~ Cronache
di una strana collaborazione ~
♤Il
post intervista ♤
La
portafinestra scorrevole slittò lungo le guide.
Passi
cadenzati la oltrepassarono diretti sulla terrazza della villa, dita serrate
attorno alla tazza di tè fumante abbinata al piattino decorato a motivi
floreali.
Il
quartiere immerso nel profondo buio della notte era scandagliato esclusivamente
dalle luci di qualche abitazione distante, il silenzio dominava nell’intera
area circostante.
L’estrosa
casa del dottor Agasa riversava nel medesimo stato
d’immobilità, tutto era spento proprio per sottolineare il sonno ristoratore
degli inquilini. Il Dottor Agasa stesso dopo una
lunga lotta era stato obbligato da Ai ad abbandonare
i prototipi di una qualche invenzione per un sonno obbligato dopo le ventitré.
Yusaku
mescolò la sua miscela fumante comodamente poggiato al parapetto
dell’abitazione, i pensieri rivolti alla particolare situazione del figlio. Da
quando era rientrato quasi in pianta stabile in Giappone, in seguito
agli eventi della gita scolastica, aveva potuto constatare in prima persona
quanto stessero precipitando velocemente le cose.
L’intrusione
di Amuro in casa sua (1) ne era stata la prova, il suo soggiorno in
patria aveva attirato l’attenzione.
Il
ragazzo dei servizi segreti era stato chiaro al riguardo, lo aveva messo in
guardia dall’organizzazione e dalle prossime mosse che avevano in programma.
«Le
consiglio di star attento, Rum non ha visto di buon occhio la sua permanenza in
Giappone. Lo sa che è il padre di Shinichi, un ragazzo che stando a quanto
dichiarato dovrebbe essere morto ma continua a far notizia come se fosse vivo e
vegeto. Pensa che lei possa essere pericoloso ed è pronto a fare la sua mossa,
si guardi le spalle»
Il
tintinnio dell’acciaio contro la ceramica accompagnò quei ricordi e non solo,
le chiome dell’albero difronte frusciarono e un paio di foglie volarono via trascinate
dal leggero vento serale.
Un
sorriso consapevole arricciò le labbra dell’uomo baffuto il cui sguardo restò
ancora proiettato sulla tazzina.
«Sei
stato veloce»
«Le
dispiace?»
«No,
ne sono lieto»
«Anziché
comprare un suo libro ho pensato di mostrarle “la bella copia” del suo Night
Baron come ringraziamento»
«Oh,
un pensiero lusinghiero, è proprio vero quello che si dice sul tuo conto Kaitō
Kid»
«Potrei
dire lo stesso, Kudo-san» la fila di denti bianchi
quanto il vestito fu messa in mostra nel ghigno insolente illuminato dalla luce
spettrale della luna.
Yusaku
si decise a sollevare l’attenzione sul nuovo arrivato alla vocina cantilenante,
in piedi sul ramo sporgente ed in perfetto equilibrio il ladro non sembrava
minimamente curarsi dell’altezza sopraelevata. Gli occhi erano oscurati dalla
falda del cappello ed anche se non poteva vederli era certo fossero puntati su
di lui.
Sembra
quello originale.
«Vorrei
poter dire che è un piacere rivederti ma ahimè, credo non sarebbe
giusto…» la frase volutamente lasciata in sospeso, in attesa di una reazione
che non arrivò mai.
«Io
invece non trovo giusta la sua scortesia» il ghigno ampliato in netto contrasto
con il tono sconsolato, rammaricato al punto da sembrare reale.
«Come
prego?» la domanda lasciò trasparire tutta la confusione per quella particolare
affermazione.
«Sono
venuto qui per ringraziarla di persona e lei mi nasconde un ospite segreto nell’ombra?
Lo trovo oltremodo offensivo»
Yusaku
dapprima dilatò le pupille sbigottito per poi scoppiare in una sonora risata,
l’indice mosso nell’aria verso un angolo della terrazza.
«Avrei
dovuto aspettarmelo da te, le mie più sincere scuse» l’uomo si profuse in un
inchino accennato con la schiena continuando in un misto fra divertimento e rassegnazione
«Subaru-san, è inutile ingannarlo ti ha già scoperto»
L’uomo
uscì dal suo oscuro nascondiglio da dietro il pilastro guardando con occhi
penetranti il ladro tanto da fargli correre un brivido su per la schiena. La
prima impressione di Kaito fu quella di mantenere le dovute distanze, il suo
sesto senso gli diceva di preservare un certo spazio di sicurezza fra loro,
quella non era una persona normale.
L’aveva
visto il modulatore vocale attorno al suo collo nel furto della fantomatica “scatola
magica” della signora Kimika Tomoyose
(2), di certo non era
un accessorio che una qualunque persona avrebbe indossato tutti i giorni ed il
principio restava lo stesso del papillon del nanerottolo guastafeste.
I
passi lenti e ben cadenzati di Subaru si fermarono accanto allo scrittore,
l’espressione lasciata indecifrabile quando si rese conto di essere scrutato
con attenzione dall’uomo in abito bianco. L’intenzione era stata solo quella di
origliare la conversazione come stabilito con Yusaku, era certo di non aver
fatto alcun rumore dopo essersi posizionato volutamente lì molto tempo prima
che Yusaku uscisse. Era stato osservato a sua volta e non se ne era accorto,
oppure l’ospite aveva un radar troppo sensibile?
«Kudo-san, da questa gentile accoglienza deduco che
non mi abbia aspettato qui sopra per ricevere solo dei ringraziamenti, ciò mi
fa anche pensare che l’avermi scagionato dalle false accuse sia stata una
scelta ben studiata e non casuale» non trasparì alcun dispiacere da quelle
parole piuttosto una certa dose di certezza, quasi si trattasse di un evento ricorrente
«Capisco da chi ha preso suo figlio»
Yusaku
si umettò le labbra sempre più soddisfatto, ora più che mai era certo di aver
preso la giusta decisione.
