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Autore: MaryFangirl    23/09/2020    3 recensioni
Uno psicopatico si aggira per la città, causando una prima vittima. Quanti omicidi commetterà prima di venire arrestato? City Hunter indagherà, ma una questione personale verrà a intromettersi...
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Mentre il suo piede era sul punto di varcare la soglia dell'appartamento di City Hunter e Kaori si scansava dalla porta, una presa salda lo afferrò per il bavero della giacca per spingerlo in fondo al corridoio.

Immobilizzandolo a terra, la Magnum puntata tra i suoi occhi, la furia di Ryo era emanata da ogni frammento della sua anima.

“Eppure ti avevo detto di non aprire a nessuno!” lo sweeper sgridò la giovane donna, fissandola.

“Ma Ryo, che stai facendo?!” chiese lei incredula.

“Ti sto proteggendo!” si accontentò lui, volgendo lo sguardo verso l'artista che sembrava cadere dalle nuvole. In lontananza, le sirene della polizia risuonarono fino a fermarsi davanti all'edificio di mattoni rossi.

“La vostra carrozza vi attende!” ironizzò lo sweeper, afferrandolo per un lembo della giacca e spingendolo davanti a sé.

“Ryo, vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?” tentò di domandare Kaori, seguendoli giù per le scale.

“L'intero caso del serial killer sembra portare al tuo caro Natsume”

Alle sue parole, le pupille dell'uomo si allargarono ma non si fermò e ascoltò attentamente la conversazione.

“La prima vittima era una prostituta di cui questo caro signore ha richiesto i servizi...”

“Non ha il diritto di frugare nella mia vita privata!” brontolò Natsume. Con un bel dritto in faccia, Natsume rotolò per gli ultimi gradini e colpì bruscamente il muro.

“Natsume!” lo chiamò Kaori correndo giù per le scale per raggiungerlo.

Mettendogli una mano dietro la schiena per aiutarlo a raddrizzarsi, Kaori lo fece appoggiare lentamente alla parete mentre lui asciugava, con il dorso della mano, il filo di sangue che gli scorreva dal labbro inferiore.

“Tutto bene?” si preoccupò la giovane donna.

“Sì, sono solo un po' rintronato!” soffiò l'altro, con una smorfia.

“Ma che diavolo ti viene in mente a trattarlo così?!” ringhiò lei verso Ryo.

“Cosa mi viene in mente! Il tuo amico è sicuramente un assassino!” ruggì lui.

Sopraffatta dalla rivelazione, Kaori si allontanò automaticamente.

“La seconda vittima era una studentessa di storia dell'arte” proseguì Ryo. “Sfortunatamente, ha attraversato il cammino di questo malato e le è costato la vita. Il tuo amico era frustrato dal tuo ulteriore rifiuto e un'altra persona ne ha pagato il prezzo! Vero, Yoshiki!” concluse, lasciando intuire il suggerimento della scomparsa della fidanzata di quest'ultimo.

“Non so di cosa parla!”

Ignorando superbamente le parole dell'artista e accucciandosi di fronte a lui mentre lisciava i suoi vestiti disordinati dopo la caduta, Ryo aggiunse con tono quasi morbido:

“Allora, cosa ti ha portato a uccidere tutte queste donne? Eh?! Quale piacere malsano hai provato con quella pugnalata al petto...” imperversò, imitando il gesto. “Sono morte lentamente, agonizzando, vedendo il tuo viso deformato dalla follia”

In quell'istante, la porta si aprì sull'atrio e l'ispettrice Nogami apparve, facendo un gesto della mano ai due poliziotti affinché afferrassero l'artista, mentre gli comunicava i suoi diritti.

“Ma cosa state facendo?” si stupì Natsume.

“Ha il diritto di rimanere in silenzio...”

“Sono innocente!” gridò.

“Tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei...”

“Kaori, devi credermi!” implorò, scomparendo sulla scia della polizia.

Mentre Ryo stringeva le spalle della sua compagna ancora sconvolta per la rivelazione, Kaori sembrava completamente persa nei suoi pensieri.

