa del fidanzato con così tanta urgenza di sera tardi, ma alla fine erano arrivati davanti la villa e Ginevra era corsa all’interno salutando molto distrattamente il padre. Suonò il campanello e la porta venne aperta dalla domestica.
“Artù è in camera?”
“Sì signorina.”
Gwen la ringraziò e salì le scale ansiosa di poter scoprire cosa diamine fosse successo.

Una volta al primo piano, trovò Artù sull’uscio della sua camera a petto nudo, la spalla posata sullo stipite e le braccia incrociate sotto i pettorali muscolosi.

“Ciao amore.”

Sussurrò dolce, avanzando verso di lei.

Gli occhi erano leggermente rossi mentre il gonfiore attorno era ancora abbastanza visibile.
Si mosse in avanti preoccupata e prese il viso tra le mani.

“Hai pianto?”
“No.” Rispose freddo, serrando la mandibola.
“Artù…”
“Non voglio parlarne. Voglio distrarmi, ti prego.”

Ginevra annuì ed entrarono in camera, mano nella mano.

La ragazza ripensò al loro primo bacio, a come in quel periodo Artù le diceva tutto. Cosa era cambiato? Aveva davvero un’altra e Merlino lo stava coprendo? Perché avrebbero dovuto farle questo?

“Gwen!”la ragazza si girò notando che Artù correva verso di lei.
Voltò di nuovo il capo per assicurarsi che il pullman non stesse partendo, altrimenti se la sarebbe dovuta fare a piedi e non ne aveva molta voglia: l’ora di educazione fisica l’aveva distrutta ed era già un grande passo essere ancora intera e in posizione retta.
Tornata a casa si sarebbe sdraiata e non avrebbe fatto nulla per il resto della giornata.
Una volta ogni tanto Elyan poteva lavorare al posto suo.


“Artù, dimmi.” Sorrise guardandolo fermarsi davanti a lei con il fiatone.
Il suo cuore batteva veloce, lo sentiva quasi uscire dal petto; da qualche settimana lei e Artù uscivano spesso da soli il pomeriggio e lei non aveva fatto altro che innamorarsi di ogni centimetro del corpo del ragazzo e di ogni suo pregio e difetto. Lo amava senza se e senza ma.
Lo amava e basta.
Sperava che almeno qualcosa con lui sarebbe successa, Merlino era stata una sciocchezza di cui però non si pentiva – era stata una cosa su cui riderci su.
Con Artù però si sentiva diversa, c’era un briciolo di speranza che questa volta le cose sarebbero andate diversamente.


Lo sentì sussurrare un “o la va o la spacca” prima di ritrovarsi stretta in un suo abbraccio e sentire una pressione sulle sue labbra.
Sorrise sulle labbra del biondino e ricambiò il bacio senza pensarci due volte.


Si ricordò di quando la madre le diceva che l’amore l’avrebbe riconosciuto senza dubbi, perché per quanto non si potesse sapere chi sarebbe stato l’uomo o la donna della propria vita dal primo incontro – quante volte ci si era illusa al riguardo; il vero amore lo avrebbe capito una volta che ci sarebbe stata dentro. Lo avrebbe capito perché avrebbe vissuto la differenza, non perché la percepiva.

La madre era una donna saggia.

Si staccarono e Artù sorrise.
“Vuoi essere la mia ragazza, Ginevra?”

“Sì, con tutto il mio cuore.”

Sentì il motore del pullman accendersi – il rumore non passava inascoltato – e scappò salutando con un bacio a stampo il suo nuovo ragazzo, per evitare di perdere la corsa.
Una volta sul pulmino, prese posto e cercò di realizzare la notizia.


Artù era il suo ragazzo.
Artù era innamorato di lei.


Guardò fuori il finestrino e vide una testina bionda saltellare in giro felice come una pasqua.
Si morse il labbro e capì che lui era la differenza di cui sua madre parlava tanto.