«Dopo
queste tue parole mi chiedo perché tu segua la via criminale anziché del
detective, potresti avere un brillante futuro»
«La
ringrazio per le lusinghe ma passo più che volentieri, considero i detective
troppo seri e oltremodo noiosi. Ovunque vadano si imbattono in cadaveri, sono
circondati dalla morte peggio di uno shinigami, il pensiero di una vita del genere
mi dà i brividi» la mano guantata oscillò nell’aria sulla destra e allo schicco
delle dita una carta recante l’asso di picche con una kappa incisa sul
seme apparve dal nulla, ruotata repentinamente verso il suo pubblico «Preferisco
circondarmi di persone vive e vegete, col sorriso sulle labbra e l’espressione
estasiata davanti i miei trucchi magici…ha mai visto la felicità di un bambino
quando guarda uno spettacolo di magia? Quello è esattamente ciò che cerco, già
è difficile accettare la reticenza di chi deve per forza scovare l’inganno,
avere a che fare giornalmente con coloro che non hanno un briciolo di
immaginazione, come i detective, sarebbe sfiancante persino per me»
Le
dita scattarono fulminee, la carta venne scagliata verso il pavimento della
terrazza, lì verso l’intercapedine delle piastrelle dove non giunse mai a
incastrarsi. L’uomo dai capelli rosati l’aveva bloccata al volo ed ora la
rigirava nella mano con un interesse tutto suo, uno degli occhi verdi ben in mostra.
Kaito
non batté ciglio, il test era andato a buon fine, aspettava proprio di
conoscere le abilità di quell’individuo.
«Così
sei tu ad offendere me, mi diletto sì come detective ma resto comunque uno
scrittore, la fantasia è il mio cavallo di battaglia» l’altro uomo, incurante e
consapevole di quello scambio silenzioso di occhiate, si portò una mano al
mento con atteggiamento riflessivo e il tono allusivo «Hai mostrato tutto il
tuo disappunto per la vita dei detective circondati dalla morte e poi cosa fai?
Lanci una carta il cui simbolo indica un cuore infilzato da una spada, segno
inequivocabile di morte e sofferenza. Nelle diverse lingue occidentali
l’etimologia di quel particolare seme fa riferimento proprio ad un’arma, dal
latino spatha al francese pique»
«I
miei complimenti per la sua cultura, deve essere una dote di famiglia» il
sorriso di Kaito se possibile si ampliò ulteriormente accompagnato dal suono
ovattato delle mani battute, non premurandosi nemmeno per un attimo di celare
la nota canzonatoria «Ma, lo vede? È fermo ai preconcetti, radicato in quegli
assiomi che ci vengono propinati da secoli, senza un briciolo di fantasia. Mi
sta dicendo che ho utilizzato una carta che simboleggia una spada, una picca?
Nah, io ci vedo una foglia come quelle che il
vento sta facendo librare qui intorno, lo immagino tinto di rosa come il petalo
di un fiore di ciliegio, ci vedo la fogliolina di un quadrifoglio.
Se non è quest’ultima rarità della natura simbolo di fortuna, cos’altro può
esserlo?»
Le
braccia spalancate al termine dell’accorata difesa, il mantello svolazzante per
l’impeto dell’azione e la falda del cilindro leggermente scostata per eliminare
le ombre e rendere più chiaro tutto il suo divertimento. Yusaku sollevò le
braccia in segno di resa manifestando il medesimo sentimento, quel ragazzo era
così simile a Shinichi quanto estremamente diverso, lui proprio non riusciva ad
immaginarsi il figlio dire una cosa del genere.
«Certo
che ne hai di fantasia» proruppe atono Akai rispedendo al mittente il sottile
oggetto anche questa volta afferrato prontamente, il pugno serrato intorno ad
esso che una volta riaperto non mostrò più la carta ma un cumulo di coriandoli
rosa lasciati liberi nell’aria, simili a petali di ciliegio. L’agente
dell’FBI non poté far a meno di lasciarsi sfuggire un sorrisetto ironico.
«La
ringrazio per il complimento Subaru-san»
Akai
ebbe l’impressione che il ladruncolo provasse un certo sadico piacere nel
chiamarlo con quel nome, doveva aver capito si trattasse di una mera copertura
e lui sperava davvero che lo scrittore di fama mondiale sapesse in che
situazione si stava infilando. Avrebbe impiegato pochissimo a bloccarlo con una
presa di Jeet Kune Do ponendo
fine ai drammi che la polizia e le agenzie internazionali vivevano da anni, ma
non poteva farlo.
Scambiò
in tralice un’occhiata con l’uomo perfettamente a suo agio accanto lui capendo
fin troppo bene che la sua cattura era ben lontana dal potersi realizzare.
«Sono
felice che abbiate avuto modo di far conoscenza, perché vorrei tornare al vero
motivo per cui ho fatto in modo venissi qui» la dichiarazione seriosa di Yusaku
non stupì minimamente il suo interlocutore che lo invitò a proseguire con la
mano, un tenue colpo di tosse e il discorso riprese «Ci serve il tuo aiuto»
Le
ultime parole sembrarono però colpire la facciata saccente, la testa del mago
si inclinò con fare confuso.
«Il
mio aiuto?» ripeté l’altro più a sé stesso che ai suoi ascoltatori, il sorriso
nuovamente in mostra «Kudo-san, lei sa che sta
chiedendo aiuto a un malfattore? Non è mai una buona cosa varcare la linea di
confine tra il mondo dei giusti e quello dei ricercati, soprattutto
non è carino aiutare qualcuno per poi chiedere di ricambiare, è un vizio
di famiglia anche questo?»
«Non
fraintendermi, ho aiutato volentieri l’ispettore Nakamori e questo favore che
ti sto chiedendo non centra nulla con quel caso, ho solo colto la palla al
balzo durante l’intervista, non è facile mettersi in contatto con te…ho ideato
sul momento questo escamotage»
Kaito
restò a scrutarlo in silenzio, non era difficile per lui credere a quella
versione dei fatti ma aveva la netta sensazione ci fosse qualcosa fuori posto
oltre alla notte fin troppo silenziosa. Il padre del suo rivale detective era
stato fin troppo diretto nel chiedergli aiuto, proprio a lui, con tutte le
conoscenze della polizia disseminate in giro per il mondo aveva preferito
abbassarsi a chiedere aiuto ad un ladro. Qualcosa non quadrava, c’era un risvolto
nascosto nella faccenda se non voleva fossero coinvolti degli ufficiali e a
Kaito la direzione di quei pensieri non piaceva per nulla, la lampadina della
comprensione si era accesa.
