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Autore: royal_donkey    12/09/2020    3 recensioni
Il cuore di entrambi si ruppe nel momento in cui realizzarono che non potevano più salvarsi. Si erano feriti, si erano buttati in quella situazione senza pensarci – senza volerlo sul serio.
Cadde a terra; le gambe non reggevano tutto quel peso.
Si odiava.
“Io… io non sono così, Ginevra. Non sono un mostro, non lo voglio essere.”
“Non pensarci nemmeno! Non sei un mostro Artù.”
Il ragazzo si alzò furioso, con se stesso, con il destino, con il cuore.
Le sue labbra tremavano, era più fragile di quanto lasciasse credere.
Era un vaso rotto e incollato in modo superficiale – bastava un tocco per distruggerlo definitivamente.
Le sue mani finirono tra i capelli biondi, tirandoli dietro con violenza.
Si odiava.
“Ti sto spezzando il cuore cazzo!”
“Guarirò. Forse è destino, forse deve andare così. Forse è per capirci meglio, per conoscerci meglio.”
“Io ti amo! Non mi serve di capire – ti amo e non voglio che cambi qualcosa!”
Ginevra sentì una morsa allo stomaco, i polmoni non riuscivano ad immagazzinare aria correttamente.
Cercava di autoconvincersi che sì, sarebbe andata avanti.
Tutto si sarebbe sistemato.
E poi vedeva Artù, distrutto, e comprese che lei non era stata la sua salvezza.
Si odiava anche lei.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 2
“Un Abbraccio”
 
Come ogni cena in casa Pendragon, si discuteva di cose superflue perché Uther Pendragon non sapeva affatto prendere i figli e parlare della moglie ormai defunta gli era letteralmente impossibile.
Per i piccoli Artù e Morgana, la madre era quasi una figura mistica: non sapevano nulla di lei se non l’aspetto, la data di nascita e di morte.
Uther non si era mai dimostrato collaborativo, la perdita dell’amata era stata un colpo basso per tutti ma lui aveva deciso di nascondere il dolore come non fosse mai esistito, quasi come si stesse dimenticando di aver perso qualcuno di importante durante la lotta contro il cancro.

“Quindi Morgana, come vanno gli allenamenti di cheerleading? Pensi di candidarti come capitano, quest’anno?” la figlia sorrise e bevve un po’ di vino presente nel bicchiere, poi guardò suo padre con dolcezza.

Morgana era l’orgoglio della famiglia; anche Morgause, sì, ma la sua gemellina era l’unica a ricevere le migliori attenzioni del padre – la fortuna di essere nata con tratti più simili ai suoi che a Igraine aveva aiutato.
Artù era la copia identica della madre, tutti lo affermavano nel momento in cui lo incontravano la prima volta e ogni “sei tutto tua madre” il cuore collezionava un piccolo crack in più.

Gli mancava sua madre, avrebbe voluto uno di quei suoi abbracci caldi e familiari che lo facevano stare meglio quando la notte piangeva.
Ricordava come lui e Morgana giocavano seduti a terra a fianco al suo letto nell’ultimo periodo e ricordava perfettamente come la notte sgattaiolava nella camera dei genitori per stringersi alla madre.

Artù sarà anche un imbecille agli occhi del padre e degli amici, ma aveva capito che la sua mamma non sarebbe stata più come prima e cercava di farle capire che lui le avrebbe sempre voluto bene. Allora Igraine lo stringeva al petto, senza forze ogni giorno di più, sorrideva e piangeva perché amava suo figlio e avrebbe dato tutto pur di vederlo crescere nei migliori dei modi.
E Igraine aveva dato la sua vita.

“Artù?” il ragazzo sbatté numerose volte le palpebre prima di vedere nitido di nuovo.
“Sì, dimmi papà” si girò verso l’uomo anziano che lo guardava curioso – quanto desiderava Artù che quello fosse uno di quegli sguardi preoccupati che tanto riservava a Morgana – mentre la sorella mangiava il resto del piatto, sapendo che dopo sarebbe andata in camera sua per parlare dell’accaduto, come sempre.

“Ti ho chiesto se quest’anno hai intenzione di evitare altri richiami da Smuggler. Non è neanche terminata la prima settimana dell’anno scolastico e già si è venuto a lamentare!”
Artù alzò gli occhi al cielo, mai una volta che suo padre non dovesse rimproverarlo.
“Non succederà più.”

