Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: Danielle96    25/09/2020    0 recensioni
Storie autoconclusive. What it e Missing moments su Cattegaris e personaggi a loro legati!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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Luciano entra in cucina, mezzo addormentato e con i capelli arruffati. Guarda l'orologio. È ancora sufficientemente presto per poter fare colazione a casa, anche se è troppo pigro per prepararla. Versa un po' di caffè freddo nella tazzina e cerca degli avanzi di crostata dalla sera prima, poi si siede e prende in mano il giornale, anche quello risalente al giorno prima. Cerca una posizione comoda, da poltrona, non una di quelle posizioni imposte dal galateo... o da Silvia. Da ragazzo, suo padre lo ha sempre ammonito sulle maniere da avere a tavola, senza mai tollerare un momento di rilassatezza, considerato maleducato. E dopo il matrimonio ci aveva pensato Silvia a fare le veci del padre. Una buona famiglia si vede da come sta a tavola, anche quando non ci sono ospiti. Tutta questione di buone abitudini. Non aveva mai tollerato nemmeno quando Federico e Nicoletta, da piccoli, facevano a gara a chi riuscisse a salire per primo in braccio al padre per fare colazione sulle sue gambe. Era bello essere seduti a capo tavola, tra le braccia del papà. E a Luciano piaceva molto. Ma a Silvia non è mai andato a genio, come non le andava a genio che a colazione si stesse ancora in pigiama. 'Di certo con gilet, cravatta e pantaloni non si stava così comodi', pensa Luciano mentre sbottona il colletto del suo pigiama blu. Interrompendo con un sorriso di soddisfazione i suoi pensieri su quell'ulteriore piccola libertà conquistata riprende a sorseggiare il suo caffè e a sfogliare il giornale. Non ci vede bene senza occhiali, quindi legge solo i titoli, quelli belli grandi. Ma meglio non sforzare la vista. Posa il giornale per cercare gli occhiali, rassegnandosi all'idea di dover alzarsi e abbandonare la sua posizione comoda. Ma non c'è bisogno: gli occhiali sono lì, in fondo alla tavola... poggiati su un quaderno. Il quaderno di Carlo. Lo ha dimenticato ieri sera. Erano tutti così stanchi che non ci hanno fatto nemmeno caso. Luciano allunga il braccio per prendere il quaderno e gli occhiali e una volta inforcati inizia a sfogliare quelle pagine piene di lettere sbavate e disegni imprecisi. Sorride con tenerezza, finché giunge alla pagina con gli esercizi del giorno prima. Aveva aiutato Carlo a svolgerli, ma non li aveva corretti del tutto. Inizia a leggere con maggiore attenzione, stando attento a non sporcare il quaderno con le sue dita unte di marmellata. Il tempo di arrivare al secondo capoverso e la sua lettura è interrotta dal campanello. Posa il quaderno e toglie gli occhiali, poggiandoli accanto al piatto, poi sistema il colletto del pigiama e va aprire. Probabilmente sarà Armando, per chiedergli di andare al Paradiso insieme. Apre la porta e... "Sorpresa!" urla una voce corale, pronta subito a scindersi in due: "Luciano ma sei ancora così? È tardi" "lucinaone mi dai il mio quaderno l'ho dimenticato ieri". Luciano rimane immobile qualche secondo sorridendo, quasi stordito per la sorpresa, poi cerca di riprendersi. "Entrate, entrate, il quaderno è sul tavolo lo stavo sfogliando e... e poi non è tardi c'è ancora tempo, sono appena..." Guarda l'orologio cercando una conferma per le sue parole ma rimane sbigottito nel constatare che è molto più tardi di quanto avesse potuto immaginare. Probabilmente era stato troppo tempo a perdersi tra i suoi pensieri gloriosi e gli esercizi di Carlo. Era tardi. Aveva ragione Clelia. Come sempre! Si volta verso di lei e il suo sguardo divertito, ma rinuncia a qualsiasi ironica giustificazione per contemplare il suo sorriso compiaciuto. "E va bene avevi ragione tu... come sempre. Finisco il caffè e vado a vest..." "No, niente caffè! Il tempo della colazione è finito ragioniere, vada a prepararsi!" dice Clelia dirigendosi verso la tavola per sparecchiare e portargli via ogni tentazione, anche se ormai ci aveva pensato Carlo a spazzolare via tutte le briciole. "Carlo non toccare il caffè, e posa gli occhiali che servono a Luciano" "Ma non posso tenerli per andare a scuola? Solo per oggi, ti prego" "carlo non insistere!" Intanto Luciano torna in cucina, vestitosi quanto più in fretta possibile, con la cravatta non ancora annodata. Sorride nel vedere quella scena: Clelia e Carlo che si muovono per la sua cucina, come se fosse casa loro. In fondo un po' era anche casa loro, ormai! "Magari qualche volta ti porto i miei vecchi occhiali" "quelli che stanno dentro al cassetto magico?" "Esattamente, quelli. Ci togliamo le lenti così poi non ti fanno male gli occhi e puoi giocarci tutte le volte che vuoi!" "Ma senza le lenti poi non sono un vero ragioniere" protesta Carlo dubbioso. "Sono sicura di sì invece" afferma Clelia inserendosi nella conversazione, mentre aiuta Luciano ad annodare la cravatta "sarai un perfetto ragioniere anche senza lenti! Ora sbrigati che dobbiamo accompagnarti a scuola e poi correre al Paradiso e non possiamo fare tardi!" Carlo posa il quaderno nella cartella e restituisce gli occhiali a Luciano, che lo prende per mano e si dirige con lui verso la porta. "Ma quindi oggi andiamo a scuola con la milleccento?" "Con la milleccento cento all'ora, così riusciamo ad arrivare in tempo anche se 'è tardi' " dice Luciano guardando Clelia con sguardo velatamente ammiccante". "Si sta prendendo gioco di me, Ragioniere?" "Non sia mai!" Sorridono entrambi, mentre carlo ride divertito e tira Luciano, impaziente di correre verso l'auto. "Luciano le chiavi!" ammonisce Clelia, sventolandole. "Ah giusto, dammi solo queste, tienile tu quelle di casa. Tu chiudi la porta e noi iniziamo a prendere la macchina, così facciamo prima". Fa appena un passo, poi si ferma, trattenendo anche Carlo. Guarda Clelia, intenta a chiudere la porta della sua nuova casa. Di casa loro.
   
 
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