«Mi
dica, la sua richiesta ha a che fare con il prodigioso ringiovanimento
di suo figlio?» domandò apatico riducendo le labbra a una linea piatta, non
mancando di cogliere il leggero scatto del sopracciglio dell’uomo più giovane «C’entrano
ancora quegli strani individui con il nome in codice di alcolici?»
«Esattamente,
sei perspicace ragazzo. Ti sto chiedendo aiuto proprio in vista di una loro
prossima visita, in un ricambio di favori» di pari passo anche Yusaku abbandonò
il precedente tono giovale per uno molto più pratico, era il tempo di
concentrarsi sulle questioni veramente importanti.
Kaito
storse impercettibilmente gli angoli della bocca, alle volte odiava davvero
avere ragione.
L’angusto
spazio del vagone merci e il puzzo della polvere da sparo non li aveva ancora
dimenticati, quella volta c’era mancato veramente poco al rimetterci la pelle.
L’aveva salvato la sua capacità di improvvisazione unita all’ossessione dei
piani di riserva, il finto marmocchio l’aveva incastrato in extremis e non ci
teneva poi molto a ripetere l’esperienza.
«Perdoni
la mia reticenza Kudo-san, ma credo di star vivendo un
déjà-vu non molto di mio gradimento e lei dovrebbe esserne consapevole.
Shinichi ha usato la stessa tattica dello scambio di favori per coinvolgermi
nei suoi piani sul Mistery Train (3), d’altronde tale padre, tale figlio. Lei comprenderà bene
le mie ragioni se le dicessi che la conoscenza ravvicinata con il C-4 mi è
bastata in quell’occasione e non intendo ripetere l’esperienza» parlò
autorevolmente tutto d’un fiato, inchiodato sul ramo senza muovere altro
muscolo al di fuori di quelli facciali che avevano perso definitivamente ogni
barlume di gioia «In più, lei ha detto che questo scambio non è collegato agli
eventi recenti da cui ha scagionato il mio nome ma io non ho alcun debito in
sospeso con suo figlio, proprio a detta sua abbiamo pareggiato i conti anche se
io continuo a credere che sia proprio lui a dovermi ancora qualcosa. Una morte
scampata non credo possa essere paragonata ad un “ti lascio andare via” dopo
una rapina, soprattutto per il poco tatto mostrato nei miei confronti con quei
palloni elettrostatici»
Kaito
terminò il suo sproloquio ritrovandosi a corto di fiato, si era lasciato
trasportare più del dovuto dalla rabbia che il ricordo gli aveva scatenato
anche se apparentemente era riuscito a mascherarla. Lui aveva i suoi problemi,
non poteva accollarsi anche quelli altrui.
Lo
pensava davvero?
Ovviamente
no.
Se
li era già accollati su quel treno i loro problemi e se gli fosse stato
possibile tornare indietro nel tempo con la conoscenza odierna, la sua scelta
non sarebbe cambiata. Quella pazzia l’avrebbe rifatta, si sarebbe travestito
nuovamente da quella ragazza per salvarle la vita perché lui era fatto così.
Allo stesso tempo però, aveva compreso che quelle persone fossero più
pericolose di Snake, molto più vicine alla personalità oscura di Spider e voleva
avere una conoscenza più ampia di questi avversari vestiti in nero prima di
affrontarli di nuovo.
«Le
avevo detto che non avrebbe accettato, a modo suo è intelligente questo
fantomatico ladro internazionale» la voce di Akai ruppe il silenzio, le suole
delle pantofole strusciarono portandolo più vicino al bordo dove i gomiti
poggiati al tubolare in ferro battuto gli diedero la spinta necessaria per
sporgersi lievemente verso il ladro ancora troppo lontano «Peccato tu sia in
una posizione sfavorevole Kaitō Kid»
Kaito
assottigliò lo sguardo in allerta, la provocazione non gli era piaciuta, andare
lì era stata una grande sciocchezza. L’uomo apparentemente aveva un aspetto
rassicurante ma lui era il primo a giocare sulle apparenze, sapeva quanto
dietro l’aspetto più innocuo si celassero le persone più pericolose.
«Ho
controllato l’intero giardino e le abitazioni vicine prima di venire qui
proprio per evitare spiacevoli sorprese, non c’è nessun altro a parte noi» la
voce di Kaito restò stabile incurante dei mille pensieri che gli vorticavano
nella testa ed Akai si ritrovò un minimo ad ammirare quella strana figura dal
sangue freddo, iniziava a capire le ragioni dello scrittore «Se si aspettava di
incutermi timore con una minaccia numerica, mi spiace ma ha sbagliato bersaglio
Subaru-San»
«Sei
fuori strada, non serve una squadra speciale per metterti alle strette, al
nostro breve incontro è bastato bloccarti una porta del bagno o sbaglio?»
«Vada
a dirlo all’ispettore Nakamori, sono sicuro apprezzerà il suo pensiero. Per
quanto riguarda il nostro incontro le ricordo che sono riuscito ugualmente a
fuggire e le ho anche concesso di continuare la sua vita segreta qualunque essa
fosse cedendole la foto incriminata, gradirei lei mi lasciasse fare altrettanto
con la mia» terminata la frase Kaito sollevò un lembo del mantello dando le
spalle al duo dopo essere arretrato di qualche passo, proseguendo senza mai
perderli di vista con la coda dell’occhio «Se non c’è altro, io toglierei il
disturbo»
«Kudo-san, non crede sia giunto il momento di doverglielo
dire?»
Kaito
restò impuntato con i piedi nel legno divenuto della medesima consistenza, lo
strano uomo dal marchingegno sul collo trasudava troppa spavalderia e per un
attimo gli ricordò il detective londinese con le sue perenni accuse mattutine,
mostravano la stessa dose di sicurezza. Certezza di cosa? Non stavano provando
a catturarlo, nemmeno avevano mostrato tale iniziativa da quando era giunto,
anzi, gli avevano chiesto aiuto.
