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Autore: Aky ivanov    23/09/2020    3 recensioni
Il tintinnio dell’acciaio contro la ceramica accompagnò quei ricordi e non solo, le chiome dell’albero difronte frusciarono e un paio di foglie volarono via trascinate dal leggero vento serale.
Un sorriso consapevole arricciò le labbra dell’uomo baffuto il cui sguardo restò ancora proiettato sulla tazzina.
«Sei stato veloce»
«Le dispiace?»
«No, ne sono lieto»
«Anziché comprare un suo libro ho pensato di mostrarle “la bella copia” del suo Night Baron come ringraziamento»
«Oh, un pensiero lusinghiero, è proprio vero quello che si dice sul tuo conto Kaitō Kid»
«Potrei dire lo stesso, Kudo-san» la fila di denti bianchi quanto il vestito fu messa in mostra nel ghigno insolente illuminato dalla luce spettrale della luna.

Breve storia sulla mia personalissima visione dei fatti accaduti nell'ultimo caso del manga.
Mi sembrava brutto lasciare le mie teorie solo nella mia testa.
[ALLERTA SPOILER: capitoli 1058 – 1059 – 1060.]
Con riferimenti anche alla serie di capitoli/episodi precedenti.
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shuichi Akai, Yukiko Kudo, Yusaku Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ Cronache di una strana collaborazione ~

Il post intervista

 

 

 

La portafinestra scorrevole slittò lungo le guide.

Passi cadenzati la oltrepassarono diretti sulla terrazza della villa, dita serrate attorno alla tazza di tè fumante abbinata al piattino decorato a motivi floreali.

Il quartiere immerso nel profondo buio della notte era scandagliato esclusivamente dalle luci di qualche abitazione distante, il silenzio dominava nell’intera area circostante.

L’estrosa casa del dottor Agasa riversava nel medesimo stato d’immobilità, tutto era spento proprio per sottolineare il sonno ristoratore degli inquilini. Il Dottor Agasa stesso dopo una lunga lotta era stato obbligato da Ai ad abbandonare i prototipi di una qualche invenzione per un sonno obbligato dopo le ventitré.

Yusaku mescolò la sua miscela fumante comodamente poggiato al parapetto dell’abitazione, i pensieri rivolti alla particolare situazione del figlio. Da quando era rientrato quasi in pianta stabile in Giappone, in seguito agli eventi della gita scolastica, aveva potuto constatare in prima persona quanto stessero precipitando velocemente le cose.

L’intrusione di Amuro in casa sua (1) ne era stata la prova, il suo soggiorno in patria aveva attirato l’attenzione.

Il ragazzo dei servizi segreti era stato chiaro al riguardo, lo aveva messo in guardia dall’organizzazione e dalle prossime mosse che avevano in programma.

«Le consiglio di star attento, Rum non ha visto di buon occhio la sua permanenza in Giappone. Lo sa che è il padre di Shinichi, un ragazzo che stando a quanto dichiarato dovrebbe essere morto ma continua a far notizia come se fosse vivo e vegeto. Pensa che lei possa essere pericoloso ed è pronto a fare la sua mossa, si guardi le spalle»

Il tintinnio dell’acciaio contro la ceramica accompagnò quei ricordi e non solo, le chiome dell’albero difronte frusciarono e un paio di foglie volarono via trascinate dal leggero vento serale.

Un sorriso consapevole arricciò le labbra dell’uomo baffuto il cui sguardo restò ancora proiettato sulla tazzina.

«Sei stato veloce»

«Le dispiace?»

«No, ne sono lieto»

«Anziché comprare un suo libro ho pensato di mostrarle “la bella copia” del suo Night Baron come ringraziamento»

«Oh, un pensiero lusinghiero, è proprio vero quello che si dice sul tuo conto Kaitō Kid»

«Potrei dire lo stesso, Kudo-san» la fila di denti bianchi quanto il vestito fu messa in mostra nel ghigno insolente illuminato dalla luce spettrale della luna.

Yusaku si decise a sollevare l’attenzione sul nuovo arrivato alla vocina cantilenante, in piedi sul ramo sporgente ed in perfetto equilibrio il ladro non sembrava minimamente curarsi dell’altezza sopraelevata. Gli occhi erano oscurati dalla falda del cappello ed anche se non poteva vederli era certo fossero puntati su di lui.

Sembra quello originale.

«Vorrei poter dire che è un piacere rivederti ma ahimè, credo non sarebbe giusto…» la frase volutamente lasciata in sospeso, in attesa di una reazione che non arrivò mai.

«Io invece non trovo giusta la sua scortesia» il ghigno ampliato in netto contrasto con il tono sconsolato, rammaricato al punto da sembrare reale.

«Come prego?» la domanda lasciò trasparire tutta la confusione per quella particolare affermazione.

«Sono venuto qui per ringraziarla di persona e lei mi nasconde un ospite segreto nell’ombra? Lo trovo oltremodo offensivo»

Yusaku dapprima dilatò le pupille sbigottito per poi scoppiare in una sonora risata, l’indice mosso nell’aria verso un angolo della terrazza.

«Avrei dovuto aspettarmelo da te, le mie più sincere scuse» l’uomo si profuse in un inchino accennato con la schiena continuando in un misto fra divertimento e rassegnazione «Subaru-san, è inutile ingannarlo ti ha già scoperto»

L’uomo uscì dal suo oscuro nascondiglio da dietro il pilastro guardando con occhi penetranti il ladro tanto da fargli correre un brivido su per la schiena. La prima impressione di Kaito fu quella di mantenere le dovute distanze, il suo sesto senso gli diceva di preservare un certo spazio di sicurezza fra loro, quella non era una persona normale.

L’aveva visto il modulatore vocale attorno al suo collo nel furto della fantomatica “scatola magica” della signora Kimika Tomoyose (2), di certo non era un accessorio che una qualunque persona avrebbe indossato tutti i giorni ed il principio restava lo stesso del papillon del nanerottolo guastafeste.

