Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: La Fra    22/09/2020    0 recensioni
Una storia incentrata su Rin Nohara e il suo malessere generale dopo la presunta morte di Obito Uchiha.
L'oscurità emerge lentamente dal suo cuore e influisce negativamente sul suo stato mentale.
Con la collaborazione con il mio amico Exeregen che potete trovare su Wattpad.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Obito Uchiha, Rin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono cresciuta senza genitori. Mia madre era stata stroncata da una brutta malattia quando ero molto piccola. Avevo provato a trovare un lato positivo in quella tragedia, e spesso mi ripetevo che in fondo dovevo a quell'evento il proposito di diventare un ninja medico.

Anche mio padre era morto troppo presto. Era successo dopo, durante la Seconda Guerra Ninja. Avevo provato a trovare un lato positivo anche in quello. Tutti dicevano che era stato "uno shinobi valoroso”, come se la cosa potesse in qualche modo alleggerire il mio dolore. Avevo scelto di crederci e ne avevo tratto conforto. Spesso avevo parlato di lui a testa alta, con orgoglio.

Oggi però non sono più una bambina e vedo le cose in modo molto diverso; a volte, quando sento qualcuno parlare di lui, vorrei correggerlo.

Vorrei dirgli: “non è morto come un eroe, è morto come un ninja qualunque.”

In quegli anni, tutti i caduti in guerra erano chiamati come ninja valorosi, eroi. Quindi cosa rendeva mio padre speciale? Qual era il lato positivo della sua morte?

Spesso pensavo ai miei genitori durante le lezioni. Al sorriso di mia madre, alla mano di mio padre che mi sfiorava i capelli. E mi intristivo.

Ricordo che un giorno di primavera, proprio nell'anniversario della morte di mia madre, Obito lo notò. Non gli si poteva nascondere nulla. Mi fissò per lungo tempo, poi si fece coraggio e si avvicinò. Mi disse che dopo le lezioni mi avrebbe portato in un posto speciale. Io accettai.

Al calare del sole ci arrampicammo su per la ripida scala che conduceva al monumento di Konoha, oltre le luci del villaggio, dove il vento soffiava freddo e impetuoso. Quando feci l'ultimo gradino, gli chiesi cosa fossimo andati a fare lassù. Lui mi sorrise (con quel sorriso che riservava solo a me) e indicò il cielo.

Mi disse che le stelle gli facevano compagnia quando si sentiva triste. Che gli piaceva pensare che due di quei puntini nel cielo fossero sua madre e suo padre. Che vegliassero su di lui.

"Nessuno è davvero solo." Mi disse."Sicuramente, tu non lo sarai mai... e poi... ci sarò io con te..."

Che stupida ero. Non ho memoria di molte cose di quel periodo, ma ricordo chiaramente che quella sera non dissi nulla; non lo ringraziai nemmeno. Mi limitai ad annuire e sedermi ad osservare il cielo.

Negli anni successivi, non pensai più a quelle parole; ero troppo concentrata sugli studi, scombussolata dalla cotta che mi ero presa per Kakashi.

Però, io e Obito continuammo a incontrarci al tramonto alla panchina. E poi a salire sulla montagna la sera. Sono io, lui... e le stelle.

Una volta, qualche tempo prima della sua morte, gli dissi una cosa. Non so perché, forse per sdebitarmi per tutto quello che aveva sempre fatto per me.

"Proteggere te è come proteggere il mondo intero".

Ero sincera. Non avrei voluto che suonasse così romantico, ma ero stata onesta. Razionale. Un ninja medico farebbe qualsiasi cosa per il suo team. Il suo unico scopo è assicurarsi che i compagni tornino a casa sani e salvi, a qualsiasi costo.

Obito... se solo potessi tornare indietro. Se solo potessi dare la mia vita per salvarti. Io lo farei.

Molte volte ho provato ad andare su quella roccia da sola; ho provato a guardare le stelle e trovare un lato positivo anche nella tua morte. Ma non ci riesco più. Qualcosa dentro di me si è rotto ormai. E quelle stelle... non riesco a guardarle con i tuoi stessi occhi; più le fisso e più mi sembrano solo puntini, freddi e lontani.

 

Svegliati... non senti che ti sta chiamando?