L’intoppo
stava nel mezzo, nonostante tali osservazioni loro sembravano comunque un passo
avanti e la cosa non gli piaceva per nulla.
Tornò
a voltarsi verso l’interpellato che rimasto in silenzio fino a quel momento si limitò
a mettere una mano in tasca per estrarne un cellulare touch dalla scocca blu, un
modello senz’altro familiare, ricordava perfettamente quale fosse.
Subaru
continuò a fissare lui con quel particolare taglio degli occhi senza degnare
della minima attenzione l’oggetto.
«Quello
è il cellulare usa e getta che ho usato per la rapina della “Luna Memoria” appartenente
alla signora Kimika Tomoyose»
incrociò le braccia al petto reclinandosi da un lato, il peso bilanciato dalle
gambe per non cadere «Gliel’ho lasciato io per cancellare la foto Subaru-san,
cosa c’entra ora?»
«Tutto
e niente, sai puoi anche aver eliminato quei pochi dati personali e rimosso la sim prima di darmelo ma la tecnologia di questi tempi fa
miracoli» l’uomo sogghignò divertito poggiando la testa sul palmo «Con le
giuste attrezzature si possono scoprire cose davvero interessanti»
Kaito
si accorse dopo qualche secondo di aver smesso completamente di respirare,
ispirò lentamente maledicendo l’effetto sorpresa che aveva inevitabilmente
fatto saltare il suo poker face. I suoi occhi dovevano essersi sbarrati a
giudicare dal crescente divertimento del tizio davanti a lui.
«Suvvia
Subaru-san, se lo attacchiamo così non ne caveremo sicuro nulla di buono»
Poco
badò alle parole del padre di Shinichi, troppo preso dal suo scanner mentale
che ripercorreva le mosse del giorno in questione. Era stato certo di non poter
lasciare tracce, altrimenti nemmeno per l’anticamera del cervello gli sarebbe
passata l’idea di abbandonarlo lì. Il folle scienziato amico del piccoletto non
aveva le attrezzature o le giuste conoscenze per ricavare qualcosa da quel
pezzo di ferraglia, per lo meno ne era stato sicuro fino a due secondi prima.
Ora invece, tutto il sistema di certezze era crollato con quella rivelazione
perché significava che avevano conoscenze più potenti di quelle che
sospettava.
Era
un bluff? Volevano farlo cadere in trappola usando il cellulare come scusa?
Non
che vi fossero dati particolarmente sensibili lì dentro pure tentando di
recuperarli, oltre alle foto di quelli presi di mira per un possibile
travestimento sarebbero saltate fuori quelle di qualche marchingegno del
sistema di sicurezza o di qualche pietra preziosa che aveva cercato
nell’attesa. Se era così importante non divulgare quella fotografia sicuramente
non si erano rivolti alla polizia per farlo analizzare, dovevano avere delle
conoscenze interne molto particolari perché l’unica cosa che poteva veramente
danneggiarlo era il gps.
Stupido
non era, l’aveva acceso ben lontano da casa sua ma tutti gli spostamenti di
quel giorno erano stati registrati e potevano dare un’idea del suo modus
operandi, oltre al fatto che se veramente avevano a disposizione degli
informatici d’avanguardia disponibili a qualunque ora e li avevano usati quella
stessa sera, potevano aver rintracciato la posizione dell’altra falsa sim, quella di Jii. A causa della perseveranza di Nakamori
era riuscito ad andare via dalla struttura soltanto il giorno dopo ed era
proprio quell’ultimo punto a preoccuparlo, non sapeva quando Jii si fosse
disfatto della scheda.
Cosa
era stato recuperato da quel dannato cellulare?
«Kudo-san, vedo che è tornato ai ricatti» sentenziò acido
non celando il suo malumore, lui poteva anche finire nei guai ma nel mirino il
suo collaboratore non doveva entrare.
Yusaku
si ritrovò a sospirare mestamente, l’aveva avvisato Akai che utilizzare quel
sotterfugio e attaccarlo in maniera diretta non avrebbero portato altro
senonché la guardia del ladro ulteriormente alzata, non si sarebbero
conquistati la collaborazione in quel modo. In più, nonostante l’impellente
necessità di avere quell’aiuto non voleva davvero obbligare nessuno a prender
parte ad una missione rischiosa, tantomeno il figlio di Toichi (4).
«Non
fraintendermi ragazzo, non voglio ricattare nessuno ma solo giungere ad
un accordo» la tazzina sollevata per assaporare il liquido ambrato ormai
tiepido, nell’intento di trasmettere l’idea di una conversazione più conviviale
«Io ti restituisco il telefono che non abbiamo ancora analizzato, tu ci aiuti
per quest’ultima volta ma sia ben chiaro che non ti sto costringendo. Sei
libero di rifiutare, però vorrei lo facessi dopo aver ascoltato e valutato il
piano nella sua interezza»
«Anche
se non sono obbligato ad aiutarla e quindi decidessi di rifiutare, lei comunque
terrebbe il cellulare» ribatté sarcastico il ladro spingendosi fino alla punta
del ramo, se volevano intimorirlo con quella storia potevano farsi avanti ma
non gli avrebbe lasciato la porta spalancata. Se il tipo dai capelli rosa
pensava di poter essere l’unico a permettersi atteggiamenti sfacciati gli
avrebbe mostrato quanto si sbagliava.
«No,
serviva solo a trattenerti qui per ascoltarci» rispose tranquillo Yusaku lanciando
improvvisamente il cellulare verso Kaito che colto alla sprovvista riuscì a
prenderlo per un pelo, accovacciato nella sua posizione a tre metri di distanza
da Akai «Se non ti fidi controllalo pure, è il tuo»
Kaito
restò ad osservare silenziosamente l’uomo non accennando il minimo movimento,
volevano farlo concentrare sul dispositivo per fargli abbassare la guardia?
