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Autore: SweetLuna    21/09/2020    1 recensioni
Mettete per un attimo da parte vampiri e lupi mutaforma, e immaginate un contesto in cui i personaggi di Twilight sono tutti umani. Se Renesmee e Jacob fossero stati entrambi umani, se l'imprinting non fosse esistito, le loro strade avrebbero trovato ugualmente il modo di incrociarsi?
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Renesmee ha diciotto anni e vive a Jacksonville con i suoi giovanissimi genitori, Edward e Bella. Un'occasione speciale, il matrimonio di suo nonno Charlie, la porterà a rinunciare ad un viaggio con i suoi amici per trascorrere due settimane a Forks. Lì farà la conoscenza di Jacob Black, un ragazzo della tribù Quileute più grande di lei e terribilmente affascinante.
Ma come reagirà Renesmee nello scoprire che Jacob anni prima era stato innamorato di sua madre?
E come reagirà Jacob nello scoprire che Renesmee è proprio la figlia della ragazza che gli aveva spezzato il cuore?
Leggete e scopritelo!
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N.B. Poiché la storia è una Alternative Universe che si svolge in un futuro non raccontato nella Saga di Twilight, alcuni personaggi potrebbero essere lievemente OOC.
DISCLAIMER: La seguente storia non è a scopo di lucro. I personaggi originali di Twilight e il materiale fotografico appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 4
 
La casa in cui Jacob viveva era decisamente carina e accogliente, le pareti esterne erano dipinte di un rosso tenue. Era una di quelle tipiche costruzioni della Riserva, circondata dal verde.
‒ Questa è la mia umile dimora ‒ mi aveva detto scherzando, dopo aver parcheggiato la moto.
‒ E’ molto carina ‒ risposi, sinceramente. Probabilmente, se Jake avesse visto la casa dei miei nonni Esme e Carlisle, avrebbe pensato che ero una di quelle ragazze con la puzza sotto il naso. Ero di famiglia ricca, visto che nonno Carlisle e papà avevano intrapreso entrambi la carriera di medico chirurgo. Motivo per cui papà sarebbe arrivato lunedì, era davvero indaffarato con il lavoro. Ma io volevo che Jake mi conoscesse per la persona che ero, e non per il mio status sociale.
‒ Quello è il mio garage ‒ proseguì a dire, indicandomelo. ‒ Embry ed io abbiamo un’officina, ma spesso mi porto il lavoro a casa. La mia moto l’ho riparata tutta da solo, salvandola da uno sfasciacarrozze. ‒ Feci mente locale, Embry era uno dei ragazzi che avevo conosciuto la sera precedente e che faceva parte dei Black Wolves. Seth mi aveva detto che era fidanzato con Emily, la cugina sua e di Leah. I ragazzi Quileute erano come una grande famiglia.
‒ I miei complimenti, meccanico provetto. Che cosa stai riparando ora? ‒ gli domandai.
‒ Sto riparando una auto, una Volvo V40 ‒ mi rispose. ‒ Non voglio annoiarti con questa roba, Renesmee ‒ si affrettò ad aggiungere.
‒ Non mi annoi affatto. Anzi, saresti molto sorpreso di sapere che me ne intendo di motori… Conosco quel modello. ‒ Jake sembrava davvero sorpreso. Non volevo uscirmene con il fatto che le auto (specie se di lusso) erano una… passione della famiglia Cullen. E che mio padre aveva una Volvo XC60, che Jake avrebbe senza dubbio apprezzato. Per non parlare delle auto di zia Alice e zia Rosalie, degli autentici gioiellini. A me, per il momento, era toccata un’utilitaria: mamma e papà non mi avevano mai fatto crescere come una bambina viziata, e avevo sempre imparato a dare il giusto valore al denaro.
‒ Sei una continua sorpresa, lo sai? ‒ mi disse Jake, non appena gli nominai alcuni modelli di auto che mi piacevano particolarmente. ‒ Ora vado a prenderti un asciugamano, così puoi farti la doccia ‒ aggiunse. Entrammo in casa, e aspettai che Jake tornasse dalla sua stanza con l’asciugamano che avrei utilizzato dopo la doccia.