 

Rin si ritrovò in un luogo umido e buio. Era stato un sussurro a ridestarla, un ruggito che non aveva mai sentito prima e che sembrava venire da dentro la sua mente.

La prima cosa che percepì quando fu completamente sveglia, fu un peso nel petto. Una sensazione spiacevole che le fece salire un conato. Poi, una voce famigliare. Kakashi era di fronte a lei, e la chiamava insistentemente. Avrebbe dovuto vedere la sua faccia: era disperato, e non gli si addiceva affatto.

Rin provò a muovere le braccia, ma si ritrovò a lottare contro una spessa corda che la tratteneva. Mentre gli occhi si abituavano all'oscurità, mise a fuoco le sagome intorno a loro: diversi corpi di Ninja della Nebbia giacevano immobili a terra. Nell'aria, l'odore inconfondibile dello zolfo. Prima che potesse guardarlo in faccia, Kakashi si chinò su di lei e le liberò i polsi.

 

Non opporre resistenza, renderai tutto più facile a entrambi.

 

Di nuovo quella voce rombante. Una presenza che l'avvolgeva in una morsa invisibile.

 

Chi sei? Pensò fra sé e sé senza riuscire a parlare.

 

Io e te siamo una cosa sola adesso. Fu la risposta

 

Kakashi la sollevò e le mise il braccio intorno al collo. Cosa ci facevano lì? Cos'era successo?

I ricordi le tornarono alla mente frammentati e confusi; solo dei dettagli in mezzo al caos dei pensieri. Erano partiti alla ricerca di erbe mediche. Erano finiti in un'imboscata.

Kakashi aveva lottato, ma i nemici erano troppi, e non volevano lui. L'avevano distratto mentre l'avevano portata via. Ricordava il dolore, la paura... e la vergogna. Aveva urlato. “Non venire! Vai via, Kakashi! Non venire!”

Lui però faceva sempre di testa sua. In questo, non era cambiato. Nemmeno dopo Kannabi.

La testa le faceva male, più del solito. La voce maligna della sua mente continuava a parlarle, ma era incomprensibile. Le parole si sovrapponevano una sull'altra come se qualcuno stesse tenendo una conversazione da sola, senza renderla partecipe.

 

Hai capito ora?

Sei inutile.

Ti fai sempre rapire e qualcuno deve venire a soccorrerti.

Lui è morto per salvarti. Tocca a Kakashi stavolta?

Ma perché non la fai finita una volta per tutte?

 

La voce aveva ragione. Rin ora doveva concentrarsi e sforzarsi per parlare, per dire qualcosa. Avrebbe dovuto alzarsi, impugnare il suo kunai e...

Prima di rendersene conto, Rin si ritrovò all'aria aperta, sotto alla luna piena. Kakashi correva fra le fronde degli alberi, silenzioso e veloce. Rin si strinse forte alle sue spalle. Almeno, avrebbe usato le sue ultime forze per evitare di svenire e cadere di sotto.

Si appoggiò esausta alla sua schiena e chiuse gli occhi. Solo allora, un ricordo le riaffiorò alla mente, vivido e estraneo allo stesso tempo.

Fu solo un flash, ma vide le candele, un sigillo e una luce calda che le attraversava il corpo.

“Kakashi...” L'orrore le fece trovare la forza di parlare.

Il ragazzo la issò un po' sulla schiena e corse più in fretta. “Va tutto bene.” Disse. “Adesso ce ne andiamo da qui.”

Rin si voltò alle loro spalle. La foresta era immobile e silenziosa. “Non ci seguono.” Disse con un filo di voce.

Kakashi saltò giù da un ramo e raggiunse il terreno. Poi, finalmente, si fermò.

“Forse li abbiamo seminati.” Disse con il fiatone.
Persino il ninja più esperto e più intelligente può sbagliarsi quando vuole negare all'evidenza.

"Kakashi...” Ripeté Rin mentre lui la aiutava a mettersi seduta contro un tronco. “Non mi sento bene... io... qualcuno... c'è qualcosa che non va."

Rin conosceva bene il suo corpo, conosceva il suo chakra. Era sempre stata brava a controllarlo, a farlo fluire attraverso il corpo a suo piacimento. Adesso però, dentro di lei c'era una tempesta; un vortice che non riusciva a controllare. Era strano che Kakashi non dicesse nulla. Con quell'occhio se ne era sicuramente accorto.