I passi lenti e ben cadenzati di Subaru si fermarono accanto allo scrittore, l’espressione lasciata indecifrabile quando si rese conto di essere scrutato con attenzione dall’uomo in abito bianco. L’intenzione era stata solo quella di origliare la conversazione come stabilito con Yusaku, era certo di non aver fatto alcun rumore dopo essersi posizionato volutamente lì molto tempo prima che Yusaku uscisse. Era stato osservato a sua volta e non se ne era accorto, oppure l’ospite aveva un radar troppo sensibile?

«Kudo-san, da questa gentile accoglienza deduco che non mi abbia aspettato qui sopra per ricevere solo dei ringraziamenti, ciò mi fa anche pensare che l’avermi scagionato dalle false accuse sia stata una scelta ben studiata e non casuale» non trasparì alcun dispiacere da quelle parole piuttosto una certa dose di certezza, quasi si trattasse di un evento ricorrente «Capisco da chi ha preso suo figlio»

Yusaku si umettò le labbra sempre più soddisfatto, ora più che mai era certo di aver preso la giusta decisione.

«Dopo queste tue parole mi chiedo perché tu segua la via criminale anziché del detective, potresti avere un brillante futuro»

«La ringrazio per le lusinghe ma passo più che volentieri, considero i detective troppo seri e oltremodo noiosi. Ovunque vadano si imbattono in cadaveri, sono circondati dalla morte peggio di uno shinigami, il pensiero di una vita del genere mi dà i brividi» la mano guantata oscillò nell’aria sulla destra e allo schicco delle dita una carta recante l’asso di picche con una kappa incisa sul seme apparve dal nulla, ruotata repentinamente verso il suo pubblico «Preferisco circondarmi di persone vive e vegete, col sorriso sulle labbra e l’espressione estasiata davanti i miei trucchi magici…ha mai visto la felicità di un bambino quando guarda uno spettacolo di magia? Quello è esattamente ciò che cerco, già è difficile accettare la reticenza di chi deve per forza scovare l’inganno, avere a che fare giornalmente con coloro che non hanno un briciolo di immaginazione, come i detective, sarebbe sfiancante persino per me»

Le dita scattarono fulminee, la carta venne scagliata verso il pavimento della terrazza, lì verso l’intercapedine delle piastrelle dove non giunse mai a incastrarsi. L’uomo dai capelli rosati l’aveva bloccata al volo ed ora la rigirava nella mano con un interesse tutto suo, uno degli occhi verdi ben in mostra.

Kaito non batté ciglio, il test era andato a buon fine, aspettava proprio di conoscere le abilità di quell’individuo.

«Così sei tu ad offendere me, mi diletto sì come detective ma resto comunque uno scrittore, la fantasia è il mio cavallo di battaglia» l’altro uomo, incurante e consapevole di quello scambio silenzioso di occhiate, si portò una mano al mento con atteggiamento riflessivo e il tono allusivo «Hai mostrato tutto il tuo disappunto per la vita dei detective circondati dalla morte e poi cosa fai? Lanci una carta il cui simbolo indica un cuore infilzato da una spada, segno inequivocabile di morte e sofferenza. Nelle diverse lingue occidentali l’etimologia di quel particolare seme fa riferimento proprio ad un’arma, dal latino spatha al francese pique»

«I miei complimenti per la sua cultura, deve essere una dote di famiglia» il sorriso di Kaito se possibile si ampliò ulteriormente accompagnato dal suono ovattato delle mani battute, non premurandosi nemmeno per un attimo di celare la nota canzonatoria «Ma, lo vede? È fermo ai preconcetti, radicato in quegli assiomi che ci vengono propinati da secoli, senza un briciolo di fantasia. Mi sta dicendo che ho utilizzato una carta che simboleggia una spada, una picca? Nah, io ci vedo una foglia come quelle che il vento sta facendo librare qui intorno, lo immagino tinto di rosa come il petalo di un fiore di ciliegio, ci vedo la fogliolina di un quadrifoglio. Se non è quest’ultima rarità della natura simbolo di fortuna, cos’altro può esserlo?»

Le braccia spalancate al termine dell’accorata difesa, il mantello svolazzante per l’impeto dell’azione e la falda del cilindro leggermente scostata per eliminare le ombre e rendere più chiaro tutto il suo divertimento. Yusaku sollevò le braccia in segno di resa manifestando il medesimo sentimento, quel ragazzo era così simile a Shinichi quanto estremamente diverso, lui proprio non riusciva ad immaginarsi il figlio dire una cosa del genere.

«Certo che ne hai di fantasia» proruppe atono Akai rispedendo al mittente il sottile oggetto anche questa volta afferrato prontamente, il pugno serrato intorno ad esso che una volta riaperto non mostrò più la carta ma un cumulo di coriandoli rosa lasciati liberi nell’aria, simili a petali di ciliegio. L’agente dell’FBI non poté far a meno di lasciarsi sfuggire un sorrisetto ironico.

«La ringrazio per il complimento Subaru-san»

Akai ebbe l’impressione che il ladruncolo provasse un certo sadico piacere nel chiamarlo con quel nome, doveva aver capito si trattasse di una mera copertura e lui sperava davvero che lo scrittore di fama mondiale sapesse in che situazione si stava infilando. Avrebbe impiegato pochissimo a bloccarlo con una presa di Jeet Kune Do ponendo fine ai drammi che la polizia e le agenzie internazionali vivevano da anni, ma non poteva farlo.

Scambiò in tralice un’occhiata con l’uomo perfettamente a suo agio accanto lui capendo fin troppo bene che la sua cattura era ben lontana dal potersi realizzare.

«Sono felice che abbiate avuto modo di far conoscenza, perché vorrei tornare al vero motivo per cui ho fatto in modo venissi qui» la dichiarazione seriosa di Yusaku non stupì minimamente il suo interlocutore che lo invitò a proseguire con la mano, un tenue colpo di tosse e il discorso riprese «Ci serve il tuo aiuto»

Le ultime parole sembrarono però colpire la facciata saccente, la testa del mago si inclinò con fare confuso.

