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Autore: Ashbear    18/08/2009    2 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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When you have robbed a man of everything,
he is no longer in your power.
He is free again.

--Alexander Isayevich Solzhenitsyn

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXXV. ALTERCO ~

Le acque cristalline della costa di Balamb si ritiravano a favore delle tenebrose profondità del mare. Lui era lì ad osservare le onde vellutate di schiuma che si infrangevano le une contro le altre, non dalla prua della nave di trasporto, ma dalla poppa. Seifer sapeva quali pericoli ci fossero più avanti, ma in quel momento, voleva solo essere testimone di tutto ciò che c'era dietro. Il suo passato. Ogni gabbiano, ogni nuvola s'impresse nella sua memoria. Una memoria che conteneva innumerevoli fallimenti e tradimenti, e che da poco conteneva anche pentimento e amore.

In qualche modo, senza la sua arma si sentiva stranamente vuoto. Era come se un pezzo della sua anima fosse rimasto al Garden, come se fosse stato qualcosa di più di una mera lama di metallo. Era sempre stata con lui, una storia che lui stesso si rifiutava di divulgare agli altri. Tuttavia, nel suo cuore lui sapeva, conosceva tutto il susseguirsi di fallimenti dell'Hyperion... tanto con suo padre, quanto con lui.

"Un Guil per i tuoi pensieri?" La sua voce delicata era a stento percettibile sopra il ruggito costante del motore.

Si voltò per ritrovarsi con Quistis al suo fianco, che cercava di nascondere la sua apprensione con un sorriso esitante. L'uomo si era reso conto di quanto fosse spaventata, ma al contempo facesse del suo meglio per nascondere le sue emozioni. Contraccambiò il gesto, tornando a fissare le acque infinite.

"Hey, guarda che quella era la mia frase da rimorchio."

La professoressa gli si accostò, poggiando entrambi i gomiti sulla ringhiera di sicurezza. Scrutò l'orizzonte, assorbendo il calore del sole appena sorto sulla sua pelle.

"Non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe stato tanto bello."

"Intendi il fatto che non sta piovendo fuoco e zolfo infernale?"

Sospirando, lei abbassò lo sguardo sulle sue dita, stringendole attorno alla grata d'ottone. "Sì, qualcosa del genere."

"Chi ha detto che la fine del mondo non sarebbe potuta avvenire in un giorno stupendo? Forse il fuoco e lo zolfo infernale sono nelle nostre teste, ed è a quello che dobbiamo sopravvivere. Ci è stato detto di credere una cosa, ma se ti guardi intorno... il fuoco è dovunque. È solo trasparente ad occhio nudo, ed è questo che lo rende tanto fatale. Può consumarti, senza che tu ne veda neanche la fiamma."

"Seifer, quand'è che sei diventato così... cinico?"

"Lo sono sempre stato... il cinico e il sarcastico possono andare di pari passo."

A questo lei non rispose, non sicura di cosa dire. Quistis sapeva quale domanda voleva porre, ma era prematuro... sarebbe stato rilevante solo se la loro missione avesse avuto successo. Se avessero trionfato, dove sarebbe andato lui una volta finito tutto... se fosse sopravvissuto? Avrebbe ripreso ancora una volta i panni del fuggitivo, o sarebbe rimasto per affrontare il processo al Garden? Una cosa era aiutare, un'altra ancora sapere il tuo destino e accettarne le conseguenze. Sarebbe scappato? Sperava di no, visto che ora lui era tutto quello che aveva... ma Seifer non l'avrebbe mai saputo. Stava a lui decidere, e lei non l'avrebbe influenzato con una falsa apparenza. Le sue meditazioni furono interrotte quando lui ruppe quel silenzio imbarazzante.

"Allora, come sta?"

"Lui..." Chiuse gli occhi, cercando di celare la vergogna. "Lui... non sta benissimo."

"Continua a non parlare?"

"No, non una sola parola da stamattina."

"Normalmente sarei impazzito di gioia perché Leonhart stesse zitto, ma questo è..."

"Sì, lo so."

"Nemmeno un boh?"

"No... nulla."