Il ragazzo abbassò lo sguardo un istante e poi la sollevò di nuovo. “Quando torneremo al villaggio ti guariranno.” Disse facendo per caricarsela di nuovo sulle spalle. Rin però si divincolò dalla sua presa, forse con troppa forza. "No!” Sbraitò. “No, io... c'è qualcosa dentro di me. Riesco a sentirlo..."

Era proprio lì, che si annidava da qualche parte. Sentiva la sua presa stringersi sempre più nelle sue viscere, la mente appannarsi. Persino la voce che le sussurrava sempre maligna era smorzata dal ruggito di qualcosa di oscuro.

“Vai via prima che sia troppo tardi. Non voglio che succeda qualcosa anche a te.”

Kakashi la stava ancora fissando senza comprendere. "Rin” Iniziò guardandosi intorno. I rumori del nemico iniziavano a delinearsi in lontananza. Un leggero fremito del terreno sotto i loro piedi. Il suo disagio era ben distinguibile nonostante la maschera. “So che non ne abbiamo mai parlato, e mi dispiace. Avrei dovuto... so che stai male per quello che è successo a Obito, ma non è colpa tua. Anche io..." Si interruppe per fare un breve sospiro, poi le afferrò il polso con forza.

“Hai sentito cosa mi ha chiesto?” Disse con tono più duro. “Di proteggerti. Ed è quello che farò.”

Rin avrebbe voluto rispondere. Avrebbe voluto dirgli che non era quello il punto, che ormai per lei non c'era più nulla da fare. Un flash le mostrò di nuovo quelle immagini. Un ninja che disegnava una spirale con un pennello. Una luce, un ruggito feroce e un dolore lancinante.

Cosa le avevano fatto?

“Hanno provato a compiere un... una specie di rituale su di me." Disse con le lacrime agli occhi. Cercò di opporre resistenza, ma Kakashi la tirò con sé e si mise a correre. Le voci dei nemici si alzavano sparse per la foresta. Erano tutti intorno a loro. Rin non riuscì ad opporsi e corse insieme a lui.

Un piccolo gruppo di uomini gli sbarrò la strada, ma Kakashi li annientò con facilità. “Di qua!” Urlò trascinandola di nuovo.

Rin sentì un dolore lancinante allo stomaco, poi di nuovo un ruggito.

 

Ti ho detto di non opporti... renderai solo le cose più difficili...

 

Questa volta, riuscì a vedere chiaramente il proprietario di quella voce. Era un mostro, forse un demone. La fissava con un unico grande occhio e parlava muovendo gigantesche zanne. La sua reazione naturale fu quella di scalciare e dimenarsi. Quando cadde a terra, Kakashi si arrestò di nuovo.

“Cosa c'è?” Chiese nervoso.

Quando Rin batté le palpebre, la creatura sparì. Solo allora capì che quello che aveva visto non era davanti a loro. Quel mostro era dentro di lei. Non poteva essere solo un'allucinazione: sentiva tutto il suo peso... tutto il suo potere scorrerle dentro.

Con grande sforzo cercò di sollevarsi e rimettersi in piedi. In cuor suo, sapeva già che non ci sarebbe stato modo di fermarlo.

"Kakashi... non posso tornare al Villaggio della Foglia." I suoi occhi andarono al kunai caduto nel fango con una nuova consapevolezza. Se lo avesse afferrato e se lo fosse infilato nel giusto punto del torace, quella sofferenza sarebbe finita per sempre. Solo un momento di dolore, e poi più niente.

 

Fallo... ammazzati!

 

E lo avrebbe fatto, se solo avesse potuto. Possibile fosse così codarda da non riuscire a muoversi? Avrebbe tanto voluto farla finita, ma la mano non riusciva a raggiungere la lama. Era come se vi fosse una volontà estranea a fermarla. Le dita le fremettero, ma una forza invisibile le impedì di stringerle intorno al kunai. Che terribile tecnica avevano usato su di lei? Farla soffrire, mettere a rischio tutti quelli che amava e impedirle di uccidersi. Non avrebbe potuto convivere con una sola altra vita sulla coscienza, figuriamoci con un villaggio intero.

