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Autore: Baldr    23/09/2020    1 recensioni
Lucifer è tornato all'Inferno, Chloe deve ricostruire la sua vita appena andata in pezzi, Michael decide di scendere sulla Terra per smascherare il gemello.
Long legata alla quinta stagione, inizia due mesi prima della stessa, il giorno dopo che Lucifer è tornato all'Inferno.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Kamar




 

Edwin mise la freccia e accostò al marciapiede. Una ragazza di diciassette anni, bionda, occhiali con la montatura scura, salì dal lato passeggero, sistemandosi sul sedile anteriore.
Lucifer rise divertito. «Uh, una giovane Linda, ma guardala che bel bocconcino» commentò dal sedile posteriore, poi la sua espressione si incupì, si aggrappò alle sedute anteriori e si sporse verso Edwin. «Zio Edwin, dimmi che non hai molestato tua nipote...» disse con tono cupo e una punta di preoccupazione nella voce.
«Cosa?» berciò quello, girandosi in parte, per poi osservare il Diavolo riflesso nello specchietto retrovisore. «Non le ho fatto nulla!» assicurò.
«Allora perché le devi chiedere scusa?» chiese Lucifer scettico, mentre spostava lo sguardo sull'edificio ospedaliero dal quale Linda era uscita.
Edwin si immise nel traffico, impegnato in una vivace conversazione telefonica, l'auricolare del cellulare ben piantato nell'orecchio.
«Proprio per non aver fatto nulla, vorrei chiederle scusa» esordì, guardando la nipote, seduta accanto a sé. Sembrava così piccola, fragile, schiacciata da un peso che pareva volerla annientare. «Mi telefonò, chiedendomi di passarla a prendere in ospedale. Io ero in zona, quindi lo feci... ma non le chiesi mai cos'avesse, però, col senno di poi... C'era qualcosa che non andava. Non disse una parola per tutto il tragitto, io mi limitai a parlare di affari al telefono, però penso che forse avesse bisogno di aiuto e io sono stato così cieco da non accorgermene...» disse rammaricato. «L'ho capito solo anni dopo, era tormentata, ma... non ho mai cercato di capire quale ne fosse la causa» mormorò preoccupato. «Con gli anni, il dubbio di non aver prestato la dovuta attenzione è cresciuto e mi ha divorato. Era solo una ragazzina di 17 anni...»
Lucifer sbuffò divertito. «Linda è una donna sorprendentemente forte, è riuscita a gestire... be'» sorrise sornione, «me» concluse, muovendo le mani a mostrare se stesso.
Edwin si fermò al semaforo e si voltò a guardarlo. «In che senso?»
Lucifer sorrise. «Oh, in molteplici sensi. Vedi, per gli esseri umani è difficile credere a me, crederci per davvero. Anche le persone di fede, per quanto io non abbia mai nascosto la mia identità, la mia natura, non ci hanno mai creduto. Almeno sino a quando non l'hanno vista» spiegò, con un velo di malinconia nello sguardo. «Linda è stata la prima umana con cui io mi sia aperto e... ho rischiato di perderla per questo. Ma lei è forte. Si è ripresa ed è diventata... un'ottima amica.»
L'uomo fissò la ragazza seduta al suo fianco, lo sguardo perso oltre al finestrino, le cuffie del walkman nelle orecchie. Il semaforo scattò, quindi Edwin premette l'acceleratore, la macchina si rimise in marcia, mentre il cambio automatico aumentava le marce. «Linda, amica del Diavolo...» commentò divertito, scuotendo il capo.
«Sembri felice...» commentò Lucifer, scrutandone il riflesso nello specchietto.
«Non dovrei? Se è tua amica, non la porterai qua, no?»
Lucifer schiuse le labbra, i denti candidi fecero capolino per un breve istante, prima che stringesse le labbra in un'espressione dura. «Non dipende da me. Io non decido chi va all'Inferno o chi va in Paradiso.»
«Cosa? E allora chi è a decidere? Dio?»
Lui sbuffò divertito. «Mio Padre non c'entra, vi ha creato, vi ha dato il libero arbitrio, e vi ha lasciato liberi di scegliere. I responsabili delle vostre scelte siete soltanto voi umani.» Si sistemò le maniche della giacca, per poi riportare lo sguardo sulle iridi riflesse di Edwin. «Siete voi che decidete se andare all'Inferno o in Paradiso, sono i vostri sensi di colpa a divorarvi o la loro assenza a elevarvi.»
Edwin mise la freccia e accostò. Linda sganciò la cintura e scese dall'auto. «Ciao, Linda, salutami i tuoi!» le disse, agitando una mano al suo indirizzo, prima di tornare a posarla sul volante. «È assurdo...»
Lucifer scosse il capo. «Non lo è. Le porte delle vostre celle non sono chiuse a chiave, ogni anima è libera di aprirle e andarsene, ma nessuna lo fa. Ogni anima tormentata non riesce a perdonare i propri errori e continua a rimuginarci sopra e a ripeterli per l'eternità» assicurò, guardandosi la mano, mentre sentì un brivido corrergli lungo la schiena, quando ricordò il calore del sangue di Uriel e il suo ultimo sussurro. Non era stata colpa sua, Uriel non gli aveva lasciato scelta. Uccidere lui o perdere Mamma o Chloe. Aveva seguito il cuore, non aveva visto nessuno dei suoi fratelli per eoni interi, il rapporto che aveva sviluppato con la detective era speciale, qualcosa a quel tempo a lui ignoto. Ora, che le aveva detto addio, capiva il perché. Non aveva mai pensato a nessun altro che se stesso e lo aveva fatto anche quel giorno: Chloe era troppo importante per perderla. Inspirò. Se solo Uriel non fosse stato così testardo...
«Sì, ok, questo ha senso... ma ci sono uomini che non hanno scrupoli di sorta. Conoscevo uno, un mio compagno del liceo, che si divertiva a picchiare i barboni. Si divertiva, capisci? Non aveva alcun rimorso, lo faceva perché gli piaceva.»
«E quando morirà, ci sarà una stanza tutta per lui quaggiù» rispose Lucifer, con espressione serafica.
«Lui è già morto. Una volta tentò di dare fuoco a un senzatetto, ma ci fu un ritorno di fiamma, la bottiglia d'alcol che aveva in mano esplose e pure lui bruciò. Morì dopo una lunga agonia in ospedale. Quando se n'è andato... ho provato sollievo. Quel tizio mi metteva a disagio...» raccontò, scuotendo il capo. «Non provava rimorso. Una volta cercai di capire perché lo facesse, di dissuaderlo, ma per lui era naturale farlo, non gli causava nessun rimorso, nessun dubbio... Era qualcosa che doveva fare.»
«Oh, Eddy, nessuno di voi è immune ai sensi di colpa. Dimmi come si chiama questo tizio: lo troverò e te lo saluterò» gli assicurò il Re dell'Inferno.
«Michael Simmons» rispose Edwin.
Lucifer arricciò un poco il naso. «Che pessimo nome...»