Yusaku
tranquillamente continuò a sorseggiare la sua bevanda incurante dello sguardo
fisso e anche l’altro dopo alcuni secondi retrocesse di qualche passo piuttosto
interessato a osservare il cielo sovrastante, dovevano aver intercettato la sua
diffidenza. Non completamente convinto rigirò il cellulare tra le mani
continuando a restare all’erta, la cover posteriore aperta e il vano batteria
smontato insieme a tutti gli altri elementi facilmente rimovibili grazie al
piccolo cacciavite che portava nel polsino della camicia.
Sollevò
infine la scheda madre analizzandone ogni chip fino ad individuare ed appurare
la presenza di due piccoli graffi in un angolo, la sua firma proprio per queste
evenienze.
Il
telefono era quello originale.
«Soddisfatto
della tua indagine?» domandò altezzoso Subaru sistemandosi gli occhiali sul
ponte del naso.
«In
parte, non è esclusa la possibilità che abbiate già analizzato il contenuto e
ora stiate reggendo la farsa» il sorrisetto strafottente tornò a far capolino,
un briciolo della sicurezza precedente ritrovato, dopotutto un prestigiatore la
faccia da poker doveva sempre mantenerla.
Akai
soppesò il pacchetto di sigarette nei pantaloni sempre più desideroso di
fumarne una, il maghetto era davvero un osso duro da convincere. Non che si
fosse aspettato diversamente ma più ci parlava più era certo che della stoffa
del criminale aveva probabilmente solo l’etichetta formale, oppure era lui
troppo abituato ad avere a che fare con persone del calibro di Gin e ad aver
abbassato i range di quantificazione per gli altri. Le persone con cui aveva si
scontrava solitamente lui, sentendosi sottopressione, avrebbero già estratto
una pistola.
«No,
nessuno ha avuto modo di studiarlo da quando ce lo hai dato. Nessuna
informazione è stata recuperata, di qualunque genere essa fosse» a prendere
parola fu Yusaku, la speranza di convincerlo davvero dell’onestà di quanto
detto, si era fatto in quattro per non farlo toccare nemmeno a Shinichi – non
che suo figlio poi sembrasse interessato a catturare il ladro con quel
trucchetto – voleva davvero lasciare sicura l’identità segreta agli occhi altrui
«Ti do la mia parola ragazzo»
Kaito
scrutò attentamente il volto dell’uomo alla ricerca della menzogna, era chiaro
da quando avevano iniziato la conversazione e per come continuava a chiamarlo
che lui sapesse bene di non star parlando al primo Kid. Dai racconti di sua
mamma aveva intuito quanto lui e il padre fossero stati rivali in passato,
doveva averla scoperta l’identità ad un certo punto e considerando che nessun
altro a parte Hakuba era venuto ad additarlo come nuovo Kid, l’uomo quella
conoscenza doveva essersela tenuta per sé.
Si
fidava delle parole di Yusaku? Sì.
Si
fidava dell’altro presente sulla terrazza? No.
«Considero
fin troppo strana la sua avventatezza Kudo-san,
eppure scrive libri gialli, in quanti di questi consegna la merce di scambio
prima di aver stipulato l’accordo? Non ha paura di non rivederla più?» il
cellulare roteò sull’indice teso alzato dinanzi al volto ghignante, svanendo in
un battito di ciglia al quarto volteggio «Mi scusi, credo di essere affetto
dalla cleptomania»
Se
Subaru sembrò imprecare sottovoce guardando Yusaku come per comunicargli
qualcosa, quest’ultimo inaspettatamente sorrise scrollando le spalle.
«Merce
di scambio? Non so di cosa tu stia parlando, ho solo restituito un cellulare
trovato in un bagno» il tono esageratamente sorpreso tanto da risultare
inequivocabilmente falso, il sorriso accondiscende di chi sta parlando del
tempo «Non c’è nessun ricatto in corso, ho solo chiesto un favore ad un
amico»
Kaito
celò la sua perplessità rialzandosi lentamente, la visiera calata ulteriormente
sul volto ancora intriso della classica espressione sorniona mostrata durante i
suoi show «Oh, comprendo perfettamente ma non posso fare a meno di chiedermi
dove sia il trucco. Come farà ora ad esser certo che il suo presunto
amico manterrà l’altra parte dell’accordo, ma soprattutto che deciderà di
aiutarvi?»
«Non
c’è nessun trucco, il mago tra i presenti non sono di certo io» altra scrollata
di spalle scanzonata «Sono certo che ci aiuterai»
«Kudo-san, cosa le da questa estrema sicurezza?» il tono
calato rispetto a quello precedentemente utilizzato, una nota rassegnata al
fatto che fin troppe persone vedevano del buono in quello che alla fine dei
conti restava apparentemente la figura di un ladro. Non gli dispiaceva
ovviamente la cosa, lui prima di essere un criminale era un mago ma riteneva
tale atteggiamento vagamente sbagliato.
«Perché
lo hai già fatto in passato»
Kaito
rizzò la testa esplicitamente interessato al resto, così come l’agente dell’FBI
che fino a quel momento aveva ricevuto due parole in croce come spiegazione per
quell’insana iniziativa.
«Anche
se sono stato dall’altra parte del mondo Shinchi mi
ha tenuto comunque informato sui casi in cui si imbatteva, compresi quelli in
cui ha ricevuto il tuo aiuto. Se proprio vuoi un esempio posso citarti
l’abitazione di Kichiemon Samizu
dove hai salvato la vita a lui e i bambini restando con loro tutto il tempo
senza che qualcuno te lo chiedesse oppure quando hai aiutato il signor Suzuki
con la cassaforte nonostante tenti perennemente di catturarti»
«Un
criminale dal cuore tenero» sentenziò l’agente ironicamente senza ricevere
alcuna risposta dall’interessato di quella frecciatina divenuto nuovamente
serio.
«Sai
bene potrei continuare questa lista soprattutto se parliamo di aerei e a
dirla tutta prima ti sei sbagliato, sul Mistery Train il “ricatto” di mio
figlio è stata una sua tattica dell’ultimo minuto e mi scuso su come possa
esserti sembrata ma il piano iniziale era quello di individuarti fra i
passeggeri e chiedere il tuo aiuto. In realtà non ti ho ancora fatto i
complimenti per la tua improvvisazione messa su in quel momento, hai mostrato
davvero del talento»
«Quindi.. se io non avessi accettato, voi cosa avreste fatto?»
domandò esterrefatto non volendo davvero conoscere la risposta, se era andata
veramente in quel modo significava che si era fatto manipolare e anche se il
fine era per una buona causa continuava a non accettarlo.
