089. Lavoro
Personaggi: Ja’far
Ambientazione: imprecisata
Ambientazione: imprecisata
Guarda la pila di fogli e pergamene di fronte a lui, arrotolandosi le maniche per non macchiarle, determinato.
Non sono né più ne meno del solito, e se anche lo fossero non si farebbe certo scoraggiare, giunti a quel punto è abituato a fare notti in bianco, non mangiare, fare il proprio lavoro più quello di Sinbad… è talmente abituato a lavorare, pur con tutte le sue varianti e complicazioni, che se dovesse decidere indicherebbe il lavoro come il suo hobby.
-Ja’far ti hanno mai detto che bisogna lavorare per vivere e non il contrario?-
Non alza nemmeno lo sguardo dal contratto che sta leggendo, liquidando Sinbad con un cenno della mano. Sa bene che il lavoro dovrebbe essere una cosa finalizzata alla vita e non il contrario, ma se non lo fa lui chi lo farà, Sinbad?
Firma la pergamena, soffiando sull’inchiostro per farlo asciugare e appoggiandola alla sua destra.
Il lavoro è un’attività a fini di sostentamento, certo, ma non ci si riferisce solo al proprio. Un panettiere vende pane per vivere, ma le persone che lo comprano ne hanno a loro volta bisogno per mangiare, e così chi produce stoffe lo fa perché tutti possano vestirsi e chi si occupa di amministrazione lo fa perché le cose siano chiare e giuste.
È solo “il suo lavoro” forse, ma lo svolge sempre pensando di farlo per tutti gli abitanti di Sindria e questo è il motivo per cui probabilmente lo ama tanto.
D’altronde dovrà farlo a vita, o se lo fa piacere o si taglia la gola.