Dieci anni...sembrava non vederlo da un'eternità, e ora era il principale sospettato in un caso di omicidi. Poteva essere diventato un uomo senza vergogna, che si divertiva a trafiggere i cuori di giovani donne per poi gettarle via come semplici stracci e sbarazzarsi dei loro corpi? Poteva quell'uomo, per il quale lei aveva provato un appassionato amore adolescenziale, essere cambiato così tanto?

Quando iniziò a pensare a se stessa, sorrise tristemente, sbirciando Ryo. Il suo fidanzato, il suo amore sconfinato era l'uomo più temuto del Giappone e in passato aveva avuto la peggiore reputazione all'interno del loro ambiente. Era cambiato per amore, per lei, mentre dieci anni prima niente avrebbe potuto preannunciarle che lei avrebbe frequentato quella stessa vita oscura.

Quindi perché Natsume non poteva essere cambiato così radicalmente nella direzione opposta?

La poliziotta si avvicinò a loro mettendo fine ai suoi tormenti silenziosi:

“Non abbiamo ancora alcuna traccia della signorina Izumi” disse rivolta verso lo sweeper.

Portando i suoi occhi nocciola sul suo compagno, Kaori ripeté:
“La signorina Izumi? Cosa le è successo?”

“Al momento non lo sappiamo realmente, ma il suo appartamento è stato messo sottosopra e sono state trovate tracce di sangue. È stato Natsume a denunciare la sua scomparsa” confessò Ryo.

“Yoshiki? Ma allora come potete accusarlo?!” si innervosì Kaori, separandosi repentinamente dalla presa dello sweeper.

“Può benissimo aver denunciato la sua scomparsa per cercare di scoprirsi, ci sono dei precedenti per fatti simili!” disse Saeko.

“Dimentichi che era con noi durante il secondo omicidio per cui lo accusate!”

Facendo qualche passo verso l'ingresso, Kaori, stoica, fissò con aria distante le luci rosse e blu che alla fine scomparvero dietro la curva di una strada. Avvertendo la presenza di Saeko al suo fianco, Kaori la interrogò, continuando a guardare dritto davanti a sé.

“Davvero credete che abbia ucciso tutte quelle donne, e dove può essere la signorina Izumi?”

“La notte scorsa la pioggia è stata abbondante e la corrente potrebbe aver portato quella poveretta molto lontano rispetto a dove abbiamo recuperato gli altri cadaveri. Ho degli uomini che sorvegliano il canale per chilometri”

“Se è morta, bisogna assolutamente trovare il suo corpo...in modo che la sua famiglia possa piangerla” commentò Kaori con voce spenta.

“Mi dispiace, Kaori” sussurrò Saeko.

“Non quanto a me” confessò l'altra tristemente.

Voltandosi, notò che in quel momento Sayuri aveva scelto di fare la sua apparizione e abbracciò teneramente la sorella minore, che sembrava del tutto sconnessa; fissando la giovane donna, Ryo si avvicinò a sua volta all'ispettrice.

“Penso che abbiamo tutti bisogno di dormire, ti ricontatto tra qualche ora. Kaori avrà bisogno di me”

Senza ulteriori commenti, scomparve su per le scale mentre l'ispettrice risaliva nella sua lussuosa macchina rossa.

 

 

Quando entrò nell'appartamento, Ryo si sorprese di vedere sua cognata da sola in salotto; mentre attendeva il suo ritorno, lei finì di scribacchiare le ultime informazioni raccolte ma non sentì immediatamente l'arrivo dello sweeper e con un gesto frettoloso nascose il taccuino tra i cuscini del divano.

“Dov'è Kaori?” chiese lui, fingendo di non aver notato il suo atteggiamento sospetto.

“Ha insistito per rimanere sola” disse lei, alzandosi dal divano e mettendosi di fronte a lui. “Pensi davvero che lui abbia fatto tutto ciò di cui è accusato?”

“Cosa ti serve ancora!” fece lui, alzando la voce.

“Ssh! Non così forte, Kaori sta riposando” borbottò lei. “Voi uomini siete tutti uguali!”

“Cosa significa?!” fece lui digrignando i denti.