«Il mio aiuto?» ripeté l’altro più a sé stesso che ai suoi ascoltatori, il sorriso nuovamente in mostra «Kudo-san, lei sa che sta chiedendo aiuto a un malfattore? Non è mai una buona cosa varcare la linea di confine tra il mondo dei giusti e quello dei ricercati, soprattutto non è carino aiutare qualcuno per poi chiedere di ricambiare, è un vizio di famiglia anche questo?»

«Non fraintendermi, ho aiutato volentieri l’ispettore Nakamori e questo favore che ti sto chiedendo non centra nulla con quel caso, ho solo colto la palla al balzo durante l’intervista, non è facile mettersi in contatto con te…ho ideato sul momento questo escamotage»

Kaito restò a scrutarlo in silenzio, non era difficile per lui credere a quella versione dei fatti ma aveva la netta sensazione ci fosse qualcosa fuori posto oltre alla notte fin troppo silenziosa. Il padre del suo rivale detective era stato fin troppo diretto nel chiedergli aiuto, proprio a lui, con tutte le conoscenze della polizia disseminate in giro per il mondo aveva preferito abbassarsi a chiedere aiuto ad un ladro. Qualcosa non quadrava, c’era un risvolto nascosto nella faccenda se non voleva fossero coinvolti degli ufficiali e a Kaito la direzione di quei pensieri non piaceva per nulla, la lampadina della comprensione si era accesa.

«Mi dica, la sua richiesta ha a che fare con il prodigioso ringiovanimento di suo figlio?» domandò apatico riducendo le labbra a una linea piatta, non mancando di cogliere il leggero scatto del sopracciglio dell’uomo più giovane «C’entrano ancora quegli strani individui con il nome in codice di alcolici?»

«Esattamente, sei perspicace ragazzo. Ti sto chiedendo aiuto proprio in vista di una loro prossima visita, in un ricambio di favori» di pari passo anche Yusaku abbandonò il precedente tono giovale per uno molto più pratico, era il tempo di concentrarsi sulle questioni veramente importanti.

Kaito storse impercettibilmente gli angoli della bocca, alle volte odiava davvero avere ragione.

L’angusto spazio del vagone merci e il puzzo della polvere da sparo non li aveva ancora dimenticati, quella volta c’era mancato veramente poco al rimetterci la pelle. L’aveva salvato la sua capacità di improvvisazione unita all’ossessione dei piani di riserva, il finto marmocchio l’aveva incastrato in extremis e non ci teneva poi molto a ripetere l’esperienza.

«Perdoni la mia reticenza Kudo-san, ma credo di star vivendo un déjà-vu non molto di mio gradimento e lei dovrebbe esserne consapevole. Shinichi ha usato la stessa tattica dello scambio di favori per coinvolgermi nei suoi piani sul Mistery Train (3), d’altronde tale padre, tale figlio. Lei comprenderà bene le mie ragioni se le dicessi che la conoscenza ravvicinata con il C-4 mi è bastata in quell’occasione e non intendo ripetere l’esperienza» parlò autorevolmente tutto d’un fiato, inchiodato sul ramo senza muovere altro muscolo al di fuori di quelli facciali che avevano perso definitivamente ogni barlume di gioia «In più, lei ha detto che questo scambio non è collegato agli eventi recenti da cui ha scagionato il mio nome ma io non ho alcun debito in sospeso con suo figlio, proprio a detta sua abbiamo pareggiato i conti anche se io continuo a credere che sia proprio lui a dovermi ancora qualcosa. Una morte scampata non credo possa essere paragonata ad un “ti lascio andare via” dopo una rapina, soprattutto per il poco tatto mostrato nei miei confronti con quei palloni elettrostatici»

Kaito terminò il suo sproloquio ritrovandosi a corto di fiato, si era lasciato trasportare più del dovuto dalla rabbia che il ricordo gli aveva scatenato anche se apparentemente era riuscito a mascherarla. Lui aveva i suoi problemi, non poteva accollarsi anche quelli altrui.

Lo pensava davvero?

Ovviamente no.

Se li era già accollati su quel treno i loro problemi e se gli fosse stato possibile tornare indietro nel tempo con la conoscenza odierna, la sua scelta non sarebbe cambiata. Quella pazzia l’avrebbe rifatta, si sarebbe travestito nuovamente da quella ragazza per salvarle la vita perché lui era fatto così. Allo stesso tempo però, aveva compreso che quelle persone fossero più pericolose di Snake, molto più vicine alla personalità oscura di Spider e voleva avere una conoscenza più ampia di questi avversari vestiti in nero prima di affrontarli di nuovo.

«Le avevo detto che non avrebbe accettato, a modo suo è intelligente questo fantomatico ladro internazionale» la voce di Akai ruppe il silenzio, le suole delle pantofole strusciarono portandolo più vicino al bordo dove i gomiti poggiati al tubolare in ferro battuto gli diedero la spinta necessaria per sporgersi lievemente verso il ladro ancora troppo lontano «Peccato tu sia in una posizione sfavorevole Kaitō Kid»

Kaito assottigliò lo sguardo in allerta, la provocazione non gli era piaciuta, andare lì era stata una grande sciocchezza. L’uomo apparentemente aveva un aspetto rassicurante ma lui era il primo a giocare sulle apparenze, sapeva quanto dietro l’aspetto più innocuo si celassero le persone più pericolose.

«Ho controllato l’intero giardino e le abitazioni vicine prima di venire qui proprio per evitare spiacevoli sorprese, non c’è nessun altro a parte noi» la voce di Kaito restò stabile incurante dei mille pensieri che gli vorticavano nella testa ed Akai si ritrovò un minimo ad ammirare quella strana figura dal sangue freddo, iniziava a capire le ragioni dello scrittore «Se si aspettava di incutermi timore con una minaccia numerica, mi spiace ma ha sbagliato bersaglio Subaru-San»

«Sei fuori strada, non serve una squadra speciale per metterti alle strette, al nostro breve incontro è bastato bloccarti una porta del bagno o sbaglio?»