Certo che sarebbe successo, Artù gli aveva semplicemente detto ciò che voleva sentire.
“Bene. Oppure mi ritrovo a doverti separare da Merlino.” affermò quindi il vecchio, prima di bere un sorso di vino dal suo calice.
“No! Non puoi!”
Uther roteò gli occhi esasperato prima di posare la flûte con attenzione sulla tovaglia bianca.
Artù lo guardava incredulo, pensava che davvero fosse stato meglio senza Merlino? Avrebbe fatto di peggio se non ci fosse stato l’amico – e lo stesso valeva per l’altra metà del duo dei pasticci.

“Non riesco ancora a spiegarmi perché sei così affezionato a lui…”

Il biondino arrossì, poi continuò a mangiare. Che cosa si stava immaginando il padre?
Merlino era l’unico che lo capiva, che lo sosteneva e che, francamente parlando, lo mandava a quel paese quando serviva – e serviva spesso.
Erano lo yin e lo yang: il giorno e la notte, il bene e il male; erano uno l’esatto opposto dell’altro eppure erano più simili di quanto facessero credere.

Entrambi non avevano avuto un genitore, entrambi l’avevano perso ingiustamente, entrambi indossavano le maschere. Maschere che ancora non riuscivano a levarsi davanti all’altro.
Sì, erano se stessi quando erano insieme, ma c’erano pezzi del puzzle che mancavano, pezzi persi per strada che nessuno dei due era pronto a cercare.

“Con permesso, vado in camera.”

Artù si alzò e nonostante il padre gli avesse negato l’autorizzazione, andò nella sua stanza.
Non voleva più sentirlo parlare e aveva bisogno di sfogarsi.
Avere Uther Pendragon come padre era difficile, complicato.
O eri il suo preferito o potevi anche morire.

Appena chiuse la porta, scivolò contro la superficie e cominciò a piangere.
Lacrime di dolore per l’assenza della madre.
Perché se n’era dovuta andare così presto?
Non poteva avere qualche giorno di più?
Non poteva essere più grande cosicché se la ricordasse meglio?

“Vaffanculo!” urlò tra singhiozzi e tremolii.

Si alzò, guardandosi tutto intorno.
Non voleva questo – non gli serviva una casa da ricconi, non voleva una chitarra costosa giusto per essere appesa al muro, non voleva una piscina, non voleva vestiti di marca.
Voleva amore.
Voleva sua madre.

Tirò su col naso e guardò fuori la finestra, le stelle erano nascoste, le nuvole sparse casualmente sullo sfondo blu notte.
La luna illuminava lievemente la stanza del ragazzo, con le pareti di un blu scuro che la notte sembrano fondersi col cielo.

Basta.
Non ce la poteva fare più.
Che senso aveva restare?
Che senso aveva vivere se l’elemento base gli mancava?
Come poteva vivere con un padre del genere?

Tutti attorno a lui lo vedevano felice, tutti lo invidiavano, tutti desideravano una vita simile alla sua.

Ghignò al pensiero.
Volevano tutto questo? Sul serio?
Lui non l’avrebbe voluto, non lo voleva eppure lo aveva ottenuto.
A quale prezzo poi?
Quello di perdere la donna più importante della sua vita?
Poteva anche farne a meno di tutto questo lusso allora.

Sarebbe voluto essere Merlino: avere una madre dolce, affettuosa, premurosa e protettiva – anche se significava non aver tutte queste cose.

Doveva essere più presente, doveva cullarsi sua madre fin quanto poteva, doveva… avrebbe dovuto fare qualcosa.
Magari non sarebbe finita così.

Tutto ciò che Artù chiedeva era un altro abbraccio da parte della madre. Uno solo. Non due, non tre.
Un unico abbraccio.
Si sarebbe sentito meglio.

E allora uscì dalla camera e aprì la porta successiva, entrando in bagno.
Con estrema fretta aprì tutti i cassetti in cerca di quell’oggetto.
Sembrava essersi nascosto apposta.

Il suo cuore batteva troppo velocemente, l’accumulo di lacrime gli impediva di vedere bene cosa aveva davanti. Frugava dappertutto, non lo trovava.