In salotto notai che c’erano diverse fotografie di famiglia appese alle pareti, e mi soffermai sulle prime che catturarono la mia attenzione: Jake, con due ragazze molto somiglianti a lui e un uomo sulla sedia a rotelle. Riconobbi Rachel, mentre l’altra ragazza non sapevo chi fosse, anche se le somigliava molto. L’uomo sulla sedia a rotelle aveva un viso familiare, e capii che doveva essere il padre. In alcune foto era in piedi, quindi l’istinto mi suggeriva che probabilmente era rimasto paralizzato per colpa di un incidente. In un’altra foto, c’era una bellissima donna con lo stesso sorriso di Jake. E ancora, una foto del padre di Jake con… nonno Charlie?! Be’, il posto era piccolo e il nonno conosceva molte persone della Riserva. E se conosceva il padre di Jake, andava da sé che conoscesse anche lui… e che Jake sarebbe venuto al matrimonio. Decisi che era giunto il momento di finirla con la storia del mistero, era giusto che sapesse che ero la nipote di Charlie Swan.
‒ Tieni, Ness. Non metterci troppo ‒ mi disse cogliendomi di sorpresa, mentre mi porgeva un grosso asciugamano bianco. ‒ Se ti stai chiedendo chi è l’altra ragazza nella foto, è mia sorella Rebecca. La gemella di Rachel ‒ mi spiegò. ‒ Vive alle Hawaii con suo marito Solomon. E quello è Billy, mio padre. Ah… nell’altra foto c’è Sarah, mia madre. ‒ Si rabbuiò nel nominare sua madre, doveva esserle successo qualcosa di spiacevole. Ripensai a Billy, e sperai che Jake non avesse perso sua madre nello stesso incidente in cui Billy aveva perso l’uso delle gambe. Non volevo essere invadente, perciò al momento non gli avrei chiesto nulla. ‒ Ti dirò qualcos’altro sulla mia famiglia quando smetterai di essere la ragazza del mistero ‒ mi provocò, facendomi tornare il sorriso.
‒ Siete tutti molto belli ‒ risposi, soprappensiero. Era la verità. ‒ Be’, ora corro a farmi la doccia. Ne farei a meno, ma sai com’è… I capelli lunghi si riempiono di sabbia, e se non li sciacquo mi ritroverò con una massa informe sulla testa. ‒ Lo feci sorridere, e mi incantai di nuovo a fissare quel sorriso. Denti bianchissimi, come quelli di sua madre nella foto appesa alla parete. Avvertii di nuovo un brivido, e mi ritrovai a provare un senso di frustrazione. Pensavo di aver superato da un bel po’ la fase delle tempeste ormonali, ma a quanto pareva… non era affatto così.
 
Nel giro di dieci minuti, avevo già finito di farmi la doccia. Avevo riconosciuto l’odore del bagnoschiuma, lo stesso odore dolce della pelle di Jake, e mi ero riempita i capelli di balsamo nella speranza di riuscire a spicciarli prima. Quando uscii, notai con piacere che i miei capelli - la massa informe - erano finalmente tornati ad essere presentabili. Afferrai subito l’asciugamano che Jake mi aveva dato e mi ci avvolsi, per poi accorgermi che avevo lasciato la mia borsa in salotto. Niente vestiti. Fantastico, pensai sarcasticamente. Dovetti farmi coraggio e uscire dal bagno in quelle condizioni, probabilmente Jake avrebbe pensato che stavo facendo di tutto per provocarlo. Non che mi dispiacesse, a dirla tutta… Ma che diavolo mi prendeva?!
Uscendo dal bagno, mi accorsi che Jake si era messo a suonare la chitarra. Cantava, e la melodia mi era familiare: era una delle canzoni della mia playlist. Senza farmene accorgere, rimasi imbambolata ad ascoltarlo per alcuni minuti. Aveva una bellissima voce, cosa che avevo già constatato durante l’esibizione dei Black Wolves la sera precedente.
Lo raggiunsi sul divano e mi sedetti accanto a lui, facendolo sobbalzare. Ero stata talmente veloce e silenziosa che non mi aveva sentita arrivare, e, non appena vide che avevo indosso solo l’asciugamano, distolse lo sguardo e smise di suonare.
‒ Non ti ho sentita arrivare, Ness. Hai già fatto? ‒ mi domandò, continuando a fissare le corde della sua chitarra.