“Rifletti un po' più con questo...” disse, colpendo con un piccolo pugno la testa dello sweeper, “invece di pensare con questa gelosia che ti acceca. A quanto pare il tuo assassino sembra avercela molto con Kaori, e credi sinceramente che questo Yoshiki sarebbe capace di compiere il peggio per farle del male? Per quanto mi riguarda, propendo per il contrario”

Senza dire altro, Sayuri salì le scale pensando che avrebbe recuperato il suo oggetto quando tutti si fossero addormentati.

Girandosi come un leone in gabbia, lo sweeper ripassò le parole della giornalista; perché lei dubitava delle sue deduzioni e soprattutto delle prove che aveva raccolto durante quella lunga notte?

Ma non era meno vero che il fatto che quel cretino fosse lontano dalla sua bella gli piaceva parecchio.

Doveva fargliela pagare per quel bacio rubato, limitandosi a prove circostanziali, e forse lasciare che un uomo innocente marcisse in prigione? Era possibile che quel giovane fosse il solo legame che univa quelle tre vittime?

Grattandosi la testa nel tentativo di riguadagnare una parvenza di lucidità, Ryo si recò presso la sua stanza, ma premunendosi di rubare il taccuino della cognata, che ripose dietro uno dei vasi decorativi di Kaori.

Con tutti i fastidiosi elementi delle ultime ore, l'uomo non riusciva a pensare razionalmente e alcune ore di riposo gli avrebbero fatto un gran bene. Era un caso molto serio e se l'assassino era ancora in giro, la questione con Kaori era solo sospesa.

Con passi vellutati, Ryo entrò nella stanza dove la sua dolce compagna sembrava dormire. Un debole bagliore iniziava a filtrare attraverso le tapparelle, testimoniando così l'ora mattutina, e mentre sospirava all'idea di un sonno breve, si spogliò lentamente per non disturbare il fragile sonno della sua bella. Scostando le lenzuola, vi scivolò senza fare movimenti bruschi mentre Kaori si girava automaticamente verso di lui e si rannicchiava sul suo petto. Stringendola con un gesto protettivo e tenero, sentì gli zigomi umidi di Kaori; aveva sicuramente pianto per quel Natsume.

Ma non era normale che si impensierisse almeno un po' per un vecchio amico, anche se in lui suscitava una sensazione furiosa?

Baciandola sulla fronte, strinse di più il suo abbraccio mentre si giurava di proteggerla ad ogni costo e, come in risposta a quella promessa mormorante, lei sospirò il suo nome. Provando una grande soddisfazione, delicatamente lui toccò le labbra della bella sweeper e ricadde sul morbido cuscino che finalmente gli avrebbe concesso il meritato riposo.

Quando Morfeo riuscì finalmente a condurlo nel suo limbo, dei passi discreti gli fecero istintivamente aprire gli occhi. Il suo udito percepì l'andatura esitante ma decisa di una persona che si recava al piano inferiore.

Divincolandosi con riluttanza dal suo bozzolo, Ryo si diresse silenziosamente verso la porta, che aprì a metà con calma per sgattaiolare sul pianerottolo che conduceva al salotto. Le sue retine scure si abituarono alla luce fioca e poterono scorgere la figura femminile che si muoveva verso il divano mentre spingeva energicamente i cuscini.

Borbottando per l'insoddisfazione, la donna armeggiò sotto tutti i cuscini alla ricerca del suo prezioso oggetto che sembrava essere svanito.

“È questo che vuoi?” fece lui, estraendo il piccolo quaderno dal suo nascondiglio.

Sussultando per la sorpresa e spalancando gli occhi, Sayuri osservò il taccuino arancione che il cognato le indicava. A grandi passi, si piantò davanti a lui per riappropriarsi di ciò che era suo, ma non contò sull'agilità dello sweeper che iniziò a sfogliarlo mentre con l'altra mano bloccava la giornalista. Sorvolando sulle note trascritte, capì immediatamente di cosa di trattava.

“Stai scrivendo un articolo sull'indagine che riguarda Natsume?” ringhiò.

“Non ti riguarda! Sono una giornalista e faccio solo il mio lavoro!” brontolò lei.

“Ti rendi conto che così ti esponi apertamente a questo psicopatico?”

“Ma non devo più temere niente visto che l'hai fatto mettere dietro le sbarre, no?” gli gettò in faccia con tono altezzoso, finalmente riprendendo il suo taccuino.

