Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: CedroContento    20/09/2020    3 recensioni
Dal primo capitolo: "Sai Aragorn credo che dopotutto non sia stata una grande idea" disse Elanor osservando i cavalieri dalle armature sfavillanti cavalcare verso di loro attraverso le radure verdeggianti di Rohan. Più si avvicinavano e più le sembravano minacciosi. Con quel brutto presentimento cucito addosso si lasciò cadere a terra sfinita, giocherellò distratta con l’erba ancora bagnata dalla rugiada mattutina, era già verde e morbida nonostante la primavera fosse appena all’inizio. Ebbe la tentazione di togliersi gli stivali per fare qualche passo scalza sul prato fresco, sentiva i piedi a pezzi dopo tutti quei giorni di marcia forzata, ma non avrebbe avuto il tempo di farlo perché i Rohirrim di cui Aragorn aveva richiamato l’attenzione erano ormai vicini. Legolas le allungò una mano per aiutarla ad alzarsi “Hannon le Legolas” lo ringraziò con un sospiro chiedendosi come fosse possibile che l’elfo non desse mai segni di cedimento, non era neanche spettinato mentre lei sentiva che l’elaborata treccia che le avevano fatto a Lothlorien cominciava cedere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota: Nonostante io cerchi di riferirmi preferibilmente ai libri la trama di questo capitolo in particolare si basa sugli eventi del film, si adattavano meglio. Non è quindi Erkenbrand a giungere in soccorso, ma Éomer e Gandalf.
 