‒ Sì… e ho dimenticato qui in salotto la borsa con i vestiti ‒ gli spiegai.
‒ L’ho notato ‒ mi rispose, in imbarazzo. Non sapevo da dove venisse tutta quella sfacciataggine da parte mia, ma non mi sentivo per nulla in imbarazzo. Volevo che mi guardasse, e il fatto di fargli quell’effetto mi faceva sentire totalmente su di giri.
‒ Hai davvero dato un’occhiata alla mia playlist, vedo ‒ gli dissi, cambiando argomento.
‒ Più di un’occhiata ‒ mi confessò.
‒ Perché non cantiamo qualcosa insieme? ‒ gli proposi. Il suo volto si illuminò in un sorriso, di nuovo quel maledetto sorriso.
‒ Perché prima non ti vesti, piccolo diavolo tentatore? ‒ mi rispose, facendomi sorridere e arrossire per l’ennesima volta. Dunque, io ero una tentazione. Mi trovava bella, non mi considerava una ragazzina.
‒ Be’, ho i capelli ancora bagnati. Non voglio bagnare la maglietta, l’umidità mi dà fastidio. Sai, la cervicale… ‒ In fondo era vero, non stavo accampando nessuna scusa. Mi sarei vestita dopo aver cantato almeno una canzone con lui.  
Jake iniziò a suonare la chitarra, e poi attaccammo a cantare. Ne approfittai per avvicinarmi di più, osservando i movimenti delle sue mani sulle corde. Le nostre voci, sorprendentemente, sembravano fatte apposta per un duetto. Mentre cantavamo, ci guardammo svariate volte negli occhi… Finché Jake non smise di cantare, per dirmi che avevo una voce bellissima. Posò delicatamente la chitarra a terra e avvicinò il suo volto al mio, permettendomi di sentire il suo respiro accelerato soffiare delicato sulla mia pelle. D’istinto, gli allacciai le braccia attorno al collo e premetti le mie labbra sulle sue, accorgendomi che avevo desiderato farlo fin da quando i miei occhi si erano posati su di lui la sera precedente. Volevo di più, e Jake mi diede il permesso di baciarlo con maggiore impeto. Nel giro di pochi attimi, mi ritrovai a pensare che tutto ciò che desideravo in quel momento era divorarlo di baci. Lo desideravo sulle mie labbra, nei miei pensieri, volevo che in quel momento il mio universo diventasse lui.
Era il mio primo bacio. Non lo avevo mai fatto, eppure tutto mi venne estremamente naturale, spontaneo. Ero certa che con qualsiasi altro ragazzo, non sarebbe mai stato così.
Alcune mie amiche mi avevano persino detto che il loro primo bacio era stato orribile, mentre io sarei rimasta con le mie labbra tra le sue per un tempo indefinito… Era la sensazione più dolce che avessi mai provato in vita mia, e lo era perché con me c’era Lui.
Jacob Black.
Quel ragazzo che avevo conosciuto soltanto la sera prima, e che all’improvviso desideravo come l’ossigeno.
Mi spostai leggermente per sedermi addosso a Jake, allacciandogli le gambe attorno alla vita. Lui mi aveva messo le mani sui fianchi, e li stringeva con vigore. Mi baciò la spalla destra, per poi risalire di nuovo verso il collo e riprendere possesso delle mie labbra.
E poi… mi accorsi che l’asciugamano mi stava scivolando di dosso, e che nel giro di qualche secondo sarei rimasta completamente nuda. Era decisamente sconveniente, chissà quale idea si sarebbe fatto Jake di me…  
In quel momento, avevo due voci nella mia testa: Ness, fermati! Lo conosci da un giorno! UN SOLO GIORNO! Non puoi andare oltre! E non l’hai mai fatto!
E l’altra: Ness, lasciati andare. E’ lui. E’ sempre stato lui.
Infine, un’altra voce. Quella di mia madre: non sono affari miei, ma stai attenta. Stai attenta Renesmee, prendi precauzioni.
Fu Jake a fermarsi, le sue mani cercavano inutilmente di tenermi addosso l’asciugamano. La mia schiena era rimasta nuda; a coprirmi c’erano soltanto i miei lunghissimi capelli, ancora umidi.