"L'addio è stato duro," giustificò il rivale di un tempo del Comandante. "Ha appena lasciato una persona per salvarne un'altra, in una situazione che non avrebbe mai dovuto affrontare." Non appena le parole gli ebbero lasciato le labbra, si accorse del suo errore. Quistis si girò rapidamente, affrettandosi quasi di corsa verso le cabine inferiori. Lui si affrettò per starle al passo, afferrandola per il polso quasi con forza, facendola fermare.

"Dannazione Quistis, non intendevo quello. Intendevo che nessun uomo dovrebbe mai scegliere tra coloro che ama. Per favore, non prenderla sul personale... le emozioni sono alle stelle in questo momento... non permettere che la mia stupidità ti raggiunga."

"Ok, ok..." Il suo sguardo non si era però alzato dal ponte di legno. Poteva dirle qualsiasi cosa, eccome se era personale... su talmente tanti livelli. Poi, in un momento di debolezza, lei gli chiese quello che non osava pensare... solo pochi giorni prima gli aveva fatto la stessa domanda. Questa sarebbe stata l'ultima volta... quel giorno sarebbe finita per il meglio, per il peggio, o per la morte. "Che farai se dovessimo sopravvivere?"

"Ti porterò a mangiare una bistecca, offro io."

Lei soppresse una risatina, sapendo che anche lui aveva dei problemi con questo argomento. Incontrò i suoi occhi e parlò col suo cuore, e non con la sua mente. "Ti aspetterò, non importa per quanto tempo."

Lui fece un respiro profondo, distogliendo lo sguardo. Sapeva che stava per succedere; era inevitabile.

"Cinque o sette anni? Quistis, hai davvero intenzione di aspettare tanto tempo? Hai una vita intera davanti. Io vi ho fatto parte per meno di una settimana, e tu hai intenzione di sprecare tutto il tuo futuro per me? Hyne, non ne valgo la pena."

"Cinque o sette?" disse incerta. "Cinque o sette... anni?"

Lui notò l'indecisione presente nella sua voce, perfettamente a conoscenza che gli ultimi giorni sarebbero diventati prima o poi poco più che un ricordo... per lui, per lei. Eppure, non avrebbe rinunciato a un solo minuto passato con lei, nemmeno un secondo. Non si era mai sentito così, e qualsiasi cosa sarebbe successa, lei sarebbe sempre stata speciale. Mille volte più che speciale... lei era l'unica persona di cui si fosse mai innamorato. Aveva amato altre prima di allora, o pensato sinceramente di amarle, e si era preoccupato per un paio di loro... ma le emozioni che aveva provato durante gli ultimi giorni gli scorrevano nel profondo dell'anima.

In un certo senso, si sentiva come se si fosse formato un legame indescrivibile; forse in tutti i suoi tentativi di essere un cavaliere, non aveva mai conosciuto la verità. Realizzava ora di non aver mai avuto bisogno di una strega, perché il potere giaceva nel suo cuore e nella sua anima, collegando loro due per sempre. Merda, non sapeva neanche da dove venisse metà di tutti quei farneticamenti, si sentiva come un romanzetto sentimentale da quattro soldi scaricato sul margine di una strada.

"Sì Quistis, cinque o sette anni." Le parole gli uscirono più taglienti di quanto avesse preventivato.

Lei gli strinse il braccio, abbracciandolo stretto. "No, no! Non è questo che intendevo... volevo dire, tu tornerai... per fare i loro comodi?"

Il suo sguardo era da qualche parte a metà tra la confusione e la colpevolezza. "Uhm... Quistis, se me ne andassi ora, cosa avrei realizzato? Di sicuro potrò pure aiutare Rinoa, ma devo ancora saldare il debito con me stesso. Senza redenzione l'anima non è nulla. Perciò io non sono nulla, se tra tutti i miei fallimenti c'è un solo successo. Ho sopraffatto i miei demoni interiori per fare quello che è giusto, che è quello che avrei dovuto fare molto tempo fa."

"Come sai della sentenza?"