Poi si tagliò la punta dell’indice, sorrise privo di vita dentro di sé e afferrò la lametta che da tanto cercava.

Bastava qualche taglio profondo e lui e la madre si sarebbero riuniti, finalmente.

“Scusa Morgana” sussurrò prima di sedersi a terra, posando il fianco contro il bancone del bagno.
Si tenne fermo il braccio – o quantomeno ci provò – prima di indirizzare la lametta contro la pelle.

Finalmente avrebbe avuto l’abbraccio tanto desiderato.
***
 
“Non risponde” disse Gwen mordendosi il labbro, preoccupata.
“Magari sta mangiando” fece spallucce Merlino, sdraiandosi sul letto dell’amica.
“Alle nove e mezza?”

Tra i due ci fu un momento di silenzio prima che Merlino riprese a parlare.

“Perché ti preoccupi?”

Ginevra abbassò la testa, giocando con la cover del telefono. Sapeva che c’era qualcosa di strano, a quest’ora Artù era sul letto insieme a Iggy, il suo cane. Ospiti non ce n’erano e di questo ne era sicura, la cena iniziava ogni sera alle otto in punto e non vi era nessuna possibilità che durasse così a lungo.
Aveva davvero un’altra?
Magari erano impegnati a fare… cose.

“Gweeen” la richiamò alzandole il volto con l’indice e il pollice. Non si era neanche accorta che si era alzato.
“Che c’è? Dimmelo. Sono il tuo migliore amico.” sorrise cercando di rincuorarla.
“C'è un’altra; vero?”
“Cos – no! Artù è la persona più fedele che io conosca, non potrebbe mai tradirti.”
“Ma noi non… insomma…”
“Lo so. Ti ricordo che sono anche il suo migliore amico.” le fece l’occhiolino e la abbracciò, pensando a quanto fossero stupidi.

“Lui si sta disperando per capire perché non fate sesso e tu ti disperi perché pensi lui abbia un’altra? Una volta in cui non vi serve il mio aiuto ci sarà mai?” ridacchiò, poi notò l’ora e decise che era il momento di andare o la madre avrebbe dato di matto.

“Va be’, io vado o mamma mi uccide. Tu non farti strane idee, Artù sta solo; magari gli si è solo spento il telefono. Fammi comunque sapere, se ti fa stare meglio” le diede un bacio sulla guancia e andò verso la porta, accompagnato dalla riccia.
“Sì, ti avviso appena risponde” sorride e lo segue verso l’ingresso.
“Probabilmente si starà soddisfacendo da solo” ridacchiò, notando quanto rossa l’aveva fatta diventare.
“Merlino!”
***
 
“Che cazzo pensavi di fare deficiente?!”
“Morire, magari?” rispose sarcastico, avviandosi verso la porta per uscire; non aveva molta voglia di parlarne anche perché negare era impossibile: Morgana lo aveva trovato a terra con un taglio – grazie a Dio superficiale – e la lametta in mano. E certamente quel taglio non poteva essere un incidente, non se fatto in quel modo.
Morgana era troppo intelligente e furba, non si sarebbe bevuta nessuna scusa che le avrebbe rifilato. 

“Tu non esci da qui finché non mi dici il motivo, Artù Pendragon.”

Il ragazzo deglutì, strinse la maniglia e serrò la mascella.
Ma lei cosa ne poteva sapere?
Lei viveva una vita felice, il padre non la trattava come fosse spazzatura.

“Non puoi capire”
“Se spieghi possiamo affermare o meno questa tua teoria.”
“Non mi farai parlare, non questa volta.”
“Lo dici sempre”

Artù si voltò e vide la sorella che si guardava le unghie sicura di avere la situazione sotto controllo.
Sarebbe diventata un’avvocatessa con i fiocchi, su questo non aveva dubbi.

“Perché lo stavi facendo, Artù?”
“Affari miei”
“Parlami, ti prego!”
“No cazzo! No significa no, Morgana! Oppure vale solo per voi donne questa regola del cazzo?!”

Uscì dalla camera sbattendo la porta e rientrò nella stanza, poco distante, lasciando Morgana senza parole.