Oh mio Dio. Ero mezza nuda, e gli stavo seduta addosso. Era il punto di non ritorno, o quasi. Mi aveva guardata, e sentivo che mi desiderava. Ma, apparentemente, quella ad essere in balìa degli ormoni ero io. Lui aveva un autocontrollo decisamente migliore del mio, e mi sorprese.
‒ Renesmee… dobbiamo fermarci ‒ mi disse, deciso. Mi spostò i capelli dietro le orecchie, guardandomi con i suoi occhi scuri che mi avevano fatto perdere la testa. In quel momento il suo respiro era veloce, come il mio.  
‒ Sì, Jake… ‒ dissi, poco convinta. Mi baciò di nuovo, ed io mi aggrappai ai suoi capelli neri. Sapeva ancora di salsedine, ma non mi dava affatto fastidio. L’asciugamano mi scivolò ancora una volta di dosso, e, di nuovo, Jake cercò di coprirmi.
‒ Ness… non andremo oltre i baci, non adesso. ‒ Nel dirlo, aveva usato il tono di voce più dolce al mondo.
Mi prese per i fianchi, per poi adagiarmi accanto a lui. Non avevo esperienza, ma non ero di certo una sprovveduta. Sapevo cosa accadeva ai ragazzi, e non volevo provocare Jake in quel modo per poi farmi indietro.
Diedi retta alla mia parte razionale, quella che mi diceva che non ero ancora pronta per spingermi oltre. Mi alzai dal divano e recuperai la borsa.
‒ Vado a vestirmi ‒ gli dissi, sgattaiolando di nuovo in bagno. Dovetti fare mente locale per ciò che era appena accaduto, era come se la mia testa fosse da un’altra parte. Dopo essermi vestita, mi bagnai di nuovo la fronte con l’acqua fredda. Mi sentii stupida, forse Jake avrebbe pensato che ero una maniaca sessuale. Presi un respiro profondo, e, dopo essermi resa presentabile, tornai da Jake. Lo trovai in cucina, stava bevendo del thè freddo alla pesca.
‒ Ne vuoi un po’? ‒ mi chiese, era ancora teso.
‒ Non adesso. ‒ Posò il bicchiere sul tavolo, e ci guardammo negli occhi. Poi, prese le mie mani tra le sue e le baciò.
‒ Jake, io… ‒ Mi bloccai, non sapevo più cosa dire.
‒ Nessie… Ieri sera, appena ti ho vista, mi sono sentito… non saprei neanche spiegartelo. Ma tra due settimane te ne andrai via da qui, e io non voglio… non voglio farti soffrire. ‒ Sorrisi per il modo in cui mi aveva chiamata: nessuno mi aveva mai dato quel nomignolo, prima di quel momento.
‒ Nessie? ‒ domandai. ‒ Come il mostro di Loch Ness? ‒ Avevo capito il suo intento, e non era di certo quello di paragonarmi al celebre mostro marino.
‒ Ness, scusami. Non so perché mi sia uscito così ‒ mi rispose. ‒ Ora penserai che io sia un idiota… Ho la ragazza più bella del mondo davanti a me e le do il soprannome di un mostro. ‒ Lo avevo fatto arrossire.
‒ E’ carino, invece ‒ gli risposi. ‒ Detto con il tuo accento, è carino. Potrebbe essere una cosa solo nostra. ‒ E lo pensavo davvero.
‒ Stai sviando il discorso ‒ insistette lui.
‒ Jake, l’unico modo in cui potresti farmi soffrire è… starmi lontano. Forse è l’incoscienza dei miei diciotto anni a parlare, ma troveremo senz’altro un modo.
‒ Ho trentaquattro anni, dovrei essere razionale. Eppure, ti guardo e non ci riesco.
‒ E allora non farlo ‒ gli risposi. Gli gettai di nuovo le braccia al collo, lasciando che mi sollevasse da terra e che mi baciasse di nuovo.
Poco dopo, anche Jake decise di farsi la doccia. Forse lo avevo provocato fin troppo, e aveva bisogno di schiarirsi le idee. Fu veloce, e quando tornò da me si era infilato dei vestiti puliti.
 
Sentimmo il rumore di una macchina, e ci voltammo subito in direzione della finestra.