Afferrandola energicamente per il polso, la guardò in faccia con la sua espressione più severa:

“Natsume è il principale sospettato in questo caso, ma non abbiamo ancora prove inconfutabili contro di lui. Abbiamo quanto basta per metterlo in custodia per 48 ore”

“Non guardarmi così! Forse funziona con i tuoi nemici, ma non con me!” esclamò lei, liberandosi dalla sua presa. “Vedremo chi risolverà il caso per prima!” lo schernì, dirigendosi verso la sua stanza.

“Non è un gioco, Sayuri!” ruggì lui.

“Lo so bene!” fece lei prima di chiudersi in camera.

Sedendosi su una delle poltrone sospirando, Ryo si massaggiò gli occhi doloranti per la mancanza di sonno per trovare una soluzione quanto prima per calmare gli ardori di quella ficcanaso.

In quel momento, una figura femminile vestita di una delle larghe camicie dell'uomo, si sedette sul bracciolo della poltrona e fece appoggiare la testa dello sweeper contro il suo petto, accarezzandogli amorevolmente i capelli.

“Mi dispiace, sono solo una fonte di problemi” mormorò tristemente.

Afferrando delicatamente la giovane donna per la vita, lui la fece sedere sulle sue ginocchia, mentre lei si nascondeva nel collo del suo amante.

“Non dire sciocchezze! Dovrò stare più attento, tutto qui!” mormorò lui piano, toccando con la punta delle dita la nuca della giovane donna.

Mettendosi comodi sulla grande poltrona, rimasero così per un tempo indefinito, ma ciò ebbe l'effetto di rasserenarli e il sonno li catturò di nuovo.

I sogni di Kaori furono popolati da ombre maligne in agguato negli angoli bui dei luoghi che amava frequentare. La sagoma si avvicinava sempre di più con il passare delle notti; l'avrebbe davvero catturata per farle subire lo stesso destino delle sue precedenti vittime?

Piccoli gemiti lamentosi sfuggirono dalle sue labbra mentre il braccio rassicurante dello sweeper strinse istintivamente la presa per calmare i suoi incubi.

Due ore più tardi, vennero violentemente estirpati dal sonno dagli squilli del telefono.

Dall'altra parte, Saeko aveva appena finito di interrogare l'artista; dopo quattro ore di domande a valanghe e tonnellate di caffè nero, era ancora nello stesso punto. Lui rifiutava di confessare i crimini di cui veniva accusato.

Affondando nell'imponente poltrona del suo ufficio, l'ispettrice sospirò profondamente.

“Non credo che il tuo 'amico' sia il colpevole!”

Mentre Kaori preparava la colazione, Ryo conversava con la poliziotta.

“In ogni caso, se non è lui, è qualcuno che gli è vicino e, soprattutto, ce l'ha mortalmente con Kaori. Non ti ha dato il nome di potenziali nemici che potrebbe avere avuto in passato?”

“Onestamente, era totalmente confuso ed esausto, l'ho mandato a riposare in una cella di isolamento perché voglio comunque tenerlo d'occhio”

In quel momento, un subordinato bussò alla porta per portarle un pacco che era appena stato consegnato alla reception.

“Ispettrice!”

“Cosa c'è?” chiese lei seccamente.

“È appena arrivato questo pacco”

“Bene, me lo dia”

Mentre l'agente richiudeva la porta, Saeko incastrò la cornetta tra l'orecchio e la spalla per scoprire cosa conteneva il collo.

“Hai un ammiratore segreto” la prese in giro lo sweeper.

Meticolosamente, la donna allargò i lati della confezione di carta e spalancò gli occhi per il terrore.

“Oh mio dio!” esclamò improvvisamente.

“Saeko! Saeko, che succede?” si preoccupò Ryo.

“Ci sono dei capelli...dei ciuffi di capelli chiari nel sacchetto di carta che mi è stato consegnato. C'è del sangue”

“Pensi che siano di Izumi?”

“Non lo so...agente! Agente!” urlò all'agente uscito in corridoio. “Chi ha portato questo pacchetto?”

“Un semplice impiegato della posta locale”

“Non ci credo!” fumò. “Porti questa roba dal patologo perché faccia il confronto con quello che ha raccolto nell'appartamento della signorina Izumi. Gli dica che è urgente!”