Aveva solo bisogno di qualcuno che lo capiva realmente.
Aveva bisogno di un abbraccio sentito, vero.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno e sentire che non era l’unico a soffrire e a sentirsi così.
Aveva bisogno di sentirsi dire che tutto sarebbe passato, che tutto sarebbe andato per il meglio.
Aveva bisogno di sapere che non durava in eterno questo dolore.
Aveva bisogno di amore.
Aveva bisogno di qualcuno che potesse ripararlo.

Ma non avrebbe mai chiesto aiuto, non era da uomini farlo.

Prese il telefono e chiamò l’unica persona di cui necessitava in quel momento, non gli importava quanto tardi fosse.

Aveva bisogno di lei.

Rispose al primo squillo, come suo solito.

“Gwen”
“Artù, amore. Come va?”
“Ho bisogno di te.”
“È tutto okay? Lo sai che sono qui, puoi dirmi tutto.”
“Ho bisogno di… di averti qui con me, Ginevra.”

Dall’altra parte del telefono vi era una ragazza tentata che si mordeva il labbro, indecisa.
Avrebbe dovuto dirlo a suo padre o sarebbe dovuta scappare di nascosto? Di certo non lo avrebbe lasciato solo. Sentiva la fragilità nella sua voce e non si sarebbe perdonata un’assenza in un momento come quello, qualsiasi cosa fosse successa.

“Lo so che è tardi. Lo so. Ma ho bisogno di te. Ti prego Ginevra.”
“Arrivo il prima possibile”



SBAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAM!
No okay, lo so che mi odiate tutti (mi odio anche io), so che ho "esagerato" magari con il gesto di Artù, ma io, sinceramente, lo immagino spavaldo agli occhi degli altri ma dentro emotivamente distrutto - e nessuno se ne accorge perché ha una vita perfetta, è ricco e non può essere triste. 
Sì, giocherò molto sui pregiudizi, o almeno spero di farlo. 
Tornando a noi, questo doveva essere il terzo capitolo ma, rileggendo il secondo, ho deciso di buttarlo nel cestino (magari lo posterò su instagram com fa elfin emrys hihi). 
Mi dispiace per un pezzo solo del secondo capitolo, cioè l'ultimo, in cui si comincia a conoscere Parsifal - uff. 
Solo che si salvava unicamente quel pezzo e ficcarlo qui... nah :/
Non centra per niente. 
Vedetela in modo positivo, un capitolo in meno di attesa per la Merthur! Anche perché, se Artù non avesse fatto ciò che ha fatto (ho evitato di entrare nei dettagli 1) per la paura di sforare nel rosso; 2) per evitare di descrivere male tale scena, questi sono argomenti delicati e finché non sono propriamente informata al riguardo vorrei trattarli seriamente ma senza dire cavolate - aggiungo in fretta: non credetevi che Artù lascerà vedere i tagli a tutti, Morgana lo sa perché l'ha colto in fragrante) non ci saremmo mossi verso la nostra amata ship, a tempo debito capirete. 
Comunque, parlando di cose serie: ringrazio therealbloodymary01 elfin emrys Felpie per aver recensito il primo capitolo, sempre presenti voi tre!
Poi voglio prendere un piccolo momento per ringraziare Dany_skywalker evuzzola (che nome carino e originale! XD) , LadyTsuky nuovamente therealbloodymary01 per aver aggiunto tra le seguite la ff - che spero sia diventata leggermente più interessante a questo punto. 
Ringrazio, come sempre, i lettori silenziosi - io vi vedo, non so chi siete ma vi vedo. 
Ah, prima di chiudere! 
Volevo avvisarvi che martedì ricomincerò scuola ed uscirò ogni giorno alle 15.00 (per ora alle 13.00, ma quando saranno 6 ore mi tocca uscire alle 15.00 con 'sta cosa del Covid) e quindi è per questo che aggiornerò il sabato - per Lost In The Wild resterà sempre Martedì, essendo quasi al termine. 
Quindi se dovessi ritrovarmi un po' incasinata; soprattutto nel mese di ottobre - che c'è il mio compleanno, prime verifiche e ho anche la cresima - e di maggio - sperando comunque che non mi ritrovo materie sotto) vi invito a seguirmi su instagram ( 
https://www.instagram.com/royal_donkey/ ) per restare aggiornati in caso di eventuali cambiamenti o ritardi con l'aggiornamento, nonostante io speri di essere precisa. 
Bacioni,
royal_donkey

 

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Farai felici milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)

   
 
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