 
***
 
Artù guardò silenziosamente divertito il suo migliore amico nonché compagno di banco dormire con la guancia posata sul banco.
Seguì con gli occhi i contorni del suo volto, così piccolo e così grazioso per un ragazzo.
Sorrise vedendo come era rilassato – era un miraggio vedere Merlino tranquillo, sempre troppo vivace.
La bocca del corvino era leggermente schiusa e poteva sentire il respiro caldo lasciare le sue labbra.

Ad Artù piaceva vederlo sereno, era una conferma che Merlino stesse bene ogni tanto.
O forse era una conferma che avrebbe sempre avuto qualcuno su cui contare con la testa sulle spalle e niente problemi esagerati.

“Ei, svegliati” sussurrò vedendo la professoressa Carleon entrare in classe.
“Merlino” sussurrò leggermente più forte, scuotendolo.

Questi aprì gli occhi lentamente e, vedendo l’espressione di Artù, capì che era ora di alzarsi.
Storia l’ora prima di pranzo era un crimine.

“Idiota!” lo sgridò sottovoce, dandogli un leggero schiaffetto sul braccio e guadagnandosi una risatina in risposta.

Guardarono l’insegnante tirare fuori dei fogli e lasciarne a pacchetti ai primi banchi, facendoli poi passare dietro.

I due si guardarono all’istante, un’espressione tipica di chi era nei guai presente sulle facce di entrambi.

“Test a sorpresa!”

 
***
 
“Du Lac, potresti venire a mostrare il tuo lavoro per oggi?” domandò il professore avvicinandosi al ragazzo, il quale si alzò e andò alla cattedra.
“Una delle cose più dure nella vita è avere parole nel tuo cuore che non puoi pronunciare; di James Earl Jones.” Recitò, poi fece un lungo respiro e guardò Ginevra.
Quella frase aveva calzato a pennello la situazione.
“Eh; tu, Lancillotto, cosa ne pensi?”
“Be’, non ci sono parole più vere.”
“Argomenta meglio, per favore.”
“Certamente professore. Be’, non ci sono parole più vere perché soffocare un sentimento così forte dentro di te, cosciente che in un modo o nell’altro quell’amore è impossibile, ti distrugge lentamente. All’inizio sei sicuro di farcela, che è facile – l’amore non è poi così forte, non è detto neanche detto che sia amore. Poi passano i giorni, le settimane, i mesi, e senza accorgertene è diventata un’abitudine che non riesci a pronunciare quelle parole anche se in assenza della persona amata. E allora preghi con tutto te stesso che sia passato, che sia stata solo una cottarella. Preghi, implori che quel sentimento non fosse niente di che. Solo in quel momento realizzi però di aver donato il cuore a quella persona nel momento in cui l’hai incontrata. E senti un nodo allo stomaco, un qualcosa nella gola troppo strano. Ti sei condannato da solo a questo inferno e non ne puoi più uscire, è un ciclo infinito.”

Il professore lo guardò incuriosito, mentre Ginevra sorrise – sapeva quanto Lancillotto era bravo con le parole, non a caso aveva una miriade di ragazze che gli andavano dietro ed era il più bravo a letteratura. Alcune ragazze si girarono verso di lei, sguardi freddi e antipatici, il motivo poi qual era? Cosa aveva fatto lei? Alzò le spalle, non le importava il giudizio di altra gente che non fosse sua amica, aveva Artù, una famiglia unita e tanti amici pronti a schierarsi dalla sua parte.

Era stata così fortunata.

Un ragazzo biondo si sedette affianco a lei, seguito da una ragazza estremamente bella. Una Dea. La ragazza aveva dei capelli neri legati in una treccia laterale lunga, mentre il maschio teneva i capelli tirati indietro dal gel.

Invece lei era lì con i suoi capelli ricci e disordinati – doveva seriamente considerare l'idea di comprarsi una piastra per lisciarli e poterli tenerli più composti – a rendersi ridicola il primo giorno di liceo. 