A quelle parole, il subordinato partì verso il laboratorio per affidare la prova al dottore.

“Ciò non toglie Natsume dall'elenco dei sospettati” sospirò Saeko.

“A proposito, c'è una pista sulla serie di lettere lasciate sulle vittime?”

“Per il momento, abbiamo R-I-V, i nostri esperti non hanno ancora trovato un significato”

“In effetti potrebbe essere qualsiasi parola e ci sono molti sospettati potenziali!”

“Aspetteremo che il patologo confermi queste nuove prove e continueremo l'interrogatorio a Natsume. Forse ci darà un indizio che potrà portarci si una nuova pista”

“Ok, io farò un giro per cercare informazioni sulla studentessa...la ragazzina europea. Non si sa mai, uno di questi marmocchi potrebbe aver notato che qualcuno la seguiva?”

“Okay, ci aggiorniamo!”

Nel frattempo, Kaori era scomparsa di sopra per recarsi da sua sorella. Aprì lentamente la porta per non rendere brusca la sveglia di Sayuri, non come aveva fatto in passato con Ryo, ma il letto era deserto e sul cuscino c'era un biglietto.

'Sono uscita a fare il mio lavoro, anche se non per tutti è un lavoro accettabile!'

Correndo, Kaori riapparve in cima alle scale, mostrando a Ryo il foglietto.

“Ryo, Sayuri se n'è andata per continuare le indagini”

“Che testa di mulo, quella!” disse lui, alzandosi bruscamente e prendendo il biglietto da Kaori. “Non fa che agire come le pare!” ruggì poi, accartocciando il foglio.

“Non cambiare il programma che avevi previsto, vado io a cercarla!”

“Non esiste! Dimentichi che questo tipo ce l'ha con te!” ringhiò.

“Pensi che Natsume sia innocente?” chiese lei, cautamente.

“Sicuramente lui è al centro di questa storia! Per quanto riguarda il suo grado di implicazione, devo ancora determinarlo; potrebbe avere un complice e quindi avremmo due assassini”

L'ombra di un sorriso apparve sul viso di Kaori; forse Yoshiki era innocente.

“Se non vuoi che vada da sola, almeno lasciami andare con Mick! Faremo il giro dei vostri informatori per scoprire se l'hanno vista!”

“Va bene, ma ti verrà a prendere qui!” decise lui, componendo già il numero dell'americano. “E prendi il mio telefono per sicurezza!”

Mentre gli squilli si susseguivano, Kaori si diresse in bagno per una doccia veloce per prepararsi all'arrivo di Mick.

 

 

Nel suo laboratorio, il patologo esaminava coscienziosamente il campione di sangue prelevato sulla scena del crimine per confrontarlo con i capelli che aveva prelevato dalla spazzola che si trovava sul bordo del lavabo. L'occhio incollato al microscopio, mentre regolava la nitidezza della lente d'ingrandimento, la conclusione fu ovvia.

“Non c'è dubbio, è lo stesso dna”

Prendendo con cura quasi religiosa la bustina contenente i capelli insanguinati, l'esperto prelevò un nuovo campione per analizzarlo. Dopo qualche minuto di osservazione, il risultato fu inevitabile.

“Sono proprio i capelli e il sangue della signorina Izumi”

Scrivendo diligentemente il suo rapporto con termini forensi e dopo un'attenta rilettura, girò sulla sua sedia e, togliendosi il camice, il patologo si prese la responsabilità di portare l'esito all'ispettrice Nogami.

Dopo aver vagato nei corridoi brulicanti di agenti, il medico fu accompagnato in una piccola stanza con uno specchio incolore che conduceva sulla stanza degli interrogatori.

La bella ispettrice non sembrava intenzionata a mollare la presa, come uno squalo affamato con la sua preda.

Incrociando le braccia, il minuto dottore scrutò nel dettaglio l'atteggiamento di ciascun presente, ma soprattutto quello del potenziale sospettato. Non pensava che un giorno la sua laurea in psicologia comportamentale gli sarebbe servita, dato che l'unico contatto che aveva con il genere umano avveniva con i cadaveri uccisi in maniera più o meno violenta che gli 'parlavano' attraverso prove o indizi lasciati dai loro assassini.