"Beh, chiamiamolo un patteggiamento tra me e Cid... dipende da come va oggi... dipende anche dal fatto che io non finisca cadavere."

"Non dirlo!" Nascose la testa nel suo petto, abbracciandolo forte.

"Ok, ok... ma con la buona condotta potrebbe abbassarsi a tre anni." Lui la guardò, inarcando un sopracciglio. "E quando mai io non mi sono comportato secondo la migliore condotta del mondo?"

Lei sentì il conforto delle sue braccia ricambiare l'abbraccio prima di ribattere, "Non chiederlo nemmeno."

*~*~*~*~*

Provava più che poteva a pensare a quella come ad una missione regolare, ma sapeva fin troppo bene che era tutto fuorché quello. Tutti gli anni di addestramento lo stavano abbandonando, o lui stava abbandonando se stesso... era indeciso. Una settimana prima, tutto sarebbe stato più semplice, con le sue emozioni stipate sotto anni di strati di dolore. Adesso... adesso c'era il presente, quel giorno aveva detto addio a sua figlia.

L'inquietudine che infuriava nel suo cuore era lacerante, tonnellate di piani e strategia non erano niente contro l'angoscia. Per le ultime cinque ore, non si era sentito meglio di suo padre, tradendo il figlio che aveva concepito. I libri di storia sarebbero stati gentili con lui come lo erano stati con Laguna Loire? Il suo stesso padre era considerato un eroe e un martire, ma lui e Rinoa sarebbero stati considerati il nemico? Solo il tempo poteva dirlo, solo le sue azioni di oggi l'avrebbero deciso... scrivendo per sempre la storia.

Chiudendo gli occhi, riportò alla mente gli ultimi preziosi momenti con Allison, cercando di convincersi che un giorno avrebbe capito. Nei pochi giorni in cui l'aveva conosciuta aveva imparato ad amarla sempre di più... ed era molto di più di quanto suo padre gli avesse dato durante la sua infanzia. Laguna Loire era partito per una nazione nemica, mentre lui stava partendo per salvare l'unica donna che avesse mai amato... forse era quella la differenza di cui il tempo avrebbe tenuto conto. Forse Squall sarebbe stato più comprensivo se Laguna fosse stato con sua madre, nei suoi ultimi respiri... Forse il dolore e l'amarezza avrebbero potuto essere sopraffatti dall'amore, ma non era stato così...

Squall Leonhart avrebbe venduto la sua anima eterna perché Allison e Rinoa potessero essere libere dal purgatorio in cui erano costrette... morale, etica, e credenze sarebbero state tutte contestate nelle prossime ore.

"Allison, so che non capirai... ma devo andare."

"Mami?" Pronunciò quella parola indimenticabile con una tale tristezza, che lui quasi perse la sua compostezza in quell'istante.

"Sì, Ally... mami."

Teneva in mano lo stesso Kyactus imbottito del giorno prima, stringendolo stretto come se fosse la sua vita. Dolcemente, i suoi pianti smorzati divennero singhiozzi veri e propri, "mami!"

"Che... che sto facendo?" Mise in dubbio se stesso, e tutto quello per cui stava combattendo... prima gli era sembrato tutto così bianco e nero... nessuno gli aveva mai parlato delle tonalità di grigio. E il grigio lo uccideva.

Toccandole la guancia morbida con il dito, guardò un'ultima volta i suoi occhi d'acciaio. Cercò di sorridere, come fosse stato costretto da tutti coloro che gli si erano radunati attorno, ma ignorato da Allison. La sua mano sinistra le accarezzò i capelli, sentendone la consistenza di seta, ineguagliata persino da quelli di sua madre. Finalmente la piccolina gli si avvicinò, stringendo le minuscole braccine attorno al suo collo fin quanto poté. Lui spostò la testa contro quella di lei, sentendo il rapido battito del suo cuore, incredibilmente più veloce di quanto avrebbe mai pensato. Poteva essere normale per una bambina? I suoi battiti cardiaci erano così diversi dai suoi... o da quelli di tutti gli altri adulti? Non lo sapeva; fino ad ora non gli era mai interessato.