‒ Mio padre è in anticipo ‒ bofonchiò Jake, nervoso.
‒ Be’, ora sono vestita. Ti dirà qualcosa se mi trova qui? Sei un uomo adulto, Jake.
‒ Sì, e non voglio che pensi qualcosa di sconveniente. “Jake, hai trentaquattro anni e ancora non metti su famiglia”. “Jake, non è possibile che non ti piaccia nessuna ragazza della Riserva” ‒ disse, cercando di imitare il tono di voce di suo padre.
‒ In effetti, io non sono una ragazza della Riserva ‒ gli risposi, prendendolo in giro. ‒ Avanti, gli diremo che sono una tua amica. Un’amica di Seth, che hai conosciuto ieri sera al falò in spiaggia ‒ lo rassicurai.
Pochi minuti dopo, Billy Black entrò in casa, aiutato da Paul e Rachel. Quest’ultima, spingeva la sedia a rotelle di suo padre. Jake ed io ci facemmo trovare sul divano, stavamo di nuovo cantando.
‒ Ehi, Jake ha portato un’amica! ‒ disse Paul, che mi aveva subito riconosciuta.
‒ Ciao, Ness! ‒ aggiunse Rachel.
‒ Ciao, ragazzi! ‒ Ricambiai il saluto. Billy mi squadrò da capo a piedi, come se mi conoscesse già. Nel frattempo, Jake era stato chiamato da Paul, che era andato in cucina.
‒ Hai un viso familiare. Non dirmi che sei… la piccola Renesmee! ‒ mi disse il padre di Jake.
‒ Proprio io, Billy.
‒ Tu probabilmente non ti ricorderai di me, ma io sì. Ci siamo conosciuti, quando eri più piccolina ‒ aggiunse. ‒ Charlie mi ha mostrato le tue foto, sei cresciuta tantissimo! Tuo nonno ti adora, parla sempre di te. ‒ A quanto sembrava, avevo fatto colpo anche sul padre di Jake.
‒ Non ho potuto fare a meno di notare la tua foto con nonno Charlie ‒ gli dissi. ‒ Sono qui per il matrimonio.
‒ Quanti anni hai adesso?
‒ Diciotto ‒ mi affrettai a rispondere, forse anche per fare un inconsapevole favore a Jake.
‒ Non sapevo che conoscessi mio figlio ‒ proseguì a dire Billy, sorpreso.
‒ Be’, ieri sera sono andata con Seth a La Push, e ho conosciuto Jacob ‒ gli spiegai, sentendomi leggermente in imbarazzo. Billy stava per aggiungere qualcos’altro, ma si fermò.
‒ Abbiamo entrambi la passione per la musica, stavamo… cantando qualcosa. ‒ Sì, e ho anche tentato più volte di saltare addosso a tuo figlio, aggiunse quella fastidiosa vocina della mia coscienza. La misi subito a tacere.
‒ Charlie sa che sei qui? ‒ Billy mi stava facendo il terzo grado, e non riuscivo proprio a capire il perché.
‒ Be’, prima ero in spiaggia con Seth e Jake. Seth ha avuto da fare, e così sono rimasta con Jake. ‒ Stavo inventando, sperando di non essere una pessima bugiarda. Per fortuna, Jake venne subito a salvarmi da quell’interrogatorio.
Salutammo Billy e prendemmo di nuovo la moto, accorgendoci che mancava ormai poco tempo alle diciotto e quaranta, l’orario che Seth ci aveva imposto di rispettare.
Avrei voluto dire che passammo il tempo che ci rimaneva a parlare, e che gli avevo detto di essere la nipote di Charlie… ma in verità lo passammo a baciarci.
Io, seduta sulla moto di Jake, con le gambe allacciate a lui.
Lui, che sembrava contemplarmi con ogni suo sguardo.
Avrei voluto congelare il tempo, ma la realtà era ben diversa. Non ci accorgemmo neanche dell’arrivo di Seth, che ci sorprese ancora l’uno tra le braccia dell’altra.
Vidi Seth lanciare a Jacob uno sguardo truce, prima di salutarlo. C’era qualcosa di strano nel comportamento del mio amico, e presto avrei scoperto quale fosse il motivo.
  
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