Silenziosamente, cercò di percepire i tic che tradivano la menzogna o la psicopatia.

Nel primo caso, lo sguardo sarebbe stato fuggente, incapace di affrontare il suo interlocutore nonostante l'agilità di poter manipolare le parole; nel secondo caso, quello della psicopatia, il soggetto avrebbe teso a glorificare il suo lavoro agli occhi di tutti, per raccoglierne i frutti.

Durante quell'osservazione muta ma costruttiva, dedusse senza troppa fatica che il giovane non era affatto un assassino ma nascondeva qualcosa. Quando l'ispettrice aveva menzionato i sedativi, lui aveva reagito; discretamente, ma non era sfuggito al suo occhi esperto.

 

 

Mentre Ryo arrivava davanti alla facoltà di arti contemporanee, Kaori e Mick vagavano per le strade della città senza molto successo. Nessun informatore sembrava aver visto Sayuri. Sembrava essersi volatilizzata!

Sbattendo la portiera della Mini, con le mani in tasca, Ryo scrutò gli studenti che andavano e venivano. Una di loro attirò la sua attenzione: la grossa cartella che aveva sotto il braccio era tipica dei disegnatori o dei fumettisti.

Con passo fiducioso, si diresse verso la ragazza in questione mentre estraeva dalla tasca il badge universitario della seconda vittima.

“Mi scusi, signorina, ma conosce questa ragazza?” chiese, indicando la foto. “Ho bisogno di qualcuno che possa darmi informazioni su di lei. È importante”

“Ma è Marie! Ehi, Sushi! Questo tipo fa delle domande sulla tua ex!”

Lo sguardo dello sweeper si posò immediatamente su un giovane uomo intorno ai vent'anni, i capelli biondi scoloriti e con vestiti due volte più grandi di lui, che ridacchiava con un gruppo di giovani studenti in prepubertà.

“Cosa vuoi tu da Marie?!” gemette.

Il viso cupo e il passo cadenzato, lo sweeper si diresse verso il ragazzo e lo prese sotto il braccio per condurlo a un angolo isolato per discutere tranquillamente.

“Lasciami andare!” urlò il giovane, dibattendosi.

Il gruppo di amici fu sul punto di intervenire quando incrociarono lo sguardo assassino dello sweeper, che li fece tenere a distanza.

“Ehi, ma sei pazzo, vecchio! Avresti potuto spezzarmi il braccio!”

“Bene, hai finito di frignare? Ora invece di fare il duro davanti ai tuoi amici, vorrei che rispondessi alle mie domande”

“Ascolta! Non so che cosa vuoi da lei, ma tecnicamente non stiamo più insieme da una settimana. E poi...Marie non è venuta a lezione oggi, quindi lasciami andare!” abbaiò il giovane, iniziando a indietreggiare dall'uomo.

“La tua amica è morta ieri sera!” fece Ryo senza mezzi termini.

Sentendo quelle parole, lui fermò subito la sua fuga.

“Cosa? Marie è morta! Non è possibile, l'ho vista ieri sera!” balbettò con voce turbata.

“Penso che dobbiamo parlare seriamente. Vieni, seguimi!”

Salendo sull'auto rossa, lo studente rimase in silenzio di fronte a quel macabro annuncio. Era vero che non voleva più stare con lei, ma da lì a pensare che sarebbe scomparsa totalmente dalla sua vita...

Fermandosi due isolati più tardi, lontano da occhi e sguardi indiscreti, lo sweeper fissò il giovane, sopraffatto dalla notizia.

“Devi rispondere alle mie domande per poter arrestare l'uomo che ha ucciso la tua amica. Qualunque cosa tu possa dirmi potrebbe aiutare a fermare questo pazzo. Per arrivare al nocciolo della questione, conoscevi Yoshiki Natsume?”

“Sì, ed è a causa sua se ho rotto con Marie. Si era innamorata di quel tipo!” confessò rabbiosamente, per poi sorridere mestamente.

“Dimmi tutto!”