«Vada a dirlo all’ispettore Nakamori, sono sicuro apprezzerà il suo pensiero. Per quanto riguarda il nostro incontro le ricordo che sono riuscito ugualmente a fuggire e le ho anche concesso di continuare la sua vita segreta qualunque essa fosse cedendole la foto incriminata, gradirei lei mi lasciasse fare altrettanto con la mia» terminata la frase Kaito sollevò un lembo del mantello dando le spalle al duo dopo essere arretrato di qualche passo, proseguendo senza mai perderli di vista con la coda dell’occhio «Se non c’è altro, io toglierei il disturbo»

«Kudo-san, non crede sia giunto il momento di doverglielo dire?»

Kaito restò impuntato con i piedi nel legno divenuto della medesima consistenza, lo strano uomo dal marchingegno sul collo trasudava troppa spavalderia e per un attimo gli ricordò il detective londinese con le sue perenni accuse mattutine, mostravano la stessa dose di sicurezza. Certezza di cosa? Non stavano provando a catturarlo, nemmeno avevano mostrato tale iniziativa da quando era giunto, anzi, gli avevano chiesto aiuto.

L’intoppo stava nel mezzo, nonostante tali osservazioni loro sembravano comunque un passo avanti e la cosa non gli piaceva per nulla.

Tornò a voltarsi verso l’interpellato che rimasto in silenzio fino a quel momento si limitò a mettere una mano in tasca per estrarne un cellulare touch dalla scocca blu, un modello senz’altro familiare, ricordava perfettamente quale fosse.

Subaru continuò a fissare lui con quel particolare taglio degli occhi senza degnare della minima attenzione l’oggetto.

«Quello è il cellulare usa e getta che ho usato per la rapina della “Luna Memoria” appartenente alla signora Kimika Tomoyose» incrociò le braccia al petto reclinandosi da un lato, il peso bilanciato dalle gambe per non cadere «Gliel’ho lasciato io per cancellare la foto Subaru-san, cosa c’entra ora?»

«Tutto e niente, sai puoi anche aver eliminato quei pochi dati personali e rimosso la sim prima di darmelo ma la tecnologia di questi tempi fa miracoli» l’uomo sogghignò divertito poggiando la testa sul palmo «Con le giuste attrezzature si possono scoprire cose davvero interessanti»

Kaito si accorse dopo qualche secondo di aver smesso completamente di respirare, ispirò lentamente maledicendo l’effetto sorpresa che aveva inevitabilmente fatto saltare il suo poker face. I suoi occhi dovevano essersi sbarrati a giudicare dal crescente divertimento del tizio davanti a lui.

«Suvvia Subaru-san, se lo attacchiamo così non ne caveremo sicuro nulla di buono»

Poco badò alle parole del padre di Shinichi, troppo preso dal suo scanner mentale che ripercorreva le mosse del giorno in questione. Era stato certo di non poter lasciare tracce, altrimenti nemmeno per l’anticamera del cervello gli sarebbe passata l’idea di abbandonarlo lì. Il folle scienziato amico del piccoletto non aveva le attrezzature o le giuste conoscenze per ricavare qualcosa da quel pezzo di ferraglia, per lo meno ne era stato sicuro fino a due secondi prima. Ora invece, tutto il sistema di certezze era crollato con quella rivelazione perché significava che avevano conoscenze più potenti di quelle che sospettava.

Era un bluff? Volevano farlo cadere in trappola usando il cellulare come scusa?

Non che vi fossero dati particolarmente sensibili lì dentro pure tentando di recuperarli, oltre alle foto di quelli presi di mira per un possibile travestimento sarebbero saltate fuori quelle di qualche marchingegno del sistema di sicurezza o di qualche pietra preziosa che aveva cercato nell’attesa. Se era così importante non divulgare quella fotografia sicuramente non si erano rivolti alla polizia per farlo analizzare, dovevano avere delle conoscenze interne molto particolari perché l’unica cosa che poteva veramente danneggiarlo era il gps.

Stupido non era, l’aveva acceso ben lontano da casa sua ma tutti gli spostamenti di quel giorno erano stati registrati e potevano dare un’idea del suo modus operandi, oltre al fatto che se veramente avevano a disposizione degli informatici d’avanguardia disponibili a qualunque ora e li avevano usati quella stessa sera, potevano aver rintracciato la posizione dell’altra falsa sim, quella di Jii. A causa della perseveranza di Nakamori era riuscito ad andare via dalla struttura soltanto il giorno dopo ed era proprio quell’ultimo punto a preoccuparlo, non sapeva quando Jii si fosse disfatto della scheda.

Cosa era stato recuperato da quel dannato cellulare?

«Kudo-san, vedo che è tornato ai ricatti» sentenziò acido non celando il suo malumore, lui poteva anche finire nei guai ma nel mirino il suo collaboratore non doveva entrare.

Yusaku si ritrovò a sospirare mestamente, l’aveva avvisato Akai che utilizzare quel sotterfugio e attaccarlo in maniera diretta non avrebbero portato altro senonché la guardia del ladro ulteriormente alzata, non si sarebbero conquistati la collaborazione in quel modo. In più, nonostante l’impellente necessità di avere quell’aiuto non voleva davvero obbligare nessuno a prender parte ad una missione rischiosa, tantomeno il figlio di Toichi (4).

«Non fraintendermi ragazzo, non voglio ricattare nessuno ma solo giungere ad un accordo» la tazzina sollevata per assaporare il liquido ambrato ormai tiepido, nell’intento di trasmettere l’idea di una conversazione più conviviale «Io ti restituisco il telefono che non abbiamo ancora analizzato, tu ci aiuti per quest’ultima volta ma sia ben chiaro che non ti sto costringendo. Sei libero di rifiutare, però vorrei lo facessi dopo aver ascoltato e valutato il piano nella sua interezza»

«Anche se non sono obbligato ad aiutarla e quindi decidessi di rifiutare, lei comunque terrebbe il cellulare» ribatté sarcastico il ladro spingendosi fino alla punta del ramo, se volevano intimorirlo con quella storia potevano farsi avanti ma non gli avrebbe lasciato la porta spalancata. Se il tipo dai capelli rosa pensava di poter essere l’unico a permettersi atteggiamenti sfacciati gli avrebbe mostrato quanto si sbagliava.