Muovendo la propria pelle ruvida contro la sua, capì che lei era veramente un angelo... solo qualcosa di celeste poteva essere così morbido e innocente. La guardò ancora una volta nei suoi occhi innocenti, "ti ameremo sempre; qualsiasi cosa succeda... ricordalo. E vai avanti."

Si alzò, ricacciando indietro le lacrime, e guardando la ragazza più grande negli occhi. "Selphie... Hyne, ti prego, prenditi cura di lei."

"Lo farò," rispose la ragazza dagli occhi verdi con un pizzico d'esitazione. "Ma solo mentre tu e Rinoa andate fuori per il weekend, perché tanto tornerete... e allora Allison avrà la più grande festa di compleanno che abbia mai avuto una bambina di due anni."

"Grazie." In qualche modo, quelle parole sembrarono rassicurarlo per il momento. "Sono certo che sarà la più bella festa che la nazione abbia mai visto."

"Puoi dirlo forte, Comandante." E gli rivolse il saluto SeeD cercando di forgiare un sorriso.

I minuti seguenti erano come una serie di macchie nella sua memoria... ricordava di aver tenuto Allison tra le braccia... ma poi era sparita. Come un fantasma, come un ricordo... svanito nel nulla. Sua figlia era così tanto di più di quanto avrebbe mai potuto desiderare, e ora si sentiva come se le stesse voltando le spalle. Non avrebbe mai saputo se quello che stava facendo era la 'cosa giusta' o soltanto un altro impulso che conduceva al fallimento. Nell'immobilità della sua cabina, emise l'unica parola che non era riuscito a dire due ore prima alla carne della sua carne e al sangue del suo sangue.

"Addio."

*~*~*~*~*

Il vento turbinò attorno a loro mentre l'imbarcazione si avvicinava sempre di più alla Repubblica di Galbadia. L'esperto di arti marziali camminò verso di lei e le si sedette accanto sulla piccola panchina, cercando di offrire un qualsiasi tipo di conforto.

"Non sei mica serio?" implorò lei.

"Sì, serissimo."

"Come? Come fate voi a sopportare tutto questo?" Alex si massaggiò le tempie per la frustrazione, desiderando solo che quella sensazione calasse.

"Ci si abitua." Zell non poté fare a meno di ridacchiare per le sue reazioni. Ricordava la prima volta che aveva messo in junction un Guardian Force, ma era poco più che un bambino. In un certo senso ci si era abituato con il passare degli anni, e si sentiva persino sicuro nonostante l'intrusione nei suoi pensieri.

"Dannazione Zell, sono abituata alle voci nella mia testa... ma di solito parlano nella mia stessa lingua! Puoi ripetermi perché lo sto facendo?"

"Perché non possiamo mandarti disarmata al Palazzo Presidenziale... sono gli ordini di Squall."

"Sì, beh, Squall può ordinarmi un GF che parla la mia lingua? È molto irritante."

Lui rise sotto i baffi dato che lei continuava a tenersi stretta la testa; riusciva veramente a capire il suo disagio. Primo, Alex non era mai stata allenata in combattimento. Secondo, era costretta a mettere in junction qualcosa di estraneo... solo per avere la possibilità di usare la para-magia, che non aveva mai provato ad usare prima d'allora. E infine, era spaventata a morte, ma non avrebbe mai tradito la sua posatezza esteriore... o il suo aspetto vagamente indispettito del momento.

"Sai, Quetzal è uno dei GF personali di Squall. È stato assegnato al Comandante quand'era molto giovane... non l'ho mai visto permettere a qualcuno di mettere in junction i suoi Guardian Force personali... deve pensare che sei davvero speciale."

"Già, o davvero stupida."

"Beh, se non gli piacessi ti avrebbe dato anche Cerberus, fidati, quello sì che sarebbe stato brutto... un GF... tre voci... so bene di cosa parlo."

"Ne sono sicura," sorrise appena, cercando di ignorare il ronzio nella sua mente. "Allora, adesso che ce l'ho, cosa devo fare di questa cosa?"

Zell si voltò in fretta verso di lei con una leggera quantità di paura negli occhi, "non..."

