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Autore: eli_mination    23/09/2020    1 recensioni
A Nuova Domino regna di nuovo la pace e i nostri eroi finalmente si concedono una pausa. Crow va a trovare i vecchi amici al Satellite, ma sulla via del ritorno incontra una ragazza che faceva parte del suo passato e che credeva di aver perso per sempre… Come, prego? La trama vi ricorda qualcosa? Significa che siete veterani di questa sezione!
(REMAKE DI “My love, My life”, FANFICTION SCRITTA DA ME E PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA IL 28/06/2013)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Crow Hogan, Jack Atlas, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Crow

Crow fu sollevato nel vedere che sia Sheila che Beline stavano bene, erano sveglie e non sembravano ferite. Ciò però non lo trattenne dal correre verso la sua ragazza e abbracciarla.

“È stupido dire che mi sei mancata, anche se non ci vediamo da pochissimo tempo?” le domandò scherzoso. Beline, però, non rise. Scoppiò a piangere sulla spalla del ragazzo.

“Ehi, andrà tutto bene, ci siamo noi qui con voi adesso!” cercò di rassicurarla ulteriormente, ma lei non parve calmarsi. Si staccò da lei per guardarla in faccia, nei suoi occhi arrossati e colmi di tristezza. “Ti ha fatto qualcosa?”

Beline fece di no con la testa, continuando a singhiozzare e riabbracciando il giovane, che iniziava a preoccuparsi. Senza dire altro, lui continuò a tenerla stretta a sé mentre Jack era vicino a Sheila e l’aveva aiutata a rialzarsi, felice di vederla tutta intera.

Il resto del gruppo era rimasto sulla soglia. Yusei scrutava attentamente l’ambiente circostante mentre Liyan e Hugo puntavano lo sguardo fisso su Astrid. Akiza, invece, aveva messo una mano sulla spalla di Beline nel tentativo di confortarla.

“Dove sono i miei sottoposti?” domandò la donna, sospettosa.

“Hugo li ha messi a nanna!” esclamò subito Liyan. “Tutto il tempo in cui li hai tenuti sotto chiave e non ti sei minimamente azzardata ad insegnargli il rispetto, eh?!”

Astrid iniziò ad innervosirsi, così distolse l’attenzione dalla ragazza e si concentrò su Hugo.

“Ah, mi ricordo… Sayer ci teneva tantissimo a te!”

“Sbagliato. Lui teneva ai miei poteri.” rispose Hugo con freddezza. “Se avesse avuto almeno un occhio di riguardo per me, Belinda e tutti gli altri psichici che avete fatto fuori o distrutto interiormente, a quest’ora non saremmo qui, non trovi?”

“Così tutto questo non è altro che un piano del Movimento Arcadia? Lo sapevo…” disse Akiza, dando manforte al giovane psichico. “Anthony aveva ragione…”

“Mio figlio… La ragione per cui ti ho fatto cadere da quella moto era perché tu gli hai parlato...”

Akiza deglutì di colpo di fronte a quell’affermazione, non solo perché aveva appena scoperto cosa aveva spinto qualcuno a farla incidentare, ma anche perché il ragazzo con cui aveva parlato era il figlio di quella donna.

“In ogni caso, alla fine voi due avevate ragione. Si, questo è il Movimento Arcadia, una sede nascosta nel Satellite che però ha un altro obiettivo… Quello di testare un siero che permette a chi non ha poteri di ottenerli con una semplice iniezione. Io e Sayer abbiamo avuto l’idea di utilizzare alcuni orfani del Satellite per testarlo ed eventualmente aggiungerli all’esercito di psichici.”

“Siete delle merde…” commentò Crow, allentando un po’ la presa su Beline.

“Sono stata costretta, purtroppo… Sayer aveva deciso di togliermi i nostri figli solo perché non avevano poteri, per cui ho avuto questa intuizione anche per riaverli con me.”

“A-aspetta… Sayer aveva…” boccheggiò Akiza. “Ma allora Anthony…”

“Si, Anthony è nostro figlio… E Beline è sua sorella.”