«No, serviva solo a trattenerti qui per ascoltarci» rispose tranquillo Yusaku lanciando improvvisamente il cellulare verso Kaito che colto alla sprovvista riuscì a prenderlo per un pelo, accovacciato nella sua posizione a tre metri di distanza da Akai «Se non ti fidi controllalo pure, è il tuo»

Kaito restò ad osservare silenziosamente l’uomo non accennando il minimo movimento, volevano farlo concentrare sul dispositivo per fargli abbassare la guardia?

Yusaku tranquillamente continuò a sorseggiare la sua bevanda incurante dello sguardo fisso e anche l’altro dopo alcuni secondi retrocesse di qualche passo piuttosto interessato a osservare il cielo sovrastante, dovevano aver intercettato la sua diffidenza. Non completamente convinto rigirò il cellulare tra le mani continuando a restare all’erta, la cover posteriore aperta e il vano batteria smontato insieme a tutti gli altri elementi facilmente rimovibili grazie al piccolo cacciavite che portava nel polsino della camicia.

Sollevò infine la scheda madre analizzandone ogni chip fino ad individuare ed appurare la presenza di due piccoli graffi in un angolo, la sua firma proprio per queste evenienze.

Il telefono era quello originale.

«Soddisfatto della tua indagine?» domandò altezzoso Subaru sistemandosi gli occhiali sul ponte del naso.

«In parte, non è esclusa la possibilità che abbiate già analizzato il contenuto e ora stiate reggendo la farsa» il sorrisetto strafottente tornò a far capolino, un briciolo della sicurezza precedente ritrovato, dopotutto un prestigiatore la faccia da poker doveva sempre mantenerla.

Akai soppesò il pacchetto di sigarette nei pantaloni sempre più desideroso di fumarne una, il maghetto era davvero un osso duro da convincere. Non che si fosse aspettato diversamente ma più ci parlava più era certo che della stoffa del criminale aveva probabilmente solo l’etichetta formale, oppure era lui troppo abituato ad avere a che fare con persone del calibro di Gin e ad aver abbassato i range di quantificazione per gli altri. Le persone con cui aveva si scontrava solitamente lui, sentendosi sottopressione, avrebbero già estratto una pistola.

«No, nessuno ha avuto modo di studiarlo da quando ce lo hai dato. Nessuna informazione è stata recuperata, di qualunque genere essa fosse» a prendere parola fu Yusaku, la speranza di convincerlo davvero dell’onestà di quanto detto, si era fatto in quattro per non farlo toccare nemmeno a Shinichi – non che suo figlio poi sembrasse interessato a catturare il ladro con quel trucchetto – voleva davvero lasciare sicura l’identità segreta agli occhi altrui «Ti do la mia parola ragazzo»

Kaito scrutò attentamente il volto dell’uomo alla ricerca della menzogna, era chiaro da quando avevano iniziato la conversazione e per come continuava a chiamarlo che lui sapesse bene di non star parlando al primo Kid. Dai racconti di sua mamma aveva intuito quanto lui e il padre fossero stati rivali in passato, doveva averla scoperta l’identità ad un certo punto e considerando che nessun altro a parte Hakuba era venuto ad additarlo come nuovo Kid, l’uomo quella conoscenza doveva essersela tenuta per sé.

Si fidava delle parole di Yusaku? Sì.

Si fidava dell’altro presente sulla terrazza? No.

«Considero fin troppo strana la sua avventatezza Kudo-san, eppure scrive libri gialli, in quanti di questi consegna la merce di scambio prima di aver stipulato l’accordo? Non ha paura di non rivederla più?» il cellulare roteò sull’indice teso alzato dinanzi al volto ghignante, svanendo in un battito di ciglia al quarto volteggio «Mi scusi, credo di essere affetto dalla cleptomania»

Se Subaru sembrò imprecare sottovoce guardando Yusaku come per comunicargli qualcosa, quest’ultimo inaspettatamente sorrise scrollando le spalle.

«Merce di scambio? Non so di cosa tu stia parlando, ho solo restituito un cellulare trovato in un bagno» il tono esageratamente sorpreso tanto da risultare inequivocabilmente falso, il sorriso accondiscende di chi sta parlando del tempo «Non c’è nessun ricatto in corso, ho solo chiesto un favore ad un amico»

Kaito celò la sua perplessità rialzandosi lentamente, la visiera calata ulteriormente sul volto ancora intriso della classica espressione sorniona mostrata durante i suoi show «Oh, comprendo perfettamente ma non posso fare a meno di chiedermi dove sia il trucco. Come farà ora ad esser certo che il suo presunto amico manterrà l’altra parte dell’accordo, ma soprattutto che deciderà di aiutarvi?»

«Non c’è nessun trucco, il mago tra i presenti non sono di certo io» altra scrollata di spalle scanzonata «Sono certo che ci aiuterai»

«Kudo-san, cosa le da questa estrema sicurezza?» il tono calato rispetto a quello precedentemente utilizzato, una nota rassegnata al fatto che fin troppe persone vedevano del buono in quello che alla fine dei conti restava apparentemente la figura di un ladro. Non gli dispiaceva ovviamente la cosa, lui prima di essere un criminale era un mago ma riteneva tale atteggiamento vagamente sbagliato.

«Perché lo hai già fatto in passato»

Kaito rizzò la testa esplicitamente interessato al resto, così come l’agente dell’FBI che fino a quel momento aveva ricevuto due parole in croce come spiegazione per quell’insana iniziativa.

«Anche se sono stato dall’altra parte del mondo Shinchi mi ha tenuto comunque informato sui casi in cui si imbatteva, compresi quelli in cui ha ricevuto il tuo aiuto. Se proprio vuoi un esempio posso citarti l’abitazione di Kichiemon Samizu dove hai salvato la vita a lui e i bambini restando con loro tutto il tempo senza che qualcuno te lo chiedesse oppure quando hai aiutato il signor Suzuki con la cassaforte nonostante tenti perennemente di catturarti»

«Un criminale dal cuore tenero» sentenziò l’agente ironicamente senza ricevere alcuna risposta dall’interessato di quella frecciatina divenuto nuovamente serio.