"Ahhh..." urlò lei, abbassando ancora una volta la testa in agonia.

"Già... qualsiasi cosa tu faccia... non riferirti mai ad un GF con un 'cosa'... non gli piace tanto."

"Grazie per l'avvertimento," sbottò lei in tono sardonico. "Ora di grazia dimmi come devo usare 'El Señor' Quetzal." Sollevò la testa enfatizzando le sua parole. "Insomma... ok, 'El Señor', dev'essere accettabile per sua 'Altezza'. Ohhh! Merda..."

"Uhm, Alex, i GF capiscono il sarcasmo. Sono guerrieri addestrati e non gradiscono di essere ritenuti cittadini di secondo rango."

"Quindi, se capisce la mia lingua, perché non la parla?

Grattandosi la testa la guardò con innocenza, "beh, è questo che li rende nostri Guardiani... sono degli esseri veramente unici, ognuno con delle abilità straordinarie. Il tuo domina sull'elettricità... perciò fin quando eviti Leviathan dovrebbe andarti tutto bene."

"Eh?"

"Oh, nulla, solo una piccola battutina sui GF... ok, ora facciamo un po' di pratica con la magia. Hai ancora gli incantesimi di base che ti ho dato?"

"Sì, ho quattro Fire e un Morfeo."

Alzandosi in piedi, Zell le porse la mano, tirandola su. "Ok, vedi quel barile laggiù?" Indicò un bersaglio vuoto dall'altra parte del ponte. "Ora voglio che concentri tutta la tua energia... mente e anima. Chiudi gli occhi e senti il potere irradiarsi dalle tue dita... la prima volta, è solitamente una lenta sensazione che comincia dalla base del tuo collo."

"Sì, riesco a sentire qualcosa... è quasi spiacevole, brucia."

"Giusto, ora punta il palmo della tua mano verso l'obiettivo e richiama il nome dell'incantesimo. Quetzal si prenderà cura del resto."

"Fire!" ringhiò con determinazione.

"Hey gallinac-" Seifer emerse dall'altro capo del ponte nel momento in cui Alex stava lanciando il suo incantesimo. L'intrusione le fece perdere la guardia e si girò appena, mancando il barile e colpendo l'albero. La sua base di legno s'incenerì rapidamente, mentre l'albero crollava sul lato destro della nave.

"Dannazione, gallinaccio, e chi lo sapeva che la tua donna sarebbe stata maldestra quanto..."

Muovendo in fretta il palmo in sua direzione, Alexandra focalizzò tutta la sua energia spirituale contro l'obiettivo. "Morfeo!"

Seifer non terminò nemmeno la frase; cadde in un sonno tranquillo. Lei sorrise all'opera compiuta, dato che era il suo primo test effettuato con successo.

"Wow..." Zell rimase quasi senza parole per il suo lavoro. La afferrò, facendola girare in un momento di allegria. "Dannazione, sei un prodigio!"

Lei rise e lui la rimise sull'impalcatura. "Uhm, sì, ora però scendiamo prima che si svegli."

"Ehm... buon'idea."

*~*~*~*~*

Squall sentì qualcuno scendere le scale chiuse che portavano alla cabina inferiore. Alzò lo sguardo dal tavolo, lottando per nascondere l'ansia nei suoi occhi. Zell e Alexandra tentarono di mantenere l'equilibrio mentre la nave s'imbatteva in acque più impetuose. Il piccolo vascello fu momentaneamente sbatacchiato da una parte all'altra prima di riacquistare il fluido andamento di prima.

"Comandante," disse Zell, salutando il suo leader.

"Lascia stare le formalità. Alex, hai avuto l'opportunità di imparare le tecniche adeguate della para-magia?" Erano le prime parole che avesse pronunciato ad un altro essere umano da oltre tre ore, dalla loro partenza dal Garden.

"Sì..." Cercò di rimanere impassibile. "Ho anche avuto un corso accelerato sulla sorpresa in battaglia."