 

Fallo fare a lui... scommetto che non vede l'ora.

 

La sua mente era sempre un passo avanti a lei. Rin cercò di non ascoltarla, perché conosceva quelle parole infide troppo bene. Erano le stesse che le avevano tenuto compagnia nelle notti insonni degli ultimi mesi. Questa volta però, avrebbe dovuto darle retta. Era l'unico modo.

"Mi stanno usando...” Disse alzandosi in piedi. Guardò Kakashi nell'occhio, rosso fiammeggiante e sbarrato. Ogni tanto, gli ricordava lo sguardo con il quale la guardava lui. Osservandolo, sentì un pizzico di felicità.

 

“Devi uccidermi!" Disse risoluta.

 

La voce nella sua mente fremette di gioia.

 

Finalmente mi dai ascolto!

Quante volte ti ho suggerito di ricongiungerti a lui? Intendevo proprio questo: ammazzarti o farti ammazzare!

Rivedrai Obito, non sei contenta?
Ma anche nella morte sarai penosa... farti ammazzare da Kakashi... vuoi renderlo pazzo come te?

 

"Ma cosa stai dicendo?” Kakashi questa volta suonò rabbioso. “Ti avranno anche fatto qualcosa, ma risolveremo tutto. Dobbiamo solo arrivare a Konoha e troveranno una cura.”

Rin si raddrizzò con la schiena. Non se ne sarebbe andata da lì. Mai più. Per un momento, si sentì un'ipocrita. Qualsiasi cosa la Nebbia le avesse fatto era stato terribile, ma doveva ammettere di essere felice di aver trovato l'occasione per lasciare questo mondo una volta per tutte. Quella risolutezza nel morire non era quella di un guerriero nobile, ma di un'egoista. Ma che importava? Avrebbero chiamato anche lei “eroe”, “ninja valoroso” una volta che il suo nome fosse stato inciso sulla pietra.

La distesa intorno a loro era immobile. La luna si rifletteva in un lago placido. Le ombre danzanti dei nemici vorticavano intorno a loro.

Kakashi le afferrò le spalle e la scosse. “Stai ferma qui. Sistemerò tutto, te lo prometto.” La sua voce diceva il contrario. “Ti riporterò a casa a qualsiasi costo.” Si scagliò sui nemici come un fulmine.

Rin osservò la sua schiena mentre annientava un nemico dopo l'altro. Le lacrime le scendevano calde sulle guance. Continuò a stringere il kunai sperando di trovare la forza, di riuscire a contrastare il sigillo che le impediva di affondarlo nella carne. Dopo un ultimo sforzo, l'arma le cadde di mano.

Le esplosioni illuminavano la notte come lampi per tutto il campo di battaglia. Rin si alzò in piedi con le ultime forze rimaste e fece un passo avanti.

 

Fallo! Fatti uccidere! Le gridava la voce nella testa.

No, così ci ammazzerai entrambi! Ruggiva il demone

 

Rin alzò gli occhi al cielo e guardò le stelle. Si vedevano bene quella sera. Cercò con lo sguardo quella con la quale aveva parlato negli ultimi mesi e sorrise.

 

Sai Obito, riesco a vedere il lato positivo della mia morte. Tornerò con te, e non sapremo più soli.

 

Attese di sentire il suono stridente dell'elettricità di Kakashi, poi strinse i pugni e con un veloce slancio si buttò in mezzo al fumo creatosi dalle bombe carta.

 

Mi dispiace, Kakashi, ma non c'è altra scelta.

Spero che potrai perdonarmi.

 

Il Raikiri di Kakashi era così vicino che poteva già sentirne il calore. Rin non aveva paura. Voleva solo che le voci nella sua testa tacessero per sempre. Un istante che potesse raggiungere la sua meta, la luce scomparve e la ragazza si ritrovò teletrasportata fuori dal campo di battaglia. Per un momento fu convinta si trattasse di un'altra tecnica nemica, che le avrebbe impedito di morire ad ogni costo. Sentì il panico salire. La presa salda che la sorreggeva però le trasmetteva una sensazione completamente diversa. Ci mise un attimo prima di accorgersi di trovarsi fra le braccia di qualcuno che l'aveva messa in salvo.