«Sai bene potrei continuare questa lista soprattutto se parliamo di aerei e a dirla tutta prima ti sei sbagliato, sul Mistery Train il “ricatto” di mio figlio è stata una sua tattica dell’ultimo minuto e mi scuso su come possa esserti sembrata ma il piano iniziale era quello di individuarti fra i passeggeri e chiedere il tuo aiuto. In realtà non ti ho ancora fatto i complimenti per la tua improvvisazione messa su in quel momento, hai mostrato davvero del talento»

«Quindi.. se io non avessi accettato, voi cosa avreste fatto?» domandò esterrefatto non volendo davvero conoscere la risposta, se era andata veramente in quel modo significava che si era fatto manipolare e anche se il fine era per una buona causa continuava a non accettarlo.

«Il problema non ce lo siamo minimamente posto. Non avevamo di certo previsto ci sarebbe stato un omicidio ma eravamo certi anche allora che la chiave fondamentale della nostra commedia inscenata, ossia tu, ci avresti aiutato dopo aver ascoltato la nostra richiesta» lo scrittore giocherellò con la tazzina ormai vuota guardando direttamente negli occhi il suo interlocutore «I maghi che ho conosciuto hanno questo vizio di essere fin troppo altruisti»

«Andiamo Kudo-san, non può davvero aver messo la vita di tutti voi a repentaglio convinto che io avessi accettato» la frase pronunciata bruscamente a voce più per autoconvincimento che per domande diretta «Lo ha detto anche lei, l’omicidio non era previsto, in un altro contesto non ci avrei guadagnato nulla nell’aiutarvi. Si fida così tanto dei ladri che incontra?»

«No, solo di te»

Ed eccola lì, quella conferma che Kaito non voleva, la prova di essere stato davvero il jolly introdotto in quell’assurda lotta.

Non poteva biasimare il pensiero dell’uomo, lui per primo sapeva benissimo che quelle parole erano vere. Se Shinichi fosse venuto a chiedergli aiuto senza porre alcuna condizione, lui si sarebbe messo a disposizione ugualmente. Prendere coscienza di quel fattore però lo portava inevitabilmente ad una conclusione: il suo poker face non aveva retto.

Quella maschera di impassibilità non doveva essere solo estetica, non doveva far capire proprio niente delle sue azioni o pensieri, invece Yusaku il suo punto debole l’aveva centrato, anche se per lui avere un cuore non era certo sintomo di debolezza.

«Mettiamola su un altro piano» Yusaku proseguì schiarendosi la voce, bloccando le future parole del mago con un gesto della mano e rivolgendosi a lui quasi stesse parlando al figlio «Avresti lasciato una persona in pericolo di vita ben sapendo che avresti potuto aiutarla?»

Akai ammise a sé stesso che un minimo di rimostranza se l’era aspettata, davanti a lui invece il ladro si era completamente zittito scattando sull’attenti come morso da un insetto. Non si era preoccupato nemmeno di non mostrare sconcerto, quello era stato fin troppo evidente nel sussulto e negli occhi sgranati parzialmente visibili. Yusaku sorprendentemente aveva fatto centro e per un attimo lui ebbe l’impressione che gli anni attribuiti dai fascicoli ufficiali a quel criminale fossero in realtà molti meno.

«Il tuo silenzio è la tua risposta»

Silenzio che Akai considerò unidirezionale dato l’urlo della donna proveniente all’improvviso dall’interno dell’abitazione.

«Yu-chan dove ti sei cacciato?! Ti stavo aspettando a letto»

Automaticamente si voltò verso la portafinestra da cui la voce giunse più nitida, evitando accuratamente di guardare l’uomo accanto a lui per eliminare le immagini poco consone che gli balzavano nella mente fin troppo spesso da quando i due erano tornati. Lui restava comunque un estraneo nella vita matrimoniale di quelle persone, nella privacy della loro stessa casa.

«Oh, Shu-chan ci sei anche tu!» la donna dopo aver acceso la luce nella camera era uscita sulla terrazza avvolta nella sua vestaglia per la notte, guardandoli come fossero degli alieni «Posso sapere cosa state facendo voi due qui sopra a quest’ora della notte?»

Due?

Akai ruotò la testa, contemporaneamente con Yusaku, verso l’albero alle sue spalle trovandolo completamente vuoto.

«Ho interrotto qualcosa?» chiese spaesata la donna alternando lo sguardo tra i due.

«Te l’avrei detto domani mattina, ero convinto stessi già dormendo» lo scrittore si tolse stancamente gli occhi strofinandoli con la pezzolina candida «Avevo pensato di chiedere aiuto a Kaitō Kid per il nostro piccolo problema. Amuro-san aveva accennato che Rum avesse affidato il compito a Vermouth, ho lanciato l’esca all’intervista di oggi con la speranza di condurla nella tela del mio piano oltre che per mettermi in contatto proprio con il nostro caro ladro»

«Ladro talmente caro che se l’è appena data a gambe senza darci una risposta» proseguì infastidito l’agente sporgendosi oltre il bordo della balconata, in basso tutto taceva e nemmeno il più piccolo movimento si vedeva tra i cespugli «Con tanto di telefono. Kudo-san gli accordi non erano di lasciarglielo prendere così a cuor leggero»

«Lo so, ma non avremmo ottenuto la sua fiducia con un ricatto» rispose l’uomo avvicinandosi a lui per scrutare a sua volta il paesaggio sottostante.

«No, aspettate un attimo» Yukiko posizionò le mani sui fianchi indispettita, in special modo verso il marito che sembrò concentrarsi improvvisamente su una macchia dei vestiti mentre Akai trovò inaspettatamente interessante leggere le ultime e-mail ricevute proprio in quel momento «Vorreste dirmi che fino a qualche attimo fa Kaitō Kid era qui e me ne avete tenuto volontariamente all’oscuro? Caro, mi hai per caso preso per tuo figlio?! Prima mi dici di attirare l’attenzione in tutti i modi e poi mi nascondi le cose?!»