I ricci erano un vero incubo. Non poteva nascere liscia? No, i suoi genitori non le volevano bene.

Si rimpicciolì seduta su quella poltrona rossa, sentendosi una nullità in mezzo a tutte quelle persone così belle e piene di autostima.

Il liceo non le piaceva affatto.

Un signore sui cinquanta salì sul palco mentre un ragazzo magro – troppo magro – si sedeva davanti a lei coprendole la visuale.

"Buongiorno a tutti ragazzi e benvenuti alla Camelot High School. Io sono Uther Pendragon, preside della scuola, e lui è Aredian Witchfinder, il mio braccio destro nonché vicepreside.”
Seguirono qualche attimi, regnati da un rigoroso silenzio, prima che il signore – ormai identificato come preside – ricominciasse a parlare.
“Gli anni del liceo sono per molti gli anni migliori della loro vita: tra primi amori, amicizie e nuove esperienze che portano alla crescita. Sfortunatamente qualcuno si trova male in questi quattro anni, vittima dei tanti temuti bulli. Qui, però, sarete protetti da ogni tipo di violenza – e in caso dovesse presentarsi un atto che va contro le regole della scuola, questo verrà severamente punito. Quest'anno, inoltre, tra di voi ci saranno i miei altri due figli: Morgana ed Artù” un uragano di applausi accolse la sua ultima frase, facendo nascere sul viso di Uther un sorriso orgoglioso.
Notò che i due seduti vicino a lei si erano nascosti nel momento in cui il preside annunciò i nomi dei suoi figli e si ripromise di non metterseli contro o la sua permanenza alla Camelot High School sarebbe stato un inferno.
“Trattateli bene, mi raccomando.” Disse poco prima che la folla smettesse di battere le mani. 


“Che questi quattro anni siano pieni di gioie per tutti voi!” dichiarò dopo una lunga introduzione agli orari e alle regole basilari.

Ginevra era una ragazza semplice – forse anche fin troppo.
Non ha mai amato essere al centro dell’attenzioni, perché preferiva nascondersi da chiacchiere e finte amicizie.
Da quando sua madre era morta di cancro al seno, si era presa cura del fratello minore assieme al padre cercando di poter quantomeno avvicinarsi alla mancanza della figura genitoriale.
Iniziare il liceo era un punto di svolta, anche se già vedeva un futuro molto diverso da quello che si aspettava. Tutti più belli di lei, con una bella vita e una famiglia unita e felice; non che lei non l’avesse, ma le mancava la sua mamma.


Si alzarono finito il discorso del vicepreside – che sembrava il classico cattivi dei film – e si mossero tutti insieme verso il corridoio, dove sarebbe iniziato il tour dell’edificio che li avrebbe ospitati per i prossimi quattro anni.
Fece un respiro e poi si guardò attorno: la sua nuova vita stava iniziando.


Ginevra scosse il capo in fretta presa dai ricordi, poi guardò Lancillotto tornare a posto.

Nel momento in cui i loro occhi si incatenarono – seppur per una frazione di secondo – Lancillotto arrossì e, per non farsi vedere, abbassò il capo andandosi a sedere al penultimo banco della fila centrale.

“Gwen, tocca a te” sorrise il professore.
La ragazza si alzò e lo guardò negli occhi una volta alla sua postazione, sentendosi leggermente più alta del professore davanti a lei.
Grettir Gatekeeper era un uomo affetto da nanismo, ma non per questo gli studenti lo prendevano in giro, anzi.
Tra lui e i suoi studenti c’era un bellissimo rapporto, spesso si confidavano con lui e la differenza di altezza lo integrava in qualche strano modo nel mondo dei giovani.

“Non c’è travestimento che possa alla lunga nascondere l’amore dov’è, né fingerlo dove non è; di François de La Rochefoucauld.”
La ragazza sorrise e guardò il foglio pieno di cose scritte, anche fin troppe. Diciamo che era diventata più una pagina di un diario segreto dove parlava del rapporto con Merlino.