"Ok." Squall riprese a guardare le planimetrie che si trovavano di fronte a lui. "Alexandra, sei a conoscenza del fatto che il Palazzo è stato protetto con un campo anti-magia? Il GF non può offrirti potere magico, a meno che tu non rimanga fuori dal campo. Comunque, potrebbe accrescere la tua percezione e altre abilità naturali... solo non contare su Quetzal come una boa di salvezza."

"Capisco Squall." Alex gli si avvicinò, sedendosi su una delle sedie rattoppate nell'angolino. Mise la mano destra su quella che lui aveva poggiato sul tavolo. Inizialmente gli sembrò di esserne sconvolto e cercò di ritrarsi dal contatto, ma poi sentì uno strano conforto ad averla lì... quasi altrettanto fraterno come quello di Ellione. "Anche a me manca Rinoa... e Squall, dimentica quello che ho detto prima... io so cosa ha visto in te." Gli strinse di più la mano prima di rilasciarla.

Improvvisamente, Seifer venne di corsa dalle scale, completamente inzuppato dalla vita in giù. "Stiamo per sbarcare a Deling, da qui dovremo camminare per l'ultimo miglio... il mio contatto dovrà incontrare Alexandra all'entrata della città, in un vicolo dietro l'autonoleggio. Dobbiamo esserci soltanto io e lei... o l'accordo salta. E lei deve portare anche i guil richiesti."

"Sarà sicuro? Come sappiamo che non l'ammazzeranno lì dopo essersi fregati i soldi?" Il tono nella voce di Zell mostrava con chiarezza le sue riserve.

"Perché sono miei amici... potranno pure farsi comprare, ma hanno degli standard."

"Non è che sia poi di gran conforto detto da te," replicò sprezzante Squall. "Ma al momento, non vedo altre alternative. Sì, abbiamo i guil che hanno preteso, metà ora... l'atra metà quando saremo nel palazzo... sborserò pure i soldi, ma non sono stupido."

"Touché Comandante."

"Seifer?" chiese Zell. "Perché sei tutto bagnato?"

"È buffo," rispose con rabbia, sollevando un sopracciglio in direzione dell'unica donna. "Chissà come mi sono addormentato sul ponte, e quando mi sono svegliato mi trovavo fuori bordo... per fortuna, Quistis mi ha svegliato in tempo perché afferrassi la ringhiera più bassa."

"Oh..." Alex soffocò nelle sue stesse parole, "è terribile."

Quando raggiunsero il punto di lo sbarco, ogni traccia di vivacità o innocenza si perse. Rimasero soltanto i guerrieri che avrebbero provato a sfidare l'esercito di un tiranno... che avrebbero combattuto ad ogni costo per la loro redenzione. Mentre percorrevano la strada fino ai confini della città, camminarono praticamente in un silenzio quasi surreale. Squall era al comando, e non si voltò indietro nemmeno una volta... seguito da Alexandra e Zell che rimasero in silenzio, scambiandosi di tanto in tanto degli sguardi, dato che nessuno dei due sapeva cosa dire. Seifer e Quistis fecero l'intera miglio quasi mano nella mano, entrambi consapevoli che quelli avrebbero potuto essere gli ultimi minuti che passavano insieme, e assaporando ognuno di essi fino in fondo.

*~*~*~*~*

"Svegliati, bellissima."

Sentì qualcuno accarezzarle i capelli, e lentamente si svegliò al mondo.

"...Squall?"

"Posso essere chiunque tu voglia." Mitchell si abbassò con fare seducente e le morse la spalla, e quando registrò il dolore lei aprì in fretta gli occhi. Cercò immediatamente di allontanarlo da lei, accorgendosi di essere stata di nuovo imprigionata nei bracciali. Un piccolo gemito di dolore le sfuggì dalle labbra, mentre tentava di trattenere le lacrime. Lui non aveva lasciato la presa mentre lei si divincolava dal peso del suo corpo. Alla fine riuscì ad usare le gambe per spingerlo via, ma non prima che lui fosse riuscito a oltrepassare la pelle... il sangue le colava lentamente sulla scapola.

"Vattene via all'inferno! Fottuto bastardo!"