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«Ravekeen» mormorò Lucifer, camminando per le lugubre gole dell'Inferno, «trovami l'anima di Michael Simmons. Sulla Terra sono passati più di quarant'anni dalla sua morte, quindi sarà nostro ospite da diversi millenni oramai. È morto ustionato, mentre dava fuoco a un senzatetto» spiegò, dopo che il corvo dagli occhi azzurri era planato sulla sua spalla.
«Obbedisco» gracchiò il corvo, sbattendo le ali e allontanandosi verso il cielo plumbeo.

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Le iridi scure del Re scrutavano il proprio regno. Demoni strisciavano tra le ombre, in lontananza, cercando di sottrarsi al suo sguardo, invano. Dall'alto del suo trono, nulla poteva sfuggirgli. Lui poteva vederli e Ravekeen era le sue orecchie, riportandogli i sussurri che scivolavano sulle pareti di roccia.
Sembrava che ormai ogni velleità di ribellione fosse completamente spenta. Erano secoli che nessun demone alzava più la cresta o metteva in discussione il suo operato.
Quando era tornato, non era stato tutto così facile. La sua vacanza a Los Angeles aveva lasciato dietro di sé un forte malcontento che aveva lentamente avvelenato gli animi dei figli di Lilith, che si erano sentiti abbandonati per la seconda volta.
Lo sguardo di Lucifer colse un movimento e si focalizzò sulla macchia scura che si avvicinava rapidamente. La forma delle ali nere si delineò tra la cenere e, quando il corvo fu abbastanza vicino, compì un paio di cerchi attorno al trono, prima di planare sullo schienale e poi sul bracciolo.
«Ravekeen, era ora. Va bene che una donna dovrebbe farsi attendere, ma un mese spegnerebbe qualsiasi desiderio, persino il mio» ironizzò.
«Ne dubito, mio Re. Voi siete l'incarnazione del Desiderio, nulla potrebbe privarvene» rispose suadente.
«Solo perché non hai conosciuto i bambini umani, sono i migliori dissuasori del mondo» replicò lui, inspirando a fondo. Si ritrovò a pensare alla piccola Trixie e si stupì nel domandarsi come stesse. Inevitabilmente i ricordi andarono alla madre della giovane monella.
Lucifer sbuffò, si schiarì la voce, poi riportò lo sguardo sul corvo. «Portami da questo Michael Simmons.»
L'uccello arruffò le penne e chinò il capo. «Non è qua... L'ho cercato ovunque, ho trovato un paio di anime che lo hanno conosciuto in vita, ma lui non è qua» garantì. Si irrigidì, sentendo su di sé lo sguardo furente del proprio Signore.
«Vattene» ringhiò il Diavolo. Ravekeen non se lo fece ripetere due volte, si tuffò nel vuoto, allontanandosi rapidamente.
Lucifer distese le gambe, posando le suole cremisi sul pianale del trono, strinse i braccioli tra le dita, poi fece forza sulle braccia e si alzò in piedi. Scrollò le spalle, schiudendo le ampie ali candide. Le piume ondeggiarono, accarezzate lievemente dalla brezza, nell'attimo in cui lui si inclinò in avanti e si lasciò cadere. Spiegò le ali al massimo, l'aria calda premette sulla superficie piumata e lo sollevò verso l'alto, quindi Lucifer spostò il peso verso sinistra, iniziò a battere ritmicamente ciò che suo Padre gli aveva donato e si diresse verso il punto più luminoso del cielo, quello attorno al quale le nubi cariche di cenere ruotavano costantemente.

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Torniamo a guardare cosa accade al nostro Diavolo. Intanto ci sono già altre 11 pagine word da uploadare, per un totale di altri quattro capitoli e mezzo pronti (da ricontrollare per evitare di non collegare correttamente gli eventi).

Grazie a tutti i lettori.
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Daniela

 

   
 
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