«Il
problema non ce lo siamo minimamente posto. Non avevamo di certo previsto ci
sarebbe stato un omicidio ma eravamo certi anche allora che la chiave
fondamentale della nostra commedia inscenata, ossia tu, ci avresti aiutato dopo
aver ascoltato la nostra richiesta» lo scrittore giocherellò con la tazzina
ormai vuota guardando direttamente negli occhi il suo interlocutore «I maghi
che ho conosciuto hanno questo vizio di essere fin troppo altruisti»
«Andiamo
Kudo-san, non può davvero aver messo la vita di tutti
voi a repentaglio convinto che io avessi accettato» la frase pronunciata
bruscamente a voce più per autoconvincimento che per domande diretta «Lo ha
detto anche lei, l’omicidio non era previsto, in un altro contesto non ci avrei
guadagnato nulla nell’aiutarvi. Si fida così tanto dei ladri che incontra?»
«No,
solo di te»
Ed
eccola lì, quella conferma che Kaito non voleva, la prova di essere stato
davvero il jolly introdotto in quell’assurda lotta.
Non
poteva biasimare il pensiero dell’uomo, lui per primo sapeva benissimo che
quelle parole erano vere. Se Shinichi fosse venuto a chiedergli aiuto senza
porre alcuna condizione, lui si sarebbe messo a disposizione ugualmente.
Prendere coscienza di quel fattore però lo portava inevitabilmente ad una
conclusione: il suo poker face non aveva retto.
Quella
maschera di impassibilità non doveva essere solo estetica, non doveva far
capire proprio niente delle sue azioni o pensieri, invece Yusaku il suo punto
debole l’aveva centrato, anche se per lui avere un cuore non era certo sintomo
di debolezza.
«Mettiamola
su un altro piano» Yusaku proseguì schiarendosi la voce, bloccando le future
parole del mago con un gesto della mano e rivolgendosi a lui quasi stesse
parlando al figlio «Avresti lasciato una persona in pericolo di vita ben
sapendo che avresti potuto aiutarla?»
Akai
ammise a sé stesso che un minimo di rimostranza se l’era aspettata, davanti a
lui invece il ladro si era completamente zittito scattando sull’attenti come
morso da un insetto. Non si era preoccupato nemmeno di non mostrare sconcerto,
quello era stato fin troppo evidente nel sussulto e negli occhi sgranati
parzialmente visibili. Yusaku sorprendentemente aveva fatto centro e per un
attimo lui ebbe l’impressione che gli anni attribuiti dai fascicoli ufficiali a
quel criminale fossero in realtà molti meno.
«Il
tuo silenzio è la tua risposta»
Silenzio
che Akai considerò unidirezionale dato l’urlo della donna proveniente
all’improvviso dall’interno dell’abitazione.
«Yu-chan dove ti sei cacciato?! Ti stavo aspettando a letto»
Automaticamente
si voltò verso la portafinestra da cui la voce giunse più nitida, evitando
accuratamente di guardare l’uomo accanto a lui per eliminare le immagini poco
consone che gli balzavano nella mente fin troppo spesso da quando i due erano
tornati. Lui restava comunque un estraneo nella vita matrimoniale di quelle
persone, nella privacy della loro stessa casa.
«Oh,
Shu-chan ci sei anche tu!» la donna dopo aver acceso
la luce nella camera era uscita sulla terrazza avvolta nella sua vestaglia per
la notte, guardandoli come fossero degli alieni «Posso sapere cosa state
facendo voi due qui sopra a quest’ora della notte?»
Due?
Akai
ruotò la testa, contemporaneamente con Yusaku, verso l’albero alle sue spalle
trovandolo completamente vuoto.
«Ho
interrotto qualcosa?» chiese spaesata la donna alternando lo sguardo tra i due.
«Te
l’avrei detto domani mattina, ero convinto stessi già dormendo» lo scrittore si
tolse stancamente gli occhi strofinandoli con la pezzolina candida «Avevo
pensato di chiedere aiuto a Kaitō Kid per il nostro piccolo problema. Amuro-san aveva accennato che Rum avesse affidato il
compito a Vermouth, ho lanciato l’esca all’intervista di oggi con la speranza
di condurla nella tela del mio piano oltre che per mettermi in contatto proprio
con il nostro caro ladro»
«Ladro
talmente caro che se l’è appena data a gambe senza darci una risposta» proseguì
infastidito l’agente sporgendosi oltre il bordo della balconata, in basso tutto
taceva e nemmeno il più piccolo movimento si vedeva tra i cespugli «Con tanto
di telefono. Kudo-san gli accordi non erano di
lasciarglielo prendere così a cuor leggero»
«Lo
so, ma non avremmo ottenuto la sua fiducia con un ricatto» rispose l’uomo
avvicinandosi a lui per scrutare a sua volta il paesaggio sottostante.
«No,
aspettate un attimo» Yukiko posizionò le mani sui fianchi indispettita, in
special modo verso il marito che sembrò concentrarsi improvvisamente su una
macchia dei vestiti mentre Akai trovò inaspettatamente interessante leggere le
ultime e-mail ricevute proprio in quel momento «Vorreste dirmi che fino a
qualche attimo fa Kaitō Kid era qui e me ne avete tenuto volontariamente
all’oscuro? Caro, mi hai per caso preso per tuo figlio?! Prima mi dici di
attirare l’attenzione in tutti i modi e poi mi nascondi le cose?!»
Le
guance della donna si colorarono di rosso per il nervosismo e per la palese
dimostrazione di disinteresse dei due, il tono alzato maggiormente allo sbotto
successivo.
«Questa
non ve la faccio passare, non sono mica l’ultima ruota del carro. Yusaku,
soprattutto tu sapevi quanto ci tenessi ad avere l’onore di incontrarlo di
persona!»