“Ci frequentavamo da sei anni! Tutto andava bene fino a quando non siamo arrivati qui in Giappone per la nostra specializzazione sull'arte contemporanea asiatica. Durante uno dei nostri corsi, il nostro professore ci informò che Natsume avrebbe presto esposto le sue opere. Dovevi vederla come sorrideva” mormorò malinconicamente. “Era una fan patita di quel tizio! Eppure i suoi non sono questi gran capolavori!”

Sentendo la punta di gelosia nella voce del suo interlocutore, Ryo sorrise interiormente; decisamente, quel bellimbusto provocava il caos nel gentil sesso.

“Lei mi accusò che mi facevo delle idee perché ero soltanto geloso. Ma lei era cambiata! Avevamo scoperto dove si trovava la sala della mostra e la proprietaria ci concesse gentilmente di vederla in anteprima”

“La signorina Izumi?”

“Sì, esatto. Era la ragazza di quel tipo, ma personalmente credo che lui non le sia fedele, perché non gli dispiaceva provarci con la mia fidanzata mentre c'eravamo anche noi!”

“Avevano una relazione?”

“Onestamente, non penso! Ma trascorreva continuamente le sue serate con lui e non la vedevo più. Una sera, le dissi che doveva scegliere tra lui e me. Bah, lei se ne andò. E poi mi sono messo a cercare un'altra. Sono stato davvero stupido! Avvicinai una ragazza facile della nostra classe che mi girava sempre intorno per rendere Marie gelosa. Volevo farla soffrire come lei faceva soffrire me. E ieri sera...”

“Ieri sera, vi ha visti”

“Sì, esatto!” confessò, vergognandosi.

Mentre il giovane continuava a confidarsi con aria cupa allo sweeper, il puzzle prendeva forma nella sua testa. Le donne non erano solo state in relazione con l'artista, ma avevano o avevano avuto un legame più o meno intimo con lui. L'assassino faceva loro pagare quella vicinanza per gelosia o frustrazione, e Kaori era ancora il mistero del Graal.

“Ti riporto all'università, ma non parlare a nessuno della nostra conversazione!”

Con un cenno, quello annuì e Ryo lo accompagnò come promesso.

“Ehi, amico! Ferma quel bastardo!”

Con un segno di approvazione, lo sweeper se ne andò recandosi al commissariato per consegnare le sue ultime notizie all'ispettrice e poi contattare Kaori sul cellulare.

 

 

Girando intorno all'edificio per evitare la vigilanza delle sentinelle della polizia postate davanti all'edificio che corrispondeva all'ultima scena del crimine, Sayuri aveva dovuto passare per l'uscita di sicurezza non senza difficoltà e avendo lasciato indietro il tacco di una delle sue scarpe.

Con estrema attenzione, si avventurò nei corridoi della residenza per raggiungere il suo obiettivo...l'appartamento della signorina Izumi. Quell'ultimo luogo in cui il folle aveva agito, suscitava in lei una strana curiosità. Secondo le informazioni che aveva ricevuto dalla sua risorsa al telefono, quella sparizione sembrava differire dalle due precedenti. Ma perché?

Il corridoio sembrava deserto e si sentiva solo il televisore di un vicino: un telefilm poliziesco, apparentemente. Con infinita cautela, fece scattare la serratura con una forcina e con un lento movimento del polso, udì il ticchettio della porta. Abilmente, scivolò nella stanza buia dove le tapparelle lasciavano filtrare solo pochi timidi raggi di sole.

La scarsa luminosità lasciava intravedere solo il contorno degli oggetti circostanti; impossibile accendere la luce senza attirare l'attenzione.

Brancolando, si diresse come meglio poteva verso le stanze; urtando inavvertitamente un tavolino che le strappò un grido soffocato e una smorfia sofferente, mentre si massaggiava lo stinco dolorante, il suo sguardo fu catturato da una forma che le parve di aver visto passare velocemente.

“C'è qualcuno!” chiamò piano, prendendo la direzione di quello che aveva visto.

Tormentata dal dolore, Sayuri si sedette sul divano che scoprì non lontano e massaggiò con un movimento circolare lo stinco, cercando di ridurre l'ematoma.

Un piede davanti all'altro, nel più straordinario silenzio, la cupa figura si ritagliò nell'arredamento scuro e avanzò furtivamente mentre la donna mentre un sorriso si allargava sul suo volto e una siringa appariva nella sua mano destra.

  
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