"Oh, è questo il modo di trattare la persona che detiene il tuo futuro nel palmo della sua mano?"

"No... non tratterei mai una persona in questo modo," sibilò lei.

"Sei molto simpatica, puttana." Si alzò, afferrandola e voltandola, e lei sentì la puntura di una siringa che entrava nella sua coscia. "Quando oggi morirai... sarò l'ultima persona che vedrai. Io sono il tuo Dio... io controllo tutto ciò che ti succede. Tu morirai quando lo dirò io, vivrai solo per appagare i miei bisogni. Il tuo potere non è nulla senza di me, tu non sei nulla."

"Non avrai mai il mio potere," sputacchiò lei.

"Sai qual è la parte ironica? I giusti cittadini di Deling pensano che il caro vecchio Dottor Odine avesse trovato davvero un modo per imbrigliare il tuo potere... per poterlo sigillare per sempre... sciocchezze. Hanno pensato veramente che perseguitarti equivaleva a distruggere il potere che possiedi... e suppongo che in un mondo perfetto si sarebbe potuto sigillarlo. Tuttavia, questo non è un mondo perfetto, no? No, tristemente, non posso ricevere i poteri di una strega... ma ho accuratamente scelto il tuo rimpiazzo. Risponderà solo a me... è mia."

"Non sarà mai tua... ora puoi pure pensarlo, ma quando riceverà i miei poteri capirà che tu non sei nulla. Nessuno avrà mai bisogno di te."

"Allison sì."

"Che cosa?" La paura la sopraffece. "Avevi detto... avevi detto che era al sicuro al Garden!"

"Ho mentito." Mitchell era certo che lei non avrebbe riconosciuto il suo bluff per quello che era, al momento aveva più potere di quanto avrebbe voluto ammettere... anche se Rinoa non lo sapeva. Per giunta, la paura costante di guardarsi alle spalle ad ogni passo stava cominciando a farlo diventare paranoico. No, non aveva paura, non ne avrebbe mai avuta... dopo tutto era il Presidente di Galbadia, il Leader del Consiglio Mondiale, e presto sarebbe stato il capo del mondo... era più potente di una qualsiasi altra strega.

"No! Tu... tu non puoi, sono venuta con te... tu..."

"Io posso fare tutto quello che voglio... ora, se farai la brava bambina, e farai quello che ti dice 'Zio Mitchell'," disse in tono canzonatorio, "allora Allison vivrà... diciamo pure che lei è la mia polizza di assicurazione che io ottenga ciò che desidero, e che i poteri vengano trasmessi a chi dico io... niente tranelli da dentro la fossa."

Poteva davvero aver rapito Allison? Ripensò nella sua mente alla scena al Garden, ma Ally non era sull'elicottero con loro... era possibile che avesse altri infiltrati lì. Cazzo, era probabilissimo. Ma Squall avrebbe... dannazione, non sapeva più nulla... era sicura che Allison era salva. Ci avrebbe scommesso la sua vita, come in effetti stava facendo. Ad ogni modo, se ci fosse stato anche solo un briciolo di verità in quello che aveva detto Mitchell, non avrebbe rischiato fino a quando non ne avrebbe avuto la certezza.

Lo guardò direttamente negli occhi. "Che cosa mi hai iniettato?"

"È un piccolo extra di Odine... sopprime i tuoi poteri, ed ogni uso di magia... ma sarai perfettamente conscia di ciò che ti circonda. In altre parole, non ti perderai un minuto della tua esecuzione... e vedrai i bambini temerti, e rallegrarsi della tua fine. Mi piace pensare che sia un mio ultimo regalino per te."

Lei non gli rispose, il pensiero di Allison e Squall la tormentava ancora. Sapeva che erano al sicuro, dovevano esserlo.

"Andiamo," ordinò, spingendola verso la porta. "Ci sono ancora diverse questioni da sistemare prima dell'esecuzione."