«Non
posso permettere che una dolce fanciulla come lei resti delusa a causa mia» la
voce passionale giunse in un sussurro alle sue spalle irrigidendola all’istante
per la sorpresa, meraviglia ancor più grande quando la mano sporta davanti a
lei accolse con uno schiocco delle sottili dita coperte dai guanti bianchi una
splendida rosa rossa.
I
due uomini egualmente sorpresi tornarono a porre la loro attenzione su Yukiko
che afferrato delicatamente il fiore si era volta repentinamente per
fronteggiare l’ospite misterioso ormai svestitosi dell’abito bianco per un
pantalone e una felpa scuri decisamente fuori misura per lui, ottimi per celare
la reale corporatura sottostante.
«Shin-chan..?» sussurrò
sbalordita la donna sgranando gli occhi dinanzi al ragazzo che a primo impatto
in controluce aveva scambiato per il figlio.
Solo
ad una seconda occhiata il senno della ragione era tornato a contraddirla, Shinichi in quel momento
non aveva quell’età men che meno la carnagione abbronzata al pari di Heiji e la
montatura azzurra rettangolare sul viso.
«Mi
scuso per il poco tatto nel mostrarmi così simile a suo figlio ma dopo il
vostro leggero battibecco ho dovuto rimediare un travestimento frettoloso per
non attirare ulteriore attenzione sulla casa, se qualche vicino curioso
decidesse di affacciarsi alla finestra in questo momento vedrebbe soltanto un
liceale» il ragazzo le lanciò un sorriso smagliante chinandosi elegantemente a
baciarle la mano libera «In ogni caso, sono lieto di conoscerla Fujimine-san. Lo schermo televisivo non le rende giustizia,
dal vivo è senz’altro più incantevole»
Yukiko
restò a fissarlo esterrefatta per qualche secondo prima di ricambiare
ampiamente il saluto abbracciando d’impeto il ladro.
«Oh,
la tua voce è uguale a quella di Shin-chan!»
«Non
proprio... sto imitando la sua voce» bofonchiò Kaito nel tentativo di respirare
in quell’abbraccio stritolatore, rimpiangendo la scelta di ispirarsi proprio al
detective senza aver calcolato sufficientemente l’espansività della mamma.
«Giusto,
che sciocca che sono, però la imiti alla perfezione!» trillò allegra lei
lasciandolo andare senza smettere per un secondo di elogiare le sue doti da
doppiatore, chiedendogli di imitare anche la propria voce e quella degli altri
presenti nell’enfasi pari a quella di una bambina.
Akai
decise di estrarre finalmente il pacchetto di sigarette non distogliendo lo
sguardo dal duo, in particolare dal presunto liceale che con nonchalance stava
assecondando quelle richieste.
«Kudo-san, sua moglie è a conoscenza che quell’individuo è
ricercato a livello internazionale?» chiese infilando la sigaretta fra le
labbra alla ricerca dell’accendino.
«Sì,
lo sa perfettamente»
«Sa
anche che sta elogiando proprio le tecniche usate per i suoi furti?» aggiunse
trovando il piccolo oggetto nel momento in cui il ragazzo fece comparire e
scomparire delle carte.
«Ovviamente»
l’uomo accanto a lui sembrò mostrare un certo grado di mesta accettazione.
«Perfetto»
concluse Akai accendendosi quasi per disperazione la sigaretta tanto agognata.
Kaito
terminò la sua breve performance con un battito di mani in cui tutte le carte
sparirono, piuttosto lusingato dai complimenti sinceri della donna.
Avrebbe
volentieri continuato il suo spettacolino se l’avesse incontrata in altre
circostanze ma la mezzanotte era già passata e il giorno dopo non poteva
permettersi di saltare nuovamente la scuola. Sua madre l’aveva stranamente
avvertito con preavviso del suo ritorno l’indomani ad ora di pranzo e non
voleva sorbirsi un’ulteriore ramanzina sulla sua istruzione messa in secondo
piano per i lavoretti notturni. L’ultima volta l’aveva minacciato
alludendo ad una scrivania, a delle catene e allo studio come unico svago per
una settimana.
Non
voleva provare l’esperienza, sua madre era capacissima di incatenarlo senza
lasciargli alcun tipo di scappatoia.
Akai
espirò il fumo che offuscò momentaneamente la sua visione, un sopracciglio
inarcato quando essa tornò vivida mostrando il ragazzo mingherlino col busto
inclinato da un lato e un ghigno accattivamene stampato sulla faccia diretto
spudoratamente verso loro due rimasti indietro. Quanto gli sembrava giovane con
quell’atteggiamento?
«Ehi
ladruncolo, quanti anni hai?»
«Alcuni
me ne danno quaranta, altri cinquanta, alcuni una ventina, altri ancora credono
sia un bambino…Scegli quello che preferisci Subaru-san» la risposta fu
un evidente presa per i fondelli non solo per le parole, la vocina arrogante
aveva assunto un’inclinazione bambinesca simile a quella dei mocciosi quando
vogliono fare un dispetto «In questo momento diciassette»
«Tu
non sei Shinichi Kudo» rispose inespressivo aspirando
la successiva boccata di fumo che gli andò di traverso alla risposta.
«Sono
suo fratello maggiore, vero papà?» senza decidersi a cambiare la voce
del famoso detective, il ladro aveva piegato la sua voce verso l’atto
drammatico facendosi addirittura divenire lucidi gli occhi mentre osservava
Yusaku «Digli che sei stato tu a scegliere il mio nome anni fa»
Akai
scosso dai colpi di tosse ascoltò a fatica la spiegazione divertita dello
scrittore dopo l’iniziale spaesamento, a quanto pare era stato l’uomo a leggere
erroneamente la dicitura “Kaitō 1412” trasformandola in “Kaitō
Kid” quando anni prima l’aveva inseguito. Per la prima volta quella sera si
meravigliò davvero delle abilità di quel criminale, nell’ultimo periodo aveva
avuto modo di conoscere in prima persona la perspicacia di Yusaku e
difficilmente avrebbe creduto di poter trovare un caso aperto nella scia di successi
di quell’uomo.