Per i successivi attimi, calò il silenzio e nessuno seppe cosa dire. Tutti girarono lo sguardo scioccati sulla ragazza dai capelli viola, che abbassò la testa singhiozzando ulteriormente. Neanche Crow parve averla presa bene. Era senz’altro una notizia sconvolgente e non poteva immaginare cosa provasse la sua ragazza in quel momento. Lo sapeva di essere la figlia di una persona che aveva causato tanta sofferenza a tanti suoi amici? Oppure lo aveva scoperto anche lei da poco?

“Vostra figlia o meno, lei resta comunque una persona. Così come tutte le vite che avete strappato qui, i momenti che avete tolto ad ogni singolo ragazzino…” iniziò a parlare Crow, con voce tremante. “Adesso, se permettete, lei continua a non avere genitori… Perché voi due non vi siete comportati da tali.”

“Esatto!” esclamò Yusei, facendosi avanti. “Il fatto che l’abbiate generata voi complica ancora di più a vostra posizione.”

“Perché un genitore dovrebbe accudire i propri figli, dovrebbe renderli felici…” continuò tristemente Sheila.

“Non costringerli a rimanere chiusi in un posto per condurre esperimenti su di loro!” disse rabbiosa Liyan. In quel frangente, Beline risollevò la testa guardando i volti di tutti. Vide il sostegno nei loro occhi. Poi incrociò lo sguardo di Crow…

“Mi dispiace…” sussurrò.

“Non hai niente di cui dispiacerti, Beline. Non lo sapevi…” le rispose lui prendendole la mano per rassicurarla.

“Beh… Non posso negare queste accuse, per cui…” disse Astrid facendo alcuni passi indietro. Il suono dei suoi tacchi rimbombò per tutta la stanza. “Sono stata egoista e ho distrutto le vite di tante persone solo perché rivolevo i miei figli…”

Sul suo viso comparvero delle lacrime. Per un attimo Crow cercò di compatirla, ma proprio non ci riusciva. Aveva fatto del male a tanti ragazzini che volevano solo condurre una vita normale, per quanto “normale” potesse considerarsi l’esistenza nel Satellite. L’idea che a Beline era stata strappata via la possibilità di crescere con una famiglia che le voleva davvero bene lo urtava tantissimo.

“In ogni caso, questo è il mio ultimo giorno qui. Mi consegno alla polizia.”

Molti dei ragazzi alzarono la testa stupiti da quell’affermazione. Si aspettavano che lei provasse a resistere, che spuntassero altri suoi complici per tentare di scappare. Invece era lì, senza la minima intenzione di fuggire.

“Non c’è bisogno che lo faccia tu. Ho mandato la posizione ad un agente di polizia mentre passavamo per il corridoio.” disse Yusei, tirando fuori il cellulare. “Ci ho messo anche fin troppo, a quanto pare qui avete disturbatori del segnale.”

“Si, doveva essere un sistema di sicurezza in più…” rispose Astrid tirando su con il naso. “Allora quando arriveranno mi farò mettere le manette senza alcun problema.”

“Non prima di aver risposto ad alcune domande, Astrid.”

La voce di Crow si fece risentire, rivolto alla madre di Beline. Fece un paio di passi avanti, trovandosi molto vicino alla donna. Jack aveva fatto un passo avanti per fermarlo nell’eventualità in cui lui perdesse le staffe, impulsivo com’era.

“Ci sono delle cose che non mi tornano… Ad esempio, Sayer ti ha costretto a fare tutto ciò per poter riavere i tuoi figli…” incominciò il ragazzo di Beline. “Ora lui è in carcere da un paio di anni, ormai. Nonostante tutto, tu hai continuato. Non avevi più vincoli, eppure…”

“Ce li avevo eccome, ragazzo.”

L’espressione di Crow assunse un’aria interrogativa e, al tempo stesso, spaventata.