 

"Maestro...?"

 

Minato sdraiò delicatamente Rin a terra e le rivolse si rivolse con quel tono gentile che usava sempre, anche nelle situazioni peggiori. “Scusami se ci ho messo tanto...”

Il sorriso del Lampo Giallo non era mai stato così poco convincente. La bocca solo lievemente piegata, le sopracciglia corrucciate. Anche se la stava guardando, Rin sapeva che il maestro aveva un occhio vigile su Kakashi, ancora nel pieno del combattimento. Non avrebbe più permesso che succedesse qualcosa a uno dei suoi allievi. Anche se il dolore e la paura stavano continuando a scuoterla, Rin sentì un immenso sollievo guardando quel ninja. Per lo meno, avrebbe potuto evitare a Kakashi il peso di doverci pensare da solo.

"Maestro... hanno fatto un rituale su di me.” Disse a fiato corto. “Se torno a Konoha, per il villaggio sarà la fine. Deve uccidermi! Ora!"

Minato non sembrò per niente stupido da quelle parole. Scosse la testa lentamente e raccolse il pugnale dal fango. Poi, le afferrò la mano con delicatezza. "Non permetterò che ti accada nulla." E un istante dopo, sparì.

Le esplosioni e le grida rendevano difficile concentrarsi. Rin però ce la mise tutta per guardare un'altra volta il cielo. Fece passare lo sguardo su ogni singolo puntino luminoso, fino a quando non scorse quella più luminosa di tutte.


Obito... mi dispiace tanto... non riesco a venire da te...

 

Chiuse gli occhi per lasciar scendere le lacrime e perse i sensi.

 

L'odore del sangue e del fuoco aveva riempito l'aria. Poteva persino sentire il calore delle fiamme, il freddo del fango che le faceva da letto. Riaprì gli occhi stanchi per cercare di nuovo la stella il cielo, ma le nuvole le avevano ormai oscurate. Si sollevò fino a mettersi seduta e osservò la scena. Un ultimo nemico cadde sotto al Kunai di Minato, infrangendo le placide acque del lago.

 

Allora non era un sogno... il maestro è qui...

 

Il silenzio si alzò pesante in tutta la pianura.

Lentamente, nella flebile luce della luna, percepì la famigliare presenza di qualcuno al suo fianco. Si voltò e trasalì sotto lo sguardo che la osservava: per un momento pensò di aver fallito, di non essere riuscita a morire e aver liberato quel demone. Poi però, si rese conto che a fissarla era uno sharingan. Era così vicino che poté scorgere ogni dettaglio, perdersi dentro ai suoi disegni infuocati e sentire il mondo girare tutto intorno a lei. “Kakashi...” Sussurrò delirante. La sagoma scosse leggermente la testa, ma non si mosse di un centimetro. Rin strizzò gli occhi e rivolse lo sguardo di nuovo al lago. Kakashi era in piedi fra i cadaveri dei nemici. Stava bene, non era ferito, ma la fissava da lontano. Il suo occhio brillava nel buio della notte, rosso incandescente come non lo era mai stato.

Il ragazzo lasciò andare la sua arma e cadde con le ginocchia a terra. Forse fu il delirio, un'allucinazione, ma Rin poté giurare di aver visto una lacrima scendergli per la guancia. Con improvviso terrore, comprese che lo sconosciuto al suo fianco le aveva afferrato la mano. Un viso sfregiato e ricoperto di sangue era incorniciato da capelli selvaggi. Avrebbe voluto scappare, allontanarsi il più possibile, ma il suo tocco era caldo e stranamente gentile.

 

“Rin”

 

La chiamò per nome, e l'orrore e la meraviglia le annebbiarono i pensieri. Non poteva essere. Forse era morta, o stava solo sognando. Forse, era all'inferno.

 

"Sei tu..." Disse senza nemmeno rendersene conto. “Sei... venuto da me.”

Il ragazzo fece un piccolo sorriso, che le levò ogni dubbio. Mentre il mondo intorno a lei si sfocava, Rin riuscì ad afferrargli la mano. E mentre la sua mente cercava ancora una spiegazione razionale a quello che era appena accaduto, il suo cuore decise, per una volta, di non ascoltare quello che le voci nella sua testa avevano da dire.

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: La Fra