Riportò
l’attenzione sul ladro quando egli indietreggiò saltellante verso la
portafinestra, l’aria sfacciata mostrata con orgoglio.
«Cari
signori e bellissima signora, direi di concludere qui i convenevoli» le mani
infilate nel tascone della felpa ondeggiando come un ragazzino sui talloni «Non
avevamo un piano su cui accordarci?»
Akai
spense la sigaretta restando in disparte rispetto all’esplicita manifestazione
di gioia e soddisfazione dei signori Kudo.
Il
suo lavoro come agente investigativo e il periodo vissuto sotto copertura a
contatto con la feccia più infima del mondo lo avevano portato a ricercare l’indole
più oscura e ripugnante dell’essere umano anche nelle persone più improbabili e
in special modo nei criminali, eppure in quel ladro quell’oscurità non riusciva
a scovarla. Era proprio quella assenza a non fargli disgustare tale
collaborazione nonostante i suoi doveri di agente dell’FBI, perché il ladro aveva
accettato distintamente di dar loro aiuto contraddicendosi con la sua
avversione precedente. Aveva aderito ancora prima di ricevere le fatidiche
ulteriori informazioni.
La
sua battutina sarcastica involontariamente aveva colto nel segno, quello strano
individuo che si dilettava nella magia il cuore troppo tenero ce l’aveva sul
serio.
Quella
scelta di cooperazione non era saggia per nessuna delle due fazioni, il ladro si
stava esponendo troppo con coloro che potevano incarcerarlo e i due coniugi
avrebbero rischiato una futura accusa per favoreggiamento qualora in un futuro
il criminale fosse stato catturato e costretto a confessare tutti i suoi
crimini.
Ma
li avrebbe traditi trascinandoli a fondo con lui? Ne dubitava, il solo fatto
che la sua copertura come Subaru Okiya stesse
ancora in piedi nonostante le sue scoperte ne era la prova.
Dopotutto,
chi era lui per giudicarli?
Insieme
alla sua squadra era entrato in quel Paese straniero per indagare su
un’organizzazione senza un regolare permesso della polizia locale, aveva
assunto un’identità fantasma mentendo a destra e a manca compreso alla sorella
con documenti falsi pur di continuare indisturbato le proprie ricerche. Proteggeva
con le diverse bugie elargite in giro la vera sorte toccate al famoso detective
liceale e alla sorella di Akemi, aveva fatto credere
a Bourbon di avere ucciso Scotch per non dirgli si fosse suicidato scatenando
così quella sete di vendetta:.. la lista dei suoi
peccati era davvero lunga.
Infilò
le mani nelle tasche del pantalone assecondando il richiamo della donna,
aprendosi in un leggero sorriso.
La
giustizia era un concetto veramente relativo sotto il suo punto di vista e alle
volte per vederla attuata bisognava chiudere un occhio, in alcuni casi anche
due.
Collaborare
con quel ladro non era sicuramente la cosa peggiore che avesse fatto nella vita.
Note finali
(1) =
Riferimento ai capitoli in cui vediamo Amuro
introdursi di soppiatto in casa Kudo, scoperto poi
dai proprietari e da Akai (capitoli 1009 – 1010 – 1011 – 1012; Episodi 952 –
953- 954 “Il cocktail labirintico”). Irruzione di cui ufficialmente ancora
non si conoscono i risvolti.
(2) = Si parla del caso in cui Kaito tenta di
rubare il gioiello “Luna Memoria” della signora Kimika Tomoyose, conservato
in una scatola realizzata da Samizu Kichiemon. In questa occasione Kaito scatta una fotografia
a Saburu dove si vede il modulatore vocale e a fine
puntata gli lascia il cellulare per poter cancellare la foto (capitoli 963 –
964 – 965; Episodi 887 – 888; “Kaito Kid e la scatola magica”)
(3) =
Parliamo delle famose puntate in cui l’organizzazione si è messa in testa di
uccidere Sherry facendola saltare in aria sul treno, Vermouth vuole farla fuori
ad ogni costo ed è accompagnata da Bourbon (Amuro)
che credendolo Kid la vera Shiho lo porta nel vagone
a sua insaputa pieno zeppo di esplosivo (capitoli da 819 a 824; Episodi 753
– 754 – 755 – 766 numerazione italiana “Viaggio sul Mystery Train”)
(4)
= Riferimento al caso nella scuola elementare di Ran e Shinichi, quando nella
serie appare nel flashback Toichi con il piccolo Kaito intento a parlare con Yukiko
che aveva chiesto il suo aiuto. Qui viene mostrato che Yusaku conosce la vera
identità del primo Kid (capitoli 6 – 7 – 8 – 9 del volume 55; episodi 512 –
513 numerazione italiana “Le avventure del giovane Shinichi”)
Buonasera
a tutti! ^^
La
mia vena cospiratoria, di teorie e sotterfugi si è svegliata creando questa mia
personale visione di come si siano svolti i fatti dietro le quinte dei capitoli
1058 – 1059 – 1060.
Spero
di aver incuriosito qualcuno con questo mio delirio che porterò a termine in
due o tre capitoli, a seconda di quanto diventerò prolissa mettendola per
iscritto xD
Specifico
che in seguito a quanto venuto a galla nei capitoli con Heiji (capitoli 1018
– 1019 – 1020 – 1021) e nell’atteggiamento di Conan nei confronti del presunto
Kid (non si preoccupava nemmeno di risolvere un caso davanti a lui) nei tre capitoli
su cui si concentra questa fanfiction, è ormai canonica la conoscenza da parte
di Kaito sulla vera identità di Shinichi.
Io
mi sono limitata ad aggiungere nei pensieri del ladro e nei riferimenti in
genere oltre che rimandi ai film e ad eventi della serie/manga anche aggiunte dello
special composta da 12 episodi dove compare il personaggio inventato di Spider.
Vi
saluto prima che la sezione delle note diventi più lunga dell’intera storia e
vi ricordo che sono sempre felice se fate sapere cosa ne pensate ❤
Un
bacio
Aky
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Gōshō Aoyama, questa storia è stata scritta senza
alcuno scopo di lucro.