Lei lo seguì nella prima parte del Palazzo, dove si sorprese di vedere altre celle piene di prigionieri, ognuno dei quali ostentava trepidazione negli occhi quando la guardava. Ladri, stupratori, e assassini, tutti la temevano. Evitò di guardarli negli occhi mentre oltrepassava quei lunghi corridoi. Le lanciavano oggetti e la insultavano, cose già viste e sentite... nulla di nuovo sotto il sole. Quando venne aperto un cancello sbarrato, notò una finestra da lontano. Poteva vedere il blu del cielo, e pensò a quanto fosse bello... nell'orrore più buio, trovava ancora un momento per cercare la bellezza. Ricordò i sogni che aveva avuto per anni, e quel cielo azzurro ne aveva sempre fatto parte integrale... assieme ai campi e alle spiagge. Chiuse gli occhi, e si lasciò guidare...

*~*~*~*~*

A volte nei sogni sappiamo volare, e in altri cadiamo. Tuttavia, raramente nei sogni la realtà recita una parte attiva. Sognare è vivere, svegliarsi è morire. Un posto dove la vita sembra perfetta, e tutte le verità sono solo illusioni dipinte su una parete. Quando ci svegliamo dal sonno, una parte di noi muore, che sia è l'immaginazione o il desiderio. Per puro caso, manteniamo vivo un piccolo granello di quei sogni. Ci danno speranza; ci permettono di vedere oltre i nostri mezzi attuali... fino al futuro che vogliamo.

Lo stesso che non verrà mai.

Se avessi voluto incolpare qualcuno, avrei potuto farlo. Dal momento in cui sono nata al mio ultimo respiro. È sempre più facile biasimare gli altri per i nostri fallimenti, per le nostre mancanze. Ma la colpa giace semplicemente dentro di noi, nascosta lontano tra il nostro cuore e la nostra mente. Potrei biasimare colei che ha cominciato la menzogna? Potrei biasimare l'uomo che mi amava, ma non è riuscito a fidarsi di me? Potrei biasimare l'uomo che premerà il bottone letale, oggi?

Potrei biasimarli tutti. Però, non lo faccio.

Biasimo solo me stessa, e spero che gli altri mi perdoneranno per la mia debolezza. Spero, prego che col tempo possano perdonare se stessi. Questa è di gran lunga la cosa più difficile che un mortale potrà mai conoscere.

Grazie, a tutti quelli che mi hanno dato la vita. Dai miei genitori a mia figlia. E a te, Squall Leonhart; ti amerò sempre. Mi hai dato vita, mi hai dato amore, e mi hai dato una ragione per credere. So che sei lì da qualche parte, con lo sguardo perso nell'orizzonte lontano a darti la colpa. Ma dovunque tu sia, ti supplico di smetterla. Ti supplico di andare avanti, perché in fin dei conti, il tuo amore è valso la candela. Alleva bene nostra figlia, insegnale la vita e l'amore... insegnale di noi.

Prego che oggi tu non assista all'esecuzione, e nemmeno lei. I ricordi vi tormenterebbero per sempre. Al contrario, spero che tu vada a passeggiare con lei su una riva lontana. Portala dove gli oceani e la terra si incontrano. Falla correre tra i fiori dei campi, facendola sentire libera, e facendole ignorare i nostri fallimenti. Il mio tempo su questo mondo è stato più grande di qualsiasi altro sogno...

Quando sarò scivolata via da questa terra, spero solo che i sogni continuino a vivere dentro di me.

*****
Note delle traduttrici: capitolo betato da Alessia Heartilly. Vi prego, come per il capitolo precedente, non fate spoiler di nessun tipo nelle recensioni a questo capitolo, sempre per il solito discorso. Questo significa: per favore non fate nomi! Se non per rispetto degli altri lettori, almeno per rispetto di Ashbear che s'è fatta un mazzo tanto per scrivere questa storia e ottenere certi effetti sorpresa! Nel caso vedessi recensioni spoiler, le farei cancellare, lo dico subito^^
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Citazione di apertura: da Il primo cerchio, romanzo storico di Aleksandr Isaevic Solženicyn sui campi di lavoro russi ai tempi dei gulag e dello stalinismo.
Quando hai derubato un uomo di tutto,
non è più in tuo potere.
È di nuovo libero.
- Alessia Heartilly

   
 
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