“Quando sei in carcere puoi ricevere visite… Dovresti saperlo, a giudicare da tutti quei tatuaggi sul volto. Nel suo caso, si è messo in contatto con un sicario attraverso delle conoscenze in prigione. Se io avessi abbandonato il progetto, avrebbe ordinato l’uccisione di Belinda e Anthony.”

“Oh cazzo…” commentò Crow scioccato.

“E da madre, mi sono rifiutata di vedere i miei figli morire. Anche a costo di veder soffrire altre persone. Ho cercato di limitare le sofferenze per quanto mi fosse possibile e man mano, in segreto, ho lasciato andare dei ragazzi, tra cui mia figlia.”

“Quindi è anche per questo che hai provato ad ucciderci?!” urlò Sheila, riferendosi al suo rapimento e all’incidente di Akiza.

“Si… Mi dispiace se vi ho fatto del male ma se lui avesse saputo che qualcuno stava indagando su questa organizzazione… Ecco…”

Si interruppe ma fu chiaro quello che volesse dire.

“Ho paura che vi possa fare del male… Solo perché avete provato ad aiutare mia figlia…”

Tutti si guardarono intorno, insicuri sul da farsi. Di Astrid se ne sarebbe occupata la polizia… Ma cosa ne sarebbe stato di loro? Gli agenti sarebbero stati sufficienti a garantire la sicurezza dei presenti?

“Mamma, perché non lo hai detto sin da subito?” domandò poi Beline, avvicinandosi a lei.

“Ho avuto paura per te ed Anthony, Beline…” rispose la donna, tornando a piangere. “Per questo, tutti gli psichici che ho lasciato andare non hanno più memoria di quello che è successo. Se si fossero ricordati tutto quello che è accaduto qui, a quest’ora non staremmo qui a parlarci…”

“Se collabori con Trudge…. Cioè, la polizia… Nessuno si farà nulla!” insistette Beline, prendendole le mani.

Proprio in quel momento, un gran trambusto provenne dall’esterno. Sirene e rumori di sgommate si fecero sentire, seppur lievemente.

“Sono arrivati…” sussurrò sollevato Yusei.

“Mamma, ti prego…” implorò Beline. “Devi solo dire la verità, tutte le cose che hai detto anche a noi, e si sistemerà tutto…”

Astrid guardò negli occhi la figlia, con i suoi che lacrimavano dalla tristezza. Poi spostò l’attenzione verso Crow, rimasto in silenzio ad osservare la scena.

“Tu… Crow, esatto?”

“Si, sono io.” rispose con freddezza il giovane.

“Voglio che… Che tu protegga mia figlia…” singhiozzò la donna, poi si rivolse anche agli altri ragazzi. “Anche voi, proteggetevi a vicenda. Avete un legame che vi ha portato ad essere uniti anche in una situazione difficile come questa… Sono sicura che saprete cavarvela… Dopotutto, alcuni di voi hanno salvato il mondo. Per il resto… Avrete la mia parola. Testimonierò a favore di questa tesi.”

Poco dopo entrò un gruppo di agenti che subito ordinò a tutti i presenti di mettere le mani in alto. I ragazzi e Astrid ubbidirono, finché non entrarono anche Trudge e Mina. Yusei indicò loro la donna e loro procedettero all’arresto. Mentre il resto del gruppo osservava la scena, Astrid rivolse un’ultima occhiata a Beline con le mani dietro la schiena. Le fece un cenno del capo e un sorriso.

Usciti dal palazzo abbandonato, si soffermarono sulle volanti che si allontanavano facendo risuonare le proprie sirene per le vie del Satellite. Crow, a quel punto, strinse a sé Beline.

“Si, Astrid. La proteggerò sempre.”

 

Angolo autrice

No, la storia non è finita! Mancano ancora un paio di capitoli e poi si potrà mettere ufficialmente la parola “Fine” su “My Love, My Life”! ^^

Il prossimo capitolo lo pubblicherò giovedì prossimo, mentre l’ultimo… beh, quanto prima! ^^

Ci si sente, ragazzi! Ciaoooo!

  
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