Fosso di Helm
 
3 Marzo 3019 T.E.

La battaglia era nel pieno della sua furia. Elanor lanciò uno sguardo dietro di sé, si stava allontanando sempre di più dalle mura, ora interrotte da un enorme squarcio.
“Dannazione” imprecò. Il crollo aveva spinto lei e un manipolo di uomini in mezzo alla ressa nemica. Se poco prima non fosse arrivato Gandalf a capo di una compagnia numerosa di cavalieri, gli orchetti li avrebbero sopraffatti da un pezzo.
Elanor puntò un grosso uruk-hai che stava facendo strage attorno a sé, infischiandosene se qualche volta travolgeva anche alcuni dei suoi.
Elanor gli scagliò centrandolo la sua ultima freccia, aveva mirato ad uno degli enormi polpacci per destabilizzarlo, prese la rincorsa e gli balzò sulla schiena infilzandogli la nuca scoperta con la spada.
L'uruk-hai moribondo cominciò a sbilanciarsi cadendo in avanti, ma lo stivale di Elanor era rimasto incastrato nel suo elmo e lei prese a cadere con lui. All'ultimo riuscì a liberarsi ma l'atterraggio non fu dei migliori. Toccata terra perse l’equilibrio, cadde travolgendo un cavaliere che aveva cercato gentilmente di prenderla al volo.
I due rotolarono sul terreno in pendenza, quando la caduta si arrestò Elanor si ritrovò cavalcioni sull'uomo.
“Ah siete voi, la testa di rapa!” esclamò riconoscendo Éomer.
Al suono di una voce femminile Éomer si accigliò ma non ebbe tempo di rispondere, qualcosa lo aveva allarmato alle spalle di Elanor. Rotolò su un fianco evitando che venissero schiacciati dal corpo di un altro uruk-hai abbattuto, ora era lui ad esserle sopra e riconoscendola le chiese “Cosa ci fate voi qui?”
Rapido si rialzò aiutandola a fare altrettanto, dandole la schiena le fece scudo con il suo corpo.
“Non temete vi proteggo io!” disse impavido, frapponendosi tra lei e il nemico.
Alcuni orchetti si accorsero che erano rimasti isolati, convinti fossero una facile preda, presero ad accerchiarli.
“Molto cortese, sono commossa, ma credo che vi darò una mano. Voi a sinistra io a destra!” gli disse scavalcandolo di corsa.
Agilmente cominciò a battersi abbattendo diversi nemici. Éomer la fissò colto alla sprovvista, ma si riscosse quasi subito e cominciò a trucidare orchetti dal lato che gli era stato assegnato.
Combatterono così coprendosi le spalle a vicenda, ammucchiando carcasse intorno a loro, finché gli orchetti, persuasi della loro sicura letalità, non presero ad aggirare la zona. Éomer la guardò con aria complice.
“Finalmente riesco a trovare una certa intesa con voi” constatò soddisfatto.
Elanor stava per rispondergli per le rime, ma in quel momento vide un ragazzo, che in piedi in mezzo al fervore della battaglia, era rimasto come pietrificato.
“Éomer copritemi!” disse, affrettandosi a raggiungere il giovane, prima che un orchetto decidesse di passarlo a fil di spada.
Arrivò appena in tempo per infilzarne uno che stava giusto caricando un colpo per decapitarlo.
Elanor si tolse l'elmo e lo cacciò in testa al giovane. Era poco più che un bambino e pareva aver perso tutta la sua attrezzatura, oltre il ricordo dell'uso delle gambe. Aragorn aveva avuto ragione a dire che era una follia, mandare in battaglia indiscriminatamente chiunque fosse in grado di reggere una spada, Elanor gli aveva dato ragione ma non avevano potuto fare nulla per evitarlo.
Éomer dietro di lei abbatté un nemico. Elanor ne raccolse lo scudo e, consegnato anche quello al giovane, lo afferrò per le spalle cercando di riscuoterlo. Gli urlò di nascondersi dietro a dei massi, cercando di sovrastare il frastuono attorno a loro.
Intanto, alla loro sinistra, gli uomini di Éomer erano riusciti a recuperare terreno.
“Si stanno ritirando” disse lui.
Emise un fischio e Zoccofuoco lo raggiunse con un nitrito, Éomer gli saltò in sella e le tese una mano.
“No, andate voi saremmo troppo pesanti”.
Éomer la scrutò velocemente, per un attimo esitò, ma non discusse, guidò i suoi cavalieri all'inseguimento degli orchetti che battevano in ritirata.
Elanor lo guardò allontanarsi, dopotutto cominciava a piacerle quel Maresciallo del Mark, dopo aver saputo cosa aveva dovuto passare, aveva dovuto riconoscergli un punto d’onore.
Nonostante fosse stato trattato ingiustamente, era tornato comunque in soccorso della sua gente, senza esitare. Elanor si chiese se fosse valorosa lealtà o infinita cocciutaggine, probabilmente entrambe. Scosse la testa per scacciare quei pensieri, doveva concentrarsi.
Chiamò a sé gli uomini che non avevano un cavallo e li guidò all'inseguimento degli orchetti che erano rimasti indietro, fino a quando la battaglia pian piano si quietò.
Non perse tempo, se c’era una cosa che aveva imparato da Aragorn e nel Diciannovesimo Secolo era qualche nozione di primo soccorso, e quello andava prestato il più tempestivamente possibile.
In mezzo ai lamenti, che ora cominciavano a sentirsi più nitidi dopo la fine della battaglia, cominciò lei stessa a scavare tra i corpi, alla ricerca dei sopravvissuti, separando orchetti da uomini.
Medicò improvvisando coloro che poteva aiutare subito e chiuse gli occhi a chi non ce l'aveva fatta.
“Mia signora...” disse piano una voce alle sue spalle.
Elanor sobbalzò, la voce di un bambino era terribilmente fuori posto in quella situazione. Si girò di scatto e subito si diede della stupida, aveva completamente dimenticato il ragazzo che aveva salvato in battaglia. Lui le si avvicinò timidamente, indeciso sul da farsi, mentre si guardava attorno sconvolto. Lei doveva essere il suo unico punto di riferimento, le fece una gran tenerezza.
“Va a cercare la tua famiglia, ormai saranno usciti dalle caverne. Non fermarti, ma stai attento a dove metti i piedi” gli disse dolcemente.
“Va su!” lo sollecitò con più slancio vedendo che esitava.
Quando il ragazzo finalmente si decise a correre via, riprese il suo triste compito.
Cominciava a sentire la stanchezza e l'angoscia per quella che era la parte peggiore di ogni scontro, la conta delle vittime.
Non sapeva da quanto tempo fosse lì, si inginocchiò accanto all’ennesimo corpo, era di un uomo che era stato giovane e bello. Lì fu del tutto incapace di rimettersi in piedi. Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, li tenne chiusi, per cercare di ritrovare il proprio equilibrio in quell'orrore.
In quel momento avvertì il tocco sconosciuto di una mano sulla spalla.
“Ora fermatevi Elanor” riconobbe la voce di Éomer.
Senza aggiungere altro, la aiutò a rialzarsi e la condusse a distanza dal massacro. Éomer dovette vedere le lacrime, ma non disse nulla, cosa di cui gli fu infinitamente grata. Si limitò a porle una borraccia senza fare domande.
“È la parte peggiore questa” mormorò lei dopo un po', evitando accuratamente il suo sguardo. Piccata pensò che non voleva fare la parte della fragile damigella da consolare.
Éomer annuì serio “Anche per me” rispose lui guardandola con interesse.
“Vi siete battuta bene, sono impressionato” concesse poi.
“E senza stregoneria!” lo canzonò lei, ma non riuscì a mettere allegria nella voce.
“Sì, sapevo me lo avreste rinfacciato prima o poi” disse Éomer incassando il colpo, ancora la guardava intensamente costringendo Elanor a non poterlo più ignorare.
“Non ditemi che ho qualcosa in faccia” gli disse.
Lui scosse la testa sorridendo impertinente, ma finalmente smise di fissarla.
“A parte il fatto che avete il viso così nero che potrei scambiarvi per un orchetto” le disse un po’ sovrappensiero.
Elanor ci pensò. “Mi avete appena dato dell'orchetto per la seconda volta da quando ci conosciamo. Sono così brutta eh?” chiese cupa.
“No, non intendevo dire quello! Non siete brutta anzi, siete bellissima voi...” cominciò a dire mortificato, ma si fermò.
Elanor non era riuscita a rimanere seria.
“… voi mi prendete in giro” ne concluse lui sorridendo a sua volta, beffato ma compiaciuto di essere riuscito a farla tornare a ridere.
“Sapete cosa, comincio a capire perché vi abbiano esiliato, non ero mai stata offesa tante volte in così poco tempo!” disse lei stizzita e divertita.
“Pare proprio che non me ne venga una giusta. Perdonatemi” la pregò senza metterci il minimo impegno.
“No, non vi perdonerò mai!” disse Elanor restituendogli la borraccia in malo modo, ma scoccandogli al contempo un'occhiata di simpatia sottecchi. Cercò di non pensare a quanto cominciasse a sembrarle attraente.
Mentre avevano questa conversazione videro Gandalf che cavalcava Ombromanto nella loro direzione.
“Ah vedo che vi siete conosciuti!” disse lo stregone, cogliendo l'ombra dei sorrisi che si erano scambiati.
“Elanor, Aragorn ti cerca e temo cominci ad essere un po’ allarmato”.
“Allora sarà il caso di affrettarsi perché altrimenti mi farà una bella lavata di capo”.
 