Le guance della donna si colorarono di rosso per il nervosismo e per la palese dimostrazione di disinteresse dei due, il tono alzato maggiormente allo sbotto successivo.

«Questa non ve la faccio passare, non sono mica l’ultima ruota del carro. Yusaku, soprattutto tu sapevi quanto ci tenessi ad avere l’onore di incontrarlo di persona!»

«Non posso permettere che una dolce fanciulla come lei resti delusa a causa mia» la voce passionale giunse in un sussurro alle sue spalle irrigidendola all’istante per la sorpresa, meraviglia ancor più grande quando la mano sporta davanti a lei accolse con uno schiocco delle sottili dita coperte dai guanti bianchi una splendida rosa rossa.

I due uomini egualmente sorpresi tornarono a porre la loro attenzione su Yukiko che afferrato delicatamente il fiore si era volta repentinamente per fronteggiare l’ospite misterioso ormai svestitosi dell’abito bianco per un pantalone e una felpa scuri decisamente fuori misura per lui, ottimi per celare la reale corporatura sottostante.

«Shin-chan..?» sussurrò sbalordita la donna sgranando gli occhi dinanzi al ragazzo che a primo impatto in controluce aveva scambiato per il figlio.

Solo ad una seconda occhiata il senno della ragione era tornato a  contraddirla, Shinichi in quel momento non aveva quell’età men che meno la carnagione abbronzata al pari di Heiji e la montatura azzurra rettangolare sul viso.

«Mi scuso per il poco tatto nel mostrarmi così simile a suo figlio ma dopo il vostro leggero battibecco ho dovuto rimediare un travestimento frettoloso per non attirare ulteriore attenzione sulla casa, se qualche vicino curioso decidesse di affacciarsi alla finestra in questo momento vedrebbe soltanto un liceale» il ragazzo le lanciò un sorriso smagliante chinandosi elegantemente a baciarle la mano libera «In ogni caso, sono lieto di conoscerla Fujimine-san. Lo schermo televisivo non le rende giustizia, dal vivo è senz’altro più incantevole»

Yukiko restò a fissarlo esterrefatta per qualche secondo prima di ricambiare ampiamente il saluto abbracciando d’impeto il ladro.

«Oh, la tua voce è uguale a quella di Shin-chan

«Non proprio... sto imitando la sua voce» bofonchiò Kaito nel tentativo di respirare in quell’abbraccio stritolatore, rimpiangendo la scelta di ispirarsi proprio al detective senza aver calcolato sufficientemente l’espansività della mamma.

«Giusto, che sciocca che sono, però la imiti alla perfezione!» trillò allegra lei lasciandolo andare senza smettere per un secondo di elogiare le sue doti da doppiatore, chiedendogli di imitare anche la propria voce e quella degli altri presenti nell’enfasi pari a quella di una bambina.

Akai decise di estrarre finalmente il pacchetto di sigarette non distogliendo lo sguardo dal duo, in particolare dal presunto liceale che con nonchalance stava assecondando quelle richieste.

«Kudo-san, sua moglie è a conoscenza che quell’individuo è ricercato a livello internazionale?» chiese infilando la sigaretta fra le labbra alla ricerca dell’accendino.

«Sì, lo sa perfettamente»

«Sa anche che sta elogiando proprio le tecniche usate per i suoi furti?» aggiunse trovando il piccolo oggetto nel momento in cui il ragazzo fece comparire e scomparire delle carte.

«Ovviamente» l’uomo accanto a lui sembrò mostrare un certo grado di mesta accettazione.

«Perfetto» concluse Akai accendendosi quasi per disperazione la sigaretta tanto agognata.

Kaito terminò la sua breve performance con un battito di mani in cui tutte le carte sparirono, piuttosto lusingato dai complimenti sinceri della donna.

Avrebbe volentieri continuato il suo spettacolino se l’avesse incontrata in altre circostanze ma la mezzanotte era già passata e il giorno dopo non poteva permettersi di saltare nuovamente la scuola. Sua madre l’aveva stranamente avvertito con preavviso del suo ritorno l’indomani ad ora di pranzo e non voleva sorbirsi un’ulteriore ramanzina sulla sua istruzione messa in secondo piano per i lavoretti notturni. L’ultima volta l’aveva minacciato alludendo ad una scrivania, a delle catene e allo studio come unico svago per una settimana.

Non voleva provare l’esperienza, sua madre era capacissima di incatenarlo senza lasciargli alcun tipo di scappatoia.

Akai espirò il fumo che offuscò momentaneamente la sua visione, un sopracciglio inarcato quando essa tornò vivida mostrando il ragazzo mingherlino col busto inclinato da un lato e un ghigno accattivamene stampato sulla faccia diretto spudoratamente verso loro due rimasti indietro. Quanto gli sembrava giovane con quell’atteggiamento?

«Ehi ladruncolo, quanti anni hai?»

«Alcuni me ne danno quaranta, altri cinquanta, alcuni una ventina, altri ancora credono sia un bambino…Scegli quello che preferisci Subaru-san» la risposta fu un evidente presa per i fondelli non solo per le parole, la vocina arrogante aveva assunto un’inclinazione bambinesca simile a quella dei mocciosi quando vogliono fare un dispetto «In questo momento diciassette»

«Tu non sei Shinichi Kudo» rispose inespressivo aspirando la successiva boccata di fumo che gli andò di traverso alla risposta.

«Sono suo fratello maggiore, vero papà?» senza decidersi a cambiare la voce del famoso detective, il ladro aveva piegato la sua voce verso l’atto drammatico facendosi addirittura divenire lucidi gli occhi mentre osservava Yusaku «Digli che sei stato tu a scegliere il mio nome anni fa»

Akai scosso dai colpi di tosse ascoltò a fatica la spiegazione divertita dello scrittore dopo l’iniziale spaesamento, a quanto pare era stato l’uomo a leggere erroneamente la dicitura “Kaitō 1412” trasformandola in “Kaitō Kid” quando anni prima l’aveva inseguito. Per la prima volta quella sera si meravigliò davvero delle abilità di quel criminale, nell’ultimo periodo aveva avuto modo di conoscere in prima persona la perspicacia di Yusaku e difficilmente avrebbe creduto di poter trovare un caso aperto nella scia di successi di quell’uomo.