Meglio non leggere pensò. 

“Professore, potrei rispondere a voce senza leggere gli appunti? Mi sono lasciata un po’ prendere la mano” dichiarò in imbarazzo.
Grettir sorrise premuroso e si avvicinò a lei.
“Penso che sia un esempio stupendo se tu leggessi ciò che hai scritto, sarebbe frutto di emozioni ed è proprio su questo che vi ho chiesto di lavorare!”
Gwen annuì, incolpandosi ancora un volta per essere stata così stupida.
Doveva davvero chiedere ad Artù di aiutarla a fuggire da questi momentacci.

Ormai obbligata, prese fiato e iniziò a leggere quel lungo fiume di parole.

 
***

“Merlino!” lo richiamò a bassa voce, allungando un occhio sul compito dell’amico –  in parte bianco come il suo, in parte coperto dal suo stramaledittissimo braccio.
“Che vuoi?”
“La 4”
“Non ho studiato nemmeno io, ti aspetti che ti dica quella giusta?”
“Sì!”

Merlino si diede uno schiaffo sulla fronte, incredulo che il suo migliore amico potesse essere davvero così imbecille.
In fondo erano migliori amici per un motivo.

“Lo so che la sai!”
“E io ti dico che non la so!”
“Ma sai sempre tutto!”
“Ma cazzo lo saprò meglio io se non rispondere a una domanda?”

Artù lo guardò male, poi prese la penna e gliela puntò contro.

“Se prendi A giuro che ti uccido, Hunithson.”

 
***
 
“Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è starci seduto vicino e sapere che non lo potrai avere mai; di Gabriel García Márquez.”
“Sì, vai Parsifal. Mostraci il tuo lato tenero” scherzò il professore, interrotto poi dalla campanella.

“Magari la prossima volta, okay?” il ragazzo annuì, prese il suo zaino e uscì dall’aula seguito da Lancillotto e Ginevra.

I tre cominciarono a commentare tutte le facce scioccate di chi aveva scoperto che la ragazza aveva in realtà avuto una brevissima relazione con Merlino prima di uscire assieme ad Artù: erano esilaranti e se solo avessero potuto ci avrebbero fatto un servizio fotografico.

Camminando verso la mensa, Gwen notò che le finestre erano piene di goccioline e fuori era tutto scuro, così fermò i due, troppo intenti a parlare di come Grettir ci fosse rimasto al sentire tutto ciò –  la prossima volta, ne erano sicuri, non avrebbe incoraggiato nessuno a leggere per intero il loro compito.

“Stasera avevamo in programma la grigliata da Galvano” sbuffò Parsifal, dispiaciuto dal tempo.
“Magari si calma oggi pomeriggio” sorrise Lancillotto, inspirando un po’di positività – quella che in quel momento serviva proprio a lui.

“Qualcuno deve prendere il pranzo? No? Andiamo allora.” si intromise Gwen, senza aspettare una risposta, avviandosi verso l’aula del professore di scienze.

Nel frattempo, nella classe di Gaius, vi erano Artù e Merlino seduti sul banco davanti mentre mangiavano il loro primo panino. Morgana era seduta su una sedia affianco al termosifone, Leon era appena entrato seguito da Galvano mentre il professore occupava il posto dietro la cattedra.

“Sì ma ha fatto la stronza, non puoi negarlo!”
“Non è sicuramente una bella sorpresa” confermò il vecchio ad Artù, ancora irato dall’idea brillante della professoressa.

“L’ha mandata cortesemente al paese da parte tua” spiegò Merlino prima di dare un altro mozzico al sandwich.
“A te Leon come è andata?”
“Glielo chiedi pure?” si intromise Morgana, ricevendo una linguaccia dal gemello.

Il biondino scartò il secondo panino nel momento in cui entrarono Gwen, Parsifal e Lancillotto. Ora erano al completo.