I tre si avviarono a piedi verso ciò che era stato l'interno delle mura della fortezza.
Elanor, in lontananza, riconobbe Legolas e Gimli, comodamente adagiati sulle macerie che si riprendevano dalle fatiche della battaglia facendo la conta dei nemici abbattuti. Individuò anche Aragorn e gli corse incontro, lasciandosi Éomer e Gandalf alle spalle.
Il mago si fermò. “Una ragazza singolare vero? Così non se ne incontrano tutti i giorni” disse allusivamente ad Éomer, guardandolo furbescamente con la coda dell’occhio.
“Infatti di solito donne così sono già impegnate.”
“Ah!” annuì Gandalf intuendo il malinteso. “Nel nostro caso però Aragorn e Elanor sono fratello e sorella, non ricordavo se te lo avevo accennato, ma te lo dico ora” e riprese a camminare verso il gruppo, lanciando ad Éomer un’ultima occhiata, soddisfatto del suo operato da cupido.
 
“Mi hai fatto preoccupare” stava dicendo intanto Aragorn alla sorella.
“Mi spiace, sono finita all'esterno delle mura e non sono riuscita a rientrare, tu sei tutto intero? Hai un aspetto orribile” constatò Elanor, arricciando il naso, fingendo di essere disgustata.
“Io? Ti sei vista in faccia?” disse passandole un dito sul naso per poi mostrarle quanto fosse diventato nero.
“Ma veramente ti ci metti anche tu?”
Al che Aragorn la guardò interrogativo.
“Avrei desiderato sguainare la mia spada affianco a voi ma vi confesso che vostra sorella mi ha dato del filo da torcere” arrivò la voce di Éomer, che intanto li aveva raggiunti. Aragorn si girò cordiale nella sua direzione.
“Sono sollevato di sapere che era al vostro fianco, vi ringrazio amico mio” gli disse grato, abbracciandolo rapidamente con una pacca sulla spalla.
“Come sarebbe a dire grazie a lui?!” protestò Elanor incredula.
“Non credere che io non sappia che qualche volta sei fin troppo audace in battaglia” sorrise Aragorn, lieto di trovare un pretesto per stuzzicarla.
Lei gli rivolse un'occhiataccia. “Beh se avete finito di dire sciocchezze io vado a lavarmi prima che Legolas si sbagli e mi infili una freccia in fronte!” sentenziò infastidita.
“Io non sbaglio mai!” saltò su fiero e risentito l'elfo, facendo ridere i presenti, il sarcasmo non era il suo forte.
Elanor scosse la testa e si avviò verso il Trombatorrione.
“Diventa sempre più strana parola mia! Ma che intendeva?” chiese Gimli.
“Temo che la colpa sia mia, devo averle dato involontariamente dell'orchetto, di nuovo” ammise Éomer.
Aragorn rise e gli diede una pacca sulla spalla “E sei ancora qui per raccontarlo!”
Il nano invece scosse la testa “Tu hai urgente bisogno delle mie lezioni di galanteria te l'ho detto!”

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: CedroContento