Riportò l’attenzione sul ladro quando egli indietreggiò saltellante verso la portafinestra, l’aria sfacciata mostrata con orgoglio.

«Cari signori e bellissima signora, direi di concludere qui i convenevoli» le mani infilate nel tascone della felpa ondeggiando come un ragazzino sui talloni «Non avevamo un piano su cui accordarci?»

Akai spense la sigaretta restando in disparte rispetto all’esplicita manifestazione di gioia e soddisfazione dei signori Kudo.

Il suo lavoro come agente investigativo e il periodo vissuto sotto copertura a contatto con la feccia più infima del mondo lo avevano portato a ricercare l’indole più oscura e ripugnante dell’essere umano anche nelle persone più improbabili e in special modo nei criminali, eppure in quel ladro quell’oscurità non riusciva a scovarla. Era proprio quella assenza a non fargli disgustare tale collaborazione nonostante i suoi doveri di agente dell’FBI, perché il ladro aveva accettato distintamente di dar loro aiuto contraddicendosi con la sua avversione precedente. Aveva aderito ancora prima di ricevere le fatidiche ulteriori informazioni.

La sua battutina sarcastica involontariamente aveva colto nel segno, quello strano individuo che si dilettava nella magia il cuore troppo tenero ce l’aveva sul serio.

Quella scelta di cooperazione non era saggia per nessuna delle due fazioni, il ladro si stava esponendo troppo con coloro che potevano incarcerarlo e i due coniugi avrebbero rischiato una futura accusa per favoreggiamento qualora in un futuro il criminale fosse stato catturato e costretto a confessare tutti i suoi crimini.

Ma li avrebbe traditi trascinandoli a fondo con lui? Ne dubitava, il solo fatto che la sua copertura come Subaru Okiya stesse ancora in piedi nonostante le sue scoperte ne era la prova.

Dopotutto, chi era lui per giudicarli?

Insieme alla sua squadra era entrato in quel Paese straniero per indagare su un’organizzazione senza un regolare permesso della polizia locale, aveva assunto un’identità fantasma mentendo a destra e a manca compreso alla sorella con documenti falsi pur di continuare indisturbato le proprie ricerche. Proteggeva con le diverse bugie elargite in giro la vera sorte toccate al famoso detective liceale e alla sorella di Akemi, aveva fatto credere a Bourbon di avere ucciso Scotch per non dirgli si fosse suicidato scatenando così quella sete di vendetta:.. la lista dei suoi peccati era davvero lunga.

Infilò le mani nelle tasche del pantalone assecondando il richiamo della donna, aprendosi in un leggero sorriso.

La giustizia era un concetto veramente relativo sotto il suo punto di vista e alle volte per vederla attuata bisognava chiudere un occhio, in alcuni casi anche due.

Collaborare con quel ladro non era sicuramente la cosa peggiore che avesse fatto nella vita.

 

 

 

 

Note finali

(1) = Riferimento ai capitoli in cui vediamo Amuro introdursi di soppiatto in casa Kudo, scoperto poi dai proprietari e da Akai (capitoli 1009 – 1010 – 1011 – 1012; Episodi 952 – 953- 954 “Il cocktail labirintico”). Irruzione di cui ufficialmente ancora non si conoscono i risvolti.

(2) = Si parla del caso in cui Kaito tenta di rubare il gioiello “Luna Memoria” della signora Kimika Tomoyose, conservato in una scatola realizzata da Samizu Kichiemon. In questa occasione Kaito scatta una fotografia a Saburu dove si vede il modulatore vocale e a fine puntata gli lascia il cellulare per poter cancellare la foto (capitoli 963 – 964 – 965; Episodi 887 – 888; “Kaito Kid e la scatola magica”)

(3) = Parliamo delle famose puntate in cui l’organizzazione si è messa in testa di uccidere Sherry facendola saltare in aria sul treno, Vermouth vuole farla fuori ad ogni costo ed è accompagnata da Bourbon (Amuro) che credendolo Kid la vera Shiho lo porta nel vagone a sua insaputa pieno zeppo di esplosivo (capitoli da 819 a 824; Episodi 753 – 754 – 755 – 766 numerazione italiana “Viaggio sul Mystery Train”)

(4) = Riferimento al caso nella scuola elementare di Ran e Shinichi, quando nella serie appare nel flashback Toichi con il piccolo Kaito intento a parlare con Yukiko che aveva chiesto il suo aiuto. Qui viene mostrato che Yusaku conosce la vera identità del primo Kid (capitoli 6 – 7 – 8 – 9 del volume 55; episodi 512 – 513 numerazione italiana “Le avventure del giovane Shinichi”)

 

Buonasera a tutti! ^^

La mia vena cospiratoria, di teorie e sotterfugi si è svegliata creando questa mia personale visione di come si siano svolti i fatti dietro le quinte dei capitoli 1058 – 1059 – 1060.

Spero di aver incuriosito qualcuno con questo mio delirio che porterò a termine in due o tre capitoli, a seconda di quanto diventerò prolissa mettendola per iscritto xD

Specifico che in seguito a quanto venuto a galla nei capitoli con Heiji (capitoli 1018 – 1019 – 1020 – 1021) e nell’atteggiamento di Conan nei confronti del presunto Kid (non si preoccupava nemmeno di risolvere un caso davanti a lui) nei tre capitoli su cui si concentra questa fanfiction, è ormai canonica la conoscenza da parte di Kaito sulla vera identità di Shinichi.

Io mi sono limitata ad aggiungere nei pensieri del ladro e nei riferimenti in genere oltre che rimandi ai film e ad eventi della serie/manga anche aggiunte dello special composta da 12 episodi dove compare il personaggio inventato di Spider.

Vi saluto prima che la sezione delle note diventi più lunga dell’intera storia e vi ricordo che sono sempre felice se fate sapere cosa ne pensate

Un bacio

 

Aky

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Gōshō Aoyama, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

   
 
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