Mancavano Elyan e Mordred, ma erano troppo piccoli e non li volevano in mezzo – soprattutto la riccia, perché doveva sopportare il fratello tutta la giornata e a scuola avrebbe preferito evitarlo.

Baciò a stampo Artù, facendo deglutire Lancillotto. Il suo cuore si spezzava sempre un po’ di più ogni volta che li vedeva. E, come ogni volta che li vedeva, rimpiangeva ciò che non aveva fatto qualche anno prima.
Le aveva chiesto di uscire.
Ce l’aveva fatta.
Lei aveva accettato.

E poi era arrivato Artù, che aveva confessato a Merlino di essersi innamorato di Ginevra, e Merlino lo aveva confessato a Lancillotto, così contento di esser riuscito a far ammettere ad Artù i suoi sentimenti.

Così le aveva scritto che non sarebbero più usciti, perché il ragazzo non avrebbe mai fatto del male ad un amico, nonostante la amasse da molto più tempo.

Il giorno dopo si ritrovò chiuso in uno stanzino assieme a Gwen – quelli sì che erano stati sette minuti in paradiso – e il desiderio di confessarle c’era e forse era più forte dell’amore che provava per lei, ma vedeva le lacrime di Artù davanti a sé. Vedeva Merlino che lo incolpava di aver distrutto due cuori giovani e felici.
E allora aveva lasciato la stanza, lasciando lì tutte le speranze, tutte morte quel giorno.
E per fortuna che erano le ultime a morire.
Forse perché il giorno prima era morto lui.  

“Ew”
“Cosa?”
“Ha finalmente recuperato la vista” scherzò Merlino, guadagnandosi uno schiaffo sulla nuca.
Gwen ridacchiò e poi rassicurò il suo ragazzo.
“Sai di maionese e tonno.”
“E tu odi il tonno.”
“Già.”

La ragazza ridacchiò nuovamente e si sedette vicino ad Artù, in modo tale che potesse posare la testa sulla sua spalla.

“Oggi Lancillotto si è superato” Gwen decise di cambiare il discorso, pensando a come l'amico abbia completato il compito del professore. Nonostante amasse Artù e i suoi modi di fare, Lancillotto aveva quel romanticismo che mancava al suo ragazzo.
“Ah sì?” domandò il biondino, curioso.
Parsifal si intromise, spintonando leggermente il belloccio affianco a lui.
“È palesemente innamorato!”
“Io? No.”
Artù ghignò alzandosi.
Lancillotto si sentì morire.
Deglutì, cercando di mandare giù l’ansia.
Se Artù avesse scoperto dei suoi sentimenti per Ginevra sarebbe morto in un battito di ciglia.

“Io so di chi sei innamorato.”



Io e il finire i capitoli così siamo una cosa sola.
Sono un po' cattiva, lo so. 
BTW, ecco il terzo capitolo (per vostra informazione sono riuscita ad infilarci un'altro pezzo del capitolo scartato, vediamo se indovinate quale! ;D) con tanti di messaggi segreti che adoro hihi - non sono tantissimi ma ce ne sono un po' - e dubito li capirete perché è una cosa che potrebbe venire notata dopo aver finito la lettura o comunque quando la storia è quasi al termine. 
Mi dispiace che Parsifal è ancora un po' un mistero e non abbia lo spazio ma presto arriva, giuro (e non vedo l'ora)!
In tutto ciò è anche ricominciata scuola e sto piena fino all'orlo dovendo recuperare 5 materie ma giuro che non mollo la long o elfin emrys , Felpie , therealbloodymary01ComesWhatKlaine mi uccidono!
Spero vivamente il capitolo vi sia piaciuto *^*
Ringrazio Morgana_Melissa per aver aggiunto la storia tra le preferite, ti ringrazio dal profondo del mio cuore! T^T
A coloro che la seguono e alle tre pazze che recensisco sempre ogni cosa che pubblico: elfin emrys Felpie therealbloodymary01!
Grazie a tutti!
Bacioni